Marco Minniti e perché nel titolo l’abbino a Oskar Groening?

Oskar Groening

Oggi, finalmente, è morto il contabile del campo di sterminio di Auschwitz, tale Oskar Groening.

Il contabile era così nominato perché… “contabilizzava” i pochi soldini rimasti nella disponibilità di chi (ebreo, comunista, omosessuale, rom, diversamente abile) si vedeva strappare dalla propria casa o per strada cadeva pesciolino nei rastrellamenti per essere brutalmente indirizzato verso i luoghi di concentramento prima e di sterminio poi ma alla fine per essere mandati tutti a morte. Ma non prima di essere stati frugati fin nelle viscere per recuperare ogni centesimo. Esseri umani, già annichiliti, venivano bruciati non prima di aver recuperato perfino l’oro dei loro denti.   

Groening era quindi un essere abbietto che contabilizzava tutto questo, dal 1942 fino alla Liberazione, ma che ha avuto, nonostante tali colpe, la fortuna/sfortuna di vivere fino a 96 anni.

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Perché questo riferimento macabro inserito in un post dedicato, a basarsi sul titolo, all’ancora in carica ministro del’Interno (trombato alle elezioni ma recuperato ad opera dei furbetti della partitocrazia) Marco Minniti?

Perché qualcuno, nei campi di concentramento organizzati in Libia, anche con il consenso consapevole di Marco Minniti e dell’ipocrita Paolo Gentiloni, è certo che sia libero di agire come ebbe modo, nell’indifferenza di troppi, di poter fare l’orco-nevrotico-perverso Oskar Groening.

Quando avremo, a prova di cretino, certezza di quanto in molti ormai riteniamo stia avvenendo, sarà troppo tardi, se non, paradossalmente, per ingrassare i produttori dei documentari multimediali da mandare in onda sulle “RAI Storia” del futuro.

Qualcuno di autorevole (o vogliamo continuare ad accettare le cazzarate denigratorie su Medici Senza Frontiere?) anche recentemente affermava:

“Quella che ho visto è l’incarnazione della crudeltà umana al suo estremo, basata sul sequestro, la violenza carnale, la schiavitù”, sono le parole pronunciate dalla presidente internazionale di Médecins sans Frontieres, Joanne Liu, che ha incontrato i giornalisti a Bruxelles dopo la pubblicazione della lettera aperta inviata ai leader europei. Un racconto confermato da Cecilia Malmstroem, commissaria europea al Commercio, mentre negli stessi minuti Gentiloni rivendica: “I risultati sull’immigrazione si vedono. Meno sbarchi”.  E, aggiungo io, facendo sue queste stronzate da mellifluo ex estremista para-rivioluzionario con il cachemere, basandosi sulle informazioni trionfalistiche del cinico Minniti. 

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Crudeltà sistematica, sequestri, stupri su donne incinte e torture. È quello che si verifica nei campi in Libia con la complicità dei leader europei. È con questa accusa che si aperta la conferenza stampa della presidente internazionale di Médecins sans Frontieres, Joanne Liu.  “Quella che ho visto in Libia la descriverei come l’incarnazione della crudeltà umana al suo estremo. La forma più estrema di sfruttamento degli esseri umani basata sul sequestro, la violenza carnale, la tortura e la schiavitù. Ripeto le parole perché non ne sfugga semanticamente e concettualmente  il significato ai nostri eroi, complici consapevoli  dei novelli Oskar Groening.   I leader europei sono complici mentre si congratulano del successo perché in Europa arriva meno gente dall’Africa”, sono le parole pronunciate da Liu, che ha incontrato i giornalisti a Bruxelles dopo la pubblicazione della lettera aperta inviata ai leader europei.

Reduce da una visita in Libia, durante la quale ha avuto accesso al centro di detenzione “ufficiale” di Tripoli, la presidente di Msf ha riferito gli orrori che si compiono in quei campi.

“Ho visitato un certo numero di centri ufficiali di detenzione la settimana scorsa e sappiamo che questi centri di detenzione ufficiali sono solo la punta dell’iceberg: le persone vengono considerate semplicemente materia prima da sfruttare. Vengono stipate in stanze scure, luride, senza ventilazione, vivono uno sull’altro”, scrive nella sua missiva ai capi di Stato e di governo dei paesi dell’Unione.

In conferenza stampa ha quindi esplicitato quanto visto nel centro di Tripoli, dove vengono portate le persone raccolte dalla guardia costiera libica – finanziata e addestrata dall’Ue – nelle acque territoriali.

“Le donne incinte sono oggetto di violenza sistematica. Vengono particolarmente prese di mira, prese e violentate”, ha raccontato Liu, citando anche il caso di una persona portata in ospedale per grave malnutrizione: “Ci è voluto un mese per farlo guarire, ma poi è stato riportato nel campo a soffrire di nuovo la fame”.  “So – ha aggiunto Liu – che non ci sono bacchette magiche, ma almeno bisogna smettere di rimandare le persone in quella terra da incubo che è la Libia oggi”.

 

È per questo motivo che la missiva inviata da Liu ai leader europei comincia con una domanda: “Chi è davvero complice dei trafficanti: chi cerca di salvare vite umane oppure chi consente che le persone vengano trattate come merci da cui trarre profitto?”. “La Libia – prosegue la lettera di Msf – è solo l’esempio più recente ed estremo di politiche migratorie europee che da diversi anni hanno come principale obiettivo quello di allontanare le persone dalla nostra vista. Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l’Europa e le spinge sempre più in quelle reti di trafficanti che i leader europei dichiarano insistentemente di voler smantellare. Permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i governi europei sono disposti a pagare?”.

Una valutazione condivisa da Cecilia Malmstroem, commissaria europea al Commercio: “È difficile commentare un rapporto appena pubblicato – dice – ma ho visitato io stessa la Libia e ho visto le prigioni: la situazione era abominevole qualche anno fa e non ho informazioni che indichino che la situazione sia migliorata. L’Ue dà molti soldi alle organizzazioni internazionali, per lavorare con Unhcr e Iom per tentare di migliorare le condizioni in Libia, perché in effetti sono atroci”. Sulla lettera di Msf è intervenuta anche Catherine Ray, portavoce dall’alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini. “La Commissione è consapevole che le condizioni nei campi di detenzione in Libia sono scandalose ed inumane”, ha detto la portavoce, che ha tuttavia evitato di rispondere alle domande dirette sulle prove di coinvolgimento della guardia di frontiera libica e sui finanziamenti che il governo italiano dà alle milizie che portano i migranti nei campi di detenzione in Libia.

 

E proprio negli stessi minuti in cui Msf punta il dito contro i leader Ue complici delle torture in Libia pur di frenare i flussi migratori, il premier italiano Paolo Gentiloni rivendica la riduzione del numero di sbarchi. “I risultati sull’immigrazione si vedono, nel senso della riduzione degli sbarchi e dei flussi migratori, che è un risultato della nostra politica e del sostegno dell’Ue. Sono risultati mai definitivi, sempre da consolidare e il più possibile da europeizzare”, ha detto il premier nella conferenza stampa congiunta con il primo ministro sloveno Miro Cerar a Lubiana.

E se dagli stessi ambienti, otto anno prima (era il 12 maggio 2009!!!!!), già partivano denunce che non lasciavano dubbi su quanto stava accadendo, mi dite perché dobbiamo portare formale rispetto per chi (oltre che al fariseo Gentiloni) come Marco Minniti, prima come responsabile del rapporti con i Servizi Segreti (tali organismi di Stato dovrebbero sapere di cosa si tratta e come stiano realmente le cose) e poi come Ministro dell’Interno, non può non conoscere la verità che fra un po’ si farà storica?

Per non parlare di Roberta Pinotti (anche lei punita dagli elettori e recuperata solo con i trucchi della Legge Rosato) che ogni giorno che passa dimentica di essere una donna (che fine ha fatto la nostra IPAZIA?) e diventa sempre di più simile, come pensieri condivisi ed atteggiamenti mentali, alla caricatura di un feroce sergente maggiore dei marines degli anni Sessanta.

Cosa leggete di seguito se non ciò di cui saremo chiamati come Paese a rispondere tra qualche anno davanti al mondo intero?

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Nel corso del post ho ribadito più volte quanto già scritto e questo non è frutto di un ritaglia e incolla che mi sia sfuggito. Questo schifo lo lascio scritto volutamente più volte nella speranza che un giorno, nella casualità più assoluta, l’ex ragazzo per bene Gentiloni si imbatta in questi scritti e provi, anche per un solo istante, imbarazzo per se stesso soprattutto riconoscendo la firma e chi gli rivolge gli insulti. Se non si dovesse ricordare bene di me, potrebbe chiedere chi io sia al suo demiurgo/mentore/puparo Francesco Rutelli.

12 maggio 2009 – a cura di Peppe Sini rimangono scolpite nel web queste parole veri capi d’accusa.

Molte e autorevoli voci si sono levate contro la criminale, scellerata, mostruosa decisione governativa di deportare profughi innocenti nei disumani campi di concentramento libici in cui sono esposti a violenze inaudite e alla morte.
Occorre che continui a farsi sentire, ed anzi si faccia ancora più polifonica e possente la voce della legalità e della moralità, la voce del diritto e della coscienza, del sentimento di umanità, la voce della civiltà contro la barbarie.
No alle deportazioni. No a questa flagrante violazione del diritto umano all’asilo, diritto sancito dall’art. 10 della Costituzione della Repubblica italiana, uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico.
Questa è la repubblica italiana, non la repubblica di Salò.

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E molte e autorevoli voci si stanno levando contro l’approvazione in parlamento, senza neppure dibattito nel merito ma con voto di fiducia, delle misure razziste del cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Tra altri provvedimenti vessatori e ripugnanti, due ne vogliamo qui segnalare semplicemente abominevoli.

Il primo: il ridurre ipso facto a criminale ogni essere umano nato altrove che entri o si trovi in Italia con documenti non perfettamente in regola; ovvero perseguitare innumerevoli esseri umani non perché abbiano fatto qualcosa di male, ma solo perché esistono al mondo e magari per fuggire da guerre e dittature – e magari dalle nostre guerre, come in Afghanistan – esercita il suo diritto (il suo diritto, ripetiamolo: il suo diritto) di allontanarsi dai luoghi in cui la sua vita è in pericolo e di chiedere aiuto dove le leggi locali e il diritto internazionale aiuto gli garantiscono.

Essere migrante non è una colpa, il migrante è piuttosto la vittima di situazioni ingiuste che gli impediscono una vita degna e felice nel luogo in cui è nato ed ha i suoi affetti. E l’Italia, come ogni paese civile, ha il dovere di recare aiuto al perseguitato costretto alla fuga. Si chiama diritto d’asilo: è un fondamento del riconoscimento della comune umanità di tutti gli esseri umani; tutte le grandi tradizioni storiche e di pensiero lo riconoscono. Solo i razzisti lo negano, ed è per questo che il razzismo è un crimine contro l’umanità intera.

L’invenzione razzista del reato di “immigrazione clandestina” è un esempio di demenza e di crudeltà, è un rigurgito nazista. Che il parlamento respinga questa infamissima infamia.

Il secondo: la legittimazione dello squadrismo: lo squadrismo, con cui cominciò il fascismo, con cui cominciò la tragedia europea che culminò nella seconda guerra mondiale e nella Shoà.

Che il parlamento respinga ora e sempre questo orrore.

Che ogni persona di volontà buona, ogni soggetto della società civile che appunto civile – e non barbaro – voglia considerarsi, ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica italiana, si opponga all’eversione dall’alto del governo razzista. Si opponga al crimine dell’apartheid. Si opponga al nazismo che torna. Cessino le deportazioni, il parlamento respinga il disegno di legge razzista.

Ogni persona difenda i diritti umani di tutti gli esseri umani. Qui. Ora.

E noi ribadiamo: senza dimenticare il ruolo dei kapò italiani.

Oreste Grani/Leo Rugens