Tutto svia e rivela in pari tempo

Oggi rilascio in rete ciò che già c’è, ma lo faccio con modalità combinatorie altre da quelle già date. Lo faccio sperando di fare cosa gradita e di essere utile a chi volesse avvicinarsi, con pensiero autonomo, a tali complessità.

Oreste Grani/Leo Rugens

Fulcanelli

Fulcanelli

Leggere per la prima volta un libro di alchimia e cercare di cogliervi un senso preciso è un’esperienza frustrante: enigmi, contraddizioni, allegorie, simboli, interruzioni e reticenze improvvise suscitano in chi legge l’impressione di essere vittima di una beffa straordinaria. Ne potrebbe essere altrimenti di fronte ad una ricetta che inizia così: “Per estrarre l’anima dell’asino in venti giorni: prendi un asino o un’asina, battili fortemente finche non venga più fuori alcuna feccia, poi prendi la metà di un sapiente milite armato e mescola nella pila…”. Oppure: “Prendi di qualcosa di ignoto la quantità che tu vorrai. ..”.

Nella celebre Turba philosophorun alcuni brani sono scritti in questo stile irritante: “Voi parlate assai oscuramente e troppo. Ma io voglio indicare completamente la Materia, senza tanti discorsi oscuri. lo ve lo ordino, o Figli della Dottrina: congelate l’Argento vivo. Di più cose, fatene due, tre, e di tre una. Una con tre è quattro. 4, 3, 2, 1, da 4 a 3 vi è 1, da 3 a 4vi è 1, dunque le 1,3 e 4. Da 3 a 1 vi è 2, da 2 a 3 vi è l’1, da 3 a 2 vi è 1. 1, 2 e 3 e 1, 2 di 2 e1, 1. Da l a 2,1, dunque 1. Vi ho detto tutto”. Gli alchimisti ci hanno lasciato molte migliaia di libri. È evidente che essi amavano scrivere e desideravano essere letti, ma preferivano non essere capiti. Questo perché l’alchimia è Arte Sacra, è il Segreto dei Segreti, e come tale va protetta dai curiosi, dagli indegni, dai non iniziati. “Povero stolto – ammonisce apertamente Artefio rivolto al suo lettore – saresti davvero così ingenuo da illuderti che ti sveliamo, apertamente e chiaramente, il più grande e il più importante dei segreti? Davvero così ingenuo da prendere le nostre parole alla lettera? In buona fede ti dico che chiunque pretenda di spiegare secondo il senso più comune e letterale ciò che gli altri filosofi hanno scritto, si troverà ben presto smarrito in un labirinto da cui non riuscirà mai più a liberarsi. ..”.

Per lo scrittore di alchimia l’impegno è esporre tacendo, senza mai oltrepassare i limiti oltre i quali la spiegazione diverrebbe delazione. Fulcanelli, alchimista francese del XX secolo, confessa: “Talvolta davanti all’impossibilità nella quale ci troviamo, di spingerci più in là senza violare il nostro giuramento, abbiamo preferito mantenere il silenzio”.

Di quale giuramento parli, possiamo forse intuirlo da un antico manoscritto conservato a Venezia, che riporta una formula nella quale l’alchimista si impegna, in nome della Trinità, a non rivelare i principi essenziali della dottrina, pena terribili castighi divini.

Pur badando a non oltrepassare mai il limite della delazione, gli autori di alchimia sono più o meno aperti alle confidenze e in rapporto a ciò meritano la definizione di invidiosi o caritatevoli, avari o prodighi. Invidioso o avaro è colui che si adopera con ogni mezzo per trascinare chi legge su una falsa pista; caritatevole o prodigo è chi fornisce magari poche spiegazioni, ma sempre veritiere. Purtroppo una precisa suddivisione nelle due categorie non è possibile. Autori che sono invidiosi per pagine e pagine, possono diventare caritatevoli su qualche passaggio specifico delle operazioni, e, viceversa, autori caritatevoli possono nascondere in mezzo a molte cose esatte una sola menzogna, sufficiente però a stravolgere il significato di ogni cosa.

Arnaldus da Villanova

Arnaldo da Villanova

Non è raro che un trattato di alchimia si apra promettendo di voler rivelare ogni informazione necessaria con la massima sincerità e chiarezza. Così il Rosarium Phiosophorum di Arnaldo da Villanova: “Questo libro si chiama Rosario, perché è una cosa fatta breve, tolta dai libri dei Filosofi, nel quale non è alcuna cosa occulta, nissuna fuori di via, nissuna diminuita; ma in esso si contiene tutto quello che è necessario al compimento dell’opera nostra”. Nonostante il tono accorato, l’affermazione è invidiosa al massimo, perché nessun trattato alchemico, compreso il Rosarium di Villanova, è costruito in modo da potersi dire completo, nessuno contiene l’intero complesso delle conoscenze indispensabili er portare a buon fine la Grande Opera. Nel migliore dei casi l’esposizione è particolareggiata su alcune fasi dei procedimenti e molto disinvolta su altre; più spesso interi passaggi vengono taciuti; quasi sempre si usa la tecnica di alterare l’ordine cronologico delle singole operazioni: apparentemente il discorso è logico e continuo, in realtà si compie con continui balzi avanti e indietro.

A completare lo smembramento, anche all’interno di uno stesso testo, identiche materie ed operazioni sono chiamate con nomi diversi, e cose diverse vengono definite con termini identici. Un antico Filosofo avverte: “State attenti, o ricercatori di questa scienza, che gli invidiosi smembrarono l’arcano in parecchi pezzi; e trattarono di parecchie acque, succhi, corpi, pietre, spiriti in modo che devastarono quest’arte preziosa con la moltiplicazione di tutti i nomi…”. E Geber scrive: “tengo a dichiarare che, in questa mia Summa non ho voluto insegnare la nostra scienza in modo continuato, a l’ho disseminata qua e là nei diversi capitoli….”.

Oltre allo smembramento, i mezzi usati per nascondere o velare la verità sono molti. Tra i più complessi, ma meno frequenti, è la crittografia, che consiste nello scrivere singole parole o intere frasi secondo una chiave particolare, talvolta in base ad un alfabeto costruito appositamente per l’occasione con segni ermetici, segni di fantasia, lettere e cifre mischiate. Un bell’esempio di crittografia è nel Codice De Oldanis, del XV secolo, dove alcuni passi sono scritti secondo un alfabeto di venticinque segni: ventidue corrispondono alle ventuno lettere latine (la r è rappresentata da due segni diversi), tre non hanno alcun significato e sono usati in principio, in fine o in mezzo alla parola per aumentare le difficoltà del lettore. Autori meno avari usano forme più semplici, limitandosi a scrivere nomi alla rovescia, mischiando alla grafia delle parole lettere inutili, mettendo in atto abbreviazioni drastiche, come ad esempio aroph per aroma philosophorum. Certamente molto invidiosi erano invece coloro che sottraevano alla completezza del testo intere parole per sostituirle con altre prive di senso.

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Ruggero Bacone

Nel De secretis operibus artis et naturae di Ruggero Bacone c’è un passo, sulla cui autenticità non tutti sono però d’accordo, che nasconde in anagramma la ricetta fondamentale per la fabbricazione della polvere da sparo (nitrato di potassio, carbone di legna, zolfo). Il brano suona così: “Sed tamen salis petrae luru vopo vir can utri et sulphuris; et sic facies tonitrum et coruscationem si scias artificium”. Anagrammando le parole senza senso, luru vopo vir canutri, si ottiene R.VII PART: V .NOV.: CORUL. V:, abbreviazione di “recipe VII partes, V novellae coruli V”.

L’intera frase suona allora così: “Ma tuttavia prendi sette parti di salpetra, cinque parti di nocciolo giovane, cinque di zolfo; e così, se conosci l’artificio, farai tuono e lampo”.

Fine Prima Puntata di Tre.

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GLOSSARIO

 Albedo e nigredo: due fasi della Grande Opera.

Elisir: insieme alla Pietra Filosofale, è un prodotto finale della Grande Opera. Gli si attribuisce il potere di rinnovare le energie vitali.

Ermetismo: insieme delle dottrine attribuite ad Hermes Trismegisto, mitico inventore dell’alchimia.

Filosofo: alchimista.

Fisso: ciò che non si sublima o non evapora.

Grande Opera: l’insieme delle operazioni che deve compiere l’alchimista per pervenire al successo.

Pietra Filosofale: insieme all’Elisir, è un prodotto finale della Grande Opera. Gli si attribuisce il potere di trasmutare le sostanze.

Rebis: corpo che, pur essendo unico, è composto contemporaneamente di maschio e femmina o comunque di due cose opposte.

Sale, Zolfo e Mercurio: i tre principi che, secondo l’alchimia, combinandosi in modo diverso, formano le diverse sostanze. Non coincidono con ciò che noi chiamiamo comunemente sale, zolfo e mercurio.

Trasmutazione: è 1o scopo ultimo dell’alchimia. Va intesa in un doppio senso: come possibilità dell’operatore di ottenere a piacimento il mutamento di una sostanza in un’altra; come possibilità per l’operatore di ottenere una trasformazione di se stesso sul piano spirituale.

Via secca e via umida: i due modi in cui può essere compiuta la Grande Opera. La via secca è breve e pericolosa, la via umida più lunga e sicura.

Volatile: ciò che si sublima o evapora per azione del fuoco.