Espropriamo la Vitrociset! Riprendiamoci quel “dollaro”

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L’attendibilità di una fonte è tutto: il 4 dicembre 2016, da questo marginale ed ininfluente blog, richiamavo l’attenzione su Vitrociset e sui magheggi intorno a quella delicatissima azienda. Il 13 settembre 2017, reiteravamo la segnalazione. Ora scoppia il caso sui giornaloni e sui media e si capisce cosa la rete, senza fabbricare fake news, può fare.

So quello che ho scritto, quando l’ho scritto e perché lo abbia fatto in quella forma, sottolineando principalmente la figura di quel doppiogiochista (con i fascisti prima e poi con i partiti  antifascisti dopo) di Camillo Crociani a proposito di Vitrociset, realtà industriale figlia dei comportamenti tenuti non certo dalla signora Edy Vessel attuale proprietaria dell’azienda, ma da lui stesso, sempre al servizio di Paesi terzi e mai patriottico per un solo istante, fino al giorno della sua fuga e, sempre guidata da lui, da Città del Messico, fino al giorno in cui è passato a miglior vita o dove credeva di andare da morto. Ho scritto chi fosse Camillo Crociani e del paradosso che qualcuno ha lasciato nelle mani della vedova, l’ex bella attricetta, qualcosa che, nella visione del mondo di cui vado fiero, ho sempre sostenuto (e sempre sosterrò) che era ed è – invece – dello Stato Italiano. Come dovrebbero essere tutte le cose/strutture/industrie attive nel campo denominabile “Strategia di Sicurezza Nazionale”. Come, viceversa, in modo particolare da oggi, alle 15:30, su Rai News 24, si capirà cosa in realtà si sia trovato nei conti della Vitrociset, dove si sono accumulati, nel tempo, i risparmiucci dei titolari (500 milioni di dollari!!!!!!!!). Soprattutto perché la notizia che il controllo del pacchetto azionario si riconduceva al possesso di una “sola azione da un dollaro”, vi farà capire come l’architettura finanziaria di quella idrovora innestata nel tessuto connettivo intelligente del vostro Paese, in realtà fosse nella assoluta disponibilità di chissà chi.

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Certamente quell’azione che controlla tutto è nelle mani di qualcuno (o di due?) ma vista la simbologia del dollaro (uno!) emblema di quella piramide tronca nota in tutto il pianeta come metafora massonica, direi che la dobbiamo smettere, seduta stante, di raccontare in giro che non esistono i complotti e le Ur-Lodes latomistiche che governano il Mondo. Smettetela di offendere l’intelligenza di chi, come noi, sa più di quanto vuole far capire ma che quando dice che c’è del marcio sotto ad un brand o ad un ambiente, c’è del marcio e, ormai diciamolo, questo marcio e quasi sempre dovuto alle scelte sanguinarie, avide, egocentriche di aristocratici massoni. Tutta quella ricchezza è stata sottratta ai nostri poveri, ai nostri anziani, alle nostre scuole, ai nostri ospedali. Per il vostro Dio, mentre a Roma nostra, 16.000 persone vivono sotto i ponti (quando li trovano), gente già straricca, tiene al calduccio, per un futuro incerto, 500 milioni di dollari, lucrati grazie all’intelligenza di nostri ricercatori, ingegneri, lavoratori, fino a chi puliva i cessi. Vitrociset, e tutto il magazzino delle sue intellettualità, dei suoi ordini, delle sue commesse, sono della Repubblica e quindi del popolo italiano. Sono decine di anni che Vitrociset vive solo di commesse delle nostre Forze Armate e quindi del bilancio dello Stato in senso stretto. Di quello stesso Stato a cui i furbi pseudoproprietari non volevano pagare le tasse. Va spezzato questo circuito perverso.

Da qui bisogna partire per entrare nel merito di questa losca vicenda e di cosa si debba fare perché, filantropicamente, nessuno venga lasciato indietro. Sarei quindi per aprire un’atipica vertenza in proposito, proponendo l’esproprio della Vitrociset o l’arresto di chi negli anni ha consentito l’osceno saccheggio.    

Oreste Grani/Leo Rugens


 

SE NON È ZUPPA È PAN BAGNATO: VITROCISET VENDUTA A NON SI SA CHI

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La signora Edoarda Crociani che giustamente non si era accontentata dei “non soldi” di Chicco Testa, ha invece accettato quelli di non si sa bene chi. Perché, che ci si trovi di fronte ad un passaggio di mani delicatissimo, è evidente. Che il nuovo acquirente sia realmente Antonio Di Murro o lo stagionato d’ambiente fascistoide romano, Silvano Moffa, la verità è che cose di quella natura non si sarebbero dovuto lasciare in mano ad una signora che le aveva a sua volta ereditate da un marito (Camillo Crociani è deceduto da latitante all’estero) che le aveva portate via al Paese, con scaltrezze e tassi di corruzione imbarazzanti, anche per l’epoca. La verità che quelle cose che oggi passano di mano (e che chissà a chi saranno destinate) sarebbero dovute sempre rimanere nella disponibilità dello Stato. Questo è il fatto iniquo: oggi, per 50 milioni, la Edoarda Crociani disperde/mette a rischio un patrimonio di know how che, banalmente, non dovevano essere nelle sue disponibilità. Quanto oggi viene venduto è infatti frutto del lavoro di centinaia di intelligenze italiane, spesso mal pagate, che per decenni hanno accumulato opera dell’ingegno che ora la ex sexy attrice di serie B, tratta come se fosse il suo guardaroba personale da dismettere o vendere ad un mercatino. Queste cose gravissime stanno accadendo sotto il naso e gli occhi di chi prende soldi (pochi o tanti) dalla Repubblica perché anche questo tipo di cose vengano viceversa trattate preventivamente nell’interesse esclusivo della collettività. Non sono le scarpe Ferragamo o le borsette Fendi le cose che si facevano in Vitrociset. E anche quando era moda ci rodevano le tasche a vederci portare via la creatività italiana, figurarsi come stiamo questa sera. Comunque, diciamolo, ormai siete in troppi che dormite mentre ci portano via gli ultimi gioielli di famiglia. Siete in troppi per pensare che siate solo impreparati. Di seguito leggete quanto con tempestività Gianni Dragoni pubblica oggi sui retroscena del business e del tradimento degli interessi superiori della Nazione. E mentre lo scriviamo (interessi superiori della Nazione) ci facciamo tenerezza perché scriviamo cose che per nessuno ormai hanno senso.

Oreste Grani/Leo Rugens veramente incazzato perché l’allarme, questo marginale e ininfluente blog, lo avevo lanciato ma evidentemente a chi non ha avuto orecchie per intendere.


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CHICCO TESTA, PERSONALITÀ PERICOLOSA, PER CONTO DI MATTEO RENZI, VUOLE FARSI RE DI VITROCISET. E INOLTRE VOTA SI!

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Così, dopo che ricerca scientifica e tecnologica di primo livello attinente la sicurezza nazionale è stata per anni appannaggio, prima come CISET e poi Vitrociset, di Edy Vessel, la procace ex ballerina di fila di Wanda Osiris, in quanto vedova erede del ladro di stato Camillo Crociani, si passa a uno come Chicco Testa, ballerino virtuoso nel giro di valzer politico e valoriale. Passi (si fa per dire) per la bellissima e conturbante triestina Edoarda Vesselovsky, in arte appunto Edy Vessel, che dopo aver fatto l’indossatrice, la ballerina, l’attrice con Ugo Tognazzi, Johnny Dorelli, fino a una parte in un film di Fellini, passando per il notissimo “Guardatele ma non toccatele” di Mario Mattoli, atterra tra le braccia di Crociani che la guarda, la tocca giovanissima e la sposa (la ragazzotta aveva decine di anni di meno) da scapolo avendo pagato da alcuni anni l’annullamento del primo matrimonio davanti alla Sacra Rota per qualche motivo osceno ma non certamente per non aver consumato il matrimonio con Mirella Bogoglio da cui ebbe ben due figli. Questi erano gli orrori/errori che la Chiesa, per soldi, faceva e che oggi, se non li avesse fatti, non vi becchereste la vedova Crociani che pretende 200 milioni di euro, possedendo la Vitrociset dal 15 dicembre 1980, giorno in cui, latitante (!!!) a Città del Messico, tira le cuoia l’ex Presidente di Finmeccanica (oggi Leonardo) Camillo Crociani.

Camillo Crociani fugge in Messico al momento opportuno per non essere arrestato nel pieno dello scandalo Loockeed.

Robba forte su cui inciamparono in molti ma non Crociani e di conseguenza la bella Edy.  Che oggi, dopo aver fatto una vita di lusso e di relazioni di primissimo livello mondiale (dopo che Camillo decede si sposa con il conte Pierluigi Vitalini) si può permettere di avere una figlia Camilla (che sensibilità!) andata in sposa a Carlo di Borbone, a sua volta pretendente ad un trono. E poi uno dice che si butta a “sinistra” e diventa repubblicano mazziniano!

Guai a dimenticare da dove arrivano le ricchezze, come sono state accumulate, chi ha chiuso due occhi perché fossero saccheggiate le casse della collettività e come possa essere che, dimenticando tutti tutto, 36 anni dopo ancora una si può permettere di vendere ciò che, in una situazione di giustizia giusta, non dovrebbe essere mai stato suo. Veniamo all’eventuale acquirente.

Chicco Testa, basterebbe guardarlo con onesto occhio clinico e si capirebbe quanto grave è continuare a non voler vedere ciò che un medicunzolo di quarto ordine diagnosticherebbe a proposito di quel suo continuo sbattere di palpebre e di quella irrequietezza e aggressività verbale che manifesta in pubblico.

Personalità instabile e lacerata dagli esiti delle mille giravolte fatte intorno a valori e convinzioni su cui aveva basato la sua scalata alla notorietà e alla scena politica prima e di potere dopo, lo troviamo oggi al centro di possibili assetti proprietari di ciò che dovrebbe essere esclusivamente dello Stato sin dai tempi di Camillo Cruciani che invece, trattando quelle “cose nostre” come se fossero state realmente sue, se ne arricchì personalmente. Ecco ciò che insinuavo (insinuo, insinuo) a proposito dei se e dei ma che dovrebbero sempre essere utilizzati quando si tratta materia tanto delicata.

È vero che oggi esiste una anziana vedova (Edoarda Crociani) ma che ancora tratta materia e beni che dovrebbero essere stati – all’epoca ed oggi – esclusiva proprietà della Repubblica.

Perché, in un Paese serio, Camillo, latitante e morto all’estero, doveva essere spogliato di tutti i beni. Tranne, se l’aveva, un bicamere lasciatogli dagli zii perché, se ricordo bene, Camillo Cruciani, era orfano di entrambi i genitori quando ha cominciato a fare affari. E che affari, avendo lavorato, da spregiudicato nulla tenente, nel settore dei residuati bellici statunitensi abbandonati in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Ma la vogliamo smettere di prenderci per il culo? Crociani ha sempre fatto soldi in modo oscuro e ben protetto. Fascistone della Folgore (fu un mitico addestratore ai lanci) come era sempre stato, con i soldi del “contrabbando” di ex armi (o di armi?), fonda nel 1956 la Industrial Import che  nel mitico 1968 diventa Ciset. E mentre organizza il suo strumento giuridico, qualcuno lo piazza, nello stesso anno, a fare il presidente e l’amministratore delegato della Finmare e dopo poco dell’intera Finmeccanica. Quella di allora e coeva di Andreotti, Forlani, Rumor. Avete capito come si accumulano ricchezze e in accordo con chi? Io, nella mia invidiosa semplicità, dico che, se oggi si consentisse ai parenti di Escobar di godersi le ricchezze procuratesi con la droga e con il Cartello di Medein, si commetterebbe una ingiustizia sostanziale.

Crociani non era Pablo ma certamente un ladro di Stato.

Vedo che continuo a dire la mia sulla attuale proprietà della Vitrociset che nella mia testa bacata dovrebbe essere azienda della Repubblica Italiana, in quanto a suo tempo andava confiscata e mai più rimessa nelle disponibilità degli eredi.

Continua a parlare della ex bella Edy Vessel e mi distraggo rispetto all’acquirente. Torniamo a Chicchetto.

Chicco Testa è persona doppia, tormentato da una emi-crania (che ne soffra già o meno), che ne rivela il turbamento interiore rispetto ai compromessi a cui si è prestato pur di arrivare a possedere fama (!?), ricchezza, potere(?!).

Ricchezza, certamente; fama, solo cattiva; potere, fino a quando non gli daranno un calcio in culo non considerandolo più affidabile con quegli strizzamenti continui di occhi.

Eppure, intorno ad uno scisso voltagabbana come lui, si vuol far ruotare una realtà imprenditoriale (più la ricerca scientifica che la sostanzia) quale Vitrociset. Come si vede quindi, dopo l’assalto guidato da Marco Carrai all’Intelligence cibernetica, il tentativo di rapinare la “diligenza” dei gioielli residui, continua. E sempre ad opera degli stessi organizzatisi intorno al vanesio (questa volta è Matteo Renzi) di turno. Se parlo dei soliti è perché proverei a non dimenticare che, sempre per continuare a parlare dell’indimenticabile interprete di “Il raccomandato di ferro”, “Un dollaro di fifa”, “Il ladro di Bagdad”, “La guerra di Troia”, “Rocambole”, la straricca vedova si dichiarò pronta, con altri, a seguire Berlusconi che il 7 giugno 2008, a Santa Margherita Ligure, aveva lanciato il tentativo “nazionalista” (mi vergogno per loro) di salvare l’Alitalia. In prima fila all’epoca per tirarci la “sola” Alitalia, c’era pure l’anzianotta signora milionaria ma, quella volta, con altri. Oggi è sola a volere centinaia di milioni per vendere qualcosa che continuo a dire – moralmente – non essere suo.

Vi riportiamo per intero il labirintico articolo del Il Fatto Quotidiano che mi ha spinto a questi ricordi e a queste considerazioni sul diritto alla proprietà. Ci vuole il filo di Arianna (o di Edoarda?) per non perdersi!!!!!!! Il pezzo va letto e, da quel momento, tenuto a memoria, sia che vinca il SI (a proposito, Testa vota SI) che l’augurabile NO.

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Vediamo di capirci su cosa si nasconde dietro la cortina fumogena di una campagna elettorale interminabile e distraente per l’opinione pubblica che ormai è narcotizzata e resa semi apatica da mille altri barbatrucchi, quando filtrano notizie del genere.

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Il SI non è niente rispetto a quello che vi stanno quotidianamente facendo. Solo che, con il SI, si assicurano l’impunità per loro, le loro vedove, i loro figli.

Vediamo in ultimo quanto (visto l’oggi, dobbiamo dire, inutilmente) è comparso sulla stampa (all’epoca perfino autorevole trattandosi del Corriere della Sera) in relazione al potere delle donne della Famiglia Crociani.

CORRIERECONOMIA. STORIE ITALIANE / DALLO STATO LE COMMESSE ALL’AZIENDA DI FAMIGLIA

Crociani: la fortuna cade sempre dal cielo

La Vitrociset gestisce la manutenzione dei radar di tutti gli aeroporti. Nel 1975 lo scandalo Lockheed

—————————————————————– Corriereeconomia.Storie italiane / Dallo Stato le commesse all’azienda di famiglia Crociani: la fortuna cade sempre dal cielo La Vitrociset gestisce la manutenzione dei radar di tutti gli aeroporti Lei e’ soprannominata Miss Duemila miliardi e nel suo Dna familiare scorre la storia della Prima repubblica, quella lunga stagione di intrighi, politica e affari che plasmo’ l’Italia degli anni Settanta. Lui non ha bisogno di soprannomi, perche’ al secolo fa principe Carlo di Borbone, duca di Calabria, 37 anni, Gran prefetto del Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio e – soprattutto – erede al trono delle Due Sicilie. Il sangue che gli scorre nelle vene e’ quello della Storia con la “s” maiuscola, anche se si mormora che il suo conto in banca sia intonato alle minuscole. Ma al cuor non si comanda. Cosi’ Camilla Crociani, 27 anni, bionda, occhi verde – azzurri, fisico da indossatrice, sabato prossimo sara’ protagonista del matrimonio dell’anno. La figlia di Camillo Crociani, l’ex presidente e amministratore delegato della Finmeccanica protagonista dello scandalo Lockheed morto in esilio in Messico nel 1980, va in sposa al rampollo di una famiglia reale che, anche se rimasta senza trono, resta tra i piu’ bei nomi dell’aristocrazia europea. Lei porta in dote non solo il patrimonio di famiglia, ma anche il suo ruolo di manager di una societa’, la Ciset International, sconosciuta al grande pubblico ma molto nota a chi si occupa di aviazione civile e militare. Una gallina dalle uova d’oro, come e’ stata definita, che rappresenta il vero gioiello della dinastia Crociani. E’ grazie all’impero economico cresciuto intorno alla Ciset International di Redu (in Belgio) e alla sua casa madre, la Vitrociset di Roma, che sara’ possibile celebrare con il dovuto decoro le nozze tra il principe e la manager: la cerimonia avverra’ nella cattedrale del Principato di Monaco (dopo che Caserta ha negato l’uso della Reggia), con ricevimento offerto dal principe Ranieri. La partecipazione di nozze arrivata ai 600 invitati e’ lunga quattro pagine, a causa dei molti cognomi degli sposi, ma anche a causa dei tanti appuntamenti di una kermesse mondana che durera’ tre giorni. Ma dietro i luccichii di un evento da settimanale rosa c’e’ la straordinaria vicenda di una famiglia che, in silenzio, e’ riuscita a superare indenne una Tangentopoli ante litteram. E che si ritrova nella Seconda repubblica piu’ ricca che mai, grazie ad amicizie mai troncate con lo Stato committente. E pensare che la fortuna dei Crociani sembrava incrinata per sempre quando l’ex insegnante di educazione fisica divenuto fiduciario dei politici democristiani venne accusato di aver pagato tangenti sugli acquisti di aerei Lockheed. L’ingegner Crociani (in realta’ la laurea era ad honorem), nel 1976 fuggi’ in Svizzera. Poco dopo vennero messi sotto sequestro i beni del suo patrimonio italiano: una lussuosa palazzina ai Parioli, a Roma; la famosa Torre Cervia, villa saracena affacciata sul mare del Circeo, con porto privato ed eliporto; una tenuta in campagna, gioielli per miliardi regalati alla signora Crociani, la bella Edoarda Vesselovsky, ex attricetta conosciuta come Edy Vessel. Se i Crociani potevano permettersi questi lussi era anche grazie alla Ciset, che produceva utili a palate grazie proprio alle commesse che venivano dall’aviazione militare e civile. Proprio per evitarne il sequestro, Camillo Crociani decise di cedere il controllo nominale del capitale della sua societa’ a un suo uomo di fiducia, Girolamo Cartia. Forti di conti svizzeri da milioni e milioni di dollari, Crociani, la seconda moglie e i figli emigrarono a Citta’ del Messico, dove contavano amici potenti. Condannato a due anni e quattro mesi di reclusione, Crociani mori’ il 15 dicembre 1980 dopo che il Messico aveva rifiutato la richiesta di estradizine. Poco dopo la Ciset torno’ sotto il controllo della vedova Crociani, risposatasi al conte Pierluigi Vitalini, torinese residente a Montecarlo. Nel 1992 la vecchia Ciset si e’ fusa con una societa’ del gruppo Finmeccanica e ora si chiama Vitrociset. Oggi e’ un’azienda con duemila dipendenti, un fatturato consolidato di 320 miliardi, filiali in Belgio, Francia, Libano, Guyana Francese, Germania, Olanda e Stati Uniti. E’ controllata dalla Ciset Finanziaria, a sua volta controllata da una finanziaria delle Antille Olandesi. Le signore Crociani posseggono il 90 % del capitale. L’altro 10 % e’ di Finmeccanica, la stessa holding pubblica che e’ stata alla base della fortuna dei Crociani. Fino a poco tempo fa Finmeccanica possedeva il 20 % , poi ha deciso di dimezzare la propria quota. La creatura dell’uomo che aveva come padrini politici Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani e Mariano Rumor continua a prosperare grazie allo Stato. La Vitrociset, infatti, ha in appalto la manutenzione e il supporto logistico dei sistemi di comunicazione, dei sistemi di radio – assistenza al volo e di radar assistenza dei 39 aeroporti civili italiani, da Malpensa a Pantelleria. Il contratto, formalmente scaduto un anno e mezzo fa e prorogato “in attesa di riesaminarne il capitolato tecnico”, vale tra i 100 e i 150 miliardi all’anno. Ma la societa’ dei Crociani, guidata dai tecnici Domenico Tatangelo e Antonio Iozzino, e’ in ottimi rapporti anche con le forze armate: gestisce i computer e i sistemi di navigazione del poligono interforze del Salto di Quirra, in provincia di Cagliari, un grande centro dell’Aeronautica italiana dove l’Alenia e altre industrie militari internazionali sperimentano (a pagamento) i propri missili. In Sardegna, quindi, la Vitrociset ha piu’ di 300 dipendenti, ma ne ha una trentina anche a Kourou, nella lontana Guyana Francese, la base spaziale dalla quale vengono lanciati i razzi Ariane. Sono gestiti dalla societa’ dei Crociani, infatti, i computer che garantiscono il successo dell’industria europea dei satelliti. Un’altra societa’, la Ciset International, gestisce la tecnologia del centro spaziale europeo di Redu. Altre controllate si occupano di meteorologia e telecomunicazioni. Grazie alla solidita’ rappresentata dal contratto con l’Enav (Ente nazionale per l’assistenza al volo), la Vitrociset ha potuto quindi espandersi fino a diventare una delle prime aziende europee nel settore della tecnologia per l’aviazione e l’aeronautica. Gli aerei restano la passione dei Crociani, tanto che la futura duchessa di Calabria siede nel consiglio d’amministrazione della controllata belga. E anche la vedova Crociani partecipa attivamente alle decisioni strategiche dell’azienda. Ora il contratto con la Vitrociset e’ una delle patate bollenti che il nuovo ministro dei Trasporti Tiziano Treu (che per legge vigila sull’Enav) dovra’ risolvere. Verra’ rinnovato? L’anno scorso Forza Italia e’ intervenuta mettendolo in discussione. Il motivo? Una societa’ che gestisce problemi strategici per la sicurezza italiana – ha detto il deputato Paolo Mammola – non puo’ far capo a una holding con sede all’estero. Riccardo Orizio

—————————————————————– Corriereeconomia. Nel 1975 lo scandalo Lockheed Il caso Lockheed nasce nel 1975, quando in Italia giunge la notizia di una commissione d’inchiesta formata nel Congresso Usa. Al centro c’e’ l’industria aeronautica Lockheed, che ammette di aver pagato dal 1971 al 1974 ai politici italiani (ma anche a quelli di molti altri Paesi) tangenti per miliardi di lire. I soldi servivano per incoraggiare l’acquisto di aerei da trasporto a lungo raggio Hercules C – 130. In Italia e’ l’epoca della solidarieta’ nazionale. Nella vicenda restano coinvolti i fratelli Antonio e Ovidio Lefebvre d’Ovidio, avvocati d’affari e amici del presidente della Repubblica, Giovanni Leone. Finiscono nei guai anche gli ex ministri della Difesa Luigi Gui (Dc) e Mario Tanassi (Psdi). La vicenda si chiude nel 1979, dopo cento udienze di processo, con una sentenza inedita per l’Italia: Tanassi viene condannato a due anni e quattro mesi per corruzione, Gui assolto per non aver commesso il fatto. Condannati anche Camillo Crociani, i Lefebvre e l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Duilio Fanali. Resta un mistero l’identita’ del misterioso Antelope Cobbler, individuato nelle carte solo come il politico piu’ in vista in Italia tra quelli implicati nello scandalo. Il caso Lockheed ha ripercussioni anche in Olanda, dove il principe ereditario, Bernardo, lascia tutte le cariche. In Giappone il primo ministro Tanaka viene arrestato a processato. Un terremoto politico si verifica anche in Germania, Turchia, Colombia e Canada.

Orizio Riccardo

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(26 ottobre 1998) – Corriere della Sera

Cose che con la povera gente che sempre di più affolla il nostro Paese non hanno nulla a che fare, tantomeno con la sua sicurezza, con la difesa dei suoi interessi strategici, con quella moralità pubblica che se non dovesse essere ritrovata, democraticamente, dal 5 dicembre, ci obbligherebbe ad altre opzioni.

Oreste Grani/ Leo Rugens che si ricorda molto bene la vergognosa corruzione di una classe dirigente che sbavava dietro alla Lockeed e i suoi listini taroccati. Corruzione pagata a vostre spese. Listini taroccati, come oggi lo sono quelli degli F35, di cui – come vedete – nessuno fiata più.