“la barbara uccisione di Giulio Regeni”
“In queste ultime settimane – ha proseguito il capo dello Stato – abbiamo attraversato eventi tristi per il nostro Paese. Dalla strage di Dacca alla sciagura ferroviaria in Puglia, alla strage di Nizza: tanti nostri concittadini hanno perso la vita o sono ancora alle prese con le conseguenze di quegli eventi. Ad essi si aggiunge la barbara uccisione di Giulio Regeni”.
Così si è espresso il Presidente Sergio Mattarella mercoledì 27 luglio 2016.
La redazione è commossa dalla franchezza con la quale la morte di Regeni sia stata ricordata e inserita in un elenco all’apparenza eterogeneo di eventi terribili.
Ciò che lega lo scontro tra due treni o l’eccidio di Dacca o la strage di Nizza con la morte di Regeni è la manifesta assenza di una idea di sicurezza capace di prevedere i rischi che la complessità del mondo ci pone.
Da tempo gli studiosi dei fenomeni socio economici hanno compreso che per descrivere e guidare la realtà è utile se non indispensabile ricorrere a modelli matematici implementandoli in programmi che girando su macchine sempre più veloci ci rendono simili a esseri ubiqui e onniscienti o così riteniamo di essere sul punto di diventare.
Tuttavia, a leggere le notizie che quotidianamente ci deprimono pare che tutta questa conoscenza appartenga più al mondo dei sogni che della realtà o perlomeno solo ad alcuni fortunati che ne beneficano alla faccia degli innocenti che perdono la vita per le strade di Baghdad, Kabul, Parigi, Bruxelles, Nizza, Il Cairo, Mogadiscio, New York, Londra e via dicendo. Come mai?
Sarebbe bello avere un’equazione che esprima la risposta, ma non la possediamo e forse neppure esiste, tuttavia siamo in grado di fornire un elenco di ragioni che aggregate forniscono un modello descrittivo di molti eventi, anzi, poiché tali ragioni sono già state fornite nelle migliaia di post di Leo Rugens non intendo qui ribadirle se non fornendo un elenco riassuntivo. Per comodità divideremo le ragioni in “positive”: formazione, selezione, merito, intelligenza collettiva, rifiuto della specializzazione, cultura, dialogo, e “negative”: disuguaglianza, emarginazione, corruzione, criminalità organizzata, conservazione dei privilegi… Immagino abbiate compreso cosa intendiamo soprattutto se considerate che le classi dirigenti europee e nazionali si caratterizzino per sommare quanti più tratti negativi possibili.
È ovvio che invertire la tendenza richiederà del tempo, ma l’affermarsi del M5S sembra indicare una qualche speranza.
Torniamo all’accostamento delle stragi di Dacca, Nizza e il martirio di Regeni all’incidente tra i due treni in Puglia e domandiamoci se il Presidente della Repubblica non stia per caso suggerendo che ciò che appare frutto di un errore umano o di un guasto tecnico, in un Paese che ha conosciuto la strategia della tensione, non possa avere qualche altro significato, non fosse che per manipolare la strumentazione che regola il traffico sui binari della rete nazionale non bisogna essere degli hacker di primo livello.
Facciamo presente che Dacca, Nizza e Regeni si possono leggere facilmente nel quadro di uno scontro mondiale, una guerra vera propria, tra stati e visioni del mondo opposte mentre l’incidente ferroviario appare frutto di incapacità organizzativa, a meno che…
Mi preme ribadire che a dicembre 2015 Leo Rugens avvertì che in Bangladesh l’aria si faceva pesante per gli italiani, mentre da subito sostiene che la morte di Regeni sia un avvertimento a chi sta sperimentando forme evolute di intelligence e che la sua uccisione andrebbe trattata come un vero e proprio atto di guerra compiuto dall’Egitto contro l’Italia, altro che Cambridge.
La redazione è così grata al Presidente Mattarella per avere avuto il coraggio di ricordare il giovane agente di intelligence culturale caduto sul campo assicurando che si impegnerà a mantenerne vivo l’esempio fino a quando ci sarà data possibilità.
La redazione