Umberto Saccone, il M5S e la sicurezza partecipata
Nel Paese dei Gattopardi non si finisce mai di imparare!
Partiamo da questa banalità per riprenderci dalla lieta sorpresa che abbiamo appena ora provato per aver letto quanto il professor Umberto Saccone lascia scritto nel web sul tema della sicurezza diffusa e partecipata o, meglio, ubiqua, come da oltre dieci anni chiamo questa disciplina complessa.
Lo fa ospitato nel blog di Beppe Grillo e quindi con l’imprimatur del M5S. Ritengo che lo abbiano invitato a scrivere perché dicesse cose intelligenti sull’intelligence che sarà. E’ così è stato: il professore, anche questa volta, dice cose serissime, tutte condivisibili ed ho un gran piacere personale che le dica perché, che un’autorità come lui le dica, conforta chi per anni le ha dette, in solitudine e inascoltato.
Inascoltato in un Paese, negli ultimi decenni, “sotto schiaffo” soprattutto in questo settore delicatissimo della macchina statale.
Sotto schiaffo come non si può neanche lontanamente immaginare.
Questo declino è avvenuto durante gli stessi anni in cui Saccone, con scienza e coscienza, consigliava, sul tema della sicurezza, i vertici dell’ENI, a cui, per incarico professionale, guardava anche le spalle.
Siamo certamente di fronte ad un avvenimento da non sottovalutare e che potrebbe essere il primo vero segnale del cambiamento in essere in questo nostro Paese confuso, senza ormai una visione all’altezza della complessità geopolitica incombente.
Se un uomo come Umberto Saccone lascia, sostanzialmente, il campo dove da sempre aveva brillantemente operato e sceglie di dare spunti di riflessione a quei sovversivi pentastellati, la Repubblica potrebbe ancora essere salvata. “Arrendetevi”, gridava incompreso Beppe Grillo nelle piazze d’Italia. Se uomini come Umberto Saccone si schierano con il MoVimento ai nemici della Repubblica non rimane scampo.
Faccio il meravigliato ma in realtà seguo, defilato (come sono stato educato a fare), dal 18 dicembre del 2015, la marcia di avvicinamento del professore al mondo a cinque stelle.
Seguivo e facevo il tifo. Saccone era tra gli ospiti presenti in sala alla manifestazione di lancio dell’iniziativa politica che il parlamentare Angelo Tofalo ebbe il coraggio di avviare sotto il titolo “Intelligence Collettiva: le informazioni al tempo di internet tra potenzialità e minacce“. So che il professore era tra gli ospiti perché (ora sparo una delle mie cazzarate) fu mia cura che gli fosse segnalato il convegno e l’importanza di una ipotesi di lavoro, sia pur in fase embrionale. Lo feci utilizzando prudentemente amicizie comuni. Chi mai potevo presumere di essere se avessi preteso di argomentare direttamente la fertilità di una tale ipotesi di lavoro intelligente? Poi fu provveduto, ad opera di quelle stesse amicizie, alla registrazione del prestigioso ospite. Lo feci sperando che quella mattina scattasse un innamoramento con il M5S dopo che una persona intelligente, colta, professionale aveva dovuto, per motivi di servizio, servire un personaggio come Paolo Scaroni.
Pensai che al professore un po’ di aria fresca gli avrebbe fatto bene. E così è stato. E di questo sono contento.
Ben arrivato professore.
Oreste Grani/Leo Rugens
DA LO STATO INTELLIGENTE A INTELLIGENCE COLLETTIVA
- 13 Sep 1932, Weybridge, Surrey, England, UK — The Dynasphere is demonstrated by it’s inventor, J. A. Purves. — Image by © Austrian Archives/CORBIS
Troppa o poca che sia la presenza dei militari nelle complesse vicende in essere (la guerra tra la gente e le minacce implicite nella fase terroristico/preinsorgente che l’ISIS ormai ha intrapreso) i nostri compatrioti si dovranno necessariamente abituare, quanto prima, a capire in cosa consista la preparazione, l’organizzazione e l’impiego di tutte le forze del Paese, per assicurare l’integrità nazionale.
Quando gli USA (mi scuso per la semplificazione) dicono che siamo in guerra e la situazione ISIS è sfuggita di mano e, uno come Putin, enuncia parole fino a poco tempo addietro tabù (armi atomiche!), penso che sia chiara la dimensione della complessità in cui ormai in molti (ecco la mondialità dell’attuale guerra) ci si trovi. Questa storia innescata dalla guerra contro l’Iraq di Saddam (anche qui semplifico), muta forma di ora in ora e questa continua transizione ad altro obbligherà a ragionare tutti i cittadini di cosa ci si debba preparare ad affrontare. Dicevo che si dovranno capire quanto prima l’insieme delle predisposizioni, delle attività di ogni ordine (politico, militare, economico, finanziario, psicologico) che lo Stato attua (o dovrebbe saper attuare) per garantire la propria sicurezza e quella dell’oggetto stesso del suo essere cioè quella dei suoi abitanti.
Dovremo saperci muovere rapidamente, dal noto all’ignoto di una tale situazione, tenendo conto che gli elementi costituenti la “difesa nazionale” sono tutti basti su fatti teorici che nessuno dei componenti l’attuale classe dirigente politica ha mai vissuto se non per quattro paginette forse distrattamente lette.
La Difesa Nazionale – articolata nelle due componenti 1.”Difesa militare” (qui ci potremmo anche essere avendo alcuni gradi comandanti una qualche esperienza ma di natura circoscritta a teatri di guerra esteri e atipici rispetto a quanto potrebbe aspettarci in Patria) e 2. “Difesa Civile” (e qui forse ci siamo) – ha un solo vertice se le cose precipitano con caratterizzazione squisitamente politico-strategica.
E qui casca il solito asino. Se la situazione dovesse degenerare (mi mantengo nella necessaria vaghezza) è la “politica” (quella cosa che conoscete con i nomi e cognomi che vi passano in testa) a dovere guidare la traversata nel deserto della “guerra tra la gente” costituendo l’organo decisionale al massimo livello, sintesi di due vertici tecnici, di livello paritetico (ve lo immaginate in Italia una situazione di non “qui comando io” e di non “fatevi i fatti vostri”), collegati tra loro mediante appositi organi di “cooperazione civile-militare” e individuabili rispettivamente, quello militare, nello Stato Maggiore della Difesa e quello civile, mi sembra si chiami, Segretariato Generale per la Difesa Civile.
Queste incertezze sulle denominazioni dipendono da averli visti mutare nel tempo e non aver mai fissato le loro “sigle”. Sul fatto invece che la Difesa Civile e la Difesa Militare, tra loro integrate, dovrebbero dare vita alla Difesa Nazionale, sono certo. Il valore e la capacità di fare fronte agli avvenimenti che si delineano è determinato, oltre che dalla consistenza qualitativa dei due citati elementi costitutivi singolarmente presi (attrezzature e addestramento fatto), anche dall’incidenza che la prassi cooperativa e la stima tra le due realtà determineranno. Non può esserci una valida Difesa Nazionale se non esiste una Cooperazione Civile-Militare che amalgami tutte le forze della Nazione nel quadro di un costante indirizzo politico al riguardo. E qui ricasca l’asino. Chi può onestamente affermare che questo elemento del “costante indirizzo” esista? E aggiungo, libero di pensarlo e di dirlo, anche di stima tra i vertici degli organismi interessati. Ecco cosa per anni ci siamo permessi di dire rispetto alla meritocrazia (Roger Abravanel dove sei?) come elemento base costitutivo di una Strategia di Sicurezza Nazionale (vedete care “amiche” e “amici” che siamo arrivati ai grandi eventi e ancora la questione posta della necessaria messa appunto di una ragionata lungimirante Strategia di Sicurezza Nazionale non è risolta come ora è evidente anche ai ciucci presuntuosi?) senza la quale difficilmente usciremo vivi e sovrani da questo “Grande cambiamento” appena iniziato.
Oggi tutti parlano di sicurezza e di intelligence culturale e parlandone ritengono che magicamente si possano risolvere le difficoltà (tragiche) che ormai si presentano “all’incasso”. Ho il ricordo di un incontro nei miei uffici di Palazzo Cenci con Luigi Sergio Germani, coordinatore e animatore scientifico e culturale del Centro Studi Gino Germani avente come tema il mio desiderio di veder trattato da uno specialista in materia il tema della Strategia di Sicurezza Nazionale. Dopo pochi giorni uscì, a cura di Germani un intervento sulla Rivista “I Dioscuri” che in qualche modo sostenevo e a mia volta promuovevo.
Il “ragionamento” (Allegato 1) lo trovate di seguito e ditemi cortesemente se perseguito, a tamburo battente, da quel momento in poi, a qualcosa di meglio di ciò che adesso vi state per ritrovare, non si sarebbe arrivati?
Nessuno nega che, da anni, in ambito europeo o NATO (quindi anche in Italia) non esistano momenti di cooperazione tra civili e militari e ciò non sia un fatto acquisito nei più svariati campi applicativi e soprattutto nella ricerca scientifica e tecnica ma che questo lavoro, anche di grande qualità, sia avvenuto in assenza di un qualunque fenomeno politico-culturale tendente a far nascere realmente un soggetto statuale/federale (gli Stati Uniti d’Europa?) evoluto e capace, autorevolmente, di non far accadere almeno in parte ciò che sta accadendo e quanto di ulteriormente grave potrebbe accadere!
La Difesa Nazionale disgiunta da una “storia” europea di “intelligence” prima di tutto diffuse, partecipate e culturali, è una chimera. L’autorevolezza europea si sarebbe dovuta anche costruire con passaggi intermedi dedicati all’intelligenza dello Stato/Stati come ebbero a dire i partecipanti al Convegno “Lo Stato Intelligente – I finanziamenti europei per l’innovazione e la sicurezza” e alla sua necessaria divulgazione e comprensione in ogni paese della costituenda Europa. Centrammo i ragionamenti sulla necessaria intelligenza dello Stato (era il 23 marzo 2012 e l’argomento fu trattato dalla, ora nominabile (sua esplicita e anche perentoria richiesta), dottoressa Emanuela Bambara) e sui fondi europei (miliardi di euro!) previsti entro il 2020 per il tema specifico della sicurezza, lanciando l’appello molto prima quindi di quanto Renzi vi vuol far credere. La nostra proposta aveva qualcosa di rivoluzionario che non seppi difendere da invidie e interessi nemici del cambiamento implicitamente proposto. Era poco, ma meglio di niente.
Ma questa del “meglio che niente” e di un centro studi che avevo proposto a degli addetti ai lavori (così sarebbero dovuti essere) è un’altra storia che, a giorni, comincerò a raccontarvi.
Ora si delinea, incubato e protetto da Angelo Tofalo, esponente di una forza politica emergente (emersa) il M5S, un tentativo altrettanto importante, anzi di più, di porre al centro del dibattito e dell’azione politica il tema dell’Intelligenza dello Stato. Il 18 dicembre p.v si terrà un convegno “Intelligence Collettiva: le informazioni al tempo di internet tra potenzialità e minacce” di particolare importanza e su cui tutti gli ambienti che, negli anni, hanno saputo porre attenzione, sia pur con le ovvie posizioni interpretative diverse (se non addirittura divergenti), al tema della Sicurezza Nazionale, è bene che partecipino.
Soprattutto dopo, a cose dette nella sede istituzionale, è determinante che non venga a mancare mancare il contributo di riflessioni e consigli. La pulizia mentale del M5S è una garanzia di una opportunità possibile che non dobbiamo consentire, in momenti tanto drammatici, che venga dispersa.
In bocca al lupo ai cittadini che si stanno autorganizzando anche su questo tema delicatissimo e strategico per la sopravvivenza stessa della Repubblica
Oreste Grani
Allegato 1Verso una Strategia di Sicurezza Nazionale per l’Italia
Spunti di riflessione
Luigi Sergio Germani
A partire dal 2002 un numero crescente di Stati industriali avanzati elaborano una propriastrategia di sicurezza nazionale (SSN), ossia un documento governativo che possiede le seguenti caratteristiche essenziali.
Un tale documento (periodicamente aggiornato) fornisce una “meta-strategia”: le linee-guida strategiche per le policies governative in vari settori: politica estera, politica della difesa, sicurezza interna dello Stato e ordine pubblico, sicurezza economico-finanziaria, sicurezza energetica, cyber-security, protezione delle infrastrutture critiche, ricerca scientifica e tecnologica, sicurezza ambientale e sanitaria.
La pubblicazione nel 2002, da parte dell’Amministrazione Bush, della National Security Strategy of the United States of America e, nel 2003, della strategia di sicurezza dell’Unione Europea dà l’avvio a una tendenza che interessa un numero crescente di Paesi europei e occidentali. La Federazione Russa elabora la propria SSN nel 1999 e adotta una nuova SSN nel 2009.
Tra i Paesi europei che elaborano una SSN vanno ricordati l’Olanda (2007), la Gran Bretagna (2008), la Francia (2008), mentre nel 2008 il gruppo parlamentare tedesco CDU/CSU propone ufficialmente di adottarla anche in Germania. Nel 2009, il Primo ministro spagnolo Zapatero affida a Javier Solana, ex Segretario della NATO, il compito di dirigere una commissione interministeriale avente il compito di elaborare una SSN spagnola.
I paesi che hanno adottato una propria SSN hanno nel contempo introdotto importanti innovazioni organizzative nelle loro architetture istituzionali con due finalità: a) il potenziamento del ruolo di leadership del vertice politico-decisionale nella pianificazione strategica e nell’attuazione delle politiche di sicurezza nazionale; b) rafforzamento del coordinamento e dell’integrazione tra tutti gli apparati governativi civili e militari di un paese coinvolti nelle attività di tutela della sicurezza esterna ed interna.
In vari paesi tale processo di innovazione istituzionale ha portato alla creazione di un national security council sul modello americano: una struttura chiamata a garantire una elevata integrazione dei processi decisionali in materia di sicurezza nazionale, oltre che a costituire un brain trust con funzioni di analisi e previsione strategica.
Perché l’elaborazione di una propria national security strategy rappresenta un’esigenza sempre più sentita tra i governi degli Stati industriali avanzati? Nell’ultimo decennio si è diffusa tra le élites politiche occidentali la consapevolezza della necessità di adottare un nuovo approccio alla gestione della sicurezza perché sono profondamente cambiati lo scenario geostrategico mondiale e la natura e i connotati dei rischi e delle minacce.
Le politiche tradizionali di tutela della sicurezza appaiono sempre meno adeguate per contrastare minacce complesse, multidimensionali, interdipendenti e in continua evoluzione. Alcune di queste minacce sono chiaramente percepite e conosciute, ma altre sono ambigue, di incerta interpretazione o addirittura non ancora percepite. Inoltre, tra minacce esterne e interne vi sono stretti intrecci e interrelazioni fino al punto che spesso diventa difficile stabilire chiare e nette distinzioni fra le due tipologie di minaccia.
Per fronteggiare il nuovo quadro di rischi e minacce si rende sempre più necessaria, secondo la percezione di diversi governi, l’elaborazione di una grand strategy, un disegno strategico olistico e integrato, per la protezione del proprio sistema-paese.
Una serie di macro-tendenze globali stanno dando vita a una nuova epoca geostrategica che presenta problemi inediti di sicurezza per i Paesi industriali avanzati e per il sistema internazionale nel suo complesso. Tra le più importanti di queste macro-tendenze vanno menzionate le seguenti.
- Lo spostamento di ricchezza e potere economico dall’Occidente in Oriente e l’ascesa di nuove potenze economiche in Oriente e nel Sud del mondo.
- La pressione sempre più intensa su risorse particolarmente strategiche (energia, risorse idriche, risorse alimentari) a causa della crescita della popolazione mondiale e del dinamismo economico delle potenze emergenti del mondo non-occidentale.
- Cambiamenti climatici e ambientali, destinati ad aggravare il problema della scarsità di risorse e a innescare migrazioni di massa.
- Molteplici sviluppi scientifici e tecnologici su diversi fronti: biologia sintetica e biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze e scienze cognitive, tecnologie dell’informazione e della ciber-aggressione. Si tratta di innovazioni che hanno applicazioni in campo militare e possono essere adoperate come strumenti offensivi anche da parte di attori non-statali illeciti (in particolare gruppi terroristici e criminalità organizzata).
- Un sistema internazionale sempre più multipolare e tendente alla frammentazione, caratterizzato dall’ascesa di nuove potenze geopolitiche (Cina, India, Russia, Iran, Brasile, etc.) che sfidano l’egemonia degli Stati Uniti, nonché dalla crescente influenza di attori e poteri non-statali, sia leciti che illeciti.
- Dinamiche di indebolimento e disgregazione degli Stati in alcune aree del mondo, il che determina i fenomeni dei “failed states” e dei “buchi neri geopolitici” (territori che sfuggono al controllo di qualsiasi Stato).
- La crescita di movimenti religiosi o etnico-religiosi fondamentalisti di rivolta contro la modernizzazione e contro la globalizzazione dominata dall’Occidente: un fenomeno che si va diffondendo con particolare intensità nel mondo islamico, ma si rileva anche all’interno delle altre grandi religioni mondiali.
- La crescita a livello globale di movimenti e sub-culture anarco-libertarie di radicale contestazione della globalizzazione e di opposizione a qualsiasi forma di potere e di autorità. Il ciberspazio rappresenta sempre di più l’arena privilegiata per le loro attività militanti, che comprendono anche l’aggressione informatica finalizzata a colpire i simboli e gli strumenti del potere economico e politico (tra cui lo strumento della segretezza).
L’elevata complessità e gli elementi di radicale novità che caratterizzano l’attuale evoluzione del quadro globale geostrategico, e dei rischi che ne scaturiscono, hanno persuaso diversi governi europei della necessità di elaborare una propria SSN. Una componente essenziale di detti documenti strategici è l’analisi dei rischi e delle minacce ritenuti più insidiosi. Tra le tipologie di rischio più di frequente evidenziate vanno menzionate le seguenti.
- Proliferazione di armi nucleari, chimiche e biologiche.
- Radicalismo e terrorismo di matrice fondamentalista islamica.
- Strategic information warfare (attacchi cibernetici e/o operazioni di disinformazione/ influenza).
- Rischi per la sicurezza energetica nazionale derivanti dalla crescente competizione per le risorse energetiche a livello globale.
- Vulnerabilità delle infrastrutture critiche nei confronti di possibili attacchi sferrati da attori ostili o di eventi distruttivi naturali.
- Fenomeni di radicalizzazione di determinati settori e gruppi della popolazione e altre minacce alla coesione e stabilità politico-sociale acuite dalla crisi economica mondiale.
- Epidemie e altre minacce sanitarie alla sicurezza umana.
- Potenziali riflessi negativi dei mutamenti climatici sulla sicurezza nazionale.
- Criminalità organizzata e le sue infiltrazioni all’interno del sistema economico e degli apparati politico-amministrativi.
- Spionaggio politico, militare, economico e scientifico-tecnologico effettuato da Servizi d’intelligence esteri con il ricorso sempre più frequente a strumenti di aggressione cibernetica (cyber-espionage).
Il nostro Paese non dispone ancora di una propria SSN. Come rilevato da un recente studio in materia, in Italia esistono diversi documenti ufficiali relativi a alle politiche della difesa, estera, della sicurezza interna/ ordine pubblico e del comparto intelligence (elaborati rispettivamente dagli organismi responsabili di questi settori), ma non un unico documento di livello politico-strategico dedicato alla sicurezza del sistema-Italia nel suo complesso.
Appare pertanto opportuno prendere in attenta considerazione le tendenze in atto in molti Paesi europei e occidentali in materia di gestione della sicurezza nazionale e avviare una riflessione circa la necessità di adottare una SSN per l’Italia e sui lineamenti fondamentali di una futura SSN italiana. Ciò richiederà l’attivazione di sinergie fra Istituzioni, Università, centri di ricerca scientifica, think tanks non-governativi, e imprese nazionali d’interesse strategico.
Intelligence Collettiva: le informazioni al tempo di internet tra potenzialità e minacce.
PALAZZO DEI GRUPPI
via Campo Marzio, 78
ADIACENTE PALAZZO MONTECITORIO
CAMERA DEI DEPUTATI
Aula dei gruppi
Con la globalizzazione, l’innovazione tecnologica, internet, il web e la crescente rete di informazioni che ne sta conseguendo, i concetti di sicurezza, di intelligence e di privacy assumono un ruolo ancora più importante.
Un numero sempre maggiore di persone ha oggi accesso ad una infinita mole di dati e contemporaneamente ne immette nella rete.
Sono milioni ormai gli utenti che utilizzano social network, motori di ricerca, blog e servizi web per costruirsi o esprimere un’opinione ed effettuare scambi economici.
Le multinazionali di internet devono il loro successo alla creazione di questi nuovi diffusissimi strumenti di comunicazione tra le persone ed oggi possiedono una quantità di informazioni spesso superiore alla capacità informativa dei singoli governi.
Questo ci impone di pensare a un’indispensabile e costante dialogo tra le istituzioni e le aziende che garantisca da un lato la libertà di espressione e dall’altro i diritti inviolabili dell’utente.
Nasce da qui il concetto di Intelligence Collettiva: un nodo utile a interconnettere cittadini, governi e aziende proiettandoli consapevolmente in un futuro in cui l’intelligence opererà sempre di più in uno spazio “virtuale”.
L’incontro di venerdì 18 dicembre 2015 è solo il primo di una serie di appuntamenti, parte di un percorso, che vedrà la partecipazione di molteplici attori con rinomata esperienza nell’ambito della Sicurezza Nazionale e nel complesso quadro delle comunicazioni moderne.
Com’è cambiato il mondo dell’Intelligence? Dove sta andando? Come sono cambiati i codici di comunicazione, i linguaggi e le immagini nell’era di internet? Quanto questo incide sulla nostra privacy? Come renderemo più sicuro il nostro “sistema paese”? Come sta mutando il concetto di sicurezza?
Queste e tante altre domande troveranno risposta grazie al contributo di chi opera quotidianamente dentro e fuori le istituzioni nel sempre più complesso mondo dell’informazione.
– INTERVENTI –
Angelo Tofalo – Membro Copasir, introduzione e moderazione dei lavori;
Luigi Di Maio – Vicepresidente della Camera dei Deputati, saluti istituzionali;
Giampiero Massolo – Direttore del Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza (DIS): L’Intelligence del futuro, l’importanza delle informazioni per le scelte strategiche di un Paese, cyber-security, integrazione Intelligence italiana con aziende pubbliche/private, sicurezza partecipata;
Antonello Soro – Presidente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali: La privacy ai tempi di internet, riferimenti al quadro normativo attuale e ipotesi future;
Roberto Di Legami – Primo Dirigente della Polizia di Stato, Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni: come sta mutando su internet l’attività di contrasto alle minacce;
Microsoft Italia – Dott Pier Luigi Dal Pino, Direttore Centrale Relazioni Istituzionali ed Industriali;
Facebook Italia – Dott.ssa Laura Bononcini, Head of Public Policy di Facebook Italia;
Twitter Italia – Dott.ssa Livia Iacolare, Manager of media partnership di Twitter Italia.
SI AVVICINA IL CONVEGNO “INTELLIGENCE COLLETTIVA” E IL CONSIGLIO AFFETTUOSO E RISPETTOSO È CHE “NESSUN DORMA”, SOPRATTUTTO DOPO
L’84enne Lamberto Dini, recentemente, ci ha informato di praticare il sesso due volte la settimana e senza aiutini, questo dopo che con una veemenza che mi fu subito sospetta (penso di essere stato il primo a denunciare – mai smentito – la presenza negli organigrammi del costituendo partito Rinnovamento Italiano di tale Pompa certamente Pio) aveva fatto di tutto (riuscendoci) perché la presidenza del COPASIR, che per consuetudine spettava al maggiore partito dell’opposizione parlamentare, cioè il M5S, andasse invece all’inoffensivo leghista Stucchi.
Con una strategica paziente marcia di avvicinamento al cuore del problema di ogni democrazia (chi custodisce i “custodi” della Repubblica e quindi chi e come viene reclutato, selezionato e promosso alla guida dei Servizi di Intelligence?) finalmente, venerdì 18 p.v., con il convegno “Intelligence collettiva” il M5S, anche e non solo per merito del cittadino parlamentare Angelo Tofalo, sbuca, dopo un prudente percorso carsico, al centro dell’agorà parlamentare-telematica e prova a riprendersi quella posizione di guida che solo l’inesperienza del momento e il mestare di individui sempre al servizio di interessi di Paesi terzi quale può essere stato ancora in quella occasione Lamberto Dini, rese impossibile.
C’è un tempo per ogni cosa, continua a suggerire, da oltre 2500 anni, il saggio testo dell’Ecclesiaste e venerdì è tempo per dare dare inizio a quel gran cambiamento in questo settore nevralgico della vita democratica repubblicana senza il quale tutto potrebbe essere vano. La scelta culturale che si intravede, anzi, che ormai emerge, dal tema del Convegno e dalle modalità con cui è stato organizzato, ci rassicura che, con la lentezza propria di chi sa muoversi per cerchi concentrici di conoscenza e di progressiva presa di coscienza della complessità della materia che chi aspirava a poter/saper giocare al Grande Gioco, sa quello che sta facendo. Come sapete, da qualche anno (dicembre 2011) per rinnovare (?) le risorse umane a cui affidare le sorti della sicurezza nazionale e quella parte di responsabilità internazionali che sono ancora implicite nella adesione alla NATO e alle sue declinazioni, chi era già responsabile da anni delle inadeguatezze del settore, si indirizzò verso le università per dare vita al reclutamento di intelligenze capaci di analizzare le complessità geopolitiche in atto e sempre più pericolosamente in divenire.
Non è questa la sede per dire altro su questo giusto ma complesso approccio e come stiano andando queste campagne di reclutamento. Non sta a me e a questo blog. Dico solo, facendo i migliori auguri agli organizzatori del Convegno e a chi ha già deciso di intervenire che, come si vedrà certamente nei momenti successivi a questo esordio, provare a dare vita al Grande Cambiamento Culturale nell’ambiente di cui stiamo parlando, potrebbe essere la cosa più complessa che, fino ad oggi, con infinito coraggio, i giovani grilli hanno saputo realizzare. Dal 19 dicembre 2015, non sarà una passeggiata. Fatelo dire a uno che nella sua semplicità per aver sottovalutato “le reazioni e resistenze al cambiamento”, ci ha rimesso moltissimo e, per poco, non ci rimetteva tutto. Anche se stesso.
Oreste Grani che si augura, in questo campo minatissimo, che il M5S, sappia indicare un’alternativa a quanto fino ad oggi si è ritenuto sufficiente per affrontare la drammatica guerra tra la gente ormai in essere.
A proposito si SIAE e degli uccellacci tipo condor o nibbio che ci svolazzano intorno ( altro che cuculi)
http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2018/06/26/news/cosi-gli-ex-007-dei-servizi-israeliani-hanno-indagato-su-rovazzi-e-fedez-ecco-tutta-la-storia-1.324154
Vecchie conoscenze, a quanto pare …
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Mi piace questo cuculo vigile, mi piace. Sperando che il sentire sia reciproco.
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https://www.anmil.it/Iniziative/Archivioiniziative/LANMILallaFieraAmbienteLavoro/AmbienteLavoro2014/LaSecurityAziendale/tabid/1950/language/it-IT/Default.aspx
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