Il trasporto urbano siamo d’accordo che, come l’acqua, deve essere pubblico? Attenzione allo sciopero del 5 dicembre p.v.

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A Roma, ma ovunque nel Mondo, è arrivato il tempo della sincronizzazione tra politica e società civile e con esso la ricerca delle capacità di gestire i sistemi complessi. I trasporti, in una città di milioni di abitanti, con almeno 2000 anni di storia della viabilità, devono essere concepiti e gestiti da un gruppo di dirigenti ad alto tasso di capacità culturali. Riscontrate e verificate. Far girare bus, metro, auto, moto, bici, taxi o “scarpe” e tenerle in rapporto con il doveroso concetto del diritto/dovere dei servizi di prossimità o a km 0, è materia per delle persone/scienziati d’eccellenza. L’erogazione del servizio semplice/complesso legato alla mobilità (io per vivere, dice il cittadino-elettore devo spostarmi e questo non deve divenire una condanna per reati mai commessi o che comunque andrebbero puniti con altre modalità di legge!) dovrebbe, terra-terra, almeno comportare tre vantaggi: una migliore ingegnerizzazione del servizio, che può essere solo studiata sulla base delle reali esigenze locali, che dovrebbero, ad esempio, essere ben conosciute; la possibilità di realizzare economie e risparmi, individuando i prestatori d’opera/erogatori del servizio sul territorio; infine, tassativamente, la ricchezza generata dal pagamento dei servizi deve rimanere sul territorio e non finire esclusivamente nelle tasche di chi, spesso male, gestisce la complessità di cui sopra. Regole generali che si deve trovare la forza, politica e intellettuale, di applicare anche ai trasporti. I quali, viceversa, a Roma si preparano a divenire campo di battaglia (il 5 dicembre p.v. alle ore 15, in Campidoglio, in contemporanea allo sciopero indetto contro la gestione ATAC e Roma TPL, se ho ben capito, si riuniscono cittadini incazzati e lavoratori del settore) dove la Gestione Raggi, fino ad oggi, non ha dato segni di capacità/possibilità di affrontare il dato certo che l’ATAC ha una delle flotte bus più vecchie di tutta Europa. L’età media degli autobus è raddoppiata negli ultimi dieci anni.

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I mezzi (e ve lo dice uno che usa solo mezzi di trasporto pubblici) si guastano con una frequenza intollerabile e questi dati dovrebbero essere non solo noti alla politica ma dovrebbero essere sistematicamente resi pubblici. Di soldi parleremo un’altra volta. Per ora partiamo dall’ABC e cacciamo carte, nomi, privilegi. Tanto, populisti ci chiamano e da populisti cerchiamo di comportarci. La manutenzione, regina della capacita di gestire il futuro, è tendente a zero. O, almeno, non viene ripensata come vera e propria strategia. La Capitale ha milioni di spostamenti al giorno ma la sua rete viaria ha solo il 5% di corsie preferenziali. Se i dati sono errati mi scuso e sono pronto a rimuoverli. Senza interventi strutturali sui mezzi e sulla rete, spremere i lavoratori (quelli che avete ormai assunti) è inutile se non “pericoloso” vessarli. E non parlo ovviamente solo del danno alle relazioni tra utenti e conduttori di veicoli o coordinatori del traffico in prima linea. Nel clima generale di deterioramento del diritto del lavoro (non parlo di diritti che nessuno vuole più sentire ricordare ma del minimo di rispetto della persona umana e non solo delle “cose”) ci si dimentica che non è certamente una miniera a cielo aperto sgobbare su di un bus dalle parti di Ponte di Nona/Via Prenestina/Via Tuscolana ma certamente è un lavoro, come si dice ora, “usurante”. Il ricorso banale agli straordinari e il prolungamento degli orari di lavoro sono una variante a rischio esattamente come se lo chiedeste ad un pilota di Canadair. Il suono dei racconti (leggende metropolitane?) cominciano ad insinuare addirittura di lavoro nero se non gratuito. In tale sconfortante scenario mi dicono che si aggira lo spettro della definitiva privatizzazione  ad opera di gruppi europei, rimuovendo il dato (anche questo spero di non dovermi smentire) che il 20% delle linee di superficie sono già privatizzate.

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Chi scrive usa i mezzi RomaTPL (a proposito, non potremmo saperne di più di chi si arricchisce o impoverisce da padrone/azionista di tale realtà imprenditoriale?) e parla con cognizione di causa. Ho la sensazione, da mezze parole e da segni che un vecchio stronzo occhiuto sa interpretare, che questa Roma TPL potrebbe addirittura, a sua volta, estendere il concetto di privato, subappaltando ad altre aziende, in una giungla di concessioni opache. Cominciamo da qui, signora Sindaca, a qualunque costo, dando un segnale di attenzione intelligente a questo indizio che potrebbe rivelarsi fuorviante oppure no. Tacere su questi subappalti potrebbe un giorno far scoprire che i veri padroni di Roma TPL non se la passano poi tanto male a differenza di noi che prendiamo i loro O51. “Per anni si sono susseguiti scandali in ATAC – si legge nei volantini che preparano la manifestazione del 5 p.v. in Campidoglio – che hanno svelato gli sprechi, l’uso dell’azienda a fini clientelari, l’utilizzo privato delle risorse pubbliche”. Come dargli torto! “La politica ne è spesso stata protagonista (come dargli torto! ndr) e i sindacati confederali sono stati a guardare o addirittura (udite-udite! ndr) a spartirsi la torta in cambio del loro silenzio, mentre le condizioni di lavoro peggioravano”. Se fosse stata solo criminalità politico-affaristica (Alemanno uno per tutti) non saremmo così preoccupati come se viceversa dovessimo scoprire un giorno che dietro a questo aggiottaggio, a ribasso, c’era una regia. E non solo italiana. A fronte di una situazione complessa (si può dire complessa senza essere considerato un untore di fake news?) sui giornali si da la caccia ai portoghesi (sarebbero quelli che non pagano il biglietto) ma evidentemente spinti da interessi rappresentati da lobbisti potenti e dal portafoglio sempre pronto, farneticano di tornelli dentro gli autobus o diavolerie tecnologiche del genere. Ci sono soluzioni ben più semplici che, gratuitamente, questo blog è pronto a suggerire alla amata Roma e alla troppo distratta Sindaca Raggi. A cui, comunque, sia chiaro, continuiamo a voler ben come chi sa di noi sa essere vero.

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A proposito di forniture di tornelli, vi immaginate i rallentamenti? I dati semi ufficiali stimano l’evasione intorno alla grave percentuale del 15/18 per cento. Ma nel fornire questo dato (gravissimo di per se ma figlio di ben altra cultura) si rimuove il dato che secondo la legge e le scelte politiche culturalmente orientate al servizio pubblico auspicabile in un futuro possibile, esso non si deve considerare sostenuto dalla vendita dei titoli di viaggio. L’ATAC anche su questo terreno è “fuori con l’accuso”. Sono altre le complessità (e le responsabilità) che si devono affrontare e i pregiudizi che si devono rimuovere prima di pensare che un biglietto non pagato ha innescato la bolgia infernale che chiamate trasporto pubblico romano. Bisogna mettersi a studiare quanto prima e in modo leggibile questo cazzo di problema dei trasporti pubblici. Direi, già che ci siamo, anche quello dell’AMA e di chi la deve guidare! Consiglio chi ha preso oltre il 75% dei voti dove si viaggia a bordo dei mezzi di Roma TPL, nella mia marginalità ed ininfluenza, di dare segnali riscontrabili e di facile intelligente lettura prima del 5 dicembre 2017 ore 15:00 dove, sulla piazza del Campidoglio, è meglio che non arrivino troppi lavoratori/cittadini incazzati. Lo dico nell’interesse della Sindaca che è lì grazie anche (se non esclusivamente) al voto di tanti cittadini che vivono, viceversa, “sballottolati” dentro a fatiscenti bus, incolonnati nel traffico osceno, pigiati come l’uva dentro le metro insicure.

Oreste Grani/Leo Rugens