Se volete anche fare “a botte”, non ci tireremo indietro
Proviamo a ragionare su cosa abbia ereditato Virginia Raggi divenendo sindaco di Roma, nel 2016 e come sia complesso rilanciare questa città penetrata in profondità dalla criminalità e dal malaffare politico. Da decenni. Non è storia legata solo ai riscontri di Mafia Capitale con protagonisti gli Odevaine, Buzzi, Carminati che, come tutti sapete, sono comportamenti criminali relativamente recenti. All’apertura dell’anno giudiziario del 1984 (32 anni addietro quando la Virginia Raggi aveva meno di 6 anni!) il procuratore generale Franz Sesti paventò il rischio che la città divenisse il crocevia dei più svariati interessi malavitosi.
“Roma delinquente?”, si chiedeva “La Stampa” di Torino dell’11 gennaio di quell’anno, riportando il discorso di Sesti:
“Franz Sesti dice che la capitale è assediata da mafia, camorra, ‘ndrangheta. Dice che l’aeroporto di Fiumicino rappresenta il polo di sviluppo delle organizzazioni criminali più attive nel traffico di droga: il Lazio è la regione d’Italia in cui il numero di tossicomani censito è più alto, ventimila. Dice che in tutto il Lazio i depositi bancari sono quasi raddoppiati negli ultimi anni e aumentati in modo tanto sproporzionato all’economia territoriale da far pensare a vasti trasferimenti di capitali da altre banche, ritenute più esposte ad eventuali indagini patrimoniali. Dice che il racket delle tangenti imposte a cantieri, negozi e imprese commerciali dilaga, più quotidiano, diffuso e distruttivo dei sequestri di persona e dei furti.
Dice che è soprattutto alta la “criminalità dei colletti bianchi” che coinvolge i comportamenti di tanti politici, la corruzione di tanti funzionari pubblici”.
Altri tempi in cui invece di dover leggere sul quotidiano La Stampa di Torino, a firma di tale Jacopo Iacoboni, che la Capitale è ridotta come è ridotta per colpa di inadeguatezze della Virginia Raggi, neo-eletta con il voto di soli 770.000 cittadini e delle collusioni sospette della assessora all’Ambiente in quanto moglie di un ufficiale dei CC e raccomandata dal NOE, reparto “ambiguo” dell’Arma Benemerita, su quel giornale si potevano leggere cronache del tipo appena riprodotto.
In quegli stessi giorni il sindaco di Roma, Ugo Vetere (comunista onesto del PCI), sempre alla Stampa di Torino, sentiva il dovere di dichiarare che “…se le madri di Primavalle s’uniscono e si organizzano contro la droga, per individuare e far arrestare gli spacciatori che intossicano i loro figli, questo è un fatto, un segno importante…. Dobbiamo modificare alcuni punti delle leggi. Penso ad esempio al segreto bancario che permette ai disonesti di ripararsi, a quel concetto di proprietà non vivificato dalla funzione sociale, cosicché a Roma c’è enorme fame di case e infiniti appartamenti vuoti…..
Penso soprattutto ai rapporti tra i partiti e istituzioni, al legame tra nodi della politica e strutture dell’organizzazione. D’accordo è un vecchio discorso, sono vecchi nodi: ma sono questi nodi che stanno strangolando il nostro Paese”.
In quegli stessi anni don Luigi di Liegro, presidente della Caritas, dichiarava: “La situazione dei servizi pubblici è vergognosa e per sopravvivere è obbligatoria la raccomandazione. Sembra quasi che i politici lascino degradare i servizi in modo da rendere obbligatorio il ricorso alle loro clientele. Sì, a Roma questo indegno sistema delle raccomandazioni sembra fatto a posta per alimentare un sistema “mafioso” di potere“.
“Stanno strangolando il nostro Paese“, diceva Vetere. Ma di cosa parlava? A chi alludeva pre-veggente? A Virginia Raggi non ancora seienne? E a chi si riferiva Luigi Di Liegro? Forse a Beppe Grillo da Genova che stava incubando il M5S per provare – un giorno lontano – a liberare il Paese e la sua Capitale?
Ora basta professionisti della disinformazione e del leccaculaggio, che scriviate sul Messaggero di Roma o sulla Stampa di Torino!
Non a caso le due città dove il M5S ha stravinto.
Siamo pronti a fare i conti anche con voi che arrivate a pubblicare “mafiosamente” sul Messaggero le foto da cui si possono dedurre i numeri civici di dove abitano le oneste rappresentanti del popolo italiano elette nel M5S, dove vanno a scuola i loro figli e, per sovraccarico canagliesco, violando ogni regola, le foto degli stessi minori. Pezzi di delinquenti, servi del vostro padrone, se dopo che vi abbiamo stracciato democraticamente volete fare anche “a botte”, non ci tireremo indietro.
Oreste Grani/Leo Rugens