Se dopo Ivrea il futuro è questo, c’è poco da stare allegri

ELEZIONI-(3)

Nella a me vicina Guidonia ha vinto per la carica di sindaco un cittadino a cinque stelle. Così a Mottola, Santeramo, Canosa, Acqui Termea, Ardea, Fabriano e Carrara (città di donne e uomini liberi fino ad essere stata in passato un covo di anarchici-repubblicani) ha stravinto il candidato a cinque stelle Francesco De Pasquale. Risultato importante per Carrara e tutto il territorio limitrofo su fino alla Liguria e alla Lunigiana, terra un po’ ligure un po’ toscana. Pizzarotti ha stravinto a Parma, anch’essa città limitrofa. In verità lo hanno votato in pochi (il 58% del 45% di chi è andato a votare e gli aventi diritto erano 144.335 parmigiani) ma a sufficienza. In tutta Italia hanno votato in pochissimi e grazie a queste percentuali “antidemocratiche” le oligarchie (e intendersene) partitocratiche hanno, da domenica, il controllo di troppe amministrazioni locali. Gli untori dell’apatia vincono in Italia e nel resto del mondo. Le mie amiche Valentina Nappi (a cui avevo attribuito anni addietro questo pensiero) e Tera Patrick lo avevano previsto. Le due pornostar non potevano immaginare che anche i pentastellati ci si sarebbero messi a far maturare un senso di inutilità alla maggioranza dei cittadini su cosa sia opportuno fare per non far morire la democrazia: perché, i bravi cittadini onesti, come dice Beppe Grillo, si capisce lontano un chilometro, non fanno squadra! Cosa grave! Si impara a fare squadra nei luoghi deputati ai processi formativi ma questo tipo di addestramento bisogna volerlo perché possa dare frutti ed emergere nei momenti conflittuali. Che non fosse un pranzo di gala ma una guerra ai “ferri corti” lo si sapeva ma pensare che senza reclutamento, selezione, formazione del ceto politico da candidare lo spontaneismo della rete facesse il miracolo, è da ingenui. Ma è dire poco.

Nel vuoto spinto che si sta generando quelli che banalmente vengono chiamati “centrodestra” (in realtà sono un comitato d’affari di alcuni che hanno formazione ideologica a destra), vincono quasi ovunque. E si metteranno, avendo bisogno per esistere e per inclinazione antropologica di mezzi finanziari smisurati, a saccheggiare la cosa pubblica. Questi euforici amministratori ricominceranno, in questi territori nuovamente occupati e secondo una prassi consolidata, a rubare.  Il “centrosinistra” (in realtà sono un comitato d’affari di alcuni che avevano formazione ideologica di sinistra) vince meno ma è pronto a fare, con il centrodestra, un solo comitatone d’affari a livello nazionale. Contro il M5S. Realtà che comunque poco ha saputo/voluto fare perché questa situazione pericolosa e di malaffare non si determinasse nuovamente. Dopo questi giri di valzer, la provincia “infetta” vien lasciata nuovamente nelle mani di corrotti o corruttibili. La Capitale, ereditata infettissima solo un anno addietro, ancor peggio, si è ritenuto che potesse essere amministrata, nell’ombra, da una figuretta come Raffaele Marra (“monsignore mi raccomanda per entrare nei servizi segreti?”) nelle mani, a sua volta, di uno come Paolo Scarpellini. Non si può e non si deve poter parlare di ingenuità quando la posta in gioco è la libertà e la sovranità di un popolo. Perché di questo si trattava quando ci si trovò nel privilegio storico di formare la quadra che avrebbe dovuto guidare il “riscatto nazionale”, la “liberazione dalla tirannide partitocratica”, un nuovo rinascimento, partendo da Roma.

rodotà5

Torno sul mio pensiero ossessivo da vecchio signore rincoglionito quale sono. Reso tale anche dal caldo.

Quella sera, Beppe Grillo doveva osare e arrivare a Roma dove, da ore, migliaia di persone occupavano gli spazzi limitrofi al Parlamento al grido di Rodotà, Rodotà, onestà, onestà, tutti a casa, tutti a casa. Ma Beppe Grillo, per un eccesso di spirito democratico (così voglio credere), non arrivò mai a Roma e ora stiamo come stiamo, tra Dudù e Renzi Matteo che certamente si ritroveranno alleati.

Come pompieraggio cammomilloso niente male ma, come incursioni nel futuro, mi sembra che si metta molto, molto molto male. Ivrea o non Ivrea.

Oreste Grani/Leo Rugens