A proposito di vaccini, epidemie e altre questioni attinenti Big Pharma

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Quello che da queste parti sappiamo di vaccini e di chi fa (o potrebbe fare) business grazie alle epidemie/pandemie, lo abbiamo scritto con chiarezza e talmente lontano nel tempo per cui nessuno potrà mai dirci che cavalchiamo l’onda del momento emotivo.

Perché che sia un momento emotivo non ci piove, essendo, viceversa, questo argomento della salute collettiva, un campo minatissimo e certamente attinente la sicurezza nazionale ed internazionale.

Noi tendiamo a non aggiungere altro quando possiamo (e accade spesso) mostrare le nostre riflessioni di cui ci auto-lodiamo (questo ci hanno lasciato e questo ci prendiamo) e soprattutto quando ci possiamo fare vanto (debolezze di signori anziani e senza influenza alcuna) dei tempi non sospetti. Come anche in questo caso. Soprattutto, se fossi in voi, mi soffermerei su quella parte del ragionamento dedicata agli accordi che intercorrono (non siamo mai stati smentiti) tra il big dei farmaci e i governi, primo fra tutti quello italiano nell’eventualità di epidemie qualora degenerassero in pandemie.

Oreste Grani/Leo Rugens che considera solo che saggio qualunque approfondimento (vedi Report) relativo alla sicurezza sanitaria.

Disinformazione è altro e se si vuole la si riconosce. Soprattutto quella che attuano i veri padroni del Mondo e delle vostre vite che mi permetto di suggerire al Santo Padre, non sono solo i fabbricanti di armi. Loro certamente, ma non sono da meno i boss delle medicine.


ALLERTATI DAL MAESTRO JOHN LE CARRÈ, PIÙ CHE DALLE MAESTRINE NOSTRANE (LORENZIN), VORREMMO ESSERE TRANQUILLIZZATI DAL PRESIDENTE OBAMA

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Come si deduce dalla stampa, il Presidente Obama ha sospeso, per timore di contagio, il suo giro elettorale, almeno nella forma articolata prevista e, al tempo stesso, ha dichiarato che non c’è un’epidemia di Ebola negli USA! È la prima volta che rimango perplesso di fronte ad un’uscita pubblica del marito di Michelle.

Ci mancherebbe pure che ci fosse una sia pur leggera epidemia di EBOLA, in USA!

Il Mondo, così come lo conosciamo, sarebbe vicino alla sua stessa fine! Ho più volte sostenuto, in questo blog, che il problema di una pandemia sono le conseguenze economiche che si porta dietro, oltre alle vite che stronca. E, una epidemia che evolvesse in pandemia, in Usa, corrisponderebbe ad un effetto domino che solo i film catastrofisti prodotti su questo tema, hanno saputo delineare.

Il dato quindi non è se ci sono o meno molti casi di infetti in USA (comunque non è detto che con le leggerezze commesse non ce ne siano più di tre) ma quanto le strutture sanitarie si stiano dimostrando impreparate di fronte ad un avvenimento complesso di questa natura (rigide procedure da seguire e quindi implicita formazione del personale) nell’area della salute pubblica. Così sembra denunciare il Sindacato delle Infermiere professionali e, in USA, come sapete, i sindacati sono organismi “pesanti e ascoltati”. Sarebbe più giusto e coerente con il suo personaggio che Obama mostrasse, ai concittadini e al Mondo, l’accordo tra il Governo Federale e la Glaxo sul tema delle pandemie. Se esiste questo accordo (noi riteniamo che esista), il Presidente dicesse di cosa si tratta e cosa prevede. Facendo così, tranquillizzerebbe tutti o, viceversa, più realisticamente, svelerebbe quanto è complessa la gestione di un attacco di questa natura. Non basterebbero migliaia di droni e tutto il Corpo dei Marines. Noi pensiamo che questi accordi, non solo esistano tra gli USA e la Glaxo ma che anche l’Italietta, nel suo piccolo, ha firmato tale accordo. E con lei, altri 110 paesi. Non è l’ISIS, però è ora di sapere “a quali prezzi”, non ci dobbiamo preoccupare, Ministra Beatrice Lorenzin. Il Maestro John Le Carrè insegna che di Big Pharma si muore; eccome si muore! E noi, come sapete, abbiamo sommo rispetto dei Maestri più che delle “maestrine” saccenti.

Oreste Grani/Leo Rugens


EBOLA OLTRE CHE LA MORTE POTREBBE PORTARSI DIETRO TERREMOTI FINANZIARI E GRAVI DANNI ALL’ECONOMIA REALE

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Ebola, come supponevamo, deve aver imparato a nuotare tanto che è sbarcato in Canada. Nel frattempo, l’OMS alza i toni e proclama l’emergenza mondiale per questo semi-sconosciuto virus. Non siamo certamente noi di Leo Rugens a dover sottolineare che una pandemia ha delle ricadute complesse per tutte le comunità, a prescindere se vengano o meno interessate direttamente dall’infezione. Certo che l’Italia non è la Nigeria, il Congo, l’Angola, il Kenya, la Tanzania ma, come si vedrà, la pandemia Ebola (perché tale è ufficialmente, signora Ministra Beatrice Lorenzin!), avrà conseguenze nell’economia mondiale e quindi nelle dinamiche geopolitiche, aumentando non di poco gli elementi di imponderabilità. Capisco che in Italia il calcio mercato e l’imminente ripresa del campionato, con la drammatica (si fa per dire!) ricerca di un altro “dittatore” capace di guidare la FIGC, distrae e interessa più che la pandemia denominata Ebola ma io non recedo e oggi riprendo il ragionamento da un dato che spero richiami un minimo di attenzione: non esistono stime economiche precise capaci di valutare gli impatti  che un evento pandemico può generare. Alcune valutazioni indicano “danni” quantificabili tra i 160 – 675 miliardi di dollari unicamente sull’economia americana. Come vedete la “forbice” non solo è ampissima ma è calcolata solo su uno stato. Cifre grosse, comunque!

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Calcoli a cui nessuno si dedica perché facenti perte di un atteggiamento mentale (pre-vedere, prevenire) ormai in dismissione. Pochi organismi internazionali continuano, nell’indifferenza generale, a raccogliere dati sul mondo e la sua complessità e interdipendenza. Alla fine, ormai, sembra che non gliene freghi un cazzo a nessuno, di niente: “succeda quel che deve succedere”, sembra  pensare la quasi totalità di quelli che avrebbero la responsabilità di “governare” il divenire delle cose. Ho cominciato il 3 agosto ad accennare ai tassi di assenteismo che comporterebbe una pandemia: assenteismo per malattia, assenteismo per morte, assenteismo per disorganizzazione nella logistica e nei trasporti. L’assenteismo mette in moto, per effetto domino, cambiamenti profondi nei risultati di una qualunque industria come l’ultimo dei gestori di una attività imprenditoriale dovrebbe sapere. Non vi voglio dire cosa succederebbe nel comparto del trasferimento di persone, di merci e, in generale  dei trasporti se non si riuscisse a fermare EBOLA. Il commercio mondiale è basato su una catena di distribuzione che “non credo” (direbbe Crozza/Razzi) si possa fermare senza far saltare il “banco” della convivenza civile. Farneticazioni? Cosa sapete o cosa vi hanno raccontato rispetto ai danni economici generati dalle doverose disposizioni messe in atto, a suo tempo,  per limitare i danni della SARS? Quanto è costata al gioco della roulette finanziaria del Casinò/mondo l’influenza aviaria? Vi ricordo solo che, in altra epoca storica, finito quel capolavoro autolesionistico che fu la Prima Guerra Mondiale, la pandemia denominata “Influenza Spagnola”, determinò 20/30 milioni di morti in soli due anni e che dopo, senza apparentemente nessun nesso, sulla faccia della terra e in particolare in Europa dove l’influenza si era massimamente diffusa, arrivarono gli “ismi”: fascismo, nazismo, comunismo, franchismo, salazarismo. Farneticazioni di un vecchio signore stanco o, viceversa, possiamo affermare che una pandemia può generare significative interruzioni ai sistemi sociali, economici e, quindi, politici, estesi su molte nazioni e, signora ministra Beatrice Lorenzin, con importanti effetti moltiplicativi? Non c’è bisogno che Ebola “uccida” degli italiani a Cuneo, o a Enna per vederne i danni sulla nostra condizione nazionale. Mi permetto di segnalare che i piani di “reazione” ad una pandemia mondiale non dovrebbero riguardare solo la profilassi e le prudenze rispetto al contagio. Ci mancherebbe pure!

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È il minimizzare quanto sta accadendo (e i nostri politici lo stanno facendo) che ci appare l’ennesimo atto superficiale di chi continua a dimostrare di non sapere nulla di organizzazioni complesse come quelle che ormai riguardano il rapporto costante e permanente che unisce il locale con il globale. La capacità di reazione delle nostre piccole e medi aziende (ma ritengo anche quelle quattro o cinque grandi che sono sopravvissute), già stremate dagli ultimi “sette anni di piaghe mondiali”, sarà quasi nullo se la pandemia Ebola dovesse divenire, appunto, un fenomeno mondiale. Cosa potranno fare gli smarriti e già stanchi importatori/esportatori italiani, fuori da un piano emergenziale (non sanitario!) che nessuno in Italia prepara? Una pandemia colpisce paradossalmente più le attività sociali ed economiche in generale che la sola sanità pubblica. Insisto: certo che sarebbe “casamicciola” nei nostri ospedali se arrivasse Ebola! Certo, normalmente, nei nostri ospedali si muore solo perché si commette la leggerezza di entrarci. Io parlo del fatto che nessuno dei nostri soloni/renziani, prima di andarsene in vacanza, ha provato a valutare anche questa variante per lo scenario nazionale prossimo venturo. Forse mi sono distratto ma non ricordo che qualcuno (dirigente di qualcosa) abbia fatto cenno a come potremmo reagire ai danni che il blocco dei processi produttivi e distributivi nei paesi dove la pandemia si diffonde, genera. In quelle vaste aree ci sarà oggettivamente il blocco dei trasporti con conseguenze sui sistemi economici legati ai generi alimentari provenienti dalle regioni interessate alla pandemia. Quali e quante saranno le zone dove scatterà l’embargo entro un mese? Potremmo chiederlo a Matteo Renzi! Tenete conto che, inoltre, fra poche ore, l’effetto della “guerra in Ucraina”, genererà ulteriore crisi nei sistemi finanziari Russia/Europa e che tutto questo “nuovo bordello” (califfati, medio oriente, pandemie) detterà nuove regole nel gioco delle folli scommesse di chi (come forse sapete) compra e vende merci che, un giorno, “forse” saranno prodotte o trasportate. Quante bolle speculative purulente farà scoppiare il devastante virus Ebola? Quante aziende ingenue che aspettavano soldi dalle “zone infette ” si faranno male in questo nuovo caos?  Le aziende, gli imprenditori sono già per loro natura esposti a rischi di vario genere ma non possiamo pretendere che quando si mettono a calcolare costi-benefici vadano anche con la mente all’ipotesi di una pandemia devastante. Sono gli Stati e i loro “politici” che dovrebbero pensare a queste evenienze e agli effetti valanga impliciti.

Avete idea di che quantità di denaro giri intorno a questi miei semplici accenni?

La pandemia Ebola si potrebbe portare dietro veri terremoti finanziari. Faccio solo un accenno alle attività “strategiche” che ruotano intorno a queste complessità.

Ad esempio, tenete conto che una realtà come la GlaxoSmithKline (GSK), gruppo farmaceutico di livello internazionale, si fa carico lei stessa di dare sostegno al sistema sanitario mondiale. La GSK ha sviluppato un piano mondiale che prevede azioni in ciascuno dei 111 paesi del mondo i cui è presente e in cui fa “affari”. Ad esempio, la GSK ha pronto un suo piano “nazionale” italiano per le eventuali pandemie in accordo con il Piano Nazionale di Preparazione e Risposta ad una Pandemia influenzale definito dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie del Ministero Italiano della Salute. Vi siete perduti solo a leggere le sigle, figurarsi a capire di cosa si tratta. Il piano della GSK è stato costruito in accordo alle normative di legge in tema di prevenzione e distribuzione di farmaci e vaccini “assumendo (vuol dire dandolo per scontato ndr) che durante la pandemia non sia disponibile alcun supporto significativo dal sistema pubblico”. “Questo non lo credo”, direbbe il solito Crozza/Razzi. Il solito Leo Rugens, viceversa, non solo ci crede ma aspetta querele e smentite. Tenete conto che tutto il personale del mondo della GSK, le loro famiglie e altri collaboratori a diverso titolo impegnati in attività collaterali, sono preventivamente vaccinati e assistiti perché siano immuni dagli attacchi pandemici.

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La GSK spende alcuni miliardi di dollari nei processi finalizzati non solo ad espandere la capacità produttiva degli antivirali ma “studia” come si possano supportare i processi critici che si innescano nei vari paesi in presenza di fenomeni pandemici. La GSK, ha preparato suggerimenti ai governi di mezzo mondo con piani operativi da attuare in presenza di personale ridotto e con cambi significativi di processi organizzativi quali ad esempio il telelavoro. Sono i gruppi che fanno capo a Big Pharma che sanno come mantenere le capacità produttive delle “istituzioni”, senza spostare i lavoratori da casa, diminuendo così le occasioni di contagio non i governi e tantomeno quello italiano. Ma questi colossi mondiali non vivono di farmaci che si vendono quando si diffonde il contagio? O, forse, guadagnano di più con i vaccini e la prevenzione? O, forse, guadagnano di più divenendo loro stessi gli arbitri insindacabili della salute pubblica? Complicato da raccontare, figurasi capire perché tutto questo accada e con queste modalità. Certamente, anche in Italia, esiste un piano GSK sviluppato dalla consociata locale e al cui interno sono descritti i requisiti “chiave” nel caso si diffondessero questi fenomeni virali. Sono pronte inoltre altre strategie per proteggere la comunità GSK nel caso che i virus, imparando a nuotare o a volare, arrivino anche in Italia. La prevenzione GSK è pensata in modo tale da assicurare la continuità della produzione e la fornitura di farmaci per la protezione della salute pubblica del nostro paese, in qualunque condizione. E questo è cosa buona. A queste sicurezze “tranquillizzanti” deve aver fatto riferimento la signora Ministra Beatrice Lorenzin, prima di andare in ferie. Fine della puntata.

Oreste Grani

P.S. Continuerà l’attenzione di questo blog all’ipotesi “pandemia” almeno fino a quando continuerà a diffondersi EBOLA.