L’abolizione della schiavitù c’è ma… a chiacchiere

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Oggi i media ci informano che dal Libano parte un’offensiva militare per dare il colpo di grazia all’ISIS in Siria.

Siamo tutti lieti.  Vedremo l’esito di questo altro atto destabilizzante compiuto in assenza di una visione strategica che risolva, al tempo, annose questioni geopolitiche e umanitarie.

Cambiamo tema, ma solo apparentemente. L’atto di Emancipazione del 1833 portò la liberazione totale degli schiavi che vivevano in Inghilterra, solo nel 1840! La schiavitù ebbe termine in Francia nel 1848, in Olanda nel 1863 e negli USA, con la vittoria dei Nordisti, nel 1865. Date e fatti formali. Importantissimi, ma formali. Se non fossero solo formali non ci sarebbero le schiave sessuali che ci sono, in tutto l’occidente, a disposizione degli ormoni maschili. Se oltre 150 anni addietro il mondo civile è stato capace di formulare ed applicare gradualmente una dichiarazione che poneva fine al traffico degli schiavi, perché oggi, per pochi euro, è possibile ancora avere, mutatis mutandis, in schiavitù, per sfogo sessuale, una adolescente africana, sia pur per poche ore? Se si avessero soldi, la si potrebbe tenere in schiavitù a vita. Ma cosa è il progresso civile se non continua sensibilizzazione delle nostre coscienze che le dovrebbe rendere sempre più ribelli alla crudeltà e all’ingiustizia? Perché, indifferenti, dobbiamo poter leggere articoli come quello che trovate a seguire nelle stesse ore in cui la cronaca di sbarchi, di attacchi terroristici, di drammi per sete, fame, desertificazione ci raggiunge a “mitraglia” senza che nulla cambi? Anzi. Se non è razzismo e neocolonialismo quello che sta dietro allo sfogo sessuale attuato da milioni di uomini sulle provinciali di quel nostro ipocrita Paese di cosa si tratta? Perché non si ferma questa schiavitù? Ve lo dico io: non interessa a nessuno che si chiuda un’ombrello protettivo anti terrorismo dei tre in auge (ENI, Vaticano, Criminalità) per cui nessuno vuole toccare gli incassi e il sommerso indotto dalla prostituzione africana che, in un modo o nell’altro, finisce nelle tasche anche delle mafie nostrane. L’illecito deve vivere a cielo aperto a dimostrazione che il lecito non ha cittadinanza. Non solo sulle consolari. Soldi e testimonianza della debolezza dello Stato. L’abolizione della schiavitù, in Italia, c’è stata a chiacchiere. Come quasi tutto.

Oreste Grani/Leo Rugens

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P. S.

Io mi chiederei perché da tempo non sospetto in questo blog si parla di Nigeria, di assenza di una anagrafe degna di questo nome nel più popoloso paese dell’Africa (futuro terzo del Mondo, dopo Cina ed India), di una motorizzazione, di un catasto, di una tessera sanitaria. Vedi nostri post (LA QUESTIONE DEL CONTARSI IN NIGERIA (PROGETTO BRISIN) COMINCIA A DIVENIRE TEMA FORTEMENTE CONDIVISO IN RETE – NIGERIA-BRISIN-ANAGRAFE E NON SOLO. AD ESEMPIO ENI, SCARONI, DESCALZI, ETETE, BISIGNANI – DELLA NIGERIA, DELLA SPINTA DEMOGRAFICA E MIGRATORIA, HO LE PROVE LOGICHE CHE NON GLIENE FREGA NIENTE A NESSUNO) e nostra indicizzazione nei motori di ricerca telematica. Mi farei la domanda e mi darei una risposta. Noi sappiamo quello che, nella nostra marginalità e ininfluenza, stiamo facendo. Riteniamo che non sia così per quanto riguarda il Governo italiano, sostanzialmente indifferente e disinformato su tutto quello che accade in Nigeria e intorno agli ambienti della cosiddetta Diaspora Nigeriana. Di cui nessuno si interessa culturalmente, politicamente, investigativamente parlando. E penso di sapere quello che dico – come sempre – quando dico una cosa.


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