Macron e lo DGSE cioè il servizio segreto francese

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Quindici anni dopo, da un Le Pen all’altro: lo stesso risultato, sia pur raddoppiando i voti del padre. La xenofobia, l’antisemitismo non sono passati come alcuni agitatori di opinioni pubbliche e mestatori internazionali si auguravano. La questione delicata e che, per fermare la signora e il suo fascismo, sono dovuti scendere in campo, dietro a Macron, i servizi segreti (solo quelli francesi?) e banchieri di vecchia data.

Situazione bizzarra che vede un concorrente che non era prevedibile fino a quattro mesi addietro, ora divenire Presidente della Francia, cioè di uno dei protagonisti (così è ancora) del Grande Gioco Geopolitico (GGG).

Parto dal Servizio Segreto estero francese che da quando, nel 1982, è stato riformato, ha preso il nome di DGSE. In precedenza si chiamava SDECE e con questa sigla è diventato famoso (a volte anche troppo e tristemente) nel corso di tutta la guerra fredda. Che non ha interessato solo il grande duello USA-URSS. Ad esempio i francesi diventano famosi (ovviamente parlo di ambienti circoscritti), nel lontanissimo 1964, per aver saputo usare, dopo averla abilmente reclutata, una contessa (a capo dello SDECE c’è stato per anni il conte de Marenches!) perché si introducesse nella suite (non ricordo bene se solo nelle stanze o anche nel letto) del sottosegretario di stato statunitense George Ball in occasione dei negoziati sulla liberalizzazione del mercato mondiale del commercio. E secondo il colonnello Marcel Le Roy (che cognomi, che classe questi francesi!) che partecipò alla missione per fottere gli americani fottendo il sottosegretario di Stato, il piano era stato concepito personalmente dall’allora ministro degli Affari Economici, Valery Giscard d’Estaing. Ripeto: che cognomi, che profumo emanano solo a scriverli, che menti sopraffine! La contessa sottrae dalla stanza gli ordini di Washington. E da allora è guerra senza quartiere ma non con i russi ma con la CIA. Alcuni anni dopo, per rincarare la dose delle ostilità, sempre il conte de Marenches, riesce a sapere con anticipo informazioni sulla svalutazione del dollaro! Il conte avverte doverosamente il Presidente della Repubblica, Georges Pompidou, il quale, da scaltro ex banchiere (ma anche questo Macron se ne intende di banche a quanto si è visto), informa la Banca Centrale di Francia (bei tempi quando le banche centrali esistevano) e Parigi trae un enorme profitto giocando sulla speculazione della valuta americana.

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Bei tempi quando, freschi di grandezza e d’impero, i Servizi segreti francesi non sfiguravano nel mondo intero. Anzi. Bei tempi quando a Parigi (e nella elvetica Berna) giravano i cinesi che contavano, ancor prima di insediarsi all’ONU. I francesi, inoltre, se proprio devo ricordare qualcosa, sono stati tra i primi (e ancora su questo terreno sono rimasti abili mentre li fottono sulla sicurezza interna ma per motivi culturali molto più complessi) a sviluppare un’intelligence economica-finanziaria con la missione principale di irrompere, con una certa determinazione, negli affari dei propri alleati occidentali. Lo facevano (o lo fanno ancora?) per avere moneta di scambio da giocare nelle trattative di natura prettamente (o apparentemente) geopolitica.

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I francesi è doveroso ricordarlo sanno (o forse sapevano) quello che si deve fare nel campo dell’energia, dell’elettronica, della documentazione industriale della comunicazione e questo per anni o facevano sostenendo, ad esempio, AIX- Marseille “I”, Facoltà di Scienze  in cui si facevano (si fanno?) ricerche militari finanziate dal Ministero della Difesa, a 3, place Victor Hugo, 13331 Marseille o di intelligenza artificiale, scienze matematiche, fisico biologiche e immunologiche, a AIX-Marseille “II”, a Jardin du Pharo sempre a Marsiglia. I francesi, perso l’Impero, battuti in Indocina, cacciati dal Nord Africa, ridicolizzati nel Canada francofono, non si sono ritirati manco per il cazzo e quanto è successo prima con Hperyon a Parigi, poi con l’asilo dato a tutti i terroristi italiani, con Ustica, con la vicenda in Libia, in Siria e, per altri versi, con il caso Shalabayev-Ablyazov, ne è una chiara testimonianza.

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6/7/1983 President Reagan during a meeting with Alexandre de Marenches in the Oval Office

In questa area di esempi possibili c’è il caso (ancora se ne leggono le conseguenze in quel grande e tormentato che è la Nigeria), dell’impulso che lo SDECE diede al separatismo biafrano, in modo da scalzare inglesi e americani dal controllo del petrolio in Nigeria. Era il 1968 e gli americani, tramite agenti anche spagnoli-franchisti, infiltrati tra i giovani rivoluzionari di mezza Europa, restituivano, durante il Maggio francese, le cortesie ai galletti parigini. In realtà la guerra tra USA e Francia non ha avuto un attimo di tregua e a questo duello dedicherò alcuni post  perché ne vale la pena. Dal Quebec libero, alla guerra contro la “americanissima” Greenpeace con assalto incluso alla Rainbow Warrior. Quando fu personalmente François Mitterrand a dare l’ordine. Perché, in Francia, a differenza dell’Italia dove un Silvio Berlusconi qualunque, un Mario Monti, un Enrico Letta, un Matteo Renzi, o un Paolo Gentiloni hanno diritto a dare ordini ai Servizi, solo il Presidente può dare disposizioni di tale complessità. E in Francia c’è la buona/cattiva abitudine di dare questi ordini. O almeno un tempo era così. Per questo, tra l’altro,  ci si deve porre il problema di chi sia il vero capo della Francia, dal momento che al DGSE, Macron deve l’autostrada che gli si è aperta davanti quando Fillon, concorrente probabile all’Eliseo, è stato tolto di mezzo. Dallo DGSE.

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Senza mai dimenticare che tramite gli archivi dei documenti segretissimi della Sureté Générale (controspionaggio dell’epoca) e del Deuxième Bureau (spionaggio sempre dell’epoca), alimentati per mezzo secolo prima che cadessero nelle mani dei sovietici che a loro volta li avevano trovati nascosti dai tedeschi in un castello a Praga (bottino di guerra fatto durante l’occupazione della Francia) la famiglia Rothshild non ha segreti su come abbia fatto i soldi. Durante i secoli ma anche in epoche dove soldi non ne avrebbe dovuti fare. L’archivio di tutto quello che è successo in Francia prima dell’arrivo dei tedeschi a Parigi è stato portato a Mosca, al n°3 di via Vyborgskaia e per portarcelo ci volle un treno di ben 38 vagoni dal momento che parliamo di 300.000 dossier compilati dalla Sureté Générale, 20.000 dallo Stato Maggiore Francese, 50.000 dal Ministero della Guerra e altre migliaia da quelli delle Finanze, dell’Agricoltura e dell’Aviazione. In mezzo a questa montagna di carta c’erano, solo dedicati alla famiglia Rothschild, 1.500 (!) fascicoli. Ovviamente tutto quello che riguardava la Massoneria francese da quando era arrivato dagli Stati Uniti, Benjamin Franklin.

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Solo nel 1991 si aprì la trattativa per la restituzione dell’Archivio e questa avvenne a caro prezzo dopo che tutto fosse stato dematerializzato e conservato a Mosca in copia. Io che so (come alcuni di voi) quanto pesò, per la storia della Repubblica italiana, l’eredità degli archivi dell’OVRA di cui quel mascalzone di Umberto Federico D’Amato, si impadronì dirigendo l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno e con che spregiudicatezza lo seppe usare per divenire uno degli uomini più potenti del nostro martoriato Paese, mi chiedo chi abbia comandato, per decenni, in Francia, a prescindere dal Generale De Gaulle? E con questo penso di aver cominciato a dire la mia sulla catena di comando che certamente filo dirige Macron, ragazzo certamente esuberante a letto e tanto intelligente da aver fatto innamorare la sua insegnante ma che non sa dire/pensare due parole in croce che altri non gli abbiano elaborato. Imbarazzante la fissità inespressiva da robottino/androide ancora una volta ieri mostrata. Non sa neanche dire: Viva la Repubblica, Viva la Francia.   

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Per tacere dell’offesa, dai veri padroni imposta, dell’inno di una Europa che continua ad essere solo dei banchieri, suonata prima della Marsigliese.

Prima si subito bisogna che chi pensa che l’elezioni per il futuro parlamento italiano siano già vinte, metta la testa su queste cose. Complesse e culturalmente impegnative.

Oreste Grani/Leo Rugens