Che si possa pensare di essere in grado di spezzare le braccia di un eritreo ci deve far riflettere

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Virginia Raggi, invidiosa del record di Donald Trump ha fatto fuori un altro assessore (bravo e competente e schierato con il M5S da sempre), impegnata in questo duello a distanza, perde il tram (sic!) di compiere scelte eque in tema di “senza casa” e di comunità di derelitti accampati, questa volta, a Piazza Indipendenza, che come ebbi a dire in un lontano post, è sito romano che “non porta bene”. Da quando prese le botte in Piazza Indipendenza (nello stesso identico posto dove alcuni giorni addietro si decideva che la geopolitica di risolveva spezzando braccia eritree) è, ad esempio, sostanzialmente sparito dalla scena politica Cesare Landini che da potente sindacalista della FIOM è diventato un fantasma del “contrasto ai padroni”, sempre di più svociato. In quello stesso punto furono attinti tali Paolo e Daddo (giovani di sinistra del Movimento a loro volta “accavallati” con P38) e, subito dopo, fu il ’77, cioè il vero inizio della degenerazione degli “anni di piombo”, compreso manifestazioni violente di piazza, affollate quali l’Italia non conosceva prima e non dovette riscontrare, mai più. Almeno fino ad oggi.

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Non è stata un’idea furba (l’ennesima, signora Raggi!) quella di far togliere le castagne dal fuoco alla Polizia di Stato in questa problematica che, a differenza di altre questioni su cui ha ragione a lamentarsi delle difficoltà ad agire (ATAC/Trasporti-AMA/Rifiuti-ACEA/Acqua e luce ed altre amenità del genere) in cui l’hanno lasciata Marino, Alemanno, Veltroni, Rutelli, poteva, in 12/15 mesi, mettere mano alla questione “comunità estere abbandonate”, vere bombe da disinnescare (non bombole) per tanti e variegati motivi. Questa politica fallimentare (e non mi riferisco al fallimento del Comune che potrebbe stare dietro l’angolo di ognuna delle vicende che le prospettano gli eventi) non se la meritavano i 770.000 mila che l’hanno votata e tantomeno i 9.000.000 di cittadini pentastellati che nella primavera del 2013, avevano affidato al M5S la realizzazione del sogno di mandarli tutti a casa. Si, sogno che non solo si allontana ma con le sgangherate “non scelte” che anche lei continua a fare, si  potrebbe allontanare sempre più. Anche se doveste vincere per manifesta inferiorità degli avversari in Sicilia e poi nelle ormai certe elezioni nazionali. Ormai certe un corno perché dietro ad ogni provocazione, amica Raggi (ma in questo è troppo, troppo, troppo inadeguata) ci può essere il trappolone di un cambio paradigmatico delle Regole del Gioco che potrebbero, in situazione di ulteriore emergenza, potrebbero consentire ad ambienti reazionari e desiderosi di tornare ai bei tempi andati, di estrarre il coniglio nero dal cilindro nerissimo, sospendendo, anche formalmente, le garanzie costituzionali.

Adua

Il gioco per il potere politico è sporco, come dovrebbe sapere anche una giovane avvocatessa dopo alcuni anni passati nel Consiglio Comunale di Roma. Ho citato il ’77, perché spero che la brava Virginia Raggi sappia contate fino a ’78, anno in cui viene ucciso Aldo Moro, e, con la morte di Moro, la sovranità geopolitico-mediterranea italiana. L’assenza di una sovranità nazionale e di una qualunque dignitosa politica estera è alla base della presenza, in quelle condizioni di degrado e di possibili reazioni violente, degli eritrei (ma avrei potuto dire nigeriani). Tutto, amica troppo semplice Raggi, nella fase storica si lega e ha una sua forma di interdipendenza e per poterla affrontare questa complessità ci sarebbe voluto uno staff pre-selezionato, mesi prima della vittoria certa, piuttosto che arrivare in carrozza in Campidoglio senza sapere che pesci prendere. Sono costretto a ricordarle che lei come consigliori (anche nel settore della sicurezza e dell’intelligence quindi) si era preso un tipo alla Vincenzo Marra. Quasi peggio di Alemanno con il distratto Mario Mori. Perché chi non avesse visto la pervasiva presenza della banda Buzzi-Odevaine-Carminati “non mafiosa” ma certamente criminale, in Roma, come andrebbe definito se non un maxi distratto? Come lei si è rivelata essere, di fatto, una distratta, passo dopo passo, su quasi tutto quello che ha cercato di fare per… non “mandali tutti a casa”.  Ma non si parlava di eritrei o di nigeriani quando ci si radunava in centomila a Piazza San Giovanni per spinarle la strada del Campidoglio ma di ladri di Stato italiani. Massaua è lontana da via Aldrovandi.

Mikael-Adua

Signora sindaca per poter non far succedere cose tipo quelle che sono successe alcuni giorni addietro, lei avrebbe avuto bisogno di uno staff, non dico transdisciplinare che sarebbe stata cosa impensabile ma almeno interdisciplinare tale per cui qualcuno, mesi prima della sua vittoria certa, cominciava a dirle che un giorno avrebbe dovuto riassumere in se la responsabilità di quanto non-non-non è stato fatto, nei decenni precedenti, anche per quanto riguarda, ad esempio, la comunità eritrea a Roma, comunità che va conosciuta almeno nella sua dimensione storica. Comunità, da oltre cento anni, legata alle conseguenze dei sogni colonialistici imperiali italiani. Dei sogni, delle stupide avidità, dei comportamenti criminali a suo tempi tenuti. Per non fare figure da cioccolatai su come si sconfiggono gli eritrei (spezzando qualche braccia) bisognerebbe saperne un po’ di più su cose apparentemente lontane come chi fosse Giovanni Sapeto o Rehan Bay piuttosto che la società di navigazione Rubattino o piuttosto chi fosse Menelik II, o il conte Pietro Antonelli o il trattato di Uccialli. Noi, amici cari, con quelle popolazioni, alla fine, le abbiamo sempre prese e le braccia ce le hanno sempre spezzate gli altri anche se avevamo provato in tutti i modi (compreso gasandoli) a metterli sotto. Crispi fece finire, una prima volta, in un bagno di sangue i sogni di grandezza. Ma anche dopo, le abbiamo sempre prese, che fossero gli inglesi o i francesi a mestare perché le prendessimo. Per decidere che si possono spezzare le braccia a quei tipi, si deve almeno sapere qualcosa del terremoto devastante del 1921 quando a Massaua non rimase una casa in piedi, una che fosse una. O almeno sapere dove è Assab da cui alcuni degli sbandati potrebbero arrivare.

Ras-Mikael-Adua

Comunque non confondere i somali con gli eritrei e non aver chiaro tra quali popolazioni si nascondono realmente i nemici dell’Italia. E questo si può fare solo con un lavoro sistematico di intelligence culturale con le comunità in diaspora aiutandole, coltivandole, separando i violenti dagli amici possibili.  Lavoro che nulla ha a che vedere con andare, buttare per strada donne e piccolini e spezzare le braccia. Siamo senza pensiero strategico, sindachessa mia, siamo orfani di un pensiero geopolitico legato alla sicurezza nazionale degno di tale nome. Come  anche nei giorni scorsi si è visto.  Come vede ad ognuno il suo: lei non può essere responsabile di essere ciò che è, cioè una brava persona ma non certo Ernesto Nathan, ma alla classe dirigente (che non state mandando a casa) la responsabilità di non aver predisposto mezzo pensiero di sostegno ad una Capitale che è senza né capo né coda perché, a sua volta, è testa vuota di un ectoplasma che continuiamo a chiamare Italia. Gli eritrei (quatto gatti disperati) inseguiti per le strade della Capitale, sono il segnale di una confusione mentale che fra pochi giorni (e dico pochi giorni) si vedrà quanto è degenerata.

Oreste Grani /Leo Rugens