Cosa sta cambiando nel M5S?

grillo a Roma

Mi era sembrato di intendere che alla base del M5S della prima ora ci fosse una forma di liberalismo politico. Dal momento che lo scopo del liberalismo politico è di connettere una particolare maniera di intendere la libertà e l’uguaglianza con una particolare concezione della persona, la cosa mi era piaciuta. Mi era sembrato che il Movimento si rivolgesse soprattutto ai cittadini che volessero realizzarsi come persone autonome e inoltre in grado di cooperare tra di loro. Questo era il M5S. E sotto la spinta di questo desiderio diffuso rispetto alla dittatura oligarchica dei partitocrati, il M5S è cresciuto, fino ad arrivare a raccogliere quasi 9.000.000 di voti. Mi era sembrato inoltre che il MoVimento stesse tentando un esperimento di ampio respiro coinvolgendo i cittadini impegnandoli pubblicamente verso una possibile convergenza di giudizi. Non era un vero proclama ma larvatamente mi sembrava che ci si cominciasse a misurare con costituzionalisti e giuristi su chi avesse diritto a fare cosa in una Repubblica democratica. E questo qualcuno mi cominciava a sembrare potessero essere i cittadini liberamente organizzatisi.  Mi era sembrato che persone coscienziose e che avevano idee grosso modo uguali si stessero attraendo liberamente scoprendo che accettando l’impianto deliberativo che andava delineandosi da essi stessi elaborato si preparavano  a quella relativa ma sufficiente convergenza dei giudizi che è necessaria per realizzare una cooperazione sociale efficace ed equa. In particolare la concezione della giustizia come equità  sembrava farsi visione di una robusta maggioranza. I cittadini mi sembravano stimolati a farsi sostanza costituzionale e non sudditi.

ELEZIONI: BEPPE GRILLO A TORINO

Le parole libertà e uguaglianza avevano sempre di più spazio  e mi sembravano divenire base per una concezione della persona che mi tranquillizzava e mi attirava sempre di più. Idee condivise da una maggioranza (dopo i 9 milioni altri si sarebbero potuti aggiungere) per dare sostanza a convinzioni implicite nella cultura pubblica di una vera società democratica. Mi era sembrato che finalmente non ci si trovasse di fronte a gente (gli eletti) che ritenesse propri i voti e quindi la “cosa pubblica”. Finalmente gente (con tutti i limiti della inesperienza)  ma lontana da una visione che chiamerei alla “cosa nostra”. Come mafiosamente intendono tutti gli esponenti della partitocrazia. La consecutio temporum di questo post a cui mi sono sentito obbligato, mi addolora. Mi addolora e mi preoccupa il fatto di essere arrivato ad usare quei tempi e quei modi. La sensazione è che milioni di persone, come lo sono io, siano sconcertate dalla gestione personalistica del mandato parlamentare o territoriale quasi veramente alcuni ritenessero di trattare “cosa loro”. E qui mi fermo, per il dispiacere di dover arrivare a scrivere parole tanto gravi.

Oreste Grani/Leo Rugens movimentista a cinque stelle, dal primo giorno. Come è comprovato in questo blog