Aldo Giannuli lascia, in un momento difficilissimo, il M5S
Chi sa di me sa che ho sempre tenuto al pensiero e all’esperienza di Aldo Giannuli. In particolare modo ho sempre considerato rassicurante il suo navigare limitrofo alla complessità del MoVimento pentastellato, povero, per il resto (che nessuno si offenda) di eminenti intellettualità. Mi sentivo rassicurato che una mente così allenata allo studio, capace di trattare, con duttilità e competenza, indifferentemente le conseguenze delle guerre planetarie finanziarie segrete e contemporanee, l’incognita della Cina, l’Italia a rischio secessione e lasciata in balia di oscuri ambienti proprio da quegli organismi che l’avrebbero dovuta proteggere, distraendosi sistematicamente rispetto alla Stella Polare della Costituzione repubblicana, avesse deciso di stare vicino, ad esempio, ai giovani cittadini che si erano candidati a interessarsi, per conto del M5S, di una materia tanto sofisticata come l’Intelligence, che in molti, anche nel popolo a cinque stelle, sentivano il desiderio si indirizzasse verso un cambiamento paradigmatico culturale, capace di marcare le distanze proprio da quegli ambienti che avevano, con responsabilità certa, consentito di lasciare insanguinare la collettività italiana. Leggevo i libri di Giannuli e sentivo parlare di lui dalla viva voce di chi lo aveva conosciuto, avendo strumenti per capirne lo spessore e anche questo mi rassicurava. Ho vissuto pertanto con particolare imbarazzo (e una prima punta di allarme) il fatto che passasse troppo tempo in cui pur facendosi evidente una stretta frequentazione (questo ci era dato di capire) con i “portavoce” del M5S che avevano scelto di interessarsi di strategia della sicurezza nazionale e di vigilanza (il COPASIR) parlamentare di tale sentore sensibile, di fatto, sul piano delle critiche sostanziali ai decenni passati, nulla prendesse corpo. Anzi, man mano che si organizzavano eventi pubblici su temi tanto delicati, poco o nulla annunciava la fine di un tempo oscuro e, diciamolo, anche tragicamente segnato dal sangue di tanti compatrioti. Mi sembrava di assistere a degli strani inutili e ipocriti salamelecchi tra addetti ai lavori, tutti personaggi formatisi nei decenni precedenti, tutti con il ruolino di marcia degli encomi ricevuti quando le sigle (Sismi-Sisde) e la sostanza di questi carrozzoni/stipendifici erano noti a tutti come emanazione della congiura piduista e di feroci interferenze di Paesi terzi. Non uno dei relatori che hanno fatto passerella per i primi quattro incontri organizzati (se si escludono lei e gli stranieri) dal 18 dicembre 2015 a venire all’ultimo del 21 luglio 2017, ritenevo io ingenuamente, anche con il concorso, consiglio, approvazione del Prof. Aldo Giannuli, letto in un onesto quadro sinottico che avesse voluto ricostruire gli avvenimenti degli ultimi decenni, andava invitato, lasciato pontificare e mostrato/rileggittimato come se fosse, ingenuamente e incolpevolmente, sceso in quel momento dalla Montagna del Sapone.
Ma io mi sentivo tranquillo perché c’era lei professore che non poteva in nessun modo farsi silente complice di tali errori. E mi dicevo, mordendomi lingua e mani: chi cazzo sei per cercare di richiamare l’attenzione su questa operazione gattopardesca organizzata alle spalle del MoVimento? Quando l’amico Alberto Massari, cittadino irreprensibile, appassionato semplicemente della materia di cui lei è docente, è stato invitato a partecipare all’ultimo convegno (quello del 21 luglio 2017) se tra i relatori non ci fosse stato lei, alla persona che mi è carissima, avrei consigliato in tutti i modi di non esporsi in una tale riunione. Ma lei c’era e noi siamo stati indotti a consigliare Massari contro il suo interesse. Fatto il passo, proprio lei, a intervento concluso, ha trattato il Massari come l’ultimo dei pericolosi qualunquisti solo perché, con assoluta onestà, coraggio e puntualità, si era permesso di evidenziare la gravissima situazione sotto intesa ai rapporti bilaterali tra la Francia e la nostra Italia. O perché aveva rivendicato un’iniziativa (la borsa di studio!) per ricordare Giulio Regeni. Che oggi tutti i partecipanti al Convegno hanno scientemente dimenticato. Oggi, mi preme dirlo, si vede, a Bardonecchia come a Ventimiglia, passando per gli interrogatori di Nicolas Sarkosy, chi avesse ragione (l’amico Massari), e chi, viceversa, ci voleva raccontare quattro storielle sulla disinformazione che precedette lo sbarco in Normandia. Perché non si parlasse evidentemente di chi, vista l’età e lo stato di servizio degli ex-prefetti e dei dirigenti del Sisde e del Sismi invitati a dare continuità e giustificazione al cuore nero dei servizi. Quanti morti al servizio di interessi che nulla avevano a che fare con gli interessi superiori della Nazione ci sono stati mentre quei signori che vi erano sembrati normali e degni di raccontare le vicende della Repubblica, tutti personaggi al servizio sotto il ventennio berlusconiano, si alzavano la mattina per andare a prendere posto dietro le scrivanie, strapagati e senza mai correre un vero pericolo se non quello di essere, spero un giorno, chiamati a rispondere dal Tribunale della Storia, dell’essersi girati dall’altra parte quando il Paese sprofondava.
Lei che poteva farlo perché era per tutti noi il consulente strategico del M5S sul tema della sicurezza nazionale, scopre solo adesso alcuni limiti che i nostri stravotati cittadini per bene hanno? Troppo facile professore. Tutto quello che lei oggi ha scritto non solo lo condivido ma era prevedibile e previsto. Per questo memore di come decise, quel 21 luglio, di bollare Massari, non solo noi rimaniamo vicino al M5S ma faremo tutto quello nelle nostre possibilità perché gli errori commessi non si ripetano. Avremmo preferito non essere lasciti soli in questa posizione scomoda. Con lei a tiro, ci sarebbe trovati molto, molto, molto meglio. Ma evidentemente non lei con noi. Con stima immutata e addolorato della sua scelta.
Oreste Grani/Leo Rugens amico, fiero di esserlo, di Alberto Massari