Cristoforo significa colui che porta il Cristo. Oppure altro
Dopo il post “Tutto svia e rivela in pari tempo“, ecco altro da leggere, rileggere, rileggere e leggere ancora. Avete gradito. Per tanto continuiamo il lento rilascio.
Oreste Grani/Leo Rugens in veste insolita.
A Fulcanelli, mai altrettanto caritatevole, si devono ampie spiegazioni sulla cabala fonetica, in base alla quale per comprendere il significato di una parola occorre tener conto del suono dell’insieme di lettere e non dell’ortografia, che ne costituisce il velo. La cabala fonetica spiegherebbe. ad esempio. perché gli alchimisti facessero spesso riferimento alla leggenda di S. Cristoforo, il gigante che trasportò sulle spalle il Cristo fanciullo attraverso un fiume in piena. Secondo l’etimologia greca “Cristoforo” significa “colui che porta il Cristo”, ma in alchimia, per assonanza fonetica, diviene “Crisoforo“, cioè “colui che porta l’oro“. “Si tratta – afferma Fulcanelli – del geroglifico dello zolfo solare o dell’oro nascente (Gesù), innalzato sulle onde mercuriali e poi portato dall’energia propria di questo Mercurio, al grado di potenza posseduta dall’Elisir”. In altre occasioni il ricorso alla cabala fonetica porta Fulcanelli a speculazioni ancora più ardite. Se la logica a volte è carente e la forzatura è palese, chi legge deve comprendere che non è importante il rigore filologico del ragionamento, quanto ciò che il Filosofo cerca di dire tra le righe cogliendo a pretesto la Cabala fonetica.
Ne Il mistero delle cattedrali il solito Fulcanelli svela anche un perfido caso di enigma alchimistico inciso su un muro. Nella cappella di Palazzo Lallemant, a Bourges, in una nicchia del XVI secolo c’è la scritta “RE- RE, RER” , ripetuta tre volte. Sul frontone vi sono tre granate ignee. Secondo Fulcanelli la chiave è nell’indicazione di ripetere tre volte un medesimo procedimento, la calcinazione dello zolfo filosofale (indicato dalle granate ignee). Quanto alle parole misteriose, spiega: “RE, ablativo latino di res, significa la cosa, considerata per quel che riguarda la materia che la compone; poiché la parola RERE e l’accostamento di RE, una cosa, e RE, un ‘altra cosa, tradurremo l’espressione due cose in una, oppure una cosa duplice; così RERE sarà l’equivalente di REBIS”. Purtroppo, dopo aver dato qualche ulteriore chiarimento sul Rebis, Fulcanelli si fa avaro e conclude di non poter essere altrettanto esplicito nella spiegazione dell’altra parola, RER. Tuttavia, poiché R è la metà di RE, RER equivale ad una materia (RE) più la metà di un’altra o della sua propria (R).
Gli alchimisti fanno un uso larghissimo di simboli, giustificato come sempre dalla necessità di nascondere almeno parzialmente la dottrina: “Così anco i Filosofi chimici – si dice nel Dell’imprese – ascondono gran magisteri sotto le aquile, i dragoni, le lacrime, il latte di vergine, luna, sole, matrimonio, monte, risuscitare, spirito, anima e cose simili. Questo si è fatto perché non si conveniva che cose nobili si intendessero da tutti gli sciocchi, perché sarieno state disprezzate e derise, et la filosofia stimata pazzia…”.
Molti simboli attingono al mondo animale, costituendo un folto bestiario di cui fanno parte sia esseri mitici, come Il fenice o l’unicorno,sia reali.
L’astrologia contribuisce in modo fondamentale ad alimentare il patrimonio del simbolismo ermetico. Il rapporto pianeti = divinità = metalli risale alla più alta antichità ed è entrato nell’alchimia con le corrispondenze divenute poi consuete: Sole (Apollo) = oro; Luna (Diana) = argento; Mercurio = mercurio o argento vivo; Venere = rame; Marte = ferro; Giove = stagno; Saturno = piombo. I dodici segni zodiacali trovano precise corrispondenze in altrettante fasi della Grande Opera i soprattutto con i periodi dei l’anno in cui esse vanno svolte: “Lo zodiaco dei Filosofi – scrive l’abate Pernety – non è la stesso che lo zodiaco celeste benché il primo abbia un grande rapporto con il secondo. I segni dei Filosofi sono le operazioni dell’Opera che bisogna percorrere per giungere al loro autunno, ultima stagione del loro anno, perché essa è quella durante la quale i Filosofi raccolgono i frutti del loro lavoro”.
Tra gli altri simboli di diversa natura, a ricorrere con grande frequenza sono poche decine.
Nell’ambito del simbolismo si collocano anche le illustrazioni, che quasi mai hanno valore puramente ornamentale. Costruite piuttosto come vere e proprie appendici ai testi, utilizzano ogni genere di simboli e nell’insieme si leggono un po’ come rebus. Esiste, anzi, un libro di alchimia costituito unicamente da immagini, il “Mutus liber”, che descrive la realizzazione della Grande Opera in quindici tavole. Vi sono rappresentati un uomo e una donna che lavorano sia all’interno di un laboratorio, davanti all’athanor (forno a forma di torre), sia all’aperto, nei campi, per raccogliervi preziosi influssi cosmici. Nel corso dei secoli molti autori hanno tentato di interpretare il Mutus liber, ma le loro spiegazioni sono spesso così fortemente contrastanti da non poter essere considerate definitive.
Elementi, corpi ed operazioni sono rappresentati con segni convenzionali. Sulla 1oro origine sappiamo molto poco, ma sembra fossero sconosciuti agli albori dell’alchimia latina per entrare poi nell’uso corrente dalla metà del XV secolo. Dopo il loro primo apparire i segni alchemici diventarono via via più complessi e numerosi, senza però costituire un ulteriore elemento di enigmaticità, poiché le tabelle che costituivano i significati corrispondenti erano di uso comune. Nel ‘700 l’elenco dei segni era così nutrito che le tavole della Encyclopedie di Diderot e d’Alembert ne comprendevano circa cinquecento.
Ben altro acume gli alchimisti hanno usato per rivisitare la mitologia e la storia sacra, allo scopo di farne rappresentazioni allegoriche della Grande Opera. La vicenda biblica del profeta Elia, rapito in cielo su un carro di fuoco, è usata nei libri di alchimia come raffigurazione dell’alchimista che ha realizzato il lavoro, ottenendo la trasmutazione di se stesso. Anche la creazione di Adamo è assimilata all’opera alchemica, poiché come Dio trasse Adamo dal fango, così l’alchimista trae la Pietra Filosofale da una materia iniziale vile. Il parallelo Cristo nato dalla Vergine Maria = Lapis (pietra Filosofale) nato dall’Acqua Mercuriale trova spazio già nella prima alchimia latina e conduce ad interpretare tutto il mistero cristiano in chiave ermetica.
Il capolavoro di questo filone è l’Aurora consurgens, scritta agli inizi del ‘300, in cui le Sacre Scritture divengono il pretesto per una lunga esposizione di parabole che in realtà hanno significato alchemico. Del 1617 è il Symbola aureae mensae, che illustra l’alchimia come Messa: il sacerdote che officia davanti all’altare è l’alchimista che lavora davanti all’athanor; la Pietra Filosofale è come l’ostia, fonte di grazia e di vita eterna; l’elisir ottenuto con la Grande Opera è come il vino eucaristico; la trasmutazione del metallo vile in oro avviene nello stesso modo in cui l’ostia si trasforma nel corpo di Cristo.
Fine della seconda puntata di tre.
GLOSSARIO
Albedo e nigredo: due fasi della Grande Opera.
Elisir: insieme alla Pietra Filosofale, è un prodotto finale della Grande Opera. Gli si attribuisce il potere di rinnovare le energie vitali.
Ermetismo: insieme delle dottrine attribuite ad Hermes Trismegisto, mitico inventore dell’alchimia.
Filosofo: alchimista.
Fisso: ciò che non si sublima o non evapora.
Grande Opera: l’insieme delle operazioni che deve compiere l’alchimista per pervenire al successo.
Pietra Filosofale: insieme all’Elisir, è un prodotto finale della Grande Opera. Gli si attribuisce il potere di trasmutare le sostanze.
Rebis: corpo che, pur essendo unico, è composto contemporaneamente di maschio e femmina o comunque di due cose opposte.
Sale, Zolfo e Mercurio: i tre principi che, secondo l’alchimia, combinandosi in modo diverso, formano le diverse sostanze. Non coincidono con ciò che noi chiamiamo comunemente sale, zolfo e mercurio.
Trasmutazione: è 1o scopo ultimo dell’alchimia. Va intesa in un doppio senso: come possibilità dell’operatore di ottenere a piacimento il mutamento di una sostanza in un’altra; come possibilità per l’operatore di ottenere una trasformazione di se stesso sul piano spirituale.
Via secca e via umida: i due modi in cui può essere compiuta la Grande Opera. La via secca è breve e pericolosa, la via umida più lunga e sicura.
Volatile: ciò che si sublima o evapora per azione del fuoco.
Alcuni ci stanno aiutando, altri rimangono indifferenti.
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la Redazione
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Perchè, oltre ad un sorriso, divertito, mi ricorda con un po di malinconia quello che mi diceva il mio compagno Romano di Università Donato Lucia:…”Ao ma sei de coccio”…
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