Ave, Xi Jinping!

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Con l’assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e del governo, riorganizzando e centralizzando la burocrazia repubblicana. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui uccidendolo, alle Idi di marzo del 44 a.C. Wikipedia

Xi riunisce in sé le tre cariche più importanti in Cina, ovvero quella di segretario generale del Partito Comunista Cinese, ottenuta nell’ottobre scorso, al termine del Diciannovesimo Congresso del partito, di presidente della Repubblica Popolare Cinese e di presidente della Commissione Militare Centrale. Il voto di oggi dà il via al secondo mandato quinquennale di Xi da presidente, che potrebbe non essere l’ultimo e mantenerlo al timone del Paese a vita, dopo l’eliminazione del vincolo costituzionale del doppio mandato per il presidente e per il vice presidente cinese, decisa l’11 marzo scorso dall’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese. La Stampa

È la mossa di Xi Jinping l’evento politico più importante del decennio passato e dei decenni a venire? Aggiungiamo l’elezione di Wang Qishan, da cinquant’anni al fianco di Xi:

Nel voto di oggi è stato eletto vice presidente della Repubblica Popolare Cinese Wang Qishan, fido alleato di Xi ed ex capo della Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare, che tra il 2012 e il 2017 ha punito centinaia di migliaia di funzionari del Pcc per «gravi violazioni disciplinari», la formula dietro la quale si cela il reato di corruzione. Wang, è stato eletto con 2969 voti a favore e uno solo contrario

Si tratti di lotta alla corruzione o di guerra commerciale contro Trump, se qualcuno cerca di mantenere il potere  vita, significa che ne ha la possibilità, forse il consenso, ma comunque si prepara a qualcosa. A che cosa, vista l’aria di tempesta che percorre il mondo intero non oso dirlo, ma lo penso, soprattutto se l’aggressività americana verso l’Iran dovesse aumentare, giacché, per la Cina, l’Iran è un alleato fondamentale per saziare la propria sete energetica e rafforzare la propria geopolitica. Ma non solo ovviamente.

A meno che i cinesi abbiano accorciato il tiro della loro politica economica, non lo credo, l’elezione a vita di Xi, significa che stante la crisi politica che scuote l’Occidente, la Cina vi contrappone una scelta dal sapore guerresco; da un lato democrazie senza consenso e senza strategia, dall’altra un paese che cristallizza la propria classe dirigente, attuando qualcosa che sembra, in definitiva, un colpo di stato. A dei vasi di coccio, il dragone contrappone un uomo solo al comando, pronto ad assumere i poteri assoluti in caso di…

Tira una brutta aria.

Il vecchio Kissinger tace sull’argomento, preso dall’incontro con l’ambasciatore saudita a Washington. Par di sentire un rullo di tamburi sempre più forte.

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Intanto la Compagnia di Gesù…

RENDERE PIÙ CINESE IL CRISTIANESIMO?
Prospettive pastorali

Benoît Vermander
Quaderno 4025, pag. 432 – 441, Anno 2018, Volume I

3 marzo 2018
ABSTRACT – Con la relazione di Xi Jinping, all’inizio del XIX Congresso del Partito comunista cinese (Pcc), nell’ottobre 2017, le autorità cinesi hanno ufficialmente chiesto alle tradizioni religiose presenti sul loro territorio di «sinizzarsi» (zhongguohua), ossia «avere un orientamento cinese». È chiaro che questo non vuol dire semplicemente sviluppare un rituale locale e una prospettiva dottrinale, ma in primo luogo aderire a una definizione di cultura cinese di natura politica.

Questa richiesta ha coinciso con l’applicazione di regole più restrittive della pratica religiosa e, più in generale, con una nuova accentuazione del ruolo di guida del partito in tutti gli aspetti della vita sociale e culturale. Si può capire, dunque, perché tale richiesta incontri la resistenza di settori religiosi. Nessuna religione può diventare un mero strumento dell’apparato politico. Ma si deve considerare anche un secondo aspetto: le Chiese cristiane non dovrebbero trascurare l’appello a «sinizzarsi» solamente perché proviene dal governo. Il contenuto del compito che il governo chiede di attuare alle organizzazioni religiose e ai credenti in realtà è ben lontano dall’essere chiaramente definito, e ciò apre spazi per il confronto e l’immaginazione. Rimanere sordi all’invito che è stato rivolto ai cristiani cinesi – per quanto ambiguo possa essere – li metterebbe in una posizione sbagliata, non solo nei confronti del governo, ma anche nei confronti dei cinesi, per i quali il cristianesimo è ancora una religione «straniera».

Quali sono allora i settori nei quali si deve tentare un’inculturazione creativa? Il primo settore riguarda la spiritualità e la «teologia spirituale»: resta ancora molto da fare per esprimere, attraverso le risorse spirituali delle tradizioni confuciana e taoista, i modi in cui Dio fa sperimentare agli uomini la sua presenza nella loro interiorità. Un secondo campo di inventiva ha a che fare con l’arte e la letteratura. Di fatto, dopo il 1920 storie e argomenti biblici sono entrati nell’immaginario cinese attraverso l’opera di romanzieri e pensatori. È così che Chen Duxiu, il primo segretario generale del Pcc (poi espulso dal Partito), ricordò ai giovani intellettuali cinesi che il «cristianesimo è la buona notizia dei poveri, e Gesù è l’amico dei poveri». Il terzo modo con cui i cristiani possono entrare ancora meglio in sintonia con la situazione attuale cinese è attraverso la consapevolezza e l’azione sociale. In questo senso, uno degli aspetti più positivi del discorso di Xi Jinping al XIX Congresso nazionale del Pcc è l’accento che egli ha posto sulle disuguaglianze e gli squilibri nella Cina attuale, e quindi gli spazi di azione che esso apre.

Su queste tre direttrici, il cristianesimo può certamente diventare più «cinese»; nello stesso tempo, può aiutare la Cina a diventare più aperta e armoniosa.

Fonte La Civiltà cattolica