A proposito di Jacopo Iacoboni: Vengo anch’io!  No, tu no!

Ho finito il post MASSIMA ATTENZIONE ALL’INTRECCIO TRA CRIMINALITÀ E POTERE POLITICO con le parole “… a prescindere da altri aspetti politici e organizzativi del MoVimento che pur esistono”. 

Se uno legge con attenzione questo blog si accorge che siamo, da anni, sostenitori del MoVimento e della sua funzione di stimolo strategico al cambiamento paradigmatico dell’intera scena politica nazionale ma al tempo siamo feroci critici di alcune scelte che vengono fatte dai vertici del M5S, quando si comportano come se ritenessero propri i milioni di voti che ricevono. Quei voti sono, viceversa, a tempo determinato e devono essere anch’essi considerati “cosa pubblica” e come tali vanno trattati. Sempre.

Comunque con quel finale di post non ci riferivamo certamente all’episodio che ha visto Jacopo Iacoboni farsi protagonista, ad Ivrea. 

Iacoboni, a nostro marginale e ininfluente giudizio (ma chi siamo noi per esprimere giudizi?), opera, giornalisticamente parlando, da anni, con modalità che potrebbero indurre a ritenerlo non appartenere solo al mondo del giornalismo. 

Se dobbiamo tenere a mente altri suoi interventi (vedi ad esempio il post a lui dedicato il 7 agosto 2016 “TALE JACOPO IACOBONI RITIENE CHE UNA SEGNALAZIONE DELL’ARMA DEI CARABINIERI SIA COSA DISDICEVOLE“) l’abbiamo sempre pensato come un professionista dell’informazione che, per motivi reconditi che possiamo solo intuire ma che per prudente opportunismo tacciamo, potrebbe non essere così libero e spontaneo nella sua acredine plateale contro la Famiglia Casaleggio. 

La lettura di quanto accaduto ad Ivrea non riguarda Jefferson e la libertà di stampa. Stiamo parlando di un fenomeno molto più articolato e al tempo delicato e su cui è quasi impossibile scrivere liberamente senza fare affermazioni gravissime. Ma non certo per timori personali come spero ormai tutti sappiate. È che vorremmo evitare di fornire, a non so chi, dettagli di analisi sul comportamento di … che ormai pensiamo di aver “cioccato” nei suoi moventi reconditi. Ci chiediamo con pacatezza come lo Iacoboni, dopo aver scritto sistematicamente di Gianroberto Casaleggio, descrivendolo con modalità insinuati e unilateralmente offensive, ritenesse possibile partecipare ad un momento privato di riflessione (si entrava per inviti), indetto da una associazione culturale intitolata proprio all’insultato. Stiamo perdendo il limite del buon giusto: è come se il compagnuccio di scuola che vi insultava la madre dandole della puttana, pretendesse poi di essere tollerato quale imbucato (si diceva così) alla vostra festicciola di compleanno. 

Questa è la natura della storia che adesso monta come panna. E, lo ripeto, non mi sembra una storia candida. E ci riferiamo all’acredine di Iacoboni che abbiamo, liberi come siamo di farlo, già classificato/catalogato in altre occasioni. Ben più gravi che questa.

Oreste Grani/Leo Rugens

Vengo anch’io!!!!! No, tu no! Cantava Iannacci