Ma a che Paese appartiene Maurizio Molinari, direttore de La Stampa di Torino?

Maurizio Molinari
Due indizi non fanno certezze investigative a casa degli “investigatori” affidabili. Ce ne vogliono molti di più, tipo 7/8, e la nostra bella e intelligente Dionisia in realtà, nel pezzo che ha confezionato, ne indica circa, proprio, quasi, forse 7/8. Quello che rimane difficile da capire perché una redattrice, certamente amica di Israele (basterebbe rileggere tutti i suoi ragionamenti pubblicati in questo blog per averne certezza), scrive un brano con la penna intinta nel curaro o nel cianuro di potassio. Fate voi. Perché, signori lettori, nel post, Dionisia sostiene una cosa gravissima e cioè che, oltre ad avere un Presidente del Consiglio, Matteo Renzi (vedi questione Carrai, Michael Ledeen, Giancarlo Elia Valori, vari esponenti della Famiglia Pacifici) certamente sotto l’influenza di ambienti tutti riconducibili al Popolo del Libro, anche gli attacchi al M5S sembrano coordinati da una centrale che non potremo non chiamare di Intelligence culturale. E questa centrale dovrebbe fare capo a Torino città complessa da sempre per i servizi segreti di mezza Europa prima per la presenza degli Agnelli e della FIAT e poi per il vuoto spinto che in quella zona si è determinato. Il mio conoscente Itzhak Pakin mi sembra che risiedesse a Torino (anzi sono certo che li operasse nei giorni in cui non era romano) quando aveva scelto di frequentarmi presso gli uffici di Palazzo Cenci. Gli stessi dove avevo ospitato Roger Abravanel (anche lui personaggio di grande intelligenza e certamente tutt’uno con gli interessi della sua vera patria cioè lo Stato di Israele) perché potesse registrare un suo pensiero che ripesco per l’occasione dal mio sterminato archivio di carte e di “immagini in movimento”.
Dionisia mi sembra sottolinei che si evidenziano troppi indizi perché non ci si ponga il problema di cosa stia accadendo. Prima che accada anche da noi l’irreparabile. E non mi riferisco certo all’irrompere al governo delle città (Roma,Torino e molte altre) dei cittadini onesti organizzatisi nel M5S. Cosa che mi sembra solo che auspicabile come primo passo per assumere, successivamente, l’onere della guida del Paese. Il mio di Paese che è l’Italia e che non sembra essere quello di Molinari.
Caro Molinari, un vice di mio padre si chiamava Molinari (INAM), e per motivi irrazionali confesso alla rete di avere un debole per tutto quello che mi ricorda mio padre.
Anzi, ho il ricordo di aver trovato, un giorno lontano, anche un figlio di quel Maurizio Molinari “paterno”, a Trieste, dirigente in Generali e questo ultimo ricordo aumenta la mia indulgenza (che strana cosa!) verso nomi di persone legate al popolo di Ben Gurion e che tanto hanno sofferto per le persecuzioni razziali e che hanno intrecciato la loro storia a quella della mia Famiglia. Ma questa mia debolezza non deve accecarmi davanti a ciò che ormai è certo: in troppi (e lei dall’alto del suo giornale torinese è tra questi) state esagerando a cospirare contro il M5S e i suoi onesti tentativi di riproporre al mio Paese (che è l’Italia) una strada possibile per riconquistare una pur larvata sovranità nazionale. Durante il fascismo ci hanno angariato i tedeschi nazisti; poi, nel dopoguerra, in troppi filo americani o filo sovietici ci hanno strattonato; dopo l’eliminazione di Aldo Moro, siamo stati alla mercé di chiunque ci volesse utilizzare “da dietro”. Ci fossimo rotti il cazzo di farci rompere il culo? Vedessimo nei cittadini del M5S che hanno alzato la testa, gente pronta a far cessare queste cattive abitudini sessuali a scapito degli italiani?
Ma questa, come si dice, è un’altra storia che definirei di tipo patriottico.
“Troppo patriottico, questo Grani”, come sosteneva la dottoressa Laura Caserta (anche lei amante del popolo di Israele) quando mi apostrofava rimproverandomi, secoli addietro, davanti a terzi. “Inaffidabile” questo Grani, come ogni patriota. Soprattutto se italiano e soprattutto se invece di una, viaggiano a “5 stelle”, come gli ex grillini. Volendo gli israeliani l’esclusività dei sentimenti patriottici. State passando la misura.
Grani Oreste/Leo Rugens