Un piccolo “sola” finalmente ragiona in grande: viva il Ponte sullo Stretto
La costruzione del Ponte sullo Stretto prevista da Leo Rugens, nella attuale forma annunciata dal Premier, produrrà non 100.000 nuovi posti di lavoro ma 200.000 in quanto, a terremoto di Messina “due” previsto per il 120° anniversario del Primo (1908-2028) avvenuto, bisognerebbe doverlo ricostruire.
Non male per uno (Renzi) che al massimo, fino a ieri, era riuscito solo a ipotizzare come prendere la pensione con dei contributi versatigli da papa e mamma…. fraudolentemente.
Oreste Grani/Leo Rugens
A PROPOSITO DI PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA E DI CIUCCI PRESUNTUOSI
Da qualche tempo, in questo marginale e ininfluente blog, si trovano accenni (qualche aperto sfottò) sulla annosa vicenda del Ponte sullo Stretto. Accenni che sotto intendevano questioni di legami tra ambienti politici radicati dietro a Scilla ed altri dietro a Cariddi. Certamente dicevamo la nostra quali assoluti oppositori al faraonico progetto, stante le attuali condizioni di sicurezza nazionale e di insufficiente contrasto alla criminalità organizzata, forte in Sicilia, fortissima in Calabria. Ci sembrava che i proponenti, per l’ennesima volta, dell’opera super dispendiosa, stessero apparecchiando un super bacchetto per i soliti avidi e prepotenti super-subappaltatori. Almeno tre “super” ci vogliono per descrivere una tale oscena preparazione di un’orgia a sfondo corruttivo. Oggi, trovate sul Il Fatto Quotidiano (fonte altamente attendibile, con orecchie e occhi nelle procure della Repubblica) un lato della vicenda che conferma questi timori e che svela altri intrecci possibili e “malandrinità” intorno all’imperativo categorico di concentrare, per poterli dissipare, soldi macroscopici in una interminabile e sempre bisognosa di lievitazione di prezzi inizialmente concordati ed autorizzati.
Siamo quindi pronti – nel nostro piccolo – a dare un ulteriore contributo fatto, maligni e rancorosi come siamo, di sospetti, insinuazioni, richiami alla memoria collettiva intorno alla storia di questa opera mai realizzata. Vi prego di guardare le date che riassumono questa vicenda affaristica e di soffermarvi su di un’ultima (27 novembre 2003) dove è svelato l’intreccio tra chi, per legge, sottoscritto l’Accordo di Programma, avrebbe dovuto vigilare sul corretto andamento dei lavori: Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Economia, la Regione Calabria, la Regione Siciliana, Rete Ferroviaria Italiana, Anas e Società Stretto di Messina di cui oggi vi parleremo con qualche ulteriore attenzione e di quel bijou del suo ex animatore, Pietro Ciucci. Per descrivere scandali e atti giudiziari sviluppatisi all’ombra degli enti a suo tempo firmatari dell’Accordo di Programma, ci vorrebbero sette Bibbie messe insieme per numero di pagine ad essi dedicati. Se bastano. Vi prego di rileggere l’elenco degli Enti che avrebbero dovuto custodire i custodi dei vostri interessi di italiani, calabresi e siciliani compresi. Ma, per il Dio in cui credete (se ad uno credete dopo questa continua offesa alla vostra intelligenza), vi rendete conto di come siete presi per il culo? Volevano far apparecchiare la grandissima incommensurabile pappata ad ambienti politico-burocratici che sono stati, negli anni successivi alla firma, raggiunti da decine/centinaia di mandati di cattura, avvisi di garanzia, condanne definitive per reati solo ascrivibili al malaffare nella gestione del denaro pubblico!
Ministero delle Infrastrutture: presente!
Ministero dell’Economia: presente!
Regione Calabria: presente e mi viene da ridere!
Regione Siciliana: presente e mi viene da piangere!
Rete Ferroviaria Italiana: presente e straziante nei recenti gravissimi episodi!
ANAS: presente da sempre, dall’ing.Ennio Chiatante in poi.
Datevi una regolata su come questi abbiano solo e unicamente in mente come fottervi!
Società Stretto di Messina: presentissima nella veste del fantasma più “costoso” del mondo dell’occulto-lavorativo!
Divertitevi da soli a scartabellare nella rete cosa abbiano fatto i tentacoli della Partitocrazia negli ultimi dodici anni in queste istituzioni “benefiche”.
Oggi, esce altro, grazie al Il Fatto Quotidiano diretto da quel delinquente, corruttore, pedofilo, trombetta dei magistrati rossi, bianchi e verdi (ma fosse il Tricolore cioè il simbolo della sovranità nazionale?) di Marco Travaglio ma, come si dice, è solo grasso che cola.
La ciccia ha sempre ruotato intorno a Ciucci e a chi lo ha, da decenni, spinto fraternamente da dietro.
Un ciuccio presuntuoso questo Ciucci (un nome, una promessa strategica) che avrebbe voluto far passare pedoni, auto, camion, treni sul Ponte sullo Stretto, sin dal 2012, come dato per certo nell’intervista (ma queste fonti aperte, le vogliamo finalmente veramente attivare?) che riportiamo come parte di una oscena leccata/marchetta (in due lingue!) dedicatagli sul n°1 di una testata tra le più autorevoli (si fa per dire!) al mondo legata ai soliti sfruttatissimi “Italiani nel Mondo”. Pietro Ciucci, non vi sbagliate ora che non sapete come ben utilizzare la vostra 13ma, è proprio quello delle super liquidazioni e delle capacità di liquidare se stesso con tonnellate di liquidi. Ciucci, l’uomo “liquido”.
Ma da chi è spinto, da dietro, da sempre, questo Ciucci? Di chi è fratello, in intendimenti e strategie infrastrutturali questo Ciucci che è stato quasi ovunque: IRI, COFIRI, Banca di Roma, Alitalia, ABI, Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano, STET, Aeroporti di Roma, Autostrade, Finmeccanica e poi ANAS e AD di Società Stretto di Messina, ANAS e AD di Società Stretto di Messina, ANAS, ANAS, ANAS e non mi si è bloccato il dito. Il dito andrebbe, metaforicamente e in sogno (attività non punibile), messo sul grilletto. Come in un video gioco e puff, game over, Ciucci e tutti i ciucci presuntuosi di cui si è sempre fatto complice e rappresentante. Perché, spero che lo abbiate capito, gli uomini dai mille culi per mille poltrone, tipo Mastrapasqua (che fine ha fatto l’uomo dai 25 deretani?), sono parte di una rete rizomica sotterranea che li “piazza”, al posto giusto e al momento opportuno, per servire non gli interessi della Nazione di cui non sanno cosa farsene e cosa sia, ma solo esclusivamente quella della consorteria a cui appartengono. A meno che Ciucci, non sia stato un Alessandro Magno, un Giulio Cesare, un Napoleone Bonaparte o un Giuseppe Garibaldi e noi tutti non ce ne si sia accorti. La verità che questi personaggetti (De Luca-Crozza dove sei?) non sono nessuno senza le loro confraternite a strategia variante e sempre, tra di loro, in guerra asimmetrica. Uomo-turacciolo, li chiamiamo dalle parti di questo ininfluente e marginale blog.
Fin che dura fa verdura. Poi sono foglie secche.
Oreste Grani/Leo Rugens
IL PONTE SULLO STRETTO È UN’OFFESA ALLA NOSTRA INTELLIGENZA E UN’ATTENTATO ALLA SICUREZZA NAZIONALE
FINALMENTE UNA POLITICA DI LUNGO CORSO, DOPO TANTO GIOCARE AL GIOCO DELLA SEDIA (RICORDATE DA RAGAZZI?) E’ RIUSCITA A SEDERSI. EVVIVA, PER LEI, PER LA REPUBBLICA CALABRO-SICILIANA, PER I CANTIERI DA APRIRE PER FINALMENTE COSTRUIRE IL PONTE SULLO STRETTO E PER QUELLA MIA COLLABORATRICE CHE PREFERI’ LEI A ME.
ORESTE GRANI/LEO RUGENS.
Come si permettono questi mantenuti di Stato (provate a smentire la dichiarazione o farne oggetto di querela) di ipotizzare il Ponte sullo Stretto risultando essere la Salerno-Reggio Calabria il più lungo corpo di reato d’Italia? Gentarella che è in politica da quando la voragine senza fine è stata aperta e che nulla ha saputo fare di reale perché il reato permanente non fosse consumato oggi suggeriscono, con una sfrontatezza che se non fosse reato andrebbe punita con la fustigazione a culo nudo sulla pubblica piazza, di rimboccare la greppia e il trologo per maiali che i finti cantieri rappresentano da quando il calabrese Riccardo Misasi (1990!) ministro dei Lavori Pubblici sotto il Governo di Bettino Craxi annunciò le opere di ammodernamento per dare vita e qualità alla principale arteria di scorrimento che doveva collegare la Sicilia e le estreme regioni meridionali tirreniche alla grande rete autostradale europea che nel frattempo lei sì si era strutturata, allacciandosi al Corridoio 1 che collega (avrebbe dovuto collegare!) Palermo a Berlino.
Lo stanziamento iniziale prevedeva un costo complessivo di mille miliardi di vecchie lire. Nessuno ad oggi, seramente sa quanto è stato speso. Sappiamo solo che dopo Misasi quell’altro capolavoro di Nerio Nesi, nel 2001, dichiarò che i lavori sarebbero stati terminati entro 5 anni. Nello stesso anno un’altro galantuomo, Pietro Lunardi, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ridusse, pur di dire qualcosa a cazzo, il tempo di realizzazione dei lavori e annunciò che entro il 2005 tutto sarebbe stato terminato. Perché sia pur commettendo un illecito si può, in modo salutare e rieducativo, prendere a cazzotti il cretino bullo di quartiere, e non si può farlo con questi sgangherati personaggi? Dopo Lunardi, ogni pagatissimo testa di cazzo che si è avvicendato nella posizione (anche all’ANAS) si è potuto permettere di sparare la sua idiozia di turno senza mai essere messo alla gogna in piazza con lancio di escrementi e ortaggi putrefatti. Perché loro possono sputarci in faccia e noi no? Chi sono per poter fare questo? Dopo Lunardi il vortice dei parassiti è stato talmente veloce che mi perdo ma è la ‘ndrangheta che non si è perduta un centesimo dei possibili fondi appositamente stanziati perché venissero rubati e quindi opportunamente riciclati nell’acquisto di armi con cui ammazzare i servitori dello Stato e la droga con cui travolgere e asservire la nostra gioventù.
Betoniere che servono a fare soldi e a nascondere merci clandestine. In passato anche i sequestrati per non farsi mancare nulla.
18/28/38 volte di più di quanto doveva inizialmente costare? A chi interessa realmente? L’importante che le scavatrici segnino il territorio e le rispettive famiglie. Così la cartina stradale diventa in realtà un organigramma mafioso che racconta con i nomi di quelle e di non altre famiglie/cosche la storia che inizia il giorno dopo la fallita rivolta di Reggio Calabria e che ancora deve vedere comparire la parola fine. L’autostrada fantasma ha provocato e allevato viceversa concretamente la trasformazione della ‘Ndrangheta rurale specializzata al massimo nei sequestri e nella prepotenza sul territorio au un’organizzazione criminale imprenditrice che comincia sempre di più a prendere confidenza con le compravendite, con i commercialisti, gli avvocati, i politici, le partite IVA con le relative fatture fino a divenire la più agguerrita. potente, estesa organizzazione criminale del Mondo! Minchia cosa ho detto! Sostengo che la ‘Ndrangheta è la più complessa organizzazione criminale del Mondo e che una calabrese doc, di Crotone, lady Dorina Bianchi, presume di poterci giocare a “Ruba mazzo”! Forse, la senatrice si sente forte delle capacità di contrasto di Angelino Alfano mostrate, in ogni campo della criminalità e dell’illecito dove si sia misurato a cominciare dalle incursioni di S.E. Adrian Yelemessov già ambasciatore kazako in Italia durante il Caso Shalabayeva e ormai allontanato dopo una opportuna riflessione fatta evidentemente anche ad Astana dal presidente Nazarbayev in persona. Anche gli altri politici che si sono avvicendati al Ministero dell’Interno ritenevano, con vari gradi di buona o cattiva fede, di potercela fare ma ancora oggi in Calabria (e nel resto del Mondo dove ha voluto insediarsi) comandano le ‘drine. In Sicilia solo i cittadini politicamente organizzati intorno al M5S sembrano volersi realmente contrapporre alla connivenza stato-mafia. Anche in Campania lo scontro impari è in corso. Tutta la provincia italiana è da 30/40 anni infetta. La Capitale è allo sbando dove anche ieri pioggia e scioperi dell’ATAC hanno paralizzato la città. Ma siete matti/e o mascalzoni/e?
Prima di consegnare, in modo oggettivamente complice, alle Mafie, altre tonnellate di denaro, ci dite cortesemente perché l’irreprensibile capitano di corvetta Natale De Grazia, morto per infarto a 39 anni mentre viaggiava, il 12 dicembre del 1995, verso La Spezia, in veste di consulente chiave nell’inchiesta riguardante la famigerata motonave “Rosso”, è stato successivamente insignito della medaglia d’oro al merito della marina? Se uno muore per infarto perché gli viene riconosciuta una tale onorificenza?
Si dice (ma non per pettegolezzo dietrologico) che l’integerrimo Natale De Grazia cominciava a capire troppo di ‘Ndrangheta, rifiuti tossici e di “cose” che andavano e venivano dalla Calabria alla Somalia. Cerchiamo di rendere la vita più facile ai nemici della Repubblica e della convivenza civile: costruiamogli un Ponte sullo Stretto e uniamo la Sicilia alla Calabria. Cosa giusta se uno almeno, negli ultimi 30 anni, ci avesse fatto vedere che ha chiaro come si deve fare per sconfiggere l’illegalità. I nostri due campioni, una calabrese, l’altro siciliano, si sono accompagnati, nei loro rispettivi partiti (molti e diversi), senza muovere un sopracciglio, con fior fiore di delinquenti politici condannati definitivamente per appartenenza alle Mafie. Proprio a loro vogliamo affidare il compito di proporre alla collettività di rimboccare il trogolo?
In un territorio dove l’insuperabile, per onestà e competenza, Nicola Gratteri arriva a dire (mettendo le informazioni tecniche in rapporto con il malaffare ) che in alcuni tratti dove si sono dovuti realizzare raccordi autostradali “i pilastri sono più bassi alle fondamenta di 7 metri rispetto a quanto dovevano essere e i solai più stretti di 12 centimetri e che non esistono canali di scolo per l’acqua e che basta che piova un po’ e diventa tutto fango”, voi volete far ancora buttare cemento e altre diavolerie similari? Ma anche il criminale/terrorista/patriota Ali Ammar, più noto come Ali La Pointe, per preparare la “Battaglia d’Algeri” e prima dell’insurrezione fa piazza pulita dei papponi, spacciatori di droga, servi dei francesi. Almeno, prima di dare altro connivente ossigeno alle Mafie, datevi come modello di minima il delinquente Ammar.
Oreste Grani/Leo Rugens
DORINA BIANCHI IN COPPIA CON ANGELINO ALFANO (CALABRESI E SICILIANI UNITI NELLA LOTTA) RIESUMANO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO
OGGI 28 GENNAIO 2016 DORINA BIANCHI HA RISCOSSO LA CAMBIALE DEGLI ACCORDI CON ANGELINO ALFANO. DOPO AVER GIRATO TUTTO IL CIRCO BARNUM DELLA PARTITOCRAZIA DA DOMANI SARA’ SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA …SANITARIA PERCHE’ E’ DOVEROSO RICORDARLO LA BIANCHI E’ LAUREATA IN MEDICINA. COME ALESSANDRA MUSSOLINI. UN’ALTRA NEMICA/O DI LEO RUGENS FA CARRIERA. COME SI DICEVA: TANTI NEMICI ,TANTO ONORE.
Finalmente sappiamo perché Dorina Bianchi (calabrese) ronza, quotidianamente, intorno ad Angelino Alfano (siciliano): hanno intenzione di unire (e così salvare) le loro fortune politiche grazie al Ponte sullo Stretto!
Dopo la notizia fatta trapelare ieri, quelli che in Calabria e in Sicilia, solitamente, vincono (si fa per dire) i sub-appalti legati alle infrastrutture, risultano, ai ben informati, aver brindato! Strano che “la palla” infrastrutturale l’alzino due che dovrebbero sapere, per mestiere e tradizione culturale, che il pericolo (certezza!) è che Mafia e ‘Ndrangheta si pappino tutto.
Alfano fa il Ministro dell’Interno e Dorina Bianchi è, per sua ammissione quando consigliò i miei collaboratori a prendere le distanze dal sottoscritto, una ben informata da ambienti riconducibili ai Servizi Segreti. Che si trattasse di Farina, Pompa, Pollari o altri sconosciuti che tali lei volle che rimanessero.
Quindi un asse irreprensibile siculo-calabrese, sembra rilanciare la bizzarria o meglio l’opportunità strategica per la criminalità.
Dire che il Mondo è capovolto ormai è una banalità che esprimo da vecchio logorroico rincoglionito.
Circa 20 anni addietro, fu Giuseppe (Pino) Soriero, già dirigente del glorioso Partito Comunista Italiano (nazionale e calabrese), nella veste di Sottosegretario ai Trasporti nel Governo Prodi del ’96, a spingere per la realizzazione del Ponte, dopo aver fatto molto per lo sviluppo della ridente cittadina di Gioia Tauro (porto ed altro!), così come oggi la conosciamo. Per iniziativa di Soriero, il porto fu addirittura taumaturgicamente “liberato” da un’ipotesi di interferenze ‘ndranghetiste con una cerimonia di esorcismo rappresentata da un affollatissimo concerto svolto in quella località nevralgica dal mitico bolognese Lucio Dalla.
Dalla, con baschetto guerrigliero, come tutti sapete, non bastò però a preservare quelle terre dagli appetiti criminali: ancora oggi, da e per Gioia Tauro, passa di tutto (armi, droga, rifiuti tossici) tranne il flusso di attività legali capaci di far lasciare l’ultimo posto in classifica (in Europa!) a quella fiera regione che meriterebbe altra classe dirigente ed altre strategie. Ora qualcuno ci vuole riprovare (ma perché?) con il Ponte, grazie alla neo costituita coppia meridionalista Alfano-Bianchi.
La Bianchi, come forse sapete, è stata “anche” compagna di partito (prima di buttarsi a destra) di Pino Soriero.
La Bianchi è stata compagna di partito di tutto l’arco partitocratico. Tutti tranne del glorioso M5S!
Suggerisco, perciò, alla sempre elegante e informatissima senatrice, di chiedere consiglio proprio a Soriero sulle difficoltà che potrebbe incontrare nel tentativo di farsi promotrice di tale complesso business (Soriero visse sotto scorta per anni) e, con l’occasione, chiedere a lui (invece di credere al primo cantastorie di turno qualificatosi al “servizio dei Servizi”) chi io sia e cosa, per la legalità e la cultura, abbia fatto in Calabria, nella Locride e nelle Serre, in accordo con i pochi amministratori sani che si trovavano, all’epoca, da quelle parti. Colga l’occasione e chieda a Soriero (o a chiunque altro mi abbia visto operare in quelle terre difficilissime), se non ho sempre e solo servito la Repubblica nell’inutile tentativo di rafforzare quel Sud di qualità che ancora, ai miei tempi, esisteva e che poteva essere fatto emergere se solo si fosse fatto altro dal promuovere opportunità per la cantieristica criminale.
Come lei ora, inconsapevolmente, si prepara a fare! Potrebbe chiedere chi io in realtà sia al più grande antropologo italiano vivente (spero che lo sia ancora) Luigi Lombardi Satriani, o a Walter Pedullà, già presidente della Rai e casualmente mio “compare d’anello”, come dite dalle vostre parti; lo può chiedere al professor Francesco Malgeri, dell’Istituto don Sturzo e valente storico di vite di santi; allo scienziato di “cose calabresi”, professor Vito Teti; ad Antonio De Masi, già sindaco di Nardodipace dove ebbi l’onore di condurre in visita e in soggiorno di studio, Edgar Morin che spero lei sappia chi sia; così, in queste occasioni di approfondimento, può chiedere referenze sul sottoscritto ad Amnon Barzel critico d’arte israeliano ospite più volte delle nostre iniziative culturali e di “contrasto” in quelle terre che voi politici di professione, con i vostri silenzi ed inadeguatezze, avete reso inospitali e pericolose; può rivolgersi a Beppe Lopez (l’informatissimo fustigatore, tra l’altro, della casta del giornalismo italiano) che sempre mi sostenne e mi affiancò nelle iniziative di cui faccio cenno; per non citare l’irreprensibile Monsignor Bregantini che la mia struttura premiò, oltre 15 anni addietro, per la saggia e coraggiosa attività che il prelato svolgeva, rischiando la vita, proprio facendo benissimo (un papa Francesco ante litteram) il pastore degli ultimi e degli emigranti nella ostile e “mafiosissima” Locride, lui “montanaro” trentino. Oggi, monsignore è vicino – come pochi – proprio al lungimirante Bergoglio. Può chiedere al professor Armando Gnisci quanti atti illeciti mi ha visto compiere a Grotteria, dove svolgemmo un seminario in lingua italiana per giovani provenienti dal bacino mediterraneo. Tutti questi personaggi (mi limito ai nomi fatti e mi scuso per quelli che non cito), lo confesso, mi hanno solo sentito parlare di appalti per bituminare le coste calabresi, di cavi da tendere tra Scilla e Cariddi (ma avete idea di cosa provate a parlare? aspettate almeno che venga catturato Matteo Messina Denaro o si papperà tutto lui e i suoi ambienti di riferimento, cioè quasi tutta la Sicilia e Calabria!) e di come “fottere” lo Stato.
Come da anni fanno quei dilettanti dei vostri pluricondannati compagni (e camerati) di partito.
E’ lei che è stata in accordo (intendendo dire nelle stesse organizzazioni politiche) con i vari Genovese, Loiero, Scopelliti, Matacena, Saladino, Chiaravallotti, Dell’Utri, Cuffaro, no io. . Mi fermo perché non basterebbero gli elenchi telefonici di quando ero ragazzo che stampava l’Ilte di Torino controllata dal a lei noto Luigi Bisignani. Come vede nomi scelti, rigorosamente, nel mazzo dei politici calabresi e siciliani. Un po’ di qua e in po’ di là. Come il Ponte sullo Stretto di Messina. Tratto di mare, come chi sa navigare insegna, insidioso e ricco di correnti. Correnti d’acqua salata e non partitocratiche di cui lei invece è grande conoscitrice e esperta navigatrice. Una vera e propria nave scuola della degenerazione partitocratica. Lo Stretto, le ricordo, a monito di quanto sarà erta la salita che pare voler intraprendere, Beppe Grillo lo ha attraversato ma a nuoto.
Sempre elegante Senatrice è lei che passando di fiore in fiore (intendendo quei luoghi di malaffare che sono notoriamente i partiti politici soprattutto nella sua Calabria) ha frequentato tutti i pensatoi anti-democratici d’Italia. Non io che, nella mia vita civile, ho avuto solo due (onerose) iscrizioni: “Partito radicale” di Marco Pannella (un mare di soldi e di ore di attività volontaria) e “Giustizia e Libertà” (50 euro una tantum – ben spesi – il giorno della sua fondazione) di Sandra Bonsanti.
Lei, viceversa, ha fatto, da credente quale dice di essere, il giro delle Sette Chiese partitiche, solo incassando prebende e maturando, appena uscirà di scena (ma quando accadrà dal momento che già oggi rischia di diventare la più anziana – per numero di legislature fatte – parlamentare italiana?) un congruo vitalizio.
Lei è già molto ricca di famiglia in una poverissima Calabria e mi sarei aspettato che, cristianamente, sapesse rinunciare a qualche incassuccio a favore dei giovani disoccupati del suo collegio che ritengo siano tra i più numerosi d’Italia.
A tal proposito lei, in tantissimi anni, che cosa a fatto di “concreto” per la sua gente? Chiacchiere. Ma, forse, dietro alla volontà di rilanciare il Progetto Ponte sullo Stretto c’è un piano che le fa onore solo averlo pensato: sconfiggere la criminalità calabrese e siciliana (e quella pugliese e campana dove la mettiamo?) e contestualmente assumere migliaia di giovani togliendoli al bacino di reclutamento della malavita. Minchia, genialeeeeee!
Cetto La Qualunque, qualunquemente, le fa un baffo. E dico baffo per non vedermi oscurare per scurrilità.
Torniamo al pericolosissimo Grani.
Se le capitasse, nel suo permanentemente girare, di incontrare Melba Ruffo di Calabria, potrebbe chiedere a lei della mia “pericolosità” e di come trattassi le questioni “mediterranee”, anche con lei e grazie a lei. Melba sì, colta, bella e intelligente, avrebbe potuto fare politica in questo paese di mezze cartucce. Ma era originaria di Santo Domingo e non di Crotone.
Gentile senatrice, in occasione di questa sua bizzarra uscita, interpretabile (se io fossi quell’essere spregevole che lei sostenne che io fossi) ad oggettivo favore della criminalità organizzata (che non mi risulta essere stata sconfitta al di qua e al di là dello Stretto) le chiedo, rispettosamente, ancora una volta, inserendo questa richiesta nella Rete non potendomi permettere di citarla nelle sedi di legge opportune, il nome del funzionario pubblico (o devo considerare la questione relativa ad una pulce con la tosse quale ero e sono, degna di Segreto di Stato?) che, nella primavera del 2012, le consigliò caldamente di non frequentare i miei uffici.
Questo qualcuno, infedele servitore della Repubblica, lo fece, evidentemente, con tanta perentorietà ed autorevolezza da indurla a non farsi più vedere, a Palazzo Cenci, da un giorno all’altro, dopo la quotidianità di cui mi aveva onorato. e dio le avevo concesso. Continuerò, rispettosamente e lecitamente, a chiedere non per una curiosità (sia pur legittima, avendomi lei – letteralmente – rovinato la vita) ma, ancora una volta, per servire la Verità che, come in molti sanno, è amica della Democrazia e della convivenza civile, il nome dell’ufficiale di Polizia Giudiziaria o in servizio “ai Servizi” che si permise, nell’ombra e senza onore, di diffamarmi.
Sono stanco, emarginato, ininfluente, senza denaro ma non ancora senza memoria (arriverà, come per tutti, anche quel tempo!) per non ricordarmi che nulla di quello che è intercorso fra noi (una parola, un suggerimento, un riferimento, un libro, un documento, un incontro inopportuno) doveva autorizzarla a farmi ciò che mi ha fatto.
Oreste Grani, cittadino repubblicano, duro a morire o a recedere nella sua determinazione a sapere da lei il nome di chi mi diffamò.