“SI APRIRONO ALLORA GLI OCCHI DI ENTRAMBI, ED ESSI SI AVVIDERO CHE ERANO NUDI”
Sento parlare, sempre di più e ovunque, di maschile e di femminile e di tanti altri “generi” sessuali. Ieri sera, alla trasmissione di Lilli Gruber, l’intellettuale piddino/renzianetto …Carofiglio (già magistrato), alla richiesta esplicita di Marco Travaglio di declinare qualche merito del Governo Renzi appena uscito di scena, ha potuto onestamente solo citare, di rilevante, la Legge sulle unioni civili tra uguali.
Il resto, un vero strazio, a partire dal lavoro. Se sia un merito la legge sui matrimoni tra eguali di cui faccio cenno, si vedrà.
Intanto lascio alla rete un lungo e qualitativo (a me così appare) ragionamento (a firma di Louis Marin, grande filosofo, storico, semiologo e critico d’arte francese), propedeutico a scelte argomentate e approfondite sui sessi e sulla loro complementarietà.
L’Angelo del neutro
Il neutro è una strana categoria del pensiero. Sarebbe piuttosto la categoria della sfida, sfida politica, logica, metafisica che fa vacillare le categorie sulle quali la politica (amico-nemico), la logica (vero-falso), la metafisica (essere-nulla) articolano le loro imprese e i loro discorsi. Riferendosi alla sua origine latina, neuter, «neutro» significa ne-uter, né l’uno né l’altro. Doppia negazione in un solo termine, esso designa il concetto di ciò che non è né l’uno né l’altro degli opposti fra i quali si divide il pensiero di una totalità determinata. Ad esempio, una di quelle che la natura, il destino, la legge delle cose ci offrono immediatamente: la sessualità e i contrari del maschile e del femminile. «Né maschile-né femminile» designerebbe, all’interno stesso dell’insieme «sesso: maschile-femminile», un «terzo» opposto che non può che essere esterno a questo insieme, posizione propriamente impensabile di un terzo termine escluso per definizione da un insieme binario.
Non si proponga l’ermafrodito per occupare questo posto, poiché come ben sappiamo da Ovidio e dalla storia del figlio di Mercurio e di Venere, l’ermafrodito aggiungeva dei tratti femminili a caratteristiche maschili: e uomo e donna, e l’uno e l’altro. Immaginiamo piuttosto l’uomo e la donna faccia a faccia, la sera del sesto giorno della creazione; ascoltiamo l’uomo esclamare: «È ossa delle mie ossa, carne della mia carne; questa sarà chiamata “donna”». Perché il neutro sia pensabile nella totalità sessuale, maschile-femminile, bisognerebbe immaginare che la frontiera delle due metà non sia la semplice linea «ideale», o astratta, del loro incontro, ma che essa «realizzi» lo spazio di uno scarto, il luogo fra il versante maschile e il versante femminile della coppia originaria. Differenza, intervallo che le prime parole di Adamo si affrettano a negare: «È ossa delle mie ossa, carne della mia carne». Il neutro sarebbe dunque l’essere di questo spazio, il «genio» di questo luogo che farebbe essere l’idea stessa della frontiera, non come fronteggiarsi (coppia o unione) senza resto del maschile e del femminile, ma come intervallo del loro doppio limite; un essere che non potrebbe essere un resto né dell’uno né dell’altro (l’eunuco); e neppure la traccia o il vestigio di un doppio passaggio o di una doppia sottrazione dell’uno e dell’altro (il travestito, il transessuale); ma forse la manifestazione dell’indicibile, dell’impensabile, dell’insondabile fondo, il grund indeterminato, caos, confusione infinita su cui si sarebbero tracciate le frontiere che uniscono i contrari raffrontandoli (luce-tenebre, cielo-acqua, terra-mare … uomo-donna).
Si immaginerà che il serpente sia il genio di questo luogo del neutro, l’essere cangiante e astuto dello scarto della distinzione binaria: non il genio del male o l’essere del falso, ma la potenza dell’intervallo, la virtù di seduzione che percorre i limiti, il «mostro» del neutro.
Tali sono gli angeli, esseri dei passaggi, messaggeri come indica il loro nome greco; messaggeri dei contrari e dei distanti più che mediatori delle sintesi; viaggiatori dall’uno al margine dell’altro e dall’altro alla frontiera dell’uno, essi «realizzano» la questione della sessualità, sono l’essere della sua questione: il taglio del sesso, la sbarra che separa il maschile dal femminile, ma prima della separazione. Essi percorrono quella frontiera, come tutte le altre, per sedurre il pensiero e tentarlo o obbligarlo a pensare i limiti, a pensare al limite; e innanzitutto a quello dell’articolazione di natura e cultura, dato originario, ma elaborato nelle istituzioni, le convenzioni e i codici, le categorie e i sistemi. Non si tratta d’interrogarsi sul sesso – maschile o femminile – degli angeli. La questione è meno bizantina di quanto appaia a prima vista. Gli angeli sono questa stessa questione, sono i mostri della questione che sospende la differenza; essi la mostrano, a modo loro, al pensiero.
La questione della sessualità è innanzitutto quella del corpo e della carne, e l’angelo la neutralizza. Si legge nella Summa Theologica di san Tommaso d’Aquino – cosa che fa sognare un’avventura mentale diversa da quella della logica, della teoria, della filosofia o della politica, che fa entrare nel luogo neutro della differenza dei corpi: «Poiché gli angeli non sono dei corpi e non hanno corpi che siano loro uniti naturalmente, accade loro di assumere dei corpi [ … ] sensibili che rappresentano le loro proprietà intelligibili. È questo che si vuoi esprimere quando si dice che gli angeli assumono dei corpi [ … ]. AI suo normale grado di dilatazione, l’aria non trattiene né la figura né il colore; ma quando è condensata può rivestire forme differenti e riflettere i colori: lo si vede nelle nuvole. È dunque a partire dall’aria che gli angeli formano dei corpi, con l’assistenza divina, solidificandola per condensazione quanto è necessario».
Gli angeli sono delle specie di nuvole, e le nuvole hanno il genere degli angeli. Questa proposizione doppia e apparentemente reciproca è la prima forma del problema del neutro che l’essere angelico introduce nella differenza sessuale: il corpo dell’angelo è aereo e, come la nuvola, senza limiti definiti, in stato di movimento e d’incessante metamorfosi.
Si spiegherebbe così l’esoterica saggezza di certi pittori che lasciano intravedere delle figure nei rigonfiamenti e nelle volute delle nubi che dipingono sullo sfondo dei loro quadri, alle spalle delle grandi immagini sacre collocate di fronte ai fedeli; ma figure è ancora troppo: degli stati effimeri di parti di corpi senza sesso, delle natiche, dei seni, dei ventri, dei rotoletti luminosi e morbidi, dei boccoli biondi, delle labbra rosse, delle bocche dischiuse su languori rosa, una carne infantile, potenziale, allo stato incoativo, che emerge dalla nube per confondervisi subito in spuma e in vapore. «Gli angeli modellano [fingunt], con l’assistenza di Dio e per mezzo della sua potenza, dei corpi sensibili». Essi si fingono dei corpi, e ogni finzione neutralizza la credenza immediata e originaria nella differenza reale. Nubi angeliche, angeli nebulosi, corpi sensibili e finti che, secondo san Tommaso, «rappresentano le proprietà intelligibili di queste creature tutte spirituali». La misteriosa funzione degli angeli nei loro corpi neutri, che attraversano senza posa il limite di ciascun opposto, sarebbe di permettere d’immaginare – e quindi di pensare – delle forme senza materia, infinitamente diverse, in stato di seduzione, e una materia senza forma, una impensabile, irrappresentabile hylé tutta spirituale, dei movimenti di infinita velocità e di infinita lentezza, ma senza motore, dei colori senza spazio né luogo per dispiegare le loro varietà, delle pure intensità luminose che apparirebbero negli intervalli del caldo e del freddo, del secco e dell’umido, del denso e del rarefatto. I corpi neutri degli angeli permetterebbero al pensiero di svilupparsi nella finzione dei suoi limiti, al limite.
A rigor di termini, tutti gli angeli non sono, ma semplicemente appaiono in un corpo aereo, per condensazione, tanto quanto è necessario per attirare un’attenzione umana, oppure scompaiono, per dissipazione, nell’inafferrabile soffio dello spirito. Nel sorriso degli angeli, a differenza dei loro cugini – pagani – di Eros, si scorgerà un’immensa indifferenza a essere o non essere: non già quali affetti, quali passioni, quali desideri, ma l’unica passione dell’indifferenza. II pathos della neutralità (sessuale) è quello, inosservato, dei limiti, il pathos che precede gli inizi e succede alle fini perché nessuno può mai sapere il luogo e il momento del taglio instauratore della differenza, né quello della sua scomparsa, perché nessuno può mai sapere se questo pensiero, questa intenzione, questa potenza mirino a essere o a scomparire: aria, nuvola, carne luminosa, corpo, uomo o donna, ma l’angelo appare prima della separazione oppure, quando la si pone, è già scomparso per fare ritorno allo spirito puro.
La nuvola, come l’angelo, è mostro del neutro, creatura dell’orizzonte, non quello che traccia una frontiera ma quello che richiama lo sguardo al di là del cerchio che racchiude il corpo percipiente, verso «l’entroterra» dell’essere, l’entroterra del genere, il fondo della differenza sessuale. L’angelo-nuvola è messaggero dello spazio infinito nel mondo chiuso dei luoghi misuranti e dei corpi misurati, dei generi determinanti e dei sessi determinati; mediante il segno del suo corpo aereo visibile, l’angelo è precisamente potenza dell’infinito, potenza del neutro sul quale sessi, generi, corpi, luoghi si librano. «L’angelo non è contenuto in un luogo». In effetti, scrive san Tommaso, se una sostanza incorporea esercita la sua potenza su un luogo corporeo, essa è in questo luogo che occupa, non già contenuta da esso, ma che lo contiene, quoddam modo, in certo qual modo.
Gli angeli utopici, mostri della finzione, detengono precisamente le potenze e le virtù del neutro: essi sfidano il pensiero di pensare insieme la possibilità (logica) e la potenza (ontologica), perché questa virtus che gli angeli applicano all’aria, al luogo, al corpo, al genere, al sesso, ha l’incredibile forza di «sospendere» la necessità delle relazioni fra le cose e gli esseri, l’uomo e Dio, l’uomo e la donna – il serpente della Caduta era ben un angelo che oscillava, come una nuvola, fra il Creatore e Adamo, fra Adamo ed Eva. Ma questa virtus degli angeli ha anche l’incredibile violenza di «sospendere» la loro realtà, non già trasformando le cose e gli esseri, Dio e l’uomo, l’uomo e la donna in spettri o apparenze, ma facendo apparire, dando essere, e mostrando come esseri, gli intervalli, i limiti, le frontiere che uniscono le coppie degli opposti.
L’utopia dell’uomo e della donna, del maschile e del femminile, l’utopia della differenza sessuale, l’«essere del né-I’-uno-né-l’-altro», questo sarebbe l’angelo del neutro, che passa, come un serpente o come una nuvola, per il tempo di una caduta, sulla frontiera della differenza fra l’uomo e la donna. E passando li fa essere, veramente, l’uno e l’altra: «Si aprirono allora gli occhi di entrambi, ed essi si avvidero che erano nudi»
(Genesi, 3,7). LOUlS MARIN
traduzione di Marina Astrologo
Oreste Grani/Leo Rugens a cui sono sempre piaciute, in semplicità, le donne ma che per questo non vuole sentirsi dare dell’omofobo!