Torniamo a chiedere: ma voi di Rights Reporter con chi state?
Ogni promessa è debito!
E noi che abbiamo già tante difficoltà per l’affitto, la luce, il gas, i mezzi di trasporto, le cartucce della stampante, l’acquisto di libri non vogliamo certo avere debiti con Rights Reporter.
“Ma questa volta non gliela facciamo passare liscia”, scrivemmo il 7 febbraio 2016 (come passa il tempo anche nel “Caso – irrisolto – di Giulio Regeni”!), a proposito della testata elettronica Rights Reporter e di chi li alimentasse, con informazioni e denaro.
Informazioni intossicanti e certamente non finalizzate ad abbassare il clima di aggressività tra popoli già tanto lasciati nella sofferenza quotidiana.
Lo dicevamo (leggete il post nella sua interezza) forti del fatto che di noi sappiamo chi ci informa e come viviamo.
Come viviamo è chiarito nell’annuncio che anche in questo post trovate in calce e, chi ci informa, basta che “connettiamo il nostro cervello di donne e uomini liberi e pensanti con la tastiera”, come si suggeriva in RR. Torniamo a chiedere a RR, come facemmo il 7 febbraio 2016: voi con chi state?
Questo perché il 90% dei temi da voi affrontati (il Qatar trattato in Europa come se non fosse guidato da chi è guidato, quel dittatore sanguinario di Erdogan considerato un interlocutore politico invece che un sanguinario dittatore e via così) ci trova d’accordo. Siamo avversi, viceversa, alla vostra attività di attizzatori d’odio tra le persone (sono persone!) che vivono “intorno” a Gerusalemme. Le vostre semplificazioni (e non mi riferisco ad Hamas su cui siete paradossalmente troppo teneri con loro e con chi, in Italia, li considera interlocutori) ci preoccupano, perché ogni semplificazione, in realtà geopolitiche complesse, è l’anticamera dello stereotipo, dei luoghi comuni, del razzismo, dell’antisemitismo. Cominciate (forse non avete mai fatto altro) a dire cose stereotipate sul popolo palestinese rimuovendo totalmente che state scrivendo di persone, di donne e uomini, di bambini.
Se non si vuole essere carburante della caccia agli ebrei (è ovvio/banale che è l’antico, non risolto, odio ad essere alla base di quanto da 70 anni vediamo avvenire ciclicamente intorno a Gerusalemme) bisogna elevare il livello della qualità dei ragionamenti e delle proposte. Così si va verso pericoli per tutti. E questo neanche i guerrafondai estremisti con cervello pieno di luoghi comuni avversi ai Palestinesi possono desiderarlo. Evitate di iscrivervi definitivamente a questo partito perché non sarà questa la soluzione a tanto dolore. Capiamo che ammettere la superiorità della non violenza è difficile da ammettere per molti capi israeliani.
Abbiamo scritto in decine di post dedicati al tema della Pace in Israele (che ci sta a cuore da mediterranei e su cui non accettiamo insulti o lezioni da nessuno) che gli occhi di Gandhi hanno un particolare risalto nel grande ritratto scelto da Ben Gurion per arredare la sua “spartana” (in realtà a Sde Boqer c’è o c’era anche un busto di Socrate che, se ci ricordiamo, era ateniese) abitazione. E scusate la battuta. Si direbbe che il profeta armato del popolo ebreo, guida militare per la doverosa, anzi, indispensabile creazione e la difesa dello stato di Israele, abbia voluto lasciare in eredità al suo popolo un testamento più elevato, ponendo Gandhi al di sopra di se stesso, come per annunciare un avvenire non violento in cui finalmente il genio che è in ogni uomo troverà modo di esprimersi.
Ben Gurion non poteva sapere dell’era dell’informatica in cui sono cresciuti i redattori di RR ma certamente lasciando appeso quel ritratto indicava la strada per pervenire all’era dell’Intelligenza che si sarebbe dovuta proprio inaugurare partendo da Gerusalemme.
Si chiama era dell’Intelligenza e non dell’occhio per occhio. Non a caso come abbiamo altre volte sostenuto (anche in quel 7 febbraio 2016 nel post MA VOI DI RR (RIGHTS REPORTER) CON CHI STATE?) tutti i direttori dello Shin Bet, del Mossad e dell’Amman, quando lasciano il servizio, sentono il dovere, da uomini e donne intelligenti, di consigliare la via della reciprocità e della pace ragionata. Vorremmo qualche volta (per non diffidare troppo vedendovi così determinati nel vostro ruolo di attizzatori di incendi) sentirvi parlare del perché, ad esempio, Ben Gurion ebbe l’audacia di sostituire a fotografie di battaglie vittoriose (battaglie – scriviamo volutamente – e non “guerra” che nessuno potrà vincere) l’immagine di un essere superiore che come unica arma per la liberazione del suo popolo, in un immenso continente e non un fazzoletto di terra, si servì della forza morale, dell’invenzione della mente (progettò e realizzò ciò che per altri era invisibile), del rigore dell’esempio. E a voi sembra che ciò che si deve vedere tutti i giorni (non sono set cinematografici!) sia esempio di forza morale, di invenzione della mente, di rigore dell’esempio? Mi sembrano esibizioni di autolesionismo anti sionista. Pensiero audace, ma a cui teniamo, da donne e uomini liberi, tutti in questa redazione, senza eccezione alcuna, amici del popolo ebraico. Ma anche di quello palestinese.
Oreste Grani e la Redazione che della Memoria fa un culto.
MA VOI DI RR (RIGHTS REPORTER) CON CHI STATE?
Dalle parti di Rights Reporter la direzione/redazione (?) invita, sulla questione dell’omicidio di Giulio Regeni, alcuni indignati lettori, a collegare “tastiera e cervello”. Queste rispostine paraculeggianti e camminanti sul filo delle ovvietà (collegare tastiera e cervello) sono tipiche del comportamento che si ritiene di poter tenere dopo aver tirato il sasso e cercato di nascondere la mano. La disinformazione è un’arte in cui i furbacchioni (da tempo da noi individuati ed attenzionati) di Rights Reporter si ritenevano di essere ormai maestri. Ma questa volta non gliela facciamo passare liscia e fino a quando non diranno chi sono, chi li sostiene, quale perverso disegno di morte perseguono, non gli daremo tregua. E forse anche dopo che avessero buttato la maschera continueremo ad interessarci di loro e dei moventi che li hanno spinti in queste ore a cercare di svilire la fine eroica del nostro piccolo/grande coraggioso italiano.
La superiorità del pensiero non violento, unito all’uso assoluto della cultura per risolvere i conflitti, è sintetizzato dalla presenza di un ritratto di Gandhi nella frugale stanza da letto che ha visto vivere, negli ultimi anni, Ben Gurion, profeta armato del popolo ebreo, guida militare per la creazione e la difesa dello Stato di Israele. Ben Gurion che dalle parti di Antonio M. Suarez dovrebbero sapere chi esso sia stato, ponendo Gandhi al di sopra di se stesso, volle annunciare, indicare, ordinare un avvenire non violento in cui finalmente il genio che è in ogni uomo potesse trovare il modo di esprimersi. Ogni uomo, palestinesi compresi. Questa dovrebbe ancora essere la missione di Israele e non quella di addestrare gli ascari egiziani per arrivare a farsi guardare il fianco (il Canale di Suez) da mostri torturatori incapaci di capire cosa stesse facendo e perché stesse agendo con complesse modalità il colto, raffinato, coraggioso, generoso Giulio Regeni. Giustificare i torturatori è l’attacco più grave a quell’Intelligence culturale che, messa in campo, sola potrà, prima abbassare i livelli di aggressività e poi dispiegare una visone delle cose possibili tali da favorire lo scoppio della Pace. Ma ai saputoni di alcuni ambienti israeliani che degli italiani pensino li infastidisce da tempo. Gli italiani devono stare a cuccia e fare ciò che gli amici dei troppi “Carrai” dicono che si deve fare. Se non si fa quello che si deve fare (compreso le nomine al momento opportuno?) giù legnate.
Dove si coglie, si coglie fino a quando nei luoghi deputati non ce la si fa di nuovo nelle brache. Tanto Aldo Moro, l’ultimo dei possibili, è morto. Ma con chi state? Dopo la morte di Ben Gurion sono esplose le scienze informatiche e i luoghi di riflessione telematici che più di altri dovrebbero avere la responsabilità di far nascere l’Era dell’Intelligenza che, non a caso, suona come Intelligence. Strumenti culturali che non possono mai essere messi al servizio dei nazisti torturatori che si celano sotto mille diverse divise ma che operano costantemente a qualsiasi latitudine. Con chi state voi di RR? Noi siamo schierati, nella nostra marginalità e ininfluenza, con i primi timidi tentativi di realizzare un Intelligence culturale “sul campo”, tra la gente, in chiave diffusa e partecipata, capace di raccogliere l’insegnamento di Ben Gurion, le stanche parole di Shimon Peres, l’esperienze sofferte di tutti i capi del Mossad, dello Shin Bet, e dell’Aman che, dopo aver amato e servito Israele, andati in pensione, hanno sentito il dovere di suggerire il dialogo e la negoziazione permanente (e non le torture egiziane) come elementi per costruire la necessaria meticciata società intelligente dell’Ulivo mediterraneo. Pianta utile non solo a fare l’olio per fini alimentari. Per noi se ancora capiamo qualcosa Giulio Regeni si era arruolato, consapevolmente, in questo esercito di invisibili pronto a rendere possibile il sogno dello scoppio della Pace.
Oreste Grani/Leo Rugens
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la Redazione