Della Nigeria – cuore strategico dell’Africa – e dei nigeriani a chi veramente interessa?
Oggi abbiamo scritto alla redazione dell’autorevole trasmissione Otto e mezzo (La 7) condotta dalla signora Lilli Gruber, tra l’altro ex parlamentare europea.
II testo lo riproduciamo per cominciare a mostrare quanto sia grave la situazione sostanziale che si articola intorno al tema complesso – come nessun altro – delle ondate immigratorie. Fenomeno forse solo all’inizio come vastità e durata!
“Sentiamo il dovere di segnalare (come facciamo da giorni nella rete), anche alla vostra trasmissione, che in Nigeria (il più popoloso paese dell’Africa) non esiste un’anagrafe elettronica che consenta di conoscere i cittadini per nome e cognome! Parliamo certamente di decine di milioni di sconosciuti. Qualcuno ipotizza 80/100 milioni!
Nello stesso paese non ci risulta esserci una motorizzazione e un catasto. Proviamo a ridirlo: in Nigeria non ci sono il Catasto, la Motorizzazione, l’Anagrafe! Di cosa parleranno nelle prossime settimane i ministri degli esteri europei? Quale Frontex Nigeria vogliono fare se non vogliono cacciare quattro soldi per avviare il progetto che si chiama BRISIN (Basic Registry Information System in Nigeria) e che da nove anni (da quando la National Planning Commission massimo organo istituzionale del governo Nigeriano lo ha firmato) è, viceversa, all’ordine del giorno e formalmente approvato?
Dopo aver depredato la Nigeria di tutte le sue risorse naturali per secoli e certamente dal 1° ottobre del 1960, giorno della sua indipendenza (si fa per dire), forse è opportuno smetterla di fare chiacchiere e restituire il mal tolto, almeno sostenendo la nascita di infrastrutture telematiche, le uniche che possono salvare dall’orrore l’Africa, il Mediterraneo e con essi l’Europa tutta.
O si decide che, tra “estrattori di petrolio spietati” e Boko Haram, terzo non è dato?
Ma almeno alla signora Gruber e all’affabile e ironico Zucconi bisognerebbero dirglielo come stanno le cose in modo che i loro ragionamenti possano assumere le sembianze di cose semi serie. Altrimenti siamo alle comiche, se non fosse che tutti i giorni nel Mediterraneo si consumano tragedie. Se volete, in spirito di servizio, da redazione a redazione, vi aggiungiamo che è stato richiesto recentemente al signor ministro Paolo Gentiloni come stessero le cose rispetto al Progetto “BRISIN”.
Per amor di Patria (così si diceva un tempo) non ci sentiamo di riportare come il funzionario della Farnesina, incaricato di rispondere, lo abbia fatto, con lettera formale in nostro possesso.
Con oggi Leo Rugens si dedicherà – con interventi fissi – a fare chiarezza su questo paradosso: vogliamo fermare i nigeriani clandestini ma nessuno in Italia si interessa a che in Nigeria venga alla luce l’Anagrafe con il concorso italiano, quali studiosi della materia e grazie ad aziende nazionali super competenti in questo settore, dopo che siamo stati noi a sollevare il problema e a sensibilizzare governi e autorità nigeriane competenti. Anni di lavoro e di denaro speso per l’ipotesi e ora che si dovrebbe finalmente avviare la grande iniziativa, passiamo la mano ad altri?
L’Anagrafe, secondo i documenti in nostro possesso, è previsto si realizzi, lo ripetiamo, sin dal lontanissimo 2007, con un’ATI formalmente costituita da realtà di studio universitarie e d’imprese tutte italiane.
Forse stiamo aspettando che altri paesi (la Gran Bretagna ad esempio?) si sveglino e facciano loro ciò che per accordi sottoscritti dovremmo fare noi? Stiamo parlando di denaro importante (miliardi di dollari), di cooperazione seria in tema di sicurezza e quindi di vera geopolitica.
Stiamo parlando di una rivoluzione dei paradigmi culturali nel popolosissimo Stato (180 milioni di abitanti?), cuore di un possibile cambiamento di rotta di tutto il continente africano e qui da noi nessuno ne sa niente?
Stiamo parlando dell’unica speranza strategica di dare lavoro a milioni di persone (dopo aver oltre tutto formato i formatori proprio in Italia!) impiegandole, per anni, nelle attività propedeutiche la nascita delle reti e degli uffici decentrati nei 36 stati che formano la Nigeria, e nessuno muove un dito?
La metafora con la palazzina crollata ieri a Roma a via della Farnesina (un nome un destino?) è doverosa e illuminante.
Parliamo di interrompere il circuito dell’illegalità diffusa (senza anagrafe, motorizzazione, catasto non c’è fisco che tenga!) e con essa la prassi della corruzione che da quelle parti supera (sia pur di poco!) quella italiana e i promotori della meritevole iniziativa nessuno li ascolta?
Gentili signori, dateci segnali di interesse e vi diciamo tutto di questo paradosso italo-nigeriano.
La redazione di Leo Rugens.”