Vi sto per venire a guardare negli occhi e a sputare in faccia. Che non è reato grave

Lettera aperta, consegnata via web, a gente “da niente” (Mario Traverso, Francesco Pirinoli, Edmondo Monda), ladri di verità, parassiti della credibilità altrui, traditori dell’ospite e del soccorritore, pataccari (è un reato dare del pataccaro?) senza un codice d’onore (si dice che anche tra i delinquenti esistano regole da rispettare), alcuni (il Pirinoli Francesco), addirittura, progenie di noti truffatori (il padre di Francesco, Giovanni, non si fece mancare nulla nel campo delle truffe creative, arrivando a simulare la quotazione del Ravenna Calcio e baghatelle del genere!!!!!), associati d’impresa con altrettanto notorie distrattrici di fondi europei/regionali destinati alla formazione e mai invece utilizzati per gli scopi per cui venivano erogati, complici e soci di fatto, in W.E.A., in Acilia, di Carmelo Sparacino, detto Manuel, a sua volta pregiudicato per diversi e qualificanti reati, tutti, infine, in stretti legami con quel rizoma mafioso rappresentato dalla Famiglia Dell’Utri.

Scrivo, rincarando ogni volta la dose, per indurvi a trovare il coraggio di querelarmi o, in alternativa, a farmi avere un carico di botte.

Lo faccio anche perché i motori di ricerca operano con una griglia intelligente che tiene conto di aggiornamenti, di smentite, di tassi di affidabilità delle fonti.

Per cui, lealmente, all’onnivoro/selettivo/intelligente Google si deve fornire materia prima da catalogare/classificare/indicizzare.

Siamo amici della Memoria e non dell’Oblio e i motori di ricerca non vanno trascurati.

Torniamo ai nostri tre eroi/guappi di cartone.

Non mi querelano, quindi, da anni e non mi fanno avere un carico di botte.

Devo pensare che tre uomini fatti, nel pieno della vita malamente vissuta, forti dei loro soldi, protetti dalle relazioni con il mondo della Giustizia (svolgete ancora, sia pure con modalità diversificate, attività di investigazione forense e nelle Procure qualcuno che vi vuole bene dovreste ancora averlo) non trovano il coraggio tecnico-giuridico di farmi congelare/oscurare il blog, obbligandomi a rimuovere le falsità che mi compiaccio di lasciare, a imperitura memoria?

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Eppure dovreste essere informati del fatto che appena uno digita i vostri nomi nella rete esce questo giudizio sprezzate di voi come persone e professionisti!

In verità, ritengo che non ve la sentiate di smentirmi e di raccontare la vostra versione dei fatti  perché, non solo dico la verità, ma la dico con modalità tali per cui questa pena siete costretti a scontarla.

Oppure, viceversa, prudentemente, dopo aver ritenuto di poter gratuitamente infliggere ad un povero vecchio malato e senza mezzi di sussistenza la violenza che mi faceste, all’epoca tra di voi complici, dopo esservi scannati (vedi post PRIMA DI MORIRE MI È STATO DATO DI LEGGERE UNA SENTENZA CHE VEDE TRAVERSO, MONDA, PIRINOLI ACCAPIGLIARSI PER NASCONDERE LA VERITÀ INTORNO AL BRACCIALETTO ELETTRONICO) per dividervi il ricavato del raggiro perpetuato che vi eravate procacciato trattando questioni di giustizia e di equità imprenditoriale delicatissime, come fossero “cosa vostra”, pensate che sia meglio che la Provvidenza non ci faccia mai incontrare e silenti aspettate che passi la nottata?

Oppure, sicuri, che tanto non sarei riuscito a farvi nulla, oggi, opportunamente, vi siete posti il problema che se ero stato quello che avevate visto intimidire e allontanare dalle attività di giustizia (braccialetto elettronico e intercettazioni telefoniche) la Famiglia Dell’Utri (che non era proprio ridotta come oggi, avendo, all’epoca, come riferimento personale, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi!) è meglio non provarci neanche a portarmi in sede di giudizio?

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Tanto meno farmi dare un carico di botte. Ma per fare entrambe le cose, bisogna essere uniti, come l’inganno e l’avidità vi univa all’epoca dei fatti. Ma ora uniti non lo siete più e avervi aspettati sulla riva del fiume sta per pagare.

I tempi cambiano quindi e sia pur invecchiato, malato e stanco, ho deciso di venirvi io a prendere, uno per uno, in separata sede, chi a Torino, chi a via Zaccaria, a Milano, in Monitoring ex Carro, chi in Addicalco, a Buccinasco.

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È una promessa che non ha niente a che vedere con fatti minacciosi da segnalare alle autorità competenti (comunque, ogni mattina, questo blog, per mia e vostra tranquillità, provvede ad inviare, ad un elenco di giornalisti, di operatori di intelligence e di carabinieri, i post che vengono redatti e quelli dedicati a voi sono sempre stati consegnati telematicamente e la traccia elettronica di questa notorietà è a disposizione di chi la volesse verificare) perché la finalità è solo quella di guardarvi in faccia.

Cosa che non ritengo sia reato. Le sentenze passate in Cassazione dicono che anche sputazzarvi, a meno che uno non abbia in modo consapevole gravi malattie infettive, non è un reato grave.

Ormai siete divisi dalla lite giudiziaria che non poteva non avvenire dopo l’atto fraudolento e, per servizio alla verità a cui mi dedico da anni, mai smentito (ci provò, per lui, malauguratamente, Carmelo Sparac-ino, l’uomo canter-ino dal cod-ino … che fa pure rima) ho deciso di aggiungere, prima di morire, una visita in loco. Se avessi tentato la via della giustizia tradizionale, con i magheggi a cui vi eravate addestrati negli anni (vedi la causa che siete riusciti a pilotare contro i vostri leali collaboratori della sede di Trieste della Carro), sarei ancora impantanato.

Ma poi, diciamolo, un povero come fa a far causa a dei ricchi?

Così, invece, grazie all’amica tecnologia, vi ho comminato una prima pena alla gogna mediatica che ho, a mio insindacabile giudizio, ritenuta equa.

Diciotto dollari l’anno (tanto costa questo spazio elettronico) ancora un amico che me li paga ce l’ho.

E invece voi, pur fottendovi (così dicono le sentenze) almeno 1.100.000 euro (il “Beppe” di Addicalco, a Oreste Vincenzi, disse di più), frutto del raggiro perpetuato ai danni della collettività sotto la copertura del Braccialetto elettronico, non siete riusciti a farmi tacere.

E poi dicono che non c’è Giustizia in Italia!!!!!!!!!!

Ciao, ciao Francesco, primo indicizzato in Google per la vicenda che ci lega;

ciao, ciao Mario, primo indicizzato in Google per la vicenda che ci lega;

ciao ciao Eddy, primo indicizzato in Google per la vicenda che ci lega.

Eppure si dubita ancora dell’intelligenza e del senso critico dei motori di ricerca, della capacità degli algoritmi di discernere tra bufale bufale e verità.

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Per completare la vostra giusta punizione, manca solo che riesca a convincere un giovane (troverò un nipote affettuoso che si chieda chi abbia ridotti gli zii così come stanno?) che si voglia laureare redigendo una tesi sperimentale sulla capacità dei motori di ricerca di farsi “una loro opinione” su come siano andate le cose intorno alla vicenda del Braccialetto Elettronico e del Sistema nazionale unificato per le intercettazioni telefoniche.

Oreste Grani/Leo Rugens

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Ma veramente, povero scemo con baffetti sottili (Mario Traverso) pensavi di poter chiedere aiuto ad Alberto Statera, in Sardegna, senza che lo stesso mi informasse un centesimo di secondo dopo?

Digita “Statera” in questo blog e capirai che il mondo è più complesso di come appare e che Statera, non solo era in rapporto fiduciario con me, da decenni, ma era stato il contatto riservatissimo (si videro personalmente), con l’ing. Carlo De Benedetti per appurare i reali interessi che si celavano dietro alla vendita della Carro/Monitoring alla CO.FI.TO. della signora Bruna Segre (cioè De Benedetti). Lo feci in spirito di servizio, nell’ipotesi possibile che aveste agito per motivi di “finalità superiori” ,non volendo arrecare danno a ipotetici interessi della Repubblica. Mi astenni, dallo spaccarti il culo, nei primi tempi di questa oscura vicenda, quando con dieci anni in meno, mi sarei potuto permettere di riempirti il culo di calci solo per questo.

Mi resi poi conto nel tempo (e la sentenza su cui vi siete successivamente divisi ne è la prova certa) che eravate solo tre ometti tendenti alla furbizia, propensi esclusivamente a farsi i cazzi propri, con senso dello Stato, tendente a zero.

Se penso a quante informazioni delicatissime vi sono passate, negli anni, per le mani, mi chiedo come mai potesse accadere che il Paese, anche nelle mani di gentaccia (è un reato dire gentaccia?) come voi, riuscisse realmente ad organizzare un serio contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione politica.

Rifirmo:

Oreste Grani