Amalia Signorelli non perdona. Ogni pezzo, sul “Il Fatto Quotidiano”, è una tacca. L’antropologa è un cecchino infallibile

Leo Rugens

Amalia-Signorelli

Di fronte alle sue parole, a volte, si corre il rischio dello sconforto. La signora, certamente, non mi legge ma, nel ringraziarla ugualmente, per quello che ci riesce a dire, in Tv e nella rete, voglio, affettuosamente e rispettosamente, provocarla: “Gentile signora, se la sente di chiedere, per nostro conto, ai generali Gallitelli e Del Sette di spiegare agli Italiani di cosa stanno discutendo, in queste ore, mentre non pochi esausti cittadini (forse inopportunamente) sognano che, viceversa, i reparti dell’Arma, guidati coraggiosamente, escano dalle caserme e, all’alba (come da manuale), facciano la rivoluzione (basterebbe, per accontentarci, un sano ed esteso ripulisti di alcune decine di migliaia di “politici” con precedenti per peculato, corruzione, appropriazione indebita) in nome di qualche fiore profumato (non dei garofani perché quella è già stata fatta, a suo tempo, in Portogallo), passando casa per casa, domicilio per domicilio di tutti quelli che, per anni ci hanno turlupinato…

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