Ilario Lombardo manda un avvertimento mafia style a Mario Giarrusso. Il M5S reagisca subito prima che sia tardi
Giarrusso non è Falcone e Ilario Lombardo non è Sandro Viola ma le parole disgustose che il giornalista de La Stampa, Lombardo, indirizza a un cittadino che da trent’anni e passa dedica la sua vita alla lotta alla mafia, e lo fa con discreta abilità, meritano attenzione:
Mario Michele Giarrusso nella sua breve esperienza di senatore si è regalato una pistola, ha dovuto subire il peso di una scorta e ha fatto scomodare il governo di un Paese dell’Unione europea che ha scritto una smentita, mosso l’ambasciata e chiesto alla commissione antimafia italiana una presa di posizione netta.
Non male per la prima legislatura del senatore Giarrusso, un 5 Stelle di quelli un po’ da stereotipo, tutto urla e complottismo, che nella sua così indubitabile lettura degli eventi, dopo la morte della reporter Daphne Caruana Galizia, uccisa in un tremendo e misterioso attentato, ha chiesto le dimissioni del governo di Malta «non perché accusato di corruzione e sotto indagine dalla magistratura, ma per la evidente complicità, quantomeno indiretta per omissione, nell’omicidio». L’avvocato Giarrusso (ché questa era la sua professione pre-parlamentare) parla senza prove in mano ma fino a qui, comunque, tutto fila liscio. Nella sua libertà di cittadino europeo può dire un po’ quello che gli pare, come chiunque altro apra un giornale al bar e dica la sua sulla qualunque. ….
Dove c’è odore di mafia Giarrusso ficca il naso, solo che questa volta non ha calcolato le distanze diplomatiche per misurare la sua requisitoria contro l’alleato mediterraneo. …
Ma il catanese Giarrusso ha carattere vulcanico, un’indole etnea a eruttare all’improvviso, figlio di un’isola che alla mafia ha sacrificato eroi e macchiette. Con quel faccione arruffato da stregatto immusonito, Giarrusso, dal giorno in cui ha provato a traghettare i suoi riluttanti e inesperti colleghi a votare l’ex pm Piero Grasso come presidente del Senato, si è ritagliato il ruolo dello sceriffo contro gli indicibili matrimoni di interesse tra politica e mafia ovunque nel mondo. L’impegno gli ha fatto guadagnare questa estate le mire di qualche capobastone che di minaccia in minaccia ha costretto il senatore ad avere una tutela provvisoria per muoversi a Catania. Ma, previdente, ci aveva già pensato lui stesso, all’alba della legislatura, a dotarsi di una protezione: una pistola, che in un documentario danese, il primo a entrare nelle viscere dei debuttanti grillini in Parlamento, mostrava di portarsi con sé anche a letto. Una scena che rivela e teatralizza la sua autocoscienza d’attore, la sagoma di un gigante che caracolla scomposto e inciampa in un’incontinenza verbale che neanche nella disciplinatissima caserma del Movimento riescono a fermare. Vedi articolo originale
Lombardo non deve avere colto che il messaggio di cordoglio che Papa Francesco ha rivolto alla famiglia di Daphne, seguente alla dura condanna dell’attentato da parte di mons Scicluna che invitava i maltesi a “difendere la democrazia” del loro paese manifestano una preoccupazione enorme della Santa Sede nei confronti di quel covo di malfattori che vanno sotto il titolo di Cavalieri di Malta, il cui vertice il papa ha recentemente decapitato.
Lombardo pensa sia uno scherzo che Graviano minacci un senatore della Republica e poco ci manca che non insinui che sia Giarrusso stesso a essersi inventato la minaccia.
Lombardo da oggi sarà ben monitorato nei suoi pensieri giacché ha dimostrato di essere della stessa pasta di quel Viola che, con parole quasi identiche, condannava a morte Falcone attraverso un processo spietato di isolamento.
Lombardo appartiene a quel genere umano vigliacco che scrive la parola “eroe” sulle lapidi perché non può scrivere “se l’è cercata”, mentre chi è vivo e combatte la mafia non può che essere una “macchietta”.
Lombardo è di quelli che se non “hai le prove in mano” di mafia non puoi parlare, peccato che se hai tre decenni di studio del fenomeno criminale, Giarrusso con la sua attività li può vantare essendo partito dalla Rete, forse qualche idea ce la può avere.
Avere le prove, avere le prove avere le prove… una formula che rispetto alla mafia sento ripetere da quando ho coscienza di me stesso, ma non c’era bisogno di prove per capire chi fosse il costruttore di casa nostra (1969 a Milano), tale Antonio Virgilio, siciliano, salito alla ribalta delle cronache negli anni Ottanta perché sfuggito alla cattura in quanto pezzo da Novanta della mafia e morto latitante non molti anni fa. I “gorilla” e l’ufficio megagalattico parlavano da soli, quando mio padre lo raggiunse per difendere le proprie ragioni. Qualcuno che lo conosceva bene per ragioni investigative me ne parlò a oltre quarant’anni dall’esperienza di mio padre come di un costruttore molto attivo nel bresciano… oltretutto attingeva i propri capitali dalla banca del padre di Berlusconi. Le prove, le prove…
I deputati del M5S stiano ben attenti a questo Ilario Lombardo e alle sue parole vomitevoli e intimidatorie, facciano quadrato attorno al loro senatore, mascariato da una nota del portavoce della Commissione antimafia, non fate che domani lo “stregatto” diventi un “eroe”. Ne va della democrazia dell’Italia.
Dionisia