Prima di vendere magliette made in Bangladesh una riflessione seria andrebbe fatta da parte del M5S

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Il 24 aprile 2013, 1129 operai bengalesi muoiono nel crollo di una fabbrica tessile.

Il 9 novembre 2015 Leorugens si chiede Perché in Bangladesh danno la caccia agli italiani … e ai giaponesi.

Il primo luglio 2016 a Dacca vengono ammazzati a colpi di machete e di pallottole: 9 italiani, 7 giapponesi, 6 bengalesi, 1 indiano e 1 americano; tra gli arresti spicca quello del professore  Hasnat Reza Karim, della North South University legato agli attentatori.

“Hanno decapitato il Gotha dell’industria tessile italiana e giapponese” dichiarò un addetto ai lavori.

Intanto dal 2013 il numero di morti nelle fabbriche tessili del primo paese produttore al mondo del settore aumenta senza sosta.

Che la strage di Dacca più che una matrice religiosa pare un atto di lotta di classe attuato da un gruppo di giovani di buona famiglia e di buona formazione intellettuale che hanno inteso vendicare le migliaia di lavoratori morti nell’infernale macchina produttiva bengalese. “Metà del governo del paese è costituito da imprenditori del tessile. Il Bangladesh produce più tessuti della Cina” aggiunse l’addetto ai lavori. Che poi sia un false flag con quella motivazione non lo escludiamo. Le menti raffinatissime pullulano ovunque.

Che la strage di Dacca sia stata stranamente dimenticata un anno dopo è un fatto che ci viene ricordato dai russi attraverso sputniknews.com:

— La notizia sul primo anno dal tragico attentato non ha trovato spazio sui media italiani. Secondo te perché?

— È quello che ci domandiamo tutti noi, i famigliari delle vittime. Ci sentiamo sconcertati. A Dacca durante il mio viaggio sono stati tutti ospitali, l’Ambasciata, l’Arma dei Carabinieri e lo Stato del Bangladesh. Mi sono sentito in sicurezza. Al momento della cerimonia di commemorazione erano presenti centinaia di giornalisti e fotografi. Secondo i loro giornali questa era una notizia importante da prima pagina su tutte le testate. Ho sentito un’effettiva solidarietà da parte di tutto il mondo, compreso il popolo bengalese. Nel frattempo sentivo i miei famigliari in Italia, che hanno cercato di organizzare delle camminate in memoria delle vittime. Da parte della stampa italiana c’erano invece solo notizie sul concerto di Vasco Rossi e sulla morte di Paolo Villaggio. Sembrava di essere su un altro Pianeta, nel paese dei balocchi. È una cosa che lascia amarezza, ma possiamo vivere anche senza aprire determinati giornali e senza guardare certa tv.

Tutto questo per dire che i lavoratori bengalesi continuano a morire, le aziende tessili ad arricchirsi e milioni di cittadini inconsapevoli o meno, indossano capi di abbigliamento che possiamo tranquillamente definire “grondanti sangue”.

Ecco allora che ci pare indispensabile riportare una lettera/appello senza risposta che un lettore ci ha voluto indirizzare:

Spett.le Up Commerce (Store M5S),

con la presente sono a richiedervi cortesemente informazioni piu’ dettagliate in merito alla tshirt ufficiale M5S CI SIAMO ITALIA 5 STELLE RIMINI 2017.

https://store.movimento5stelle .it/t-shirt-italia5stelle-m5s. html   (Prodotto ufficiale MoVimento 5 Stelle, lavorato e personalizzato in Italia)

Sarebbe possibile fornirmi “un etichetta trasparente” che riporti in modo inequivocabile l’origine geografica del prodotto ed il modo in cui è stato costruito per tutelare aziende virtuose , occupazione in regola, diritti consumatori ed ambiente per piacere?

Sarebbe per me fondamentale conoscere, prima di procedere all’acquisto, nome impresa produttrice, luogo di produzione / tipo di processo produttivo e caratteristiche materie prime (tipo di materiali e provenienza).

Colgo l’occasione per chiedervi se in programma ci sia inoltre la volonta’ di creare una sezione gadget prodotti in canapa industriale, argomento molto caro al M5S, materia prima ecosostenibile/biodegradabile/ versatilissima e potenzialmente anche autoctona made in Italy.

Sempre in attesa di ricevere un vs gentile riscontro e ringraziandovi anticipatamente per la preziosa collaborazione, porgo cordiali saluti.

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Ci scusiamo per l’immagine sfuocata che così abbiamo ricevuto. “Made in Bangldesh” si legge nella penultima riga

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Non vogliamo aggiungere altro.

La redazione