La mente dell’Uomo tra intelligenza, creatività e caccia all’immigrante

K’Ola, giovane ventiquattrenne nigeriana-americana; all’anagrafe, ma quale, risulta chiamarsi Kudiratu Olayinka Oladiran
Da millenni, mi dicono quelli che ne sanno, due sono i quesiti principali attorno ai quali è stata costruita la scienza.
Il primo consiste nel chiederci come è fatto l’universo che sta fuori di noi, dalla Luna agli alieni che non vogliono farsi trovare.
Il secondo si interroga su cosa stia in noi e su come funziona il nostro cervello/mente e, questo secondo quesito si traduce in una sola categoria di domande: come impariamo a conoscere il mondo esterno e, in particolare, aggiungo io, l’altro da noi, gli altri saperi e come funzioni la mente degli altri da noi.
Oggi, mi avvicino, con i limiti tipici degli autodidatti che provano a farsi scienziati in campi tanto complessi, alla questione della memoria (ogni conoscenza è solo un ricordo di ciò che esiste nella mente) o,viceversa, alla teoria della “carta bianca” su cui, di volta in volta, si incidono le esperienze.
Le controversie, le dispute, le scomuniche si protraggono da generazioni di pensatori che si sono sostanzialmente divisi tra chi credeva che la mente fosse immateriale (invisibile dico io che in realtà mi interesso di progettare e dare tangibilità all’invisibilità) e chi era convinto che l’evoluzione delle conoscenze fosse interamente realizzabile nella materialità del cervello. Mente immateriale e invisibile quindi da una parte, e cervello studiabile nella sua materialità dall’altra. Le menti più i cervelli degli studiosi stanno dando risposte nell’unico modo possibile per capire la mente e il cervello: abbattere le barriere specialistiche, rimuovere i confini delle conoscenze, accettare le contaminazioni, dare vita a “prole meticcia”, praticare la promiscuità liquida delle due posizioni se le lasciamo scorrere una dentro l’altra.
La barriera separatista si è ormai incrinata e molti psicologi e filosofi accettano (anzi cominciano a studiarlo) l’approccio biologico ai processi mentali. Altrettanto tra i neuroscienziati si fa strada la mole degli studi sui processi cognitivi, sul linguaggio, sulle pulsioni.
Dicevo: le persone serie si stanno rilassando e predisponendo alla contaminazione e al “meticciato”. Le persone poco serie (violente e un po’ cretine) continuano a pensare (si fa per dire!) che la soluzione stia nell’erigere muri, negare l’altro da sé (spesso scegliendo di sopprimerlo), cancellare la mente dell’altro, spesso arrivando a spaccargli il cervello in modo da risolvere la questione di cosa pensi (o faccia) l’altro.
Mi sembra che sia arrivato il tempo di scatenare un’offensiva di intelligenza culturale e di creatività ad opera dei residui pensatori prima che i troppi Donald Trump (e i loro esegeti) con la vostra materia grigia, ci facciano hamburger.
Oreste Grani/Leo Rugens
Come altre volte ho avuto il piacere di dirti, le migliori e aperte menti stanno ridefinendo il concetto di confine nell’ottica di membrana intelligente capace di reagire agli stimoli attivando le informazioni primarie presenti ma spesso misconosciute.
Adoro il concetto di permeazione da fuori a dentro e da dentro a fuori.
Se i confini fossero impermeabili consumato ciò che si trova dentro mancherebbe qualsiasi forma di rigenerazione dei contenuti, delle fonti di vita. Chiusi in un stanza con cibo e ossigeno limitato resta solo la sopravvivenza e in tale stato esiste solo l’allerta, la tensione e la paura per sopravvivere.
Per concentrarsi alla crescita occorre la libera circolazione delle sostanze vitali , dal cibo all’energia (in senso lato) e alla cultura, accrescendo la capacità del singolo e della collettività all’accoglienza.
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Caro Pericolo poco pericoloso (anzi) mi sembri aver gradito sia i pensieri che la bellissima afroamericana (nigeriana!!!) che li illustra sapientemente. Grazie per le parole.
Leo Rugens
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Caro Pericolo poco pericoloso (anzi) colgo che hai gradito sia i pensieri che le immagini della bella (bellissima!) afroamericana (nigeriana!) che sono a corredo delle nostre teorie.
Grazie e buonissima giornata.
Oreste Grani
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Personalmente ritengo che le unioni meticce generano individui di rara bellezza e non esiste alcuna ragione per erigere muri concettuali di questo tipo, difatti è evidente come non esista politico che basi effettivamente il suo politicare sulla costruzione di drammi capuleti-montecchi in chiave etnica.Altra cosa invece è il sempre piu’ “mainstreamicamente” mitologico muro con il messico,che leggo dai giornali accreditati :
“L’opera fu cominciata nel 1994 da Clinton (Bill) e estesa nel 2006 con l’approvazione del Secure Fence Act, firmato da George W. Bush, e votato anche da 25 senatori democratici, tra cui Hillary Clinton e Barack Obama.”
Quel Messico che a sua volta ha costruito un muro ai confini col Guatemala, il muro di hidalgo, con il quale si respingono i poveri guatemaltechi ,ma non si sa per quale alchimia disinformativa di tipo sottrattivo sfugge alla massa della neoinquisizione hollywoodiana.
Mischiare le genti come dicevamo prima ,puo’ dare risultati eccezionali ,mischiare però transdisciplinarmente i concetti,senza stabilire nessi di priorita’, porterebbe solo al rischio ,come affermano gli studiosi del genere,di :
Una tendenza ad una generalizzazione eccessiva
Trascura la dimensione verticale della conoscenza
Rischia trasferimenti „impropri” da una disciplina all’altra.
Quando poi a questi rischi ,propri di scienze d’avanguardia, si aggiunge una possibile strumentalizzazione politica(questa si transdisciliplinarieta’ funzionale), che addirittura potrebbe arrivare a concepire le immigrazioni di massa come arma non convenzionale di destabilizzazione di quadri sociali, a fini non certo di amore per il popolo,ecco che il il quadro e i colori scelti da qualche laboratorio di ingegneria sociale col pallino della pittura,si fa piu’ chiaro.
A chi conviene lo spopolamento dell’Africa? Non è che il libero movimento delle genti è nient’altro che la piu’ raffinata evoluzione dell’ultracapitalismo che svuota mercati li dove ci sono risorse primarie in abbondanza e affolla mercati(di lavoro) a fini di dumping li dove è necessario creare un surplus di risorse umane?E la radicalizzazione ideologica di rifiuto a tale nuova situazione che ne consegue, che indotto ideologico e che mangiatoia politica va a ingrossare?
Che sia la principale agenda, quella della libera e “assoluta” circolazione degli esseri umani tra i confini statuali,di un figuro come soros(quello che supporta il banderismo),ci deve mettere in allarme che di filantropico non ci sia nulla,ma puri interessi geopolitici che sfruttano ad arte i temi della solidarietà sociale.Grazie a questi atanor sociopolitici poi, come risulta di lavorazioni da laboratorio, ci tocca anche vedere la nascita di movimenti come alba dorata,che dire ci marciano un po’ tutti.
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Questo disquisire su muri e barriere e’ molto spesso un problema procedurale che di sostanza: un conto e’ una “scelta” imposta ed un’altra una scelta libera.
Ricordo che i muri e citta’ vennero erette nell’entroterra di molte regioni italiane (e non solo) per difendersi dai saraceni. Ricordo che muri furono eretti per difendere citta’ da parassiti tagliagole che con il diritto della spada pretendevano ricchezze e beni faticosamente risparmiate da altri. Ricordo che i punti di passaggio (tipicamente confini naturali) venivano pattugliati e difesi per evitare invasioni e disordini (pultualmente l’impero di turno quando accoglieva barbari (nel senso greco del termine)e tentava di integrarli troppo velocemente, veniva distrutto).
Ricordo che gli Israeliani da quando e’ stato eretto il loro muro hanno abbassato in maniera impressionante il tasso di atti di terrorismo sulla loro terra.
Ricordo che, per volonta degli stessi ebrei (specie in europa), vennero erette zone (che oggi definiamo ghetti) per preservare la loro cultura dagli infernali infussi cristiani: nel bene e nel male questa scelta a consentito loro di tramandare la loro lingua ed i loro costumi pur non avendo uno stato e rappresentanza politica per secoli.
Poi devo aggiornare la romantica visione di pericoli: esiste la possibilita’ di creare ambienti artificiali pienamente autosufficienti anche dal punto di vista di (anche di “ossigeno e vita”) gestitibile da poche decine di persone.
Un illuminato e saggio signore, oramai dimenticato dai piu’, enunciava oltre 200 anni: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Ora si possono cercare di governare i processi (anche creativi) di trasformazione o venire impietosamente governati. Io solitamente propendo per la prima, e vantaggiosa ipotesi.
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