Un altro passo verso il caos. Attacco terroristico ad Almaty, ex capitale del Kazakhstan

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I lettori di Leo Rugens se lo sentono ripetere da anni: “il Kazakhstan è il paese più importante del mondo” nonché l’ultimo bastione a difesa della Russia, nonché il boccone scelto dalla Cina per arrivare in Occidente in alternativa a Suez, dulcis in fundo un territorio pieno di petrolio e uranio, mentre ad Almaty crescono delle mele enormi.

Nel 2016, curiosamente, dopo l’esordio del 2015 al Salone del libro di Torino, sancito dall’incontro del Presidente Mattarella con l’ambasciatore Yelemessov, il padiglione del Kazakhstan non s’è visto mentre assistiamo a un incremento di attacchi terroristici nel paese, oltre a un certo nervosismo kazako nei confronti dei russi, oltre all’esultanza dei kazaki turcofoni per l’abbattimento del Sukoi oltre a tangenti e trame dell’ENI e affini.

Nel frattempo Mukhtar Ablyazov langue in prigione…

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Mukhtar Ablyazov, giocatore di scacchi

Oggi, 18 luglio, qualcuno sta sparando contro una stazione di polizia ad Almaty, la ex capitale del paese nonché cuore pulsante della politica e degli affari, città popolata da numerosi cinesi e per questo non ritenuta sicura dal Presidente Nazarbayev, oltre a essere troppo vicina al confine con la Cina.

“Cane sciolto” o terrorista lo sparatore? Per la redazione non ci sono dubbi.

Dimenticavo, la delegazione del M5S si recò ad Almaty nel 2013 per sincerarsi delle condizioni della signora Shalabayeva, come ben testimonia la diretta streaming dell’incontro. Peccato che l’interesse per la vicenda sia scemato con il tempo, per fortuna l’ebook “Shalabayeva – Il caso non è chiuso” è ancora in catalogo presso Adagio, casa editrice della Casaleggio e Associati a ricordare la cialtroneria degli Alfano & Co.

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La redazione

NB I kazaki turcofoni, è bene ribadirlo, vedono nella Turchia la loro Terra promessa, l’Eldorado; oggi, forse, dopo che Erdogan si appresta a diventarne il padrone assoluto, ancor di più.