عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي e il fantasma di Giulio Regeni

عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي
MACBETH – A che punto è la notte?
LADY MACBETH – All’ora incerta che comincia a lottare col mattino
Egitto, scarseggiano i beni di prima necessità. Ora Al Sisi teme la piazza: “Giovani, non protestate in strada”
Spero che il carnefice di Regeni, il generale Al Sisi, trovi in fretta il denaro perché l’Egitto non sprofondi in un bagno di fame e di sangue.
Si sta per compiere, forse, ciò che Regeni studiava giacché solo gli stupidi pensano che un regime violento e crudele sia capace di dare pace e prosperità al suo popolo.
Tuttavia Al Sisi fa comodo a chi vuole lo status quo nel Mediterraneo; purtroppo l’inettitudine di uomini del genere se è capace di mettere spalle al muro il governo italiano, non è sufficiente a gestire la complessità del presente e soprattutto una crisi economica straordinaria.
Le stampelle di Al Sisi devono ora correre ai ripari e in fretta, se non vogliono che la fame, arma strategica quante altre mai, sia scagliata contro il regime militare.
Dicono che il fantasma di Giulio Regeni si aggiri per le vie strette del Cairo, nelle piazze degli ambulanti, nelle moschee e nelle scuole, tra i capannelli di giovani pronti a tutto perché nulla hanno da perdere. Mentre l’Italia dimentica uno dei suoi figli eccellenti, schiacciata dalle rovine dei terremoti e dall’ignoranza di chi dimentica i propri fratelli migrati in tutti gli angoli del mondo per sfuggire la fame e la pellagra, il presente porta, a chi li sa udire, i gemiti e il coraggio di un grande italiano il dott. Giulio Regeni.
Cambridge e Londra sanno che di donne e uomini valorosi l’Italia abbonda, così di inetti, di vigliacchi, di traditori e di ignoranti, anche a Palazzo Chigi; chi sceglierà tra le due schiere?
Dionisia
Dice Dionisia che è l’ora di non dimenticare, sfumatura per sfumatura, piega per piega, il nome e le azioni di chi era in Egitto – certamente – per arricchire un già notevole background culturale soprattutto per quanto riguardava quello che si chiamano le relazioni internazionali e la storia “sociale”di un Paese. Forte già di una prima capacità di analisi con cui cominciava a cercare di interpretare i segnali di interesse nell’immenso flusso di notizie che per altre vie arrivano ai servizi di intelligence, Giulio Regeni, ha trovato una morte straziante nell’Egitto di Al-Sisi. E’ ora di non dimenticare chi, animato da sincero patriottismo, era pienamente consapevole che stava svolgendo una missione nell’interesse della convivenza pacifica dei popoli e quindi prima di tutto tra quello egiziano e l’italiano a cui il giovane coraggioso friulano apparteneva. Certo Regeni non apparteneva (come ormai quasi tutti gli operatori internazionali appartengono), invece che al proprio Paese, a determinate forze politiche o gruppi di pressione ma certamente, come affermo dal primo giorno di questa tragica vicenda, era in Egitto per aggiornarsi sui grandi temi mondiali in discussione che possono avere ricadute indirette di intelligence come SCARSITA’ DI FONTI ENERGETICHE, PENURIA DI PRODOTTI ALIMENTARI, QUESTIONI DEMOGRAFICHE, RIAPPARIZIONE DI GUERRE RELIGIOSE.
Uno,due,tre,quattro tra i motivi per cui principalmente si addestra un “agente segreto” o
“un’analista di intelligence culturale” che dir si voglia.
Siamo qui tra l’altro per non dimenticare. Figurarsi un compatriota e le sue ultime tragiche ore.
Oreste Grani/Leo Rugens
Cioè lo ribadiamo
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