Tra la stupidità e la malafede, qualcosa si prepara
La Repubblica non ha bisogno di alcuna doppiezza spacciata per abilità politica.
Oggi, nell’incontrare un giovane e valente compatriota, impegnato, se ho ben capito, in politica pentastellata, trattando delle complessità in essere che si stanno sviluppando, anche nelle sedi istituzionali (Parlamento per primo), ho citato un discorso di Leonardo Sciascia, pronunciato il 23 gennaio 1980, quando era stato eletto, pochi mesi prima, sotto il simbolo dei Radicali, alla Camera dei Deputati. Dovevo, all’intelligente interlocutore, il testo fedele di quel intervento, a mio giudizio memorabile, soprattutto nella parte che lo scrittore dedica alla doppiezza tra il dire e il fare. Poche righe, ma sufficienti. Leggete e ditemi se la fase non avremmo bisogno di un vero atto rivoluzionario da parte del M5S? Ditemi se non sarebbe il caso di ripagare il Paese, rappresentato soprattutto dagli oltre 11 milioni di votanti, che hanno scelto gli eredi di Giuseppe Grillo da Genova e di Gianroberto Casaleggio, con un buona dose di coerenza e non di doppiezza tra il dire e il fare, di cui già parlava, 38 anni addietro, Sciascia? L’intellettuale prestato alla politica era sgomento. Mi immagino cosa direbbe oggi davanti allo spettacolo che si configura.
Oreste Grani/Leo Rugens
(Atti Parlamentari – Camera dei Deputati – VIII LEGISLATURA – DISCUSSIONI – SEDUTA DEL 23 GENNAIO 1980)
SCIASCIA. Signor Presidente, signori colleghi, una delle cose che più mi sgomentano in questa mia breve esperienza parlamentare è la constatazione di una doppiezza tra il dire e il fare e tra il dire e il dire, che si realizza in scarti minimi di tempo e di spazio, cioè tra questa aula e il cosiddetto» transatlantico; tra quello che si dice e si fa in quest’aula e quello che si dice prima di entrarci o appena usciti. Fuori di quest’aula ho sentito definire, con lodevole sintesi, uno schifo il provvedimento sull’editoria da parte di persone che qui dentro la votano; sento definire inutile, inutile contro il terrorismo, i provvedimenti in esame e li sento definire così da parte di molti che con quasi assoluta certezza sono disposti a votarli. Al di là di quelle due porte si ha la fondata impressione chi ci sia una maggioranza che non approva; qui dentro c’è una maggioranza che approva ed una minoranza che è costretta, per impedire l’approvazione di un provvedimento giudicato inutile da quegli stessi che sono disposti ad approvarlo, o almeno per dare il segnale di pericolo al paese, ad usare in maniera esasperata ed esasperante il solo strumento che il regolamento le offra.
Ci si potrebbe facilmente mettere d’accordo, superata la constatata doppiezza, sul concetto di inutilità di questo sciagurato decreto-legge, a metterci una pietra sopra, ma sto facendo – si capisce – della fantapolitica o del fantaparlamentarismo; solo che questo decreto-legge, inutile al momento contro il terrorismo, come è definito quasi unanimemente, non è inutile se ci lasciamo prendere dal sospetto che si sappia benissimo a che cosa effettivamente serva, escluso che serva ad annientare, oggi come oggi, il terrorismo.
Questo non è un provvedimento inutile, purtroppo; serve a fare “tabula rasa” in questo paese dell’idea stessa del diritto, perché non so cosa resti dell’idea del diritto quando si legifera sulla possibilità per un cittadino di restare per una dozzina di anni in carcere prima che una sentenza definitiva lo condanni o lo assolva. Già la giustizia in Italia non è mai stata celere e si sa che uno degli elementi costitutivi e primari della giustizia è la prontezza con cui viene amministrata, ma affermare che arrivando dopo una dozzina di anni può significare ancora giustizia, vuol dire appunto avere smarrito il senso della realtà!
PINTO. Onorevole ministro! Onorevole sottosegretario!
PRESIDENTE. Onorevole Pinto, la prego… Prosegua, onorevole Sciascia.
SCIASCIA. Si è smarrito il senso della legge, del diritto, della giustizia e lo si va sostituendo in una collocazione speculare a tutto ciò che si dice di volere combattere; lo si va sostituendo con l’arbitrio, la sopraffazione, la violenza. Fra la stupidità e la malafede qualcosa si prepara. Non riesco a vedere la conversione in legge di questo decreto così come è, se non come un frutto di una simile alleanza; da che parte stia la stupidità e da quale la malafede, oggi è difficile dire. Speriamo soltanto, per lo meno, a seconda se siamo ottimisti o pessimisti, di fare in tempo ad accorgercene.
(Applausi dei deputati del gruppo radicale)
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la Redazione