Maxi ordine AIRBUS: chi vince l’appalto non è detto che il lavoro lo faccia tutto lui
Il Paese vive l’ennesima stagione complessa senza essersi preventivamente armato degli strumenti atti ad affrontare la prevista e prevedibile complessità di cui sopra. Anzi, doverosamente, la chiameremo, da oggi in avanti, stagione ipercomplessa. Mi riferisco, ad esempio, a ciò che si porterà dietro la commessa Airbus per 430 velivoli di cui avete avuto notizia nella giornata di ieri ma che andrebbe osservata nelle sue implicazioni sostanziali. Mentre quelli veri che comandano in Europa e nel Mondo si concentrano su quisquiglie di questa dimensione per parlare di Italia avrei dovuto parlare di Tavecchio, vecchi furbo nelle mani di Lotito, avrei potuto citare la morte non accidentale di David Rossi e la commissione d’inchiesta sulle banche che avrebbe dovuto ruotare intorno al pensiero di Luigi Einaudi (compare nelle sue Prediche inutili) che vi riporto a seguire tanto per aiutarvi a mettere a fuoco chi dovrebbe finire in galera che, viceversa, se la scamperà, non essendo Pier Ferdinando Casini neanche l’equivalente dell’unghia dell’alluce destro dell’economista liberale: “Il banchiere il quale elargisce i denari dei depositanti a chi non è in grado di restituire, malversa la roba altrui e deve finire in galera; per definizione, deve andare “al buio” colui che, avendo chiesto denaro per opere pie, per soccorsi a imprese fallimentari, per non buttare sul lastrico operai e impiegati, non è in grado di restituire il prestito mal dato. Insieme al malversatore deve finire in galera altresì il complice, il quale ha spinto al malaffare con il pretesto della carità”.
Queste parole, sagge e ferme, comparvero sul “Mondo” del 9 febbraio 1960. Occhio alle date perché, dopo pochi mesi (luglio ’60!) c’è il tentativo politico di Ferdinando Tambroni e la piazza che, in tutta Italia, con morti e feriti, spariglia. E questo trambusto alla vigilia di una di riforme agevolate da una buona congiuntura economica che vedeva l’Italietta svettare tra le prime del Mondo e non arrancare, come oggi, in fondo al gruppone dei 27 Paesi europei. Chiudo la parentesi “storica”. Mentre noi rimaniamo sempre al palo altri fanno altro. Cioè intelligence economica e vera geopolitica planetaria. Torniamo alla maxi commessa Airbus.
Il groviglio d’affari che una tale cascata del Niagara di denaro si trascinerà dietro in Europa, arriva in un momento ancor più confuso e difficile del solito per il nostro Paese. Ma non si può certo chiedere a dei macro interessi di farsi dettare l’agenda dalle vicende renziane o tardo-berlusconiane. Per cui la logistica dell’aviazione planetaria, che era interessata ad un tale bottino e un tale indotto di commesse e di affari, non ha aspettato che ci potessimo affacciare in qualche modo nell’arena. Si muoveranno per tanto in Europa i meccanismi industriali e corruttivi che, a sua tempo, hanno generato gli arricchimenti alla Camillo Crociani (cinquecento milioni di dollari di risparmiucci!) di cui ancora sentite parlare. State parlando di possibili commesse devastanti la fragilità etica morale di quei Paesi (Francia e Germania) ma che potrebbe interessare anche questo nostro Paese sempre pronto a sbocchineggiare il ricco e il potente di turno. L’Italia non ha vinto nessun appalto. Anzi. Ma state parlando di una massa di denaro che si metterà in giro, per i prossimi anni, in Europa, questa volta in un’asse franco tedesco. All’epoca, un giro d’affari similare, fece dimettere un Presidente della Repubblica (Giovanni Leone) innocente pur di non far scoprire chi fossero i veri destinatari delle tangenti Lockeed. Lo scandalo scoppia negli USA ma le conseguenze si manifestano in Italia dopo il voto delle elezioni amministrative del 15 giugno 1975 (guardate le date amici miei un po’ troppo ingenui che ritenete di poter arrivare facilmente a guidare il Paese). Apro una doverosa parentesi con cui non vi voglio portare troppo lontano ma che va aperta: nelle regioni a statuto ordinario, in quei giorni, si vede registrare un’avanzata del PCI che conduce, leggete bene, la campagna elettorale con lo slogan “siamo il partito dalle mani pulite (!)”, il quale arriva al 33 per cento quando a votare ci andavano quasi tutti gli aventi diritto al voto e le sinistre, nel loro complesso, arrivano al 47 per cento. La DC scende al 35%. La vicenda Lockeed inizia con un’inchiesta del Senato degli Stati Uniti sull’attività all’estero delle multinazionali, alcune delle quali ricorrevano al pagamento di tangenti per ottenere commesse. Mi raccomando, so che non si ripete la storia e che il manico, questa volta, in mano, lo hanno quelli dell’Airbus ma evitiamo di perdere la memoria di cosa è accaduto. Il Paese è uscito devastato da quelle vicende e dopo poco tempo Moro è stato assassinato. Quando parlo della super commessa quindi parlo di veri elementi di destabilizzazione in un Paese, confinante, ormai povero, dove agli imprenditori veri nessuno fa credito e dove, per pochi euro/dollari c’è gente che non solo dimentica l’amicizia, l’ospitalità, l’aiuto fraterno ma è pronta ad ingollare lo sperma maleodorante di chiunque sia in grado di comprarli.
Il Paese senza schiena dritta, con le Camere di fatto sciolte, con un futuro elettorale incerto, senza un’autorevole guida culturale, vedrà la spartizione del bottino (gli ossi che ci getteranno) con le solite logiche che nessuno ha saputo, voluto, potuto modificare. State parlando dei motivi per cui uno come Chicco Testa (e quindi il suo sodale di cordata Matteo Renzi) forse mirava (tanto per fare un esempio) ad una Vitrociset che non sappiamo se potrebbe entrare nella grande pappata lavorativa indotta, in Italia, da Airbus, ma dove, per storia e tradizione scientifica, sanno fare cose funzionali a quello che, se vogliono consegnare in tempo, quelli dell’Airbus, a qualcuno, a prezzi stracciati, devono far fare. Chi ci dice che per fare pezzi (si chiama minuteria) non arrivano i titolari della commessona e dettano legge? Direte: a caval donato non si guarda in bocca. Non sappiamo quali fabbricatori di minutaglie sono pronti a servire ma certamente senza occhi attenti e morali, anche questa opportunità si trasformerà solo in una esaltazione della corruzione come elemento di contrasto alla meritocrazia. Attenti quindi ai soliti, ma attentissimi alle realtà minori che andrebbero in queste ore delicatissime messe sotto attenzione per evitare operazioni di subappalto che potrebbero, alla fine della filiera produttiva, mettere nelle mani di imprenditori spregiudicati (in questo mondo ci sono realtà reduci da comportamenti che non danno alcuna garanzia che non ci si trovi di fronte a fenomeni di sfruttamento delle maestranze qualificate e di mero uso “finanziario” dei contratti per ripianare pregresse gestioni chiuse a discapito dei soliti inculati di turno che sarebbero i lavoratori italiani) che, viceversa, andrebbero, proprio in occasione di queste grandi opportunità, cassati dal segmento di mercato che, cogliendo l’attimo, andrebbe così bonificato. Direi quindi, nella mia notoria marginalità e ininfluenza, di attivare, una volta tanto preventivamente, da parte di quella parte politica che non volesse trovarsi a dire dopo che “non aveva capito”, “non sapeva”, “non poteva immaginare”, inutilmente invocando galera e punizioni impossibili, tutta la “creatività istituzionale” perché il male non prevalga per l’ennesima volta.
METTIAMOCI LE MANI PRIMA, perché, non utilizzando la semplicità dei tradizionali meccanismi dell’antimafia e della normativa degli appalti ma istituendo un “osservatorio” (gireranno tanti soldi da questo momento come indotto europeo e spendere, negli anni, 150.000/200.000 euro per monitorare, con un approccio informatico, sia pur nella massima riservatezza, i percorsi di questi eventuali appalti/subappalti o altro, sarebbe utilissimo) che riferisca al Governo o, addirittura, al Capo dello Stato, se arrivano commesse, a che condizioni e quale dovesse essere lo stato d’avanzamento dei lavori. Inaugurando così una procedura che dissuada chi si è già arricchito illecitamente nel settore, di riprovarci e che privilegi, viceversa, chi si meriterebbero lavoro onesto. Vediamo di essere ancora più chiari: o non arriva un centesimo di lavoro in Italia perché tedeschi e francesi si fanno tutto in casa, oppure, se mettono in moto, per motivi di tempi di consegna, uno spezzatino contrattuale, che l’arrivo di questa “benedizione” serva a stabilizzare un settore e non ad arricchire alcuni fattisi servi di altri. Per mettere a punto un tale “osservatorio intelligente”, so anche a chi ci si potrebbe rivolgere.
La puntata sull’appaltone Airbus è, doverosamente, la prima di tante.
Oreste Grani/Leo Rugens