Tom Clancy mi interessa come autore perché a volte si fa sussurrare all’orecchio da Steve Pieczenik. Quello!
Spesso i romanzi sono fonti aperte da non trascurare. Quando il racconto è di fantascienza, di fantapolitica o spy story, ancora meglio. Sono fonti aperte di primissima qualità e come tali vanno trattate. Oggi faccio un passo, nella mia semplicità di analisi e con il conforto di strumenti tecnologici inadeguati, verso ciò che ho appena affermato. Pubblico pertanto alcune pagine tratte da un libro uscito nel 1997 negli USA e nel 1999 tradotto in Italia, che mi è utile per inoltrarmi in un settore tanto delicato: quello del sapere estrarre dalla realtà quello che c’è già ma non si vede o che non si riesca ad intellegere, in modo opportuno e tempestivamente. Per tempo intendo dire prima che le cose reali accadano. In questo caso parlo di “Politika” di Tom Clancy, Rizzoli. Tom Clancy ha avuto per alcune sue opere letterarie, la consulenza di Steve Pieczenik che sarebbe poi quel signore che Francesco Cossiga fece venire in Italia durante il sequestro Moro a dirci cosa avremmo dovuto fare perché, come successivamente lui ebbe dire, Moro non ne uscisse vivo da quella avventura. Capite ora cosa volessi dire in esordio del post. Per soldi, spesso, uomini d’ambiente danno consigli. Se lo fanno per opere letterarie è bene saperlo e analizzarle perché il lapsus è frequente. Nessuno è veramente tanto cazzuto da essere un amorale come Steve Pieczenik e non farsi scappare qualcosa. Su cosa e come è un’altro discorso, che sposta sulla abilità dell’analista (o della macchina auto-apprendente) il peso dell’utilità di tale lavoro macroscopico. Utilità e rischio come un’altra opera letteraria (“I sei giorni del Condor” di James Grady) insegna.
Thomas Leo Clancy Jr. nacque a Baltimora (Maryland) il 12 aprile 1947 da una famiglia cattolica, secondo di tre figli di Thomas, un postino, e di Catherine Clancy, impiegata di un negozio di credito. Appassionato fin dalla giovinezza del mondo militare, ne ha tentato la carriera, che gli è stata preclusa a causa della sua forte miopia. Successivamente ha servito nel ROTC della Johns Hopkins University di Baltimora.
Nonostante già da giovane fosse molto dotato per la scrittura, ha iniziato a lavorare come assicuratore, finché a 29 anni non ascoltò la notizia di una fregata sovietica che in Svezia aveva tentato la diserzione, fatto che ha ispirato il suo primo libro: La grande fuga dell’Ottobre Rosso, pubblicato nel 1984, da cui successivamente è stato tratto il film Caccia a Ottobre Rosso.
Tom Clancy era sposato dal 1969 con Wanda Thomas King, una studentessa d’infermieristica con la quale ha avuto 4 figli: Michelle Bandy, Christine Blocksidge, Kathleen e Thomas Clancy III. Dopo il divorzio avvenuto nel gennaio 1999, Clancy ha in seguito sposato il 26 giugno 1999 la giornalista Alexandra Marie Llewellyn (che aveva conosciuto nel 1997), da cui ha avuto una figlia di nome Alexis.
Beneficiava dell’amicizia di molte importanti personalità, tra cui alcuni ex presidenti degli Stati Uniti. Gli analisti dell’esercito degli Stati Uniti mostrarono attenzione per i suoi pareri, offrendogli in cambio la possibilità di imbarcarsi su sottomarini, navi, elicotteri, aerei e altri mezzi militari. La sua passione per l’ambiente militare ha avuto sicuramente molta influenza nella sua vita. Egli possedeva infatti un fuoristrada Hummer e un carro armato M4 Sherman della seconda guerra mondiale, regalatogli dalla moglie per Natale. Possedeva inoltre un poligono personale sotterraneo, dove amava sparare con la sua pistola, una Beretta 92FS. È deceduto a Baltimora il 1º ottobre 2013 all’età di 66 anni.
Il libro che ho scelto “Politika” ha questa trama, scusandomi per tutte le semplificazioni:
Le pagine che riproduco sono quelle che vanno dalla 226 alla 232. Se vi piace lo stile (in realtà conta molto la traduzione, che in questo caso, è di Paolo Volpolini) vi rifilo altri brani. Il motivo di questa “perdita di tempo” è che le cose che leggerete sono ambientate prima del 11 settembre del 2001, giorno ormai noto a tutti come quello dell’attacco alle Torri Gemelle. Prima e non dopo.
Tenete conto che il calendario dell’azione del libro (scritto presumo almeno 365 giorni prima dell’andata in stampa negli USA che è del 1997), si ferma al 17 febbraio 2000, che sono 570 giorni prima del grande epocale indimenticabile attentato delle Torri Gemelle. Come tutta la letteratura fantapolitica o non ci si deve badare se ci sono, nei libri scritti con largo anticipo, riferimenti, assonanze, ipotesi, intuizioni rispetto agli avvenimenti successivamente realmente accaduti. Combinazioni e niente di più. Anche se l’autore è uno che frequentava brutta gente del tipo Steve Pieczenik,
Oreste Grani/Leo Rugens
MORO ANDAVA AMMAZZATO, PAROLA DI PICZENICK, L’AMERICANO
Fallito il golpe fascista di Borghese; bruciati – perché non funzionali ad un disegno “conservatore” – il binomio Sogno-Pacciardi e una cerchia di loro amici (sicuramente e democraticamente ammiratori di una necessaria fermezza “gollista”), con un Violante nella parte dell’inquisitore staliniano, in certi ambienti (abbiamo sentito quali da Giovanni Minoli “esordiente” ieri mattina a Radio 24) si decise di giocare un’altra carta, quella delle Brigate Rosse. Le Br esistevano già, non c’era bisogno di inventarle: bastava che agissero e crescessero, poi si sarebbe visto “cosa farne”.
“Le Brigate Rosse erano proprio quello che dicevano di essere, cioè un’organizzazione rivoluzionaria per il comunismo” dice Giovanni Pellegrino, che se ne intende, avendo studiato con passione e onestà di intenti il fenomeno per anni. Abbiamo sentito le “novità”! Provando però a ricordare che Francesco Cossiga non era questa volpe che, per troppi anni e in troppi, hanno voluto sostenere che fosse. Basterebbe ricordare che il temutissimo sardo, era “amico” di Markus Wolf (vi immaginate Wolf amico di qualcuno?), allora capo della Stasi, il servizio segreto della Germania orientale, il quale gli aveva assicurato che il Mossad sarebbe riuscito a ottenere la liberazione di Moro!
Vi immaginate Israele che vuole salvare la vita dell’uomo politico che elaborava la politica estera italiana in sostanziale continuità con quanto fatto da Enrico Mattei? Ditemi che non credete che Cossiga abbia creduto a Wolf. Ditemi che finalmente, Leo Rugens l’ha sparata grossa ed è opportuno che venga “oscurato”. Ieri a Radio 24, ha parlato l’americano che ha sussurrato cazzate all’orecchio di Cossiga per quasi tutti i giorni del sequestro Moro.
Minoli, come spesso gli capita, non ha fatto nessuno scoop: questa storia è già raccontata, con dovizia di particolari da Stefania Limiti (Doppio livello pag. 27) quando affronta la questione delle “attività camuffate”:
“Le attività camuffate si basano sostanzialmente sulla ricerca di persone disposte a lavorare per la C.I.A., poco importa che siano professionisti o gente senza scrupoli: “Ci si può accontentare anche di individui sufficientemente manipolabili”, l’importante è che consentano un’accumulazione di risorse, umane e tecniche, per poter intervenire in una specifica situazione.
Una delle più grandi operazioni camuffate meglio realizzate in Italia è stata senz’altro l’invio dagli Stati Uniti, dopo il rapimento Moro, di Steve Piczenick, l’uomo “che sabotò dall’interno il Comitato interministeriale che cercava Moro durante il sequestro”. Steve Piczenick fece parte del Comitato di saggi istituito dal ministro dell’Interno per stanare i terroristi e salvare Moro: ma rivelò poi che il suo mandato era ben diverso. Ammise infatti di avere “messo in atto la manipolazione strategica che ha portato alla morte di Aldo Moro al fine di stabilizzare la situazione in Italia”.
Un altro esempio significativo è l’esecuzione del Piano Blue Moon, un’operazione mirata a diffondere stupefacenti negli ambienti giovanili in Italia allo scopo di spegnere l’interesse dei giovani verso le questioni politiche e civili: fu affidata a uno strano personaggio, Ronald Stark, che arriva in Italia nel 1973 e colleziona un’infinità di nomi d’arte, tra cui Maurizio Borghetti (strana assonanza con il nome di battaglia di Mario Moretti-Maurizio Borghi, ma tra i due non risultano contatti), e riesce a penetrare anche gli ambienti brigatisti. Si riferisce a lui l’ambasciatore in Italia Richard Gardner quando scrive nelle sue memorie che avevano un loro infiltrato nelle BR? Rileggere e ricomporre alcune vicende alla luce di questi strumenti di analisi può aiutare a scorgere la somiglianza tra fatti vecchi e nuovi e rappresentare la destabilizzazione come un fenomeno sempre attuale. Insistere è necessario, perché un paese che non ha memoria è costretto a rivivere continuamente il suo passato.”
Ma dove erano i “nostri” se a parlare erano sempre tedeschi, israeliani, statunitensi? Cossiga confessò subito all’americano (e questa è la parte interessante del servizio radiofonico) che il paese non aveva una sua struttura di sicurezza e che l’intelligence era cieca, sorda e muta. Il problema è, da sempre, tutto qui.
Stanchi di tanti “scooppetti” manipolativi, basterebbe che, alle prossime elezioni, vincesse una parte libera di condizionamenti “storici” e la Commissione che si insedierà successivamente ci documenterà come è andata.
Personalmente, ad esempio, nel mio piccolo, chiederò di trovare negli archivi di stato, il nome di quel “testa di cazzo” che diede l’ordine di arrestare, prima del sequestro Moro, senza alcuna utilità se non di far vedere al signor ministro che si operava efficacemente, Luigi Rosati, marito della, già all’epoca, latitante Adriana Faranda. Lo arrestarono prima del tempo. Prima che svolgesse la funzione di “snidatore-esca” (per cui da mesi era attenzionato) di sua moglie Adriana e del di lei compagno d’avventura, Valerio Morucci. Mesi e mesi di rischiose coltivazioni e frequentazioni, svolte in funzione della prevenzione di un episodio eclatante che ero sicuro che sarebbe accaduto. Ritenevo che, ispirandosi, ad esempio, al caso già consumato in Spagna a danno del “Ogro”, Carrero Blanco, i poco fantasiosi brigasti nostrani, avrebbero agito per emulazione.
Il capo del Governo franchista, esponente di primo livello dell’Opus Dei, fu azzerato con un attentato effettuato con esplosivi, ma, nel piano originale, doveva essere rapito con modalità molto simili a quelle successivamente attuate per il sequestro Moro. Avevo avuto modo di leggere un libro delle edizioni del Manifesto, intitolato “Operazione Ogro” che, per i dettagli che conteneva (questo, ad esempio, e quello che, successivamente, chiamerò “Intelligence Culturale”), mi aveva messo in allarme e mi aveva spinto ad aumentare, in accordo con Domenico Spinella e Umberto Improta, la vigilanza stretta su fiancheggiatori e, non sembri un paradosso, avversari ideologici delle Brigate Rosse interni alla sinistra eversiva. Ad esempio erano nemici acerrimi della Colonna romana Br, proprio il Rosati, Giancarlo Davoli, Guglielmo Guglielmi, Andrea Leoni.
Se un Testa di cazzo non avesse dato l’ordine di arrestare Luigi Rosati, sostengo che non ci sarebbe stato bisogno di nessun Steve Pieczenick perché, banalmente, non ci sarebbe stato nessun rapimento Moro. Viceversa, beccatevi il racconto di un uomo, Steve Pieczenick, di scarsissima capacità elaborativa culturale che, a distanza di decenni, pensa di aver fatto il bene dell’Italia. Questo Steve Pieczenick parla senza dire niente se non che Bettino Craxi era ricattabile ancor prima di divenire Premier. Minchia, che notizia bomba.
Ma veramente qualcuno può credere che uno che andava a giocare, sotto falso nome, (avete presente il Marchese del Grillo?) nelle bische del gangster Epaminonda, sarebbe stato, poi, al momento opportuno, libero di scegliere la strada politicamente utile all’Italia? La cosa che, ormai vecchio, imputo alla nostra oligarchia, e di averci lasciato in balia di gente (gli americani) che ha saputo sbarcare in Sicilia nella lunga notte del ’43, solo grazie alle complicità mafiose (da allora le abbiamo in devastante eredità) e che dopo quegli anni non ne ha più azzeccata una sulla faccia della Terra. Cominciando dalla Corea ancora oggi divisa, passando per Cuba, rimasta in mano ai castristi; gente che è scappata a gambe levate dal Vietnam; figuri che hanno provato, in quasi tutti paesi del Centro e Sud America, a decidere per “il bene” di quelle popolazioni. E poi, in Afghanistan, Iraq, Libia, Egitto, Palestina. Per finire, in queste ore, in Siria. Degli arruffoni, sempre costretti a scoprire, dopo, che era meglio fare in un altro modo. Prima si passa per il sangue inutilmente versato dei propri stessi ingenui figli, poi si lascia, per anni, i sopravvissuti a scannarsi.
Un’intervista di Giovanni Minoli a Steve Pieczenik su Radio 24 riapre il caso Moro
Sono passati millenni da quando Benjamin Franklin, in umiltà e in fratellanza, portò, dagli appena nati Stati Uniti d’America, i ragionamenti che illuminarono l’Europa, spingendola a cercare di risolvere, per sempre, il problema delle case regnanti, violente e assolutiste, “cercando” così di indurre la nascita della Repubblica democratica degli Stati Uniti d’Europa. Altro che manipolativi sussurri all’orecchio del sempre insicuro sin da quegli anni, farmaco dipendente, Francesco Cossiga.
Oreste Grani