La BCI Italy Conference 2017 è stato un successo. Anche il Decennale (2007- 2017) della riforma dei servizi Segreti non è andato male
Pare che (anzi è certo) la BCI Italy Conference 2017 abbia avuto un grande successo di contenuti e di presenze qualificanti. Tra gli altri era presente il deputato Angelo Tofalo del M5S, membro del Copasir, promotore e animatore di momenti di riflessione sul tema tanto delicato del’Intelligence, argomento vitale, per troppi anni tanto trascurato. Non sta a questo marginale ed ininfluente blogger entrare nel merito dei contenuti tanto complessi (non ne avrei certamente la competenza) trattati nella BCI Italy 2017 ma, viceversa, per non sottrarmi a dire la mia (mi aveva invitato alla manifestazione milanese un caro amico che ringrazio e, se non avessi una sindrome claustrofobica che mi impedisce, sia pur per poche ore, di chiudermi in un treno, ci sarei andato) su un tema certamente strategico letto soprattutto alla luce di quanto, pochi giorni dopo, si è sentito dire dal Capo del Governo, Paolo Gentiloni, in tema di Cyber sicurezza, in occasione del decennale (2007-2017) della riforma dei servizi segreti. L’intervento equilibrato, mi è sembrato chiudere con la stagione avventurista di chi voleva consegnare definitivamente il Paese a uno come Matteo Renzi e il suo prescelto (o viceversa?) Marco Carrai. Mi è sembrato inoltre, nel annunciare la nascita di una fondazione che sapesse tenere in stretto rapporto civili e militari (chiamo così chi opera per la sicurezza della Repubblica), di intravedere un tangibile segnale di cambiamento, in materia, sia nei dintorni di Palazzo Chigi che del Quirinale, di natura culturale. Vedremo, come al solito, chi incarnerà queste scelte strategiche. Per ora siamo realisticamente contenti così, noi che siamo notori per essere sempre preoccupati per quanto accaduto in questi decenni di assenza di un’anima sovrana in materia di strategia di sicurezza nazionale. Certamente, se fossi in voi, questi due momenti pubblici e concettuali, li terrei in stretto rapporto. Altro buon segno gentiloniano è l’aver trattenuto per se le deleghe. Niente gentarella come Gianni Letta, a posti di tale responsabilità. Vediamo le scelte future e la possibile sinergia e contaminazione con il privato. Soprattutto vedremo se per privato si intende i soliti noti e le loro fondazioni o centri studi. Torniamo alla mia competenza che è la memoria nemica dell’oblio. Come è abituato a fare il Leone Ruggente, sono entrato nella capsula del tempo in mia dotazione e mi sono spostato indietro di oltre un quarto di secolo per ascoltare, non visto, conversazioni di “visionari tecnologici” che si confidavano, sul mondo che sarebbe stato, con amici o con i primi giornalisti, curiosi e intelligenti, che si appassionavano alla materia. Vi riporto brani delle conversazioni captate nel tempo passato, testimonianza di come nulla non sia stato pre-pensato e organizzato per il controllo delle vostre “libere” azioni future. Il futuro in essere, con sfumature di differenza, era già delineato. Aver potuto ascoltare, come leggerete, lo stesso Phil Zimmermann, 24 anni addietro, lamentarsi di come le autorità gli mettessero i bastoni tra le ruote, vi dovrebbe confermare che tutto è già scritto e che, per gli analisti di Intelligence culturale ed economica, se solo avessero un po’ più di curiosità e coraggio, con anni d’anticipo, ci sarebbe materiale per fare le previsioni con grandissima precisione. Comincio proprio dalla “conversazione” ascoltata relativa allo stato d’animo di Zimmermann: ” Questa diatriba (poi torno sul contenuto della stessa ndr) è un eco della polemica più generale nata da un programma crittografico chiamato PGP o Pretty Good Privacy che ho inventato. Le procedure di protezione mediante crittografia, di solito riservate alle forze armate, come penso tu sappia, sono sempre più diffuse su Internet. Come certamente sai (è l’inventore di queste diavolerie che con gentilezza parla) PGP permette e permetterà a chiunque di sussurrare qualcosa all’orecchio di una persona lontana migliaia di chilometri: il problema è che (ho sentito con le mie orecchi dirlo a Zimmermann grazie al “ritorno al passato” con cui mi sono ora-ora dilettato ndr) il programma è talmente efficace che nessuno può violarlo: neppure l’agenzia governativa il cui compito sarebbe proprio questo, la National Security Agengy (NSA). Si sono incazzati con me perché ho “esportato” (un termine in uso all’epoca per dire che lo aveva offerto gratuitamente su Internet ndr) PGP. Se avessi inventato l’automobile, non potrebbero certo condannarmi con il pretesto che i ladri la usano per rapinare le banche!”. Espressioni solo apparentemente ingenue ma che vi fotografano i tempi che furono.
Origliando e guardando dal buco della serratura decenni addietro, si viene a sapere che la NSA si mise subito al lavoro per difendere le sue prerogative, creando una tecnica chiamata all’epoca Clipper Chip: grazie a un circuito posto nel terminale trasmittente, il governo è in grado di decodificare qualsiasi messaggio crittografato. Questo si sapeva già 25 anni addietro perché quello che scrivo oggi non era un segreto. Anzi, questa informazione, era già a disposizione di qualunque ben informata fonte aperta. In altre parole che ogni informazione che fosse circolata nel Cybermondo potesse venire letta, sia dal destinatario che dalla NSA, era questione di dominio pubblico. Come vedete è sempre stata una questione culturale e, paradossalmente, di trasparenza. Nel senso che tutti sapevano tutto nel mondo tecnologico e nessuno poteva, e potrà mai fare, la verginella stupita! Così come, scorrazzando con la mia Macchina del Tempo, che il Cybermondo si sarebbe trasformando in enorme cantiere commerciale, era scritto in ogni parola che circolava, decenni addietro, scritta o pronunciata dagli addetti ai lavori, relativa a questa evoluzione. Si sapeva che il commercio elettronico avrebbe cambiato le regole, progressivamente e irrimediabilmente, non solo quelle del commercio al dettaglio e per catalogo, ma le leggi stesse del marketing e della pubblicità. Così era previsto e così è stato. Amazon non è un fungo, velenoso o commestibile che sia, spuntato chissà come. Se qualcuno, 25 anni addietro, dichiarava: ” L’obiettivo della società (si chiamava eShop e aveva venduto da poco la propria tecnologia al gigante delle telecomunicazioni AT&T per il suo servizio Personal Link, ma questo è un particolare ininfluente perché nella finanza e nel business i nomi possono cambiare ma la sostanza rimane. ndr) è diventare il principale fornitore nel Mondo di tecnologie informatiche, destinato alla shopping multimediale interattivo!” lo faceva a ragion veduta.
Non vedete come tutto questo, sotto altri nomi, si è realizzato? Qualcuno voleva indurvi a fare acquisti, non solo con modalità folli dentro i centri commerciali, ma da casa, dall’ufficio, sui mezzi di trasporto, come ormai state facendo. Così voleva che accadesse e così è accaduto. Sono in grado di entrare nel dettaglio di molti sondaggi dell’epoca che prefiguravano nei risultati tutto quello che oggi vi sorprende. Taccio sulle transazioni per il pagamento elettronico perché dovrei tornare sulla non spontaneità di tutto quello che ruota intorno al denaro e alle monete elettroniche che oggi vanno tanto di moda. Ma questo apre un fronte complesso a cui ho solo accennato qualche giorno addietro (post E SE IL BIT COIN AVESSE UN’ANIMA?) e che ha bisogno, per le implicazioni politiche-culturali complesse che si porta dietro, di ben altre trattazioni. Oggi mi voglio semplicemente (si fa per dire) soffermare sulla capacità di pre-visone delle donne e degli uomini che trattano la BCI. I professionisti che operano in questo settore spero che vengano sempre di più ascoltati nella loro onesta capacità di prefigurare il possibile e scenari che, viceversa, se sottovalutati, potrebbero, determinare danni catastrofici. Quelli sì. A me nell’ascoltarli e nel vederli appaiono persone competenti e grandemente innamorate del loro fare. Anzi, del loro “saper fare”. Mi sembra, osservandoli nella loro crescita esponenziale di presenze e di argomenti trattati, che stiano apprendendo l’arte del “saper comunicare” il loro “sapere fare”. Cuore del problema quest’ultimo dei processi formativi ed addestrativi. Anche in questo campo, come in altri, questo Paese ha bisogno di mettere mano all’educazione e alla formazione, dove in tutti i modi dobbiamo tentare di sanare la frattura tra l’umano e il tecnologico. le macchine non possono essere lasciate sole e gli uomini devono riscoprire il “leonardesco spirito umanistico delle macchine” Concludo il mio pensiero: nel modo più assoluto le modalità con cui vengono presentate le necessità di una vera e propria trasformazione culturale nel campo della sicurezza informatica, non vanno assolutamente ascoltate come il frutto di cultura catastrofista. Le situazioni che vengono, con estrema chiarezza, delineate dagli esperti di questa “scienza” transdisciplinare (così a me appare nella sua reale valenza pervasiva di tutta la vita produttiva e non solo quella) vanno ascoltate e “seguite” nelle implicite indicazioni di prudenza strategica. Prudenza e preveggenza che, ci piace sottolinearlo, vanno messe al servizio di quanto finalmente si muove in materia complessiva di intelligence culturale, ubiqua e partecipata, e, pertanto, di cyber sicurezza. Dentro e fuori il mondo del lavoro.
Oreste Grani/Leo Rugens
L’ha ribloggato su Leo Rugense ha commentato:
Con Leo Rugens (dovreste averlo imparato) c’è sempre un perché. Oggi riblogghiamo il post del 8 dicembre 2017 e nei prossimi giorni vi diciamo perché.
Oreste Grani
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