Uomini di età e di esperienza. Uomini del futuro

spirale-di-luce-1200x800

In molti, leggendo il post CARLO INFANTE – TANTO PER FARE UN NOME – NON SAREBBE STATO MEGLIO DI ROBERTO FICO?  E GABANELLI AL POSTO DI DI MAIO?  avete apprezzato, il metodo del sasso lanciato nell’acqua dello stagno o lago che dir si voglia. Il metodo detto del “Sasso nello stagno”  è parte di un impianto formativo/addestrativo che è in via di sperimentazione prima di divenire anima di una scuola per Operatori di intelligence culturale a cui mi dedico, come passatempo, da anni.

Tutto ideato e messo a punto per il mio esclusivo piacere, quasi fossi un maniacale costruttore di navi lillipuziane in bottiglia.

Torniamo al sasso lanciato nello stagno pentastelato. Avrei potuto fare, partendo da questo marginale ed ininfluente blog, al posto del nome di Carlo Infante, quello di Peppino Ortoleva, piuttosto che quello di Angelo Zaccone o di Renato Parascandalo che, sia pur mio coetaneo (e quindi cominciamo a dire anziano), spero sia in perfetta saluto e capace ancora, come sempre nel passato, di una visione culturale sufficiente in questa fase complessa di mutazione antropologica legata all’evoluzione delle tecnologie e al diffondersi delle reti telematiche ormai vicine a divenire vive e neurali.

Perché questi nomi “rassicuranti”, a giudizio di un dilettante allo sbaraglio/tuttologo/pasticcione e mille altre definizioni che possono essermi affibbiate, fossero però spuntati a fianco, come competenti esperti, dei cittadini pentastellati usciti alla roulette elettorale del marzo 2013, i prescelti dalla dea bendata, avrebbero dovuto almeno conoscerli e apprezzarne la professionalità. Non dico poi che questi stessi signori da me nominati (e mi scuso con loro per primi per questa provocazione) avrebbero accettato di consigliare opportunamente i fortunati di turno (parlo con un certo imbarazzo di parlamentari che devono essere considerati frutto quasi del caso o della fortuna) che è altra questione ancora, ma almeno un timido segnale di buona volontà ad affrontare le complessità che le tecnologie della comunicazione si portavano nella giberna. Invece ho visto spuntare in quota (cioè come dire nulla in quel contesto e quei rapporti di forza nel CDA della RAI) solo uno stanco e isolato Carlo Freccero. Che, non a caso, a poco o nulla è servito. Uno che sapeva dire (sempre per tornare a Carlo Infante con cui per primo mi scuso per questo uso strumentale dei miei ricordi), anni addietro (e dico molti anni addietro) che fosse necessaria e urgente una duplice riflessione, speculare e complementare, dato che si trattava di comprendere quale mutazione epocale culturale fosse in atto tale da scardinare molti criteri stabilizzanti nella secolare civiltà umanistica che caratterizzava la nostra bella Italia e comunque tutto il chiamato occidente. Infante (e il mio archivio me lo ricorda e documenta), oltre venti anni addietro, così si esprimeva a proposito di stereotipi e luoghi comuni attinenti il mondo della televisione e del mitico internet, da pochissimo affacciatosi: ” In primo luogo quella che vede nella tecnologia solo uno strumento da mettere a disposizione di una Cultura (e usò nel testo la C maiuscola). Non è più così. O perlomeno lo è sempre di meno, data l’accelerazione della storia in corsa verso la fine millennio. Potrebbe essere patetico frenare questo processo con l’ansia di chi pensa che l’umanesimo abbia tutto da perdere in questa mutazione culturale. È la parola giusta: di mutazione si tratta. Molto più di una trasformazione.”

caos-info-sfera

Vedete come si anticipava in queste parole il concetto di infosfera/quarta rivoluzione industriale che solo oggi comincia ad essere discusso ad opera, ad esempio e tra gli altri, di filosofi complessi come il da noi amato Luciano Floridi.

“C’è infatti un’impronta antropologica da rilevare nei radicali cambiamenti tra noi e il mondo determinati dall’avvento delle tecnologie digitali. Una rivoluzione copernicana dei nostri modi di vita che in meno di dieci anni ha segnato le nostre pratiche di linguaggio di comportamento, di pensiero. È un emergenza (parola usata con proprietà di linguaggio e non in chiave catastrofica che mi convince rileggendola dopo tanti anni ndr) che andrà ben oltre la dimensione televisiva, si pensi solo alla diffusione esponenziale delle reti telematiche e al boom del fenomeno Internet. In questo senso è decisivo comprendere, prima che sia troppo tardi e che si estenda il divario dicotomico tra Umanesimo e Tecnologia (dove dicotomico è termine che ho aggiunto oggi io per il mio piacere e per omaggio a Edgar Morin ndr) che i nuovi media digitali non sono solo strumenti da utilizzare a fini più o meno culturali ma possiedono un propria specificità tanto che nelle loro inedite funzioni risiede la qualità di una nuova cultura”.

E via così cantando. In questo blog sosteniamo una cosa lapallissiana: prima è prima; dopo è dopo. Infante diceva queste cose prima e mi risulta che continua a dirne e farne altre, ma sempre dello stesso spessore. Se mi darete segnali di gradimento (come è stato in misura notevole il solo aver fatto nel primo post allusione alla materia e alle competenze e se non riceverò, da parte del dott. Infante, l’indicazione di farmi i cazzi miei) continuerò a dire la mia su come si sarebbe dovuto operare (e chi scegliere) per non perdere l’opportunità uscita alla roulette elettorale della primavera 2013. Se ho citato quindi Angelo Zaccone, tornerò su di lui e su chi sia e quali siano le sue competenze; parimenti mi dilungherò su Renato Parascando e su Peppino Ortoleva. Tutte persone che per diversi motivi e diverse intensità (alcuni di loro potrebbero non ricordarsi di me) ho conosciuto e apprezzato, sempre sperando che un giorno la Repubblica sapesse usare intelligentemente le loro capacità, la loro curiosità intellettuale, il desiderio che in ognuno penso di aver saputo leggere, di servire più che di farsi servire.

Ma forse queste sono solo nostalgie del tempo andato che si agitano un vecchio malandato e un po’ rincoglionito dai troppi momenti difficili affrontati. Qualcuno (che mi conosce bene) dice, affettuosamente e di buon augurio, ormai superati.

Vedremo. A prescindere da questi post(ini), auguro a tutti i citati, altri anni di amore per la verità. Amica del libertà e della democrazia.

Oreste Grani/Leo Rugens

P. S.

Aggiungo, per chi troppo pigro di andarsi a vedere chi siano in realtà i fuoriclasse che ho citato nel post, il loro curricula. Tanto per cominciare il tormentone indirizzato a chi non ha voluto avere occhi e orecchie sufficienti per decidere l’insediamento di quel “governo ombra” che in questi anni andava ideato, varato, testato e preparato alla grande opportunità che ora difficilmente si ripresenterà.

Schermata 2017-09-30 a 10.57.07

Schermata 2017-09-30 a 10.59.07

Schermata 2017-09-30 a 14.06.35Schermata 2017-09-30 a 14.06.55Schermata 2017-09-30 a 14.07.07Schermata 2017-09-30 a 14.07.19Schermata 2017-09-30 a 14.07.32Schermata 2017-09-30 a 14.07.44Schermata 2017-09-30 a 14.08.01

 

Schermata 2017-09-30 a 10.59.58Schermata 2017-09-30 a 11.00.23Schermata 2017-09-30 a 11.00.44Schermata 2017-09-30 a 11.01.07Schermata 2017-09-30 a 11.01.29

P. S. al P. S. Sembrano datati ma non solo non lo sono ma sono tutti uomini del futuro. A mio insindacabile giudizio.