“Siria un macello a cielo aperto” due, tre, quattro, cinque, sei, sette, mille, duemila, centomila

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Aleppo

“Siria un macello a cielo aperto”, recitava, il 20 ottobre del 2015, il titolo di un post a firma della saggia, attenta Dionisia, autrice di un ragionamento ospitato in questo marginale ed ininfluente blog.

In quell’occasione, Dionisia si rivelò più intelligente e accorata del solito. Tra pochi giorni sarà passato un anno da quella denuncia. Una denuncia tragicamente lungimirante perché nei termini in cui era stata confezionata nulla dava speranza a nulla e a nessuno. Se non alla ragione. Che ovviamente non prevalse. E così, maledetti assassini, è stato. Perché siete assassini senza altra ragione se non quella di appagare la vostra compulsiva natura di necrofili.

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Aleppo

Anni addietro digiunai, da laico, per assecondare papa Francesco e provare a salvare, con un gesto ragionato, la bellissima Siria.

Fummo centinaia di migliaia ma lo facemmo inutilmente.

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Londra

Oggi, se avessi gioventù, impugnerei le armi, come in Spagna, nel marzo del ’37, fece il mio Maestro Randolfo Pacciardi, per cercare, con il suo coraggio e quello di tanti giovani amanti della libertà e della giustizia di fermare la deriva che portava dritto alla Guerra mondiale. Dal marzo del ’37, battaglia di Guadalajara in Spagna, al 29 dicembre del 1940, giorno in cui andò letteralmente a fuoco Londra nel pieno della Battaglia di Inghilterra, ci passano poco più di tre anni. Dalla Spagna in fiamme ci portarono alla Seconda Guerra mondiale, come oggi questi luridi spappolatori di vite si preparano a scatenare la Terza dopo aver incendiato l’innocente Siria.

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Guernica

Ci porteranno ad una guerra mondiale “tra la gente” dopo la quale, riunitisi in una nuova Yalta, si spartiranno il nulla. Senza una vera ragione sta avvenendo tutto quanto Dionisia, inutilmente, il 20 ottobre del 2015, scriveva ed io pubblicavo.

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Aleppo

Oggi, se non avessi Ariela, Teo, Fragola, Zuri, voi che mi leggete, Dionisia, Pompeo, Pericolo, Fabrizio, Claudia, Luca, Massimo, Massimiliano, Alberto, Roberto, Valerio, Beatrice, Alessandro, Valerio 1° e 2, i tanti Daniele, i Giuseppe sempre numerosi, Andrea, Gianmarco, Gianfranco, Osvaldo, Lorenzo, Giorgio, Maria Vittoria, Nastasa e suo vivacissimo ragazzino, Daniela e il suo piccolo ma ormai grande Gian Luigi e ancora tanti altri, chiederei di potermi ritirare tra le mura della Certosa di Serra San Bruno, tra i solitari di Dio, separato da tutto ma almeno con il pensiero unito a tutti gli altri esseri viventi. Tutti tranne agli assassini che continuano ad assassinare bambini, donne, uomini e speranze per il solo gusto dell’assassinio.

Oreste Grani


SIRIA, UN MACELLO A CIELO APERTO

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Syriana: c’erano arabi buoni e arabi disperati aspiranti kamikaze, iraniani dagli occhi chiari, armi, petrolio, droga no, un agente della CIA in crisi di identità, gli Stranamore del caso e via discorrendo; la telecamera ballava in continuazione e mancava suspence, anche quando il cattivo libanese, se non sbaglio, sta per sgozzare George dopo avergli strappato le unghie ma viene opportunamente bloccato.

Oggi, nel più incredibile bordello o macello a celo aperto – teatro di guerra suona meglio per chi percepisce lauti stipendi pagati dal contribuente – a memoria d’uomo, la Siria, stiamo assistendo a qualcosa di simile a quelle partite di calcio tra bimbetti dove tutti giocano contro tutti, forsennatamente rincorrendo un pallone solo per il gusto di tenerlo e di farselo portare via.

Nel frattempo bimbi in carne e ossa affogano sulle coste del Mare Nostrum, intrecciando le rotte di Ulisse e degli Argonauti, tristi memorie di una cultura alla deriva.

La pietà non ferma i mercanti di oil and gas, di armi e di droga; non ferma chi affama il propio popolo e chi non sa proteggerlo vantandosi di avere il migliore servizio segreto del mondo (ma chi ma dove ma che cosa).

Russi e americani giocano a Yalta 2, la vendetta, mentre gli Ottomani sognano l’impossibile, fino a estendere il loro controllo alle regioni turcofone della Cina, non paghi di avere colonizzato l’immaginario delle donne kazake. I francesi bombardano a caso e i britannici giocano a fare i finanzieri con il culo degli altri (intendo con i soldi di oligarchi e principi assortiti, da oggi dei cinesi, affamatori a loro volta dei rispettivi popoli). Intanto l’oftalmologo con la bella consorte resta prigioniero – potrebbe sempre suicidarsi ma non risolverebbe la questione – mentre i persiani chissà quanti conti hanno voglia di regolare alla faccia di Stuxnet e della Siemens che forniva loro il software per fare l’atomica.

Questo non è solo uno sfogo, bensì l’ennesima denuncia della incapacità, della inettitudine e della malvagità delle bande che si spartiscono il potere per qualsiasi fine al di là della pace, della giustizia, del bene e della condivisione delle risorse.

Chi si scagliasse contro tali pensieri accusandomi di utopia rispondo che se gli mancano fantasia, coraggio, umiltà e intelligenza (o intelligence) sono cazzi suoi, non miei, giacché so esattamente cosa vuol dire immaginare e proporre un dialogo e ricevere come risposta che un signore qualunque, al soldo di paesi terzi, possa determinare l’azione di figure istituzionali della Repubblica.

La forza non è la soluzione.

Dionisia

Agente CIA sfigato in crisi di identità