Chi ha ordito il disegno del cybericatto?

 

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E dopo tanto tuonare, alla fine piovve. Anzi, ha grandinato. Per essere realistici, è in corso un’alluvione che potrebbe assomigliare al Diluvio Universale, di antica memoria.  Non tanto per il numero dei Paesi interessati (99) perché potevano essere banalmente “tutti”, né per gli importi (36.000 soggetti concussi per 300 dollari fa, orientativamente, 10.800.000) ma perché evidentemente ci troviamo in presenza dell’attuazione di uno dei tanti momenti prevedibili e previsti del pio desiderio “più tecnologia, più controllo”.  A fronte di tale ipotetico controllo ormai esasperato, cercare/trovare protezione per la privacy o per i beni immateriali, è pura illusione. Le informazioni che diventano il bene che ora viene attaccato, corrono/giacciono ovunque e non corrono/giacciono, come si fa credere alla gente, in modo sicuro. Sono tutte porte aperte/spalancate quelle attraverso le quali si entra e si esce dal cyber mondo. Ho scritto, in questo marginale e ininfluente blog, tempo addietro, e più volte, che la rivoluzione tecnologica (la quarta per l’esattezza cioè quella di Turing) prodotta dal rapido sviluppo del computer e del video, ha creato una nuova geografia delle relazioni di potere, inimmaginabili fino a trent’anni addietro: le persone sono ridotte a dati e le loro menti sono indotte a fondersi nel flusso realtà-schermo e per tale diffusa e immateriale condizione di vita la sorveglianza ha teso a svilupparsi su scala mondiale e nel tentativo di controllare questa condizione universale emerge un potere autoritario ma che, stiamo attenti, in parte lui stesso fiorisce sul vuoto. A fronte di questo disegno oligarchico la resistenza politica (perché anche se sembra altro questa storia, qualora fosse “sincera” puzza lontano anni luce di politica) si sta delimitando un suo spazio elettronico. Difficile da individuare in un pianeta senza confini. 

L’Occidente, come hanno detto e scritto altri meglio di me, si è preparato a questo momento per duemilacinquecento anni. Nella filosofia/cultura antica è sempre esistita un’idea del virtuale, fondata a volte sul misticismo, altre volte sul pensiero analitico astratto, o sulla fantasia romantica. Tutti questi approcci hanno formato e manipolato mondi invisibili accessibili soltanto con l’immaginazione (quanti racconti sono stati scritti su quanto sta accadendo!) ma dopo sostanzialmente l’attività investigativa e inventiva di Alan Mathison Turing questi momenti, solo immaginati e immaginabili, si sono sviluppati al di fuori della dimensione puramente onirica e si sono manifestati nello sviluppo e nella comprensione della tecnologia. 

Se uno va per questi mari, questi “pesci-criminali” trova. 

Se poi siano dei criminali o, viceversa, dei sabotatori/provocatori pronti a far scattare, con il loro “attentato/estorsione”, la più dura repressione delle libertà in rete che mai si sarebbe potuta immaginare, e da vedere. Chissà, ancora una volta, nella storia, chi ha dato l’ordine di “incendiare il Parlamento”? Certamente, se uno ascolta il Ministro Padoan che, tempestivamente, sussurra/biascica (come lo rappresenta Maurizio Crozza) che ci si deve preparare ad una assoluta intransigenza nel restringere le libertà che connotano la rete, qualche dubbio che questa cosa che sta accadendo, stia accadendo a comando, mi viene.  

Oreste Grani/Leo Rugens

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