L’Economist non sa cosa rischia a mettersi di traverso al M5S

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Gli imbecilli dell’Economist farebbero bene a pensare in che mani stanno, dal momento che tutti i vertici dei partiti inglesi sono saltati come tappi di champagne dopo Brexit; che la vittoria di Pirro di Sua Maestà porti pace prosperità al paese, si vedrà

7 luglio 2016 – Banche, Economist preme su Berlino e Bruxelles: “Sì a uso soldi pubblici per salvarle, altrimenti strada aperta a M5S

…Secondo l’Economist, invece, “il primo ministro italiano ha ragione”, perché “le pressioni del mercato sulle banche italiane non diminuiranno finché la fiducia non verrà ristabilita e ciò non succederà senza fondi pubblici. Se le regole sul bail-in verranno applicate con rigidità in Italia, le proteste dei risparmiatori mineranno la fiducia e apriranno le porte del potere ai Movimento Cinque Stelle, che incolpa la moneta unica dei problemi economici dell’Italia”

Il 27 giugno scrissi che il PD, non solo renzi Matteo, stavano tramando per mettere le mani sulle banche, intendendo che se non fosse giunto un aiuto agli istituti sostanzialmente falliti dell’Italia centrale, M5S avrebbe vinto a mani basse alle prossime elezioni, favorite anche dall’accelerazione della crisi economica dell’area che vede il PD storicamente arroccato: Okkio al piano del PD per soccorrere le banche.

Faccio notare che il suggerimento dell’Economist, giornale orami extracomunitario, testimonia una surreale posizione da parte di chi non solo non ha mai avuto l’euro quale moneta, ma soprattutto oggi si trova fuori dalla UE.

Viene da chiedersi cosa tema l’Economist dalla scomparsa di una moneta che ha generato un epocale impoverimento, a meno che non veda nel costante declino dell’economia continentale un’opportunità da non lasciarsi scappare.

L’Economist, del resto, non può non sapere che la GB, lo sa anche Saviano, vive principalmente di finanza anzi di riciclaggio, e che, a detta degli esperti, si avvia a diventare il più grande paradiso fiscale del mondo. Ergo, all’Economist, una UE forte economicamente e politicamente, non può certo interessare, forte nel senso di una UE rigenerata a patto che il M5S riuscisse nell’impresa di ribaltare come un calzino l’Italia, divenendo leader del continente. Follie, giacché è la ricchezza a comandare, ma la ricchezza di chi? Della Germania e dei suoi 50.000 miliardi di derivati in pancia alla Deutsche Bank? Della Francia e della sua aggressiva politica nei confronti dell’Italia? Il resto dell’Europa, Spagna inclusa, pesano relativamente, ovvio.

Vediamo se nei prossimi giorni una mano santa sosterrà renzi e il PD nella loro folle azione di governo; personalmente ne dubito.

Avere torto marcio non è l’unico rischio che l’Economist corre non comprendendo la portata e il valore di M5S – oppure tutto il contrario ne valuta la pericolosità per gli interessi che rappresenta – bensì corre il rischio di perdere e disorientare i propri lettori, imprenditori o appassionati che siano, allorquando M5S arriverà a governare prima Roma poi il Paese con ottimi risultati.

Dionisia

NB Il declino economico dell’Impero britannico non è mai finito, lento ma costante procede; chissà che la recente vittoria delle forze che sostengono la monarchia non ne accelerino il crollo. Più un desiderio che una previsione.