Si intravede una sconfitta ma la colpa non è solo di Beppe Grillo, scrivevo ieri
Certo che si intravede una sconfitta ma la colpa non è solo di Beppe Grillo, scrivevo ieri. Oggi perfeziono l’espressione e dico che certamente la responsabilità della batosta in arrivo non solo non è solo di Beppe Grillo ma forse non è per niente di Grillo.
Dico questo perché lo penso. Anzi, in realtà, penso che il più innocente di tutti sia proprio Giuseppe Grillo da Genova, colpevole solo, quella sera, vigliaccamente, di non essere arrivato a Roma MENTRE MIGLIAIA DI CITTADINI, IN PIENA CONSAPEVOLEZZA, CIRCONDAVANO PALAZZO CHIGI per determinare la fine della dittatura partitocratica. Altro, in oltre dieci anni di attività politica pubblica e in altri dieci di preparazione a tale comportamento attivo, non gli si può imputare. Grillo ha deciso di ritirarsi, di lasciare tutto a uno che percentualmente ha forse uno 0,01% di probabilità di dare una svolga in positivo al Paese più bello del mondo. Vedete, amici lettori, sono la persona che ha lasciato scritto in questo blog, molti, molti, molti post addietro, che sapevo, con largo anticipo, con esattezza, in che giorno Papa Ratzinger si sarebbe dimesso, e che, per una forma di rispetto assoluta per l’istituzione che stava per essere colpita da tanto atipica notizia, non lo avevo detto a nessuno. Ma io, in quel caso, non ero parte in causa di quella informazione riservatissima per cui tacere mi fu relativamente facile. Questa volta, invece, il M5S è sangue del mio sangue, è parte del mio sogno che svanisce all’alba, è la speranza di 9 milioni di italiani che viene tradita. La Chiesa di Roma da quel ritiro poteva solo che trarre vantaggio e così è stato. Tacere, in quel caso, è stato giusto e opportuno. Dalla fuga/defezione/ritiro/passaggio di testimone di Beppe Grillo, dallo smantellamento (conseguente) del M5S, dalla messa in libertà di milioni di voti, alla nostra Italia – già tanto sofferente – verrà solo che danno e la restaurazione partitocratica se ne avvantaggerà.
È doveroso quindi, in questo caso, dire quello che so: Grillo ha cominciato, con modalità irreversibili, le attività di dismissione funzionali ad abbandonare la barca senza guida e in piena tempesta. Tempesta prevedibile come ormai le previsioni del tempo satellitari consentono di sapere senza errore possibile. Perché Grillo scappi a gambe levate è, per ora, altro dall’avere la certezza che abbia cominciato la grande fuga. Perché proprio ora, è l’aspetto della tragedia che più mi allarma. Perché non prima di Roma, di Genova, di Palermo quando almeno gli errori si potevano giustificare e potevano essere di stimolo a una qualche manovra salvifica? La risposta che mi viene spontanea è che non è stato lui a decidere e chi ha potere di decisione sulla sorte del M5S (e non parlo di Davide Casaleggio ovviamente) ha scelto di far esplodere l’ordigno nelle condizioni ambientali in cui farà il massimo danno. Uscire di scena ora, dopo averci imposto Di Maio il bacia sangue, è non dare alcuna speranza all’Italia, quasi si fosse obbligati a tradirla e consegnarla all’aguzzino, dopo averle dato la sensazione di un possibile lieto fine. Obbligato quindi il geniale interprete, come quando qualcuno gli impose di non arrivare a Roma a guidare la onesta doverosa rivolta popolare al grido di “Rototà-Rodotà”. Obbligato da qualcuno che, avendone il potere, farà in modo che l’oligarchia partitocratica possa riprendere le torture, fino alla morte del nostro amato Paese. Ormai è andata e andrà tutto in malora senza neanche poter dire che andrà tutto a puttane come se ci si trovasse ancora nella fase storica caratterizzata dalle seriali orge nella Villa Casati Stampa, in quel di Arcore. In questi quasi cinque anni parlamentari, chi avrebbe potuto (se ne avremo la forza e la capacità investigativa vi diremo di chi si tratta) nulla ha fatto per disinnescare il ricatto o renderlo sterile con ragionate attività di pre-informazione al popolo a cinque stelle.
E così dicendo do seguito a quanto detto in esordio del post: altri da Grillo hanno la colpa di questa Waterloo. Lui, ricattato (parola forte ma temo puntuale nel suo significato) questo poteva fare e questo ha fatto. Ad altri era dato il compito di ipotizzare uno scenario di questa natura (di facile previsione, vista la posta in gioco), difenderlo da queste pressioni, contrattaccare snidando i ricattatori e vanificando, con fredda intelligenza e le opportune contromisure, l’eventuale materia della pressione indebita. La posta in gioco era la Libertà e in nome della Libertà qualcosa di più di questa “viltà di massa”, di questa “incapacità a fare scudo” in difesa della autonomia di Beppe Grillo da parte di tutti quelli che hanno tratto vantaggio dalla lunga estenuante attività del comico, forse, andava fatto. Anzi, senza forse. Questo è il Paese dove pressioni indebite hanno decine di volta, nei decenni trascorsi, deviato il corso degli avvenimenti così come si prefiguravano.

Francesco De Martino
Questo è il Paese dove per togliere di mezzo un segretario di partito, si è arrivati a rapirgli un figlio in modo tanto intellegibile nelle vere finalità che Francesco De Martino, parlando di quanto gli era accaduto, ebbe a dire: “Venne impiegata una banda, messa su per l’occasione ma per un fine politico indicato da una mente politica rimasta sconosciuta. Questo risulta da varie sentenze. Per me è dimostrato soprattutto dal fatto che l’organizzatore del rapimento si costituì spontaneamente dopo che erano stati presi gli esecutori materiali. Era terrorizzato. E così anche in carcere. Temeva che potessero ucciderlo. Affermò di essere stato indotto al colpo da un esponente di secondo piano della DC, che però nel frattempo era morto. Si può supporre che questo poveraccio era innocente e che venne chiamato in causa solo per nascondere il vero mandante.” I rapitori, populisti demagoghi cinque stelle ante litteram, richiesero un riscatto pari al finanziamento pubblico del PSI! In realtà la cifra la mise a disposizione Roberto Calvi a cui qualche tempo dopo qualcuno fece la pelle a Londra sotto il ponte dei Frati Neri. Torno a dire con pacatezza che questo è un paese frequentato non solo dai Pippo Franco o dai Carlo Verdone e che per il potere se rompi troppo il cazzo non ci pensano due volte a farti fuori o a rapirti un figlio o a sbatterti in galera innocente.
Oreste Grani/Leo Rugens
Non è colpa di nessuno. O meglio, è colpa di Nessuno. Troppo complesse le catene che ci legano a questo Sistema…..e io personalmente non credo ai miracoli. Non mollo, ci mancherebbe, ma tanto è uguale. Tutto troppo complesso…..
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