Ma chi cazz’è Giorgio Rapanelli e che minchia ne sa di Giulio Regeni? Un’altra perla di Rights Reporter

Giorgio Rapanelli in Sudan

Moooolto interessante
Che bella voce aveva il nostro Giulio Regeni. Che compostezza, che freddezza nel trattare con il miserabile informatore della polizia egiziana.
Il video, carpito con una microcamera e registrato alla perfezione – chi sa da che paese arrivano questi strumenti –, dimostrano che i servizi avevano predisposto una trappola per l’italiano. Punto.
Veniamo ora a Rights Reporter, la cui straordinaria sensibilità per Israele ce li farebbe sentire persino vicini, e domandiamoci perché il 14 aprile 2016 pubblichi un articolo di tale Giorgio Rapanelli a ribadire che Regeni se l’era andata a cercare.
Il Rapanelli si presenta così:
Dopo essere stato nel “materialismo storico” e dopo un mio viaggio avvenuto nel 1970 tra i guerriglieri del Sud Sudan, ho iniziato a muovere passi, molti dei quali avvenivano come per “caso”, su di un percorso durato circa quaranta anni. La mia marcia di avvicinamento alla situazione attuale è iniziata con la Parapsicologia e con alcune esperienze magiche in Romania; poi lo studio della Bibbia con i Testimoni di Geova; quindi Scientology con le sue tecniche e sperimentazioni, contemporaneamente a superficiali conoscenze delle dottrine orientali. E’ seguito lo studio di alcuni testi Rosacroce. Poi quelli del mago Aleister Crowley e dei suoi discepoli dell’Ordo Templi Orientis e di Adam Weishaupt, fondatore degli Illuminati di Baviera, per scoprire la provenienza occulta di Scientology. Ed infine l’incontro con la Teosofia, che mi ha portato al Cristianesimo Esoterico e alla Realtà dell’Eucaristia. Oggi, le conoscenze teosofiche mi permettono di comprendere la parte occulta del Corano (la Parola di Dio – il Verbo – fatto Libro) e dell’Hadit (detti e fatti originati dal Profeta) di al-Buhari. Avendone un beneficio non solo culturale, ma pure spirituale.
Cazzone sublime o uomo d’ambiente, il co autore con I.E. Ferrario di Mercenario. Dal Congo alle Seychelles. La vera storia di «Chifambausiku» Tullio Moneta, Editore Lo Scarabeo (Milano) Anno2013?

Ferdinando, un amico di Rapanelli
Sia quello che sia, il Rapanelli fa un mischione impressionante, volendo dare l’impressione di saperla lunga, forte dell’unica cosa che pare degna abbia fatto nella vita, ossia avere sorrazzato tra la fine dei ’60 e il 1970 per il Sudan rischiando la pelle e scattando interessanti fotografie.
Il Rapanelli pare conoscere con precisione il galateo del mondo dell’intelligence, concludendo che le modalità con le quali Regeni è stato ammazzato previa tortura, escludono che possa essere opera dei servizi di Al Sisi, o di servizi deviati egiziani (ma de che?) quanto piuttosto di “oppositori al regime, infiltrati nei ‘servizi'” o per “volontà di ‘agenzie’ esterne con l’obiettivo di minare i rapporti dell’Egitto con l’Italia per via dello sfruttamento di giacimenti di idrocarburi”. Olé
Devo dire che se il 23 gennaio avevo sperato che Rights Reporter avesse chiuso i battenti risultando fermo dai primi di gennaio per una ristrutturazione, oggi 24 ringrazio il cielo che continui a esistere e che, così facendo, porti all’attenzione del mondo figure quali il Rapanelli che dopo l’Africa pare si siano infilate in un romanzo come il Cimitero di Praga del compianto Umberto Eco. Sarebbe interessante capire di cosa abbia campato il “sudanese” mentre si dedicava all’occultismo e soprattutto cosa abbia a che fare con RR.
Per concludere, tra una lacrima e l’altra, immagino la bella voce di Giulio, il quale, mentre gli straziavano le carni, non cessava di parlare in arabo agli aguzzini, obbligati ad ammazzare un uomo “pericoloso” in quanto colto, consapevole e libero.
Dionisia
P.S. Lorenzo Declich, l’arabista autore di un volumetto su Regeni e sostenitore della tesi secondo la quale in uno stato di polizia è normale fare la fine del nostro studioso italiano, dovrebbe comprendere che le spiegazioni che spiegano tutto non spiegano nulla, proprio come nella notte buia tutte le vacche sono nere.
Mooooooolto interessante e ben documentatp questo post rizomico descrittivo di legami certi tra alcuni ed altri che poi – alla fine – sono sempre quelli che pensano che esistano i “negri” e gli “uomini bianchi”. E, tra gli uomini bianchi, i “nazisti” antisemiti. Gente che, per convinzione o per denaro o per vizio mentale, ha sempre appartenuto a “quell’ambiente” a cui, i servizi di mezzo mondo hanno attinto per reclutare psicopatici pronti a tutto. Come la feccia che ha provato – da subito – a “disinformare” sulla figura del nostro eroico compatriota friulano Giulio Regeni, descrivendolo come uno che se l’era andata a cercare viceversa essendo un lucido, onesto, intelligente elaboratore di informazioni su quanto una dittatura feroce come quella di Al-Sisi attuava in Egitto. In questo – certamente pericoloso – per il regime.
Questo pensavo che stesse facendo Giulio Regeni in Egitto un anno addietro e questo continuo a pensare oggi, più che mai. Come continuo a pensare che gli sgherri di Al-Sisi, quando lo hanno catturato, ci considerassero un Paese i cui cittadini possono essere torturati senza temere conseguenza alcuna. Perché, pezzenti che ricoprite le cariche di vertice, allora come oggi e che vi preparate a godere i vostri osceni TFR, di questo si tratta e questo avete consentito che accadesse. Ma la pensione è vicina e, dopo, non sarete più “nessuno” come non siete stati “nessuno” durante il servizio nei servizi. Il vostro nome sarà dimenticato mentre quello di Giulio Regeni diventerà sempre di più un esempio luminoso di intelligence culturale come in molti ormai riteniamo che si debba interpretare e denominare l’attività di informazione/controinformazione che il nostro compatriota svolgeva.
Lui sì correndo pericoli e non voi che nessuno pensa neanche lontanamente di catturare perché non sapete nulla di nulla, ignoranti e satolli di denaro e potere come vivete, scortati, blindati, ignorati dalla storia e della storia in divenire. La Livella vi aspetta nella sua infinita saggezza, gentarella che nulla ha saputo fare perché Giulio non fosse trattato come uno straccio e che nulla ha predisposto perché i carnefici, a strazio avvenuto, pagassero il fio della loro attività ienesca.
Oreste Grani che ringrazia, oggi per domani, l’amica Dionisia.
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