Il generale Luigi Ramponi è deceduto venerdì 5 maggio

luigiramponi

Il generale Luigi Ramponi è deceduto venerdì 5 maggio, data nota ai più per il pensiero poetico di Alessandro Manzoni dedicato a Napoleone Buonaparte.

Io userò, per parlare di lui (altri avevano già pronti da tempo i loro coccodrilli) solo tre date: 12 luglio 1991, 28 gennaio 1992, 31 luglio 1992.

Il 12 luglio 1991, con cinque righe di un comunicato di Palazzo Chigi viene annunciato che il Ministro della Difesa, Virginio Rognoni, nomina il Generale di Corpo d’Armata, Luigi Ramponi, Direttore del Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare (SISMI).

Ramponi è soldato, paracadutista e pilota. Viene dall’Accademia di Modena, ha servito nella Folgore, nella Brigata meccanizzata Garibaldi (spero, per rispetto, di non sbagliare i ricordi), ma soprattutto è stato addetto militare a Washington con l’amministrazione Carter, e successivamente sottocapo di Stato Maggiore della Difesa.

Negli USA (o a Mosca), in quegli anni, non ci andavi se eri una mezzacartuccia.

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Emiliano, con tre figli maschi, il primo carabiniere, il secondo bersagliere, il terzo della GdF. Gran tifoso di foot-ball e di Formula Uno. Lo coinvolsero nella Corte Suprema (non so se chiama così) della Federcalcio ed era stato anche amico personale di Enzo Ferrari. Luigi Ramponi quando viene nominato Direttore del SISMI è considerato unanimemente un ottimo professionista, che ha in uggia la burocrazia, che sa organizzare bene e lavorare bene  e che una volta tanto non ha paura delle parole. Quando lo nominano lo attende a Forte Braschi  un compito non facile. Trova infatti un SISMI chiacchieratissimo, sia pur ripulito dalla P2 ma ancora con l’antica propensione alla reticenza su cose come “Caso Monte Nevoso”, o “Caso Orfei”, o e qui si fa veramente difficile, il “Caso Ustica”. Pare che tutti siano soddisfatti della nomina, caso più unico che raro. Nel coro di soddisfatta fiducia, c’è una voce dissonante, che è quella di Ambrogio Viviani, già capo del controspionaggio militare e successivamente deputato del Parlamento Repubblicano. In sintesi (e non è cosa da poco) Viviani dice che la nomina di Ramponi è un errore e per dare un’idea della gravità di tale scelta, la paragona a quella che portò Giovanni De Lorenzo, alla guida del SIFAR. Ambrogio Viviani a sua volta, come giustamente accade a chi ha servito nei servizi, è stato protagonista di episodi complessi tra i quali, per interpretare la sua ostilità a Ramponi, si potrebbe ricordarlo come l’uomo che, da colonnello del CS del SID, arrestò, su informazioni certe del Mossad, cinque terroristi  che stavano progettando un attentato per far esplodere in volo l’aereo con a bordo il primo ministro israeliano Golda Meir. Erano tempi in cui la comunità internazionale era convinta che Gheddafi utilizzasse i proventi del petrolio per finanziare il terrorismo dilagante e sopratutto quello guidato da George Habbash. Così, quando il 23 novembre del 1973 precipita, nei pressi di Porto Marghera, l’aereo Argo16, causando la morte di quattro ufficali dell’aeronautica, si pensa subito al sabotaggio quale vendetta del Mossad. Perché quella ritorsione?  Si disse che  che con quel con Argo16, vecchio Dakota C-47, fossero stati riconsegnati liberi alla Libia i cinque di cui sopra. Era l’11 novembre del 1973. Un pasticcio all’italiana che fini con la punizione, così si disse dello sgarro fatto agli alleati israeliani. Negli anni né i servizi segreti (e come mai avrebbero potuto farlo?) né i nostri governi confermarono la tesi.  Anzi il solito Giulio Andreotti, nel 1989, vi apporrà il segreto di Stato.

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Passando alla seconda data che ho citato, 28 gennaio 1992, vi preciso che è quella in cui il Generale Ramponi è ascoltato dalla Commissione Parlamentare sulle stragi che indaga su Ustica. È l’ultima audizione formale della Commissione presieduta da Libero Gualtieri. L’audizione di Ramponi non aggiunse nuovi elementi a quanto era già noto all’organismo bicamerale.

Ramponi disse di non avere novità sull’ipotesi di un coinvolgimento francese fatta dall’Ammiraglio Martini qualora fosse vero che ci fosse stato un attacco aereo. In quella data si era riservato di dare ulteriori elementi su diversi argomenti: il “Codice 56”, l’aereo che la sera del 27 giugno 1980 (data della strage) si suppone trasportasse un personaggio illustre; la tensione tra l’Italia e Libia a causa dell’accordo di cooperazione firmato con l’Italia a la valletta; il possibile legame tra Ustica e la Strage di Bologna. Niente di niente come ben sapete.

E veniamo alla terza data certamente la più significativa; 31 luglio 1992.

Dopo le stragi (per anni in Italia non si è fatto altro) di Capaci e di via D’Amelio, cioè dopo l’uccisione dei giudici Borsellino e Falcone e le loro scorte, il Governo licenzia in tronco il Generale Luigi Ramponi e lo sostituisce, alla guida del SISMI, con il generale Cesare Pucci.

Fine del mio coccodrillo personale.

Sul licenziamento in tronco ancora mi faccio delle domande e non riesco a darmi delle risposte.

Oreste Grani/Leo Rugens