L’infaticabile Stefania Limiti potrebbe aver afferrato il bandolo della matassa: la coppia Ferramonti-De Chiara
Il torrentizio e allusivo Gianmario Ferramonti attribuisce ad un Pentagono di uomini la fortuna di Silvio Berlusconi. Ad uno dei vertici della solida figura geometrica colloca Bettino Craxi, di cui si sa quasi tutto. In altro, Marcello Dell’Utri di cui si sa abbastanza da aver preso, alla fine della fiera, sette anni che sta scontando e non nel migliore dei modi. A Ennio Doris, finanziere/banchiere (quello del cerchio), il Ferramonti, laconico ma molto sicuro di quello che dice, attribuisce un intervento taumaturgico finanziario a favore di Berlusconi tanto da averlo salvato dal fallimento. A Dario Rivolta vengono attribuite funzioni di sprovincializzazione di Silvio Berlusconi in quanto capace di favorirlo selezionando relazioni internazionali. Tra quelli a cui, secondo Ferramonti, Berlusconi deve tutto, c’è Ezio Cartotto. Interessante questo aver inserito nella figura geometrica, Cartotto, di fatto equiparandolo, in chiave geometrica e armonica, a Marcello Dell’Utri. Dico questo perché se uno ha memoria e ricorda come Dell’Utri, inquisito (uno delle tante volte), descrive il “collega”, si porta avanti nel capire quanto potrebbe esserci di “non detto” nella già ricca intervista di Stefania Limiti. Intendendo dire che questa ricostruzione accalorata del bresciano e le allusioni alla volgare smemoratezza berlusconiana, ci trasporta bene indietro, a quando questi signori, tra loro legati da un patto di natura complessa, sono riusciti a farsi re per una stagione che ancora in qualche modo e per alcuni di loro, dura.
La figura di Cartotto è particolarmente interessante soprattutto alla luce di chi oggi ritiene che si possa fare irruzione in politica senza essere passati, anche, dall’aula. Non dico dalle Frattocchie, ma da una Lugano qualunque, forse è necessario farlo. Cartotto, a detta di Ferramonti e di chi ha memoria di quegli anni, è stato il vero capo della formazione della futura Forza Italia. A prescindere da quello che ne pensasse Marcello Dell’Utri, il 5 ottobre 1996 interrogato dai P.M. Cristina Bianconi e Luigi Marini. Dell’Utri, richiesto in aula giudiziaria su chi fosse in realtà Cartotto, ebbe a dire semplificando: ” Ezio Cartotto era un …, diciamo così, un professore della scuola di formazione di Publitalia che svolgeva la materia “Storia delle dottrine politiche”. Questa materia è stata introdotta nel corso di formazione di Publitalia nell’area per così dire “umanistica” già in tempi non sospetti, nel senso che ancora non si parlava neppure nell’anticamera del cervello di Forza Italia o di Berlusconi politico”.
Su questa affermazione cronologica – vera – rifletterei per cogliere la natura sofisticata e atipica di Publitalia.
“E quindi – riprende Dell’Utri a proposito di Cartotto – aveva un rapporto proprio di docente (il tribunale stava investigando, come al solito, quando si parla di Berlusconi e compagnia di fatture false ndr) in questo centro di formazione, che è tuttora (1996 ndr) esistente in Publitalia, dove – ripeto – oltre all’area manageriale e professionale, c’è un area umanistica, per cui insegniamo Storia delle Dottrine politiche, insegniamo filosofia e insegniamo Storia dell’arte”. Non varrebbe la pena di riportare ulteriormente le dichiarazioni di Marcello Dell’Utri durante quel processo da cui comincia la sua messa sulla graticola finita, come sappiamo, a farlo pagare per tutti, se l’ex tesoriere di fatto della Lega Nord (avete letto bene), Gianmario Ferramonti, non sostenesse che Cartotto è stato determinante per la messa a punto dei fatti concettuali e organizzativi di quella che diviene Forza Italia e quindi ditemi se questa affermazione è cosa minore. Anche perché è abbinata ad un’altra affermazione “forte”: Ferramonti sostiene di essere stato – tra l’altro – l’artefice dello spostamento dell’asse “ideologico” della Lega Nord, dura e pura, a favore di Silvio Berlusconi. E se uno vuole ricordare come Bossi, prima maniera, definiva politicamente il Capo di Forza Italia (mafioso e trafficante di sostanze stupefacenti era il minimo!), di questa operazione, se fosse esistita, non si dovrebbe non tener conto nello studiare la Storia patria dal Biennio ’92-’93, a venire in qua.
Cartotto, vecchio democristiano formatosi alla scuola seria di Marcora, in altra sede, ebbe anche a dire cose intorno alle fortune politiche di Silvio Berlusconi e di come questi se le costruisse (sempre di soldi che non si sa da dove fossero venuti si tratta), del tipo: “Io conoscevo don Giussani, è un sacerdote che mi è stato molto vicino, una specie di confessore personale. In una occasione in cui don Giussani incontrò Berlusconi gli disse: “Lei è l’uomo della Provvidenza”. Giussani lo fece apposta per tirarselo dietro, ma Berlusconi si sentì gonfiare il petto, credette di essere investito di una missione. E si mise a collaborare per le pubblicazioni e per la radio del movimento”. C’è chi sostiene, mai smentito, che a finanziare, dal primo numero, il settimanale Il Sabato, oltre a Vittorino Colombo, senatore democristiano, fu Silvio Berlusconi. Importanti questi dettagli che sono nella mente di Cartotto e quindi di Ferramonti perché ogni volta, come dico in altro ambiente, è sempre importante sapere chi ha presentato chi e da dove uno arriva. Formigoni, ad esempio, viene dal Il Sabato. Così Paolo Liguori o Renato Farina, piuttosto che Alessandro Banfi, o i fondatori del Il Velino, tipo Roberto Chiodi e Roberto Fontolan. Anche Franco Bechis viene dal Il Sabato. Crogioli e affinità, se ben guardate le relazioni tra politica, servizi e potere economico che connotano quasi tutti questi professionisti dell’informazione o del suo contrario.
Torniamo a capire come in quel 5 ottobre 1996, Dell’Utri depose intorno alla figura di Carlotto.
Il P.M.: “Ecco, ci può spiegare perché, a fronte di queste prestazioni intellettuali e di docenza, di formazione che svolgeva Cartotto, gli sia stato stipulato nel settembre del 1992 un contratto di procacciamento d’affari?.
Dell’Utri: Certo! Perché è un uomo dal multiforme ingegno. Non solo è uno bravissimo in quella materia li, Storia delle Dottrine Politiche, ma lui è anche un … – voglio dire – un affarista, e cioè sempre si è dato da fare per procurare e procacciare affari a tutto il mondo, è notorio in Italia e forse anche all’estero. Avendo lui la possibilità di procacciare clienti, soprattutto istituzionali, per la comunicazione pubblicitaria, gli abbiamo dato incarico di favorire il …procacciamento di questi contratti di pubblicità. Aggiungo poi, come terza cosa, nel sua sfaccettatura diciamo del personaggio che è stato anche un politico attivo, era il segretario del Ministro Marcora, un giovane bravissimo di promettentissime speranze, che poi fece una carriera politica brillante, stroncata da un infortunio credo con la …l’ATM milanese”.
Potremmo andare avanti per chilometri lineari ma ci teniamo altri verbali per le prossime puntate, perché di queste puntualizzazioni sul come si operava in quegli anni “prima della discesa in campo”, è fondamentale continuare a ragionarne. Stiamo parlando sempre del “biennio esplosivo” 1992-93.
Certo anche degli altri nomi che vengono fatti nel puntuale pezzo di Stefania Limiti, varrebbe la pena di ragionare. Primo fra tutti, l’americano Enzo De Chiara a cui Leo Rugens, in altri post, ha già fatto riferimento come personaggio complesso e di grande intelligenza. Personaggio che nella mia marginalità ho conosciuto una decina di anni addietro nel suo Hotel Ambasciatori sito nella solita Via Veneto. Da lui ho sentito parlare della politica interna USA, con dovizia di particolari, tenendo conto che un suo figlio è/era certamente nella CIA, quasi fosse un passaggio di testimone di una atipica staffetta. Ebbi la sensazione durante il prolungato colloquio che questo tenesse a dirmi, quasi orgoglioso (cuore di papà) di questa capacità e di questo potere. Il De Chiara era attivissimo in Italia anche nel periodo di massima visibilità di Lorenzo Necci, in Ferrovie dello Stato.
Era organico (o viceversa?) all’epoca (gli anni diventano venti) anche a tale Giuseppe Santulli Sanso, via della Stelletta 23, in Roma, architetto, primo datore di lavoro di Pio Pompa, personaggio già attivo su questioni che lo legavano appunto a De Chiara e a Necci: insieme studiarono e realizzarono Efeso e la Capsula Multimediale che presentò a Washington la TAV italiana. Triangoli che diventano quadrati e pentagoni quando tra questi spunta Lamberto Dini e il suo organigramma. Suo o di De Chiara, tramite Pompa e Santulli? Da quella “mossa politica” (fu fatto nascere un partito appositamente per sostenere Dini e glielo misero in piedi Pompa, Santulli ed altri) partono altri rizomi che legarono il mondo più propriamente berlusconiano della Mediaset/Fininvest a questi bellinbusti.
Se devo dire la mia, nella più assoluta semplicità, direi che la figura di Gianmario Ferramonti (soprattutto in coppia organica con Enzo De Chiara), fatta ri-emergere dalla infaticabile “levatrice” Stefania Limiti, potrebbe risultare, anche lui ormai anziano e per questo patriotticamente ben disposto, determinante per fare i conti, una volta per tutte, con il re degli opportunisti doppiogiochisti:lo smemorato di Collegno al secolo Silvio Berlusconi. Che, diciamocelo, a fine vita, se la meriterebbe una stretta di culo.
Strane coppie, strani triangoli, strani quadrati, stranissimi pentagoni. Direi di non buttare tutto in massoneria semplificando e, al tempo, complicando. Marcello Dell’Utri è sempre stato organico ai Centri Elis e quindi all’Opus Dei, realtà che uno può definire massonica ma, facendolo, prenderebbe una cantonata. Che fosse il referente, sin da ragazzo, di ambienti mafiosi è accertato. Che la criminalità sia organica anche ad alcune logge massoniche è certo. De Chiara è stato della CIA. Quasi sempre essere in CIA ed essere affiliato in qualche loggia autorevole, è la stessa cosa. Ma quelli sono gli Stati Uniti. Che ora sono in mano a non si sa chi. Per ora mi accontenterei di questa opportuna incazzatura di Ferramonti con Berlusconi. Se poi si vuole riaprire il “Caso De Chiara”, Ferramonti è l’uomo giusto.
Anche perché Ferramonti, se ci chiarisse De Chiara (che dovrebbe essere chiaro di suo) e come se ci mettesse a nudo Michael Ledeen. E se ci chiarisse Ledeen poi ce la sbrighiamo da soli.
Oreste Grani/Leo Rugens
Bellissimo!
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Grazie. Facciamo ciò che possiamo. Compatibilmente con i propri guai, buone festività. Anche La Limiti comunque è una che ci prova e mi sembra doveroso sostenerla.
O.G.
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Buone Festività anche a Lei ed ai Suoi Collaboratori! la Sig. Limiti, conosce molte cose. Certamente va sostenuta.
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Grazie . Così stiamo facendo. Più di come si potrebbe intendere. E da anni.
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Nel concordare con il suo scritto,oltre a segnalarle che su Ezio Cartotto ho scritto parecchio tempo fa,
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Buona sera Anghessa, intanto approfitto per farle, credente o meno che sia , gli auguri. Per quanto riguarda Ezio Cartotto e gli “altri “mi farebbe piacere una sua ulteriore segnalazione. Anche relativa ai suoi vecchi scritti. Nel caso, grazie anticipatamente. O.G.
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Buona sera,la ringrazio per gli auguri,che le ritorno nella medesima dualità. Riguarda il signor Cartotto,mi ponga la sua “curiosità”,le risponderò per quanto possibilità. A.A
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Che la storia degli anni 90 vada riscritta ormai appare evidente. Se trovo la voglia potrebbe essere estremamente divertente…
De Chiara? Un Gigante delle relazioni Italo/USA. Nel 2016 ha contribuito alla vittoria di TRUMP. E nonostante la veneranda eta’ di ultraottantenne mantiene una lucidita’ invidiabile.
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Buona sera Ferramonti.
La ringrazio per l’attenzione e per aver anche solo preso in esame l’ipotesi di raccontare ciò che il Paese meriterebbe fosse raccontato. Il Paese e le donne e gli uomini che, nelle forme più diverse e apparentemente contraddittorie, lo hanno servito. Nel post ho messo, nella mia semplicità, alcuni riferimenti (Necci- Santulli- De Chiara-Pompa) che solo alcuni potranno cogliere. Lei è certamente tra quelli. Se è credente, le faccio auguri di buon Natale. Mi sembra che per Dell’Utri si prospetti una soluzione a breve.
O.G.
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