Di fratello in fratello e una volta tanto non si tratta di fratelli in massoneria

fratelli

Da alcune ore non pochi quotidiani nazionali dedicano articoli (e quindi titoli) al problema del fratello del magistrato Raffaele Cantore che ha lavorato professionalmente per il Gruppo Romeo.

Scrivono cose non facilissime da capire nei particolari tecnico-giuridici ma inequivocabili rispetto a quanto più volte abbiamo scritto ragionando della assoluta necessità che i magistrati (ovviamente), le mogli dei magistrati, i fratelli dei magistrati, i figli dei magistrati tengano comportamenti consoni al ruolo del parente votato only4justice.

La situazione, come la raccontate e come la girate, suona imbarazzante a chi ha ricordi certi di come non fosse sempre vantaggioso per la verità e per gli interessi delle Repubblica la relazione complessa tra i fratelli Vitalone (Claudio e Wilfredo) e la cosa pubblica.

O forse semplicemente scrivo di suggestioni di un uomo anziano e afflitto da insani pregiudizi che sempre si dovrebbe saper respingere.

Che c’è di male – in fin dei conti – se un avvocato viene retribuito dal soggetto giuridico che deve essere giudicato dal fratello magistrato?

Basta che ci si trovi di fronte a persone per bene ed equilibrate.

Mi dicono che girano sospiri, alzate di sopracciglia, silenzi, borbottii, anche a proposito di un’altra coppia di fratelli operatori di giustizia: magistrato oggi sotto i fari della ribalta l’uno e avvocato l’altro.

Speriamo che siano solo borbottii di maldicenti, chiacchieroni superficiali poco consapevoli della gravità delle conseguenze qualora invece stessero alludendo a verità comprovabili e ad ingaggi certi.

Sempre parlando di incarichi, di frequentazioni, di amicizie tra parenti di inquisiti e parenti del magistrato inquirente. Speriamo di non avere cattive sorprese. Ma cose si diceva un tempo chi di speranza vive, disperato muore

Oreste Grani/Leo Rugens