L’arte della disinformazione al tempo del M5S. Come e perché far passare Giuseppe Grillo e gli esponenti del movimento per ciò che non sono
In redazione abbiamo il sospetto che dietro il termine “fake news” si celi il tentativo di confondere le già torbide acque dell’informazione al tempo di internet. Il caso più recente (26.11.17) riguarda le denuncia da perte di un prezzolatissimo ex hacker amico di Renzi e Carrai di un presunto legame tra Lega Nord e M5S, coautori di una centrale di fake news ai danni dell’immacolato compagno di merende della Boschi nonché ex Presidente del Consiglio. Notevole il fatto che il NYT si sia prestato a lanciare l’accusa, a riprova del fatto che la battaglia anti Trump detta Russiagate, non risparmia nessuno, nemmeno gli onesti cittadini del Movimento. Sono noti e incontrovertibili i legami tra Salvini e Putin, sicché cosa di meglio che infangare anche il M5S per ribadire che la Russia entra di prepotenza nelle campagne elettorali dell’Occidente?
Facciamo allora un salto indietro e forti di un ricordo della giornalista Barbara Carfagna, vi vogliamo offrire uno splendido esempio di disinformazione, altro che fake, risalente al 2000, dove vediamo all’opera quei professionisti di Repubblica all’epoca capitanati da quel mascalzone dello Scalfari Eugenio che finalmente ha gettato la maschera appoggiando pubblicamente Berlusconi. Ora, la questione è molto semplice; la disinformazione è una pratica aggressiva che si attua sia nel mondo dell’intelligence sia in quello della politica sia in quello dell’economia. In ogni caso, chi pratica la disinformazione è uno specialista coadiuvato da una centrale dedita professionalmente a tale pratica. Volete un esempio per tutti? All’epoca dell’espulsione di Shalabayeva, il Giornale evidenziò che le notizie favorevoli alla coppia kazaka anti Nazarbayev, Ablyazov-Shalabayeva, uscivano grazie ai buoni uffizi di Havas (Bolloré e i servizi francesi) che cuciva sui due abiti su misura, facendo apparire l’anziano presidente come un sanguinario despota. La storia non è ancora finita.
Tornando al vecchio e malvagio Scalfari, uno che non si fece scrupolo di “assumere” come giornalista esperto di gastronomia Federico Umberto D’Amato, è bene ricordare che il barbabianca e il suo editore innanzitutto, il De Benedetti, con Silvio ha spartito il potere nel paese nonché il bottino del Monte dei Paschi. Ma il problema è il M5S…
Sicché vi auguro buone lettura dei pensieri di Carfagna, sul cui intuito e onestà intellettuale non nutriamo dubbi.Barbara Carfagna
16 h ·
Fake news. Correva l’anno 2000. La sinistra era al potere. Repubblica era la Bibbia. Quando Repubblica dunque pubblicò la notizia di un assalto da parte di un centinaio di neonazisti a un gruppo di immigrati finito in un bagno di sangue in una piscina di Cottbus in Germania “divenuta un lago rosso” fui inviata subito a fare un servizio. Atterrai, presi un auto per la cittadina della ex Germania est e non trovai traccia dell’episodio di cui sarebbero state vittime anche dei bambini. Chiamai il corrispondente di Repubblica. Mi diede due appuntamenti. Non venne mai e staccò il telefono. Ci misi poco a capire che si trattava di una clamorosa Fake News (allora si chiamava “una cazz…ta”).
Trovai un’altra situazione degna di un reportage, dettagliata e approfondita, salvando la trasferta.
Al rientro, nel confezionare il servizio, proposi di evidenziare il fatto che la notizia di partenza fosse falsa.
“Vuoi andare contro Repubblica?”.
Per mesi fui considerata di destra solo per averlo proposto. Salvo poi essere considerata di sinistra quando salì la destra al potere, ma questa è un’altra storia.
Accadde anche una seconda volta, in Italia, e poi un’altra, lo stesso anno, sempre all’estero. Una falsa esclusiva; un’intervista mai rilasciata.
Questo accadeva quando non c’erano internet e il web ad entrare a gamba tesa nel giornalismo. Come spiega bene il doc “Hypernormalisation” per tutto il 900 dietro le FN c’erano progetti di propaganda gestiti da pochi attori.
Le fake news non erano virali ma i giornali avevano un’enorme influenza e spesso nessuna verifica sul campo da parte delle altre testate.
Nemmeno si veniva a sapere che fossero tali, le #fakenews
La testa di Lincoln sul corpo di John Calhoun
Stalin e un commissario caduto in disgrazia
Pubblico un interessante post di Antonio de Martini dedicato alla crisi che investe i servizi segreti di tutto il mondo (Russia e Israele esclusi) con un riferimento particolare all’uso strumentale e fuori controllo da parte delle classi dirigenti e militari della disinformazione.
Colgo l’occasione, per segnalare ciò che da giorni mi è noto e che l’autorevole testata Lettera 43 ha oggi evidenziato, ovvero che il sito American Thinker è da tempo impegnato in una campagna di denuncia del, a suo dire, antisemitismo e negazionismo di Giuseppe Grillo. Faccio notare che nel sito suddetto potete anche trovare le “inequivocabili prove” della falsificazione del certificato di nascita del Presidente Barack Obama (tanta è l’attendibilità degli autori di American Thinker!).
L’articolo, in inglese, è apparso su Facebook ed è stato oggetto di considerazioni a tinte forti (
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