Leorugens e Il Foglio sulle tracce di Mifsud il maltese

Joseph Mifsud, a onor del vero, gareggia per fantasia con il nostro Corto Maltese
Quelli del Foglio, il quotidiano dell’elefante, sono nostri lettori – appassionati dal 2013 quando Brunetta ci dedicò le sue attenzioni per avere smascherato Floris la trombetta –, ma un po’ lenti, se confrontiamo le loro risorse alle nostre: soldi, sussurratori e una redazione folta e preparata. Bisogna riconoscere che sono bravini a fare i compiti e il pezzo che hanno prodotto ieri su Joseph Mifsud, suggestionati da quanto scrivemmo oltre un mese fa, ha colpito e affondato la Link Campus e Vincenzo Scotti, definitivamente (?), a nostro parere sì.
Dal bel pezzo di Luciano Capone si evince che il maltese sia stato l’architrave finanziario e geopolitico della Link Campus a partire perlomeno dal 2000 (!!!), a conferma che Scotti e Malta sono tutt’uno. Ma quale Malta, quella del Caravaggio o quella del riciclaggio?
Azzardo un’ipotesi, premesso che Mifsud è bruciato, conviene a troppa gente chiudergli la bocca, sicché, l’abbiamo già detto, non ci stupirebbe che al momento riposi in fondo al mare o sotto terra. Ci dispiace solo per piccola creatura che non conoscerà mai suo padre.
Godetevi il pezzo di Capone e meditate lettori, meditate.
Dionisia
Dov’è Joseph Mifsud
di Luciano Capone
Joseph Mifsud (a destra) è stato ricevuto dall’ambasciatore russo a Londra Alexander Yakovenko in un incontro del maggio 2014. Negli anni successivi i suoi legami con i russi saranno intensi
Lo cercano l’Fbi, i russi, la Corte dei conti
italiana, gli ex colleghi, i giornalisti e la
fidanzata che ha da poco partorito, ma nessuno
lo trova. Oppure, se qualcuno l’ha trovato
non lo dice a nessuno. La domanda che mezzo
mondo si fa da cinque mesi è: dov’è Joseph
Mifsud? Per adesso non c’è risposta. La scomparsa
del misterioso “professore maltese” fi –
nito al centro del Russiagate è un piccolo giallo
dentro un grande intrigo internazionale.
Sembra il plot di un romanzo di spionaggio,
ma è una storia reale che incrocia protagonisti
italiani e che ha come centro nevralgico
una piccola università romana: la Link Campus
University, l’ateneo fondato dall’ex ministro
democristiano Vincenzo Scotti e da cui il
M5s sta pescando la sua classe di governo, in
particolare i tre ministri che dovrebbero occuparsi
proprio di politica estera, sicurezza e
intelligence (Paola Giannetakis all’Interno,
Emanuela Del Re agli Esteri, Elisabetta Trenta
alla Difesa).
Partiamo dalle domande principali. Chi è
Joseph Mifsud? E perché è così ricercato?
Nell’indagine sulle interferenze russe nella
campagna elettorale americana del 2016 e
sugli aiuti di Vladimir Putin all’elezione di
Donald Trump, il procuratore speciale Robert
Mueller parla di un “professore” che
avrebbe riferito all’allora consigliere della
campagna elettorale di Trump George Papadopoulos
che i russi erano in possesso di migliaia
di e-mail imbarazzanti su Hillary Clinton.
E questo nell’aprile 2016, mesi prima
che i democratici venissero a conoscenza
dell’hackeraggio sui propri sistemi. Il professore
in questione è proprio Mifsud. Il docente
della Link Campus conosceva Papadopoulos
per aver lavorato con lui in una strana
società a Londra e, dopo aver saputo che
il giovane ex collega era diventato consulente
di Trump, lo avrebbe messo in contatto
con figure vicine a Putin come Ivan Timofeev,
esponente del Russian International
Affairs Council, un think tank fondato dal
Cremlino.
La fidanzata
Dopo che a fine ottobre 2017 queste rivelazioni
sul Russiagate sono divenute pubbliche
Mifsud sparisce. Non si sa dove sia, non
risponde al telefono, non risponde alle mail.
E insieme a lui spariscono le sue pagine sui
siti delle università – a partire dalla Link
Campus – e delle organizzazioni a cui era affiliato.
Da allora è irreperibile e la lista delle
persone che lo cercano si allunga sempre
di più. Alberto Nardelli di BuzzFeed si è
messo sulle sue tracce e ha scoperto che anche
la sua fidanzata, una giovane donna
ucraina, non lo vede da mesi. La donna era
incinta di Mifsud e nel frattempo il bambino
è nato, ma del padre nessuna traccia. L’ulti –
mo contatto è un messaggio Whatsapp del 31
ottobre 2017, quando diventa di dominio
pubblico la notizia del suo coinvolgimento,
in cui Mifsud le dice di “non rispondere” ai
giornalisti. Da allora in poi niente. BuzzFeed
scrive che anche la giustizia italiana
lo cerca, ma senza successo. Mifsud è indagato
per danno erariale in una vicenda minore
rispetto al Russiagate, ovvero per un ingiustificato
compenso percepito dal Consorzio
universitario di Agrigento, di cui il maltese è
stato presidente per alcuni anni: la Procura
della Corte dei Conti siciliana lo ha cercato
per mesi ma non lo ha mai trovato e alla fine
la citazione gli è stata notificata in contumacia.
Dov’è Joseph Mifsud? Tra i tanti italiani
che potrebbero sapere qualcosa di lui, uno è
Gianni Pittella. Il deputato del Partito democratico
ed ex capogruppo del Pse all’Euro –
parlamento conosce molto bene il professore,
è stato visiting professor della “London
Academy of Diplomacy” (un’organizzazione
di Mifsud ora chiusa) e ha segnalato al docente
maltese una donna italiana in scadenza
di contratto a Strasburgo, Simona Mangiante.
La giovane avvocatessa italiana è la
fidanzata di Papadopoulos e fu assunta da
Mifsud al “London Centre of International
Law Practice” (Lcilp), un’altra istituzione in
cui era coinvolto Mifsud e dove lavorava Papadopoulos
prima di diventare consigliere
di Trump. La Mangiante si licenziò dopo pochi
mesi perché quel centro che doveva essere
uno studio legale le sembrò una copertura
di qualcosa poco chiaro. Da allora la donna
ha tagliato i ponti con Mifsud.
Ma neppure Pittella, che aveva un rapporto
più amichevole, sa dove sia. “L’ho conosciuto
perché era presidente di un’associa –
zione di università del Mediterraneo (Emuni,
ndr), era una persona gioviale e con lui mi
occupavo di temi che riguardano il Mediterraneo.
Non lo sento da tanto tempo – dice Pittella
al Foglio – ma lui era così, non si faceva
sentire per mesi e mesi e poi ricompariva
per proporre convegni sulla pace, iniziative
sulla politica estera. Lo conoscevo per questo,
come un grande networker, mi fa strano
vederlo come un protagonisti di trame e
spionaggio internazionale. Non ho mai avuto
il sospetto che potesse fare queste cose”. E
ora dove potrebbe essere? “Non ne ho idea e
francamente in questi mesi ho avuto altro a
cui pensare, anche perché ci sono delle indagini
in corso e non tocca a me cercarlo”.
L’ultimo avvistamento
Per stare sulle tracce di Mifsud tocca andare
alla Link Campus University, l’ultimo
luogo dove è stato avvistato. Il 1° novembre
2017 un giornalista di Repubblica si intrufola
nel campus e lo intervista nei corridoi della
Link: Mifsud nega le accuse che gli vengono
rivolte, di aver parlato a Papadopoulos
delle e-mail rubate alla Clinton, ma conferma
alcuni dettagli come l’amicizia con Timofeev,
il suo legame con il Cremlino. Da allora
nessuna notizia di Mifsud. L’università dice
al Foglio di non avere più contatti con il professore
maltese da novembre e che “il rapporto
professionale di Joseph Mifsud con la
Link Campus University è iniziato nel 2017
come professore straniero in Italia, in quanto
full professor della prestigiosa Stirling
University”. Poi, dopo le notizie sul Russiagate,
Mifsud si è dimesso dall’università
scozzese di Stirling ed “è decaduto anche da
noi –dice l’ufficio stampa della Link – ciò è
avvenuto nel mese di novembre”. In pratica
il rapporto di Mifsud non sarebbe mai decollato:
“L’unico incarico presso Link Campus è
la nomina nel 2017 a Program Leader del
corso di laurea in International studies”, ma
“il prof. Mifsud non ha mai iniziato le lezioni”
a causa delle notizie sul Russiagate, “da
allora non si è più presentato”. L’università
precisa anche che Mifsud, curando i rapporti
internazionali dell’Università di Malta dal
2000 al 2007, ha collaborato “allo sviluppo
dei rapporti internazionali di Link Campus
University” che, all’epoca, era una filiazione
dell’università maltese. Ma dal 2007 in poi,
secondo l’università, Mifsud non ha avuto alcun
ruolo nella Link: non proprio uno sconosciuto,
ma un vecchio conoscente perso ormai
di vista.
In realtà Mifsud negli ultimi anni – a questo
punto non si sa a che titolo, visto che formalmente
non aveva alcun incarico – ha avuto
un ruolo di primo piano nella tessitura di
relazioni, nella costruzione di partnership
internazionali e nell’arrivo di finanziatori
della Link University, che si sono concretizzate
in tre accordi con i russi, con i sauditi e
con un uomo d’affari svizzero.
I russi
Joseph Mifsud ha un lungo rapporto di
amicizia con la Russia. Ogni anno dal 2013,
almeno una volta all’anno, vola a Mosca per
partecipare a conferenze universitarie e accademiche;
nel maggio 2014 fece visita all’ambasciatore
russo a Londra Alexander
Yakovenko, ricambiato poche settimane dopo
da una visita alla sua accademia di una
delegazione dell’ambasciata russa. Mifsud è
anche uno degli “esperti” del Valdai Club, la
cosidetta Davos di Putin, il meeting annuale
in cui l’èlite russa discute e delinea le strategie
di politica estera, economica ed energetica.
E secondo le carte del procuratore
Mueller Mifsud avrebbe contattato Papadopoulos
nell’aprile 2016 proprio durante un
suo viaggio in Russia per il Valdai meeting e
al ritorno da Mosca avrebbe detto all’uomo
di Trump della mail della Clinton in mano ai
russi. Mifsud era relatore in un panel sull’energia
con Ivan Timofeev – colui che avrebbe
fatto da cerniera tra il Cremlino e il comitato
di Trump – e un finanziere basato in
Svizzera, Stephan Roh, presidente di Ils
Energy (questo nome ritornerà più avanti).
Mifsud, proprio per gli ottimi rapporti con i
russi, ha avuto un ruolo fondamentale (anche
se l’università e i suoi vertici smentiscono)
nell’accordo della piccola Link Campus
con la Lomonosov Moscow State University
(“la più importante università statale della
Russia”) siglato l’8 ottobre 2016. In seguito a
questa partnership la Link ha programmato
un master in “Globalisation, governance and
international understanding” in cui oltre ai
docenti italiani insegnano diversi professori
russi, tra cui Ivan Timofeev, l’amico di Mifsud
coinvolto nel Russiagate. La pagina con
l’elenco dei professori ora è stata rimossa
dal sito della Link (come tante altre cose che
riguardano Mifsud).
I sauditi
L’8 maggio 2017 a Roma la Link Campus
firma una partnership con la Essam & Dalal
Obaid Foundation (Edof) che fa nascere nell’ateneo
romano il “Centre for War and Peace
Studies”, un centro studi sulla pace e sulla
guerra: “Il professor Joseph Mifsud – dice
il comunicato – sarà nominato Founding director
del centro per un periodo di tre anni”.
Siglano l’accordo il presidente dell’univer –
sità Vincenzo Scotti e Nawaf Obaid di Edof.
Questa fondazione appartiene a una ricca famiglia
saudita, la famiglia Obaid, proprietaria
dell’azienda petrolifera PetroSaudi, fondata
insieme a un importante esponente della
famiglia reale saudita, il principe Turki
bin Abdullah. Perché la scelta di dirigere
questo centro sia caduta su Mifsud non dipende
dal suo curriculum ma dalle sue relazioni
con i sauditi: il professore maltese ha
partecipato a diverse conferenze in Arabia
Saudita e inoltre Nawaf Obaid della fondazione
Edof era un visiting fellow della London
Academy di Mifsud a Londra insieme a
Stephan Roh (di cui abbiamo accennato prima
e di cui parleremo a breve). Il legame tra
la Link e i sauditi è stato evidentemente propiziato
dal professore maltese e forse non è
una coincidenza il fatto che, nonostante il
progetto con la fondazione saudita prevedesse
durata triennale, la pagina del “Cen –
tre for war and peace studies” (di cui faceva
parte la “ministra” M5s Elisabetta Trenta)
sia sparita dopo pochi mesi dal sito della
Link insieme a Mifsud.
Lo svizzero
Nell’ottobre 2016 la Link annuncia un
doppio successo: un accordo con la principale
università statale russa (di cui abbiamo
parlato) e un partner strategico internazionale.
La Drake Global Ltd, una società britannica
impegnata nel campo dell’istruzio –
ne entra nel capitale: valuta l’ateneo circa 50
milioni di euro e acquista il 5 per cento delle
quote, con l’obiettivo di raggiungere il 49 per
cento in pochi mesi. La società è di Stephan
Roh, un avvocato svizzero che entra anche a
nel cda della fondazione Link Campus. Ma
chi è Roh? Come abbiamo visto, è un vecchio
amico di Mifsud: partecipano insieme al
Valdai Club in Russia; hanno coautorato alcuni
scritti; Roh era visiting professor nell’accademia
di Mifsud e Mifsud era consulente
dello studio legale di Roh (ma il suo
nome è stato cancellato dal sito dopo il Russiagate).
Roh ha investimenti molto diversificati,
che vanno dalla moda (ha un marchio
di abbigliamento insieme alla moglie Olga,
un’ex modella russa) all’istruzione (Link
Campus), passando per il settore legale (RoH
Attorneys at law) ed energia (la Bbc scrive
che nel 2005 ha acquistato nel Regno Unito
una piccola azienda che si occupa di nucleare).
Le partnership e gli accordi più importanti
della Link Campus degli ultimi anni sembrano
passare dal network di Mifsud. Pare
strano che l’università sminuisca il suo contributo
e che il professore maltese si sia impegnato
così tanto per la piccola università
romana senza avere alcun ruolo formale prima
del 2017. Anche perché questa affermazione
della Link Campus non è vera: tra i link
rotti o cancellati dal sito (ma recuperabili)
c’è anche la programmazione del corso in
“Studi strategici e scienze diplomatiche” e
Joseph Mifsud risulta come docente sia nell’anno
accademico 2016/2017 sia nel
2015/2016.
Le versioni dell’università
Il Foglio è andato alla Link Campus per
chiarire il rapporto tra la Link e il professore
del Russiagate, il suo ruolo avuto nei vari
accordi internazionali, il perché dell’im –
provvisa cancellazione delle sue tracce dal
sito e dove possa essere adesso. Le risposte
dei vertici dell’università sono state, inaspettatamente,
tutte diverse e per molti
aspetti contraddittorie.
Il primo con cui abbiamo parlato è il direttore
generale, Pasquale Russo, che in attesa
di farci incontrare il presidente Scotti ha
spiegato come l’università non sapesse nulla
delle attività di Mifsud con i russi, che il professore
è scomparso all’improvviso diventando
irreperibile, non ha mai iniziato le lezioni
e ovviamente non sanno dove possa essere.
Ma dopo lo scandalo la Link sta “ta –
gliando tutti i legami” con Mifsud: lui è
decaduto, il centro studi in partnership con i
sauditi è stato chiuso e sono stati mandati a
casa anche alcuni docenti portati da lui. Resta
la presenza del finanziere Roh nel capitale:
“Ha messo solo 250 mila euro e non 2,5
milioni come si è scritto –dice Russo – ma
non è salito nel capitale, non è più nel cda e
stiamo cercando di ricomprare le quote per
evitare ogni speculazione”. La partnership
con l’università di Mosca è invece ancora in
piedi, perché Mifsud non avrebbe avuto alcun
ruolo: “Due ex ministri degli esteri come
Scotti e Frattini non avevano bisogno di Mifsud
per farsi accreditare a Mosca”, dice il
direttore generale.
La versione di Vincenzo Scotti, fondatore
e dominus dell’università, è molto diversa.
L’ex ministro è seccato dalla morbosa attenzione
sulla Link (nelle ultime settimane sono
usciti diversi articoli critici che senza
prove associano l’università al mondo dei
servizi segreti): “Dopo che per 20 anni sono
sono state ignorate le nostre analisi strategiche
e i nostri studi sulla frontiera della ricerca
–dice in maniera animata Scotti – ora
si tenta di colpire un’università libera con
un’operazione di killeraggio mediatico per
attaccare il M5s, ma noi dialoghiamo con tutte
le forze politiche e lavoriamo per il bene
del paese”. Nel merito della questione Mifsud
Scotti dice che non sa dove sia e che “i
suoi problemi personali non riguardano e
non coinvolgono l’università”. Sulle partnership
dà due risposte diverse rispetto al
direttore generale: il centro studi nato dall’accordo
con la fondazione saudita Edof “si
è esaurito perché sono finiti i progetti di ricerca,
come spesso capita” e l’ingresso di
Roh nel capitale dell’università “non c’entra
nulla con Mifsud, è dovuto al fatto che la moglie
di Roh ha un marchio di moda (Rohmir,
ndr) e, visto che abbiamo un master in moda,
ha fatto un investimento per valorizzare il
brand”.
Franco Frattini, Programme leader di un
corso di laurea magistrale nell’università di
Scotti, contattato telefonicamente dal Foglio
dice di essere stato “francamente sorpreso”
per il coinvolgimento di Mifsud nel Russiagate
e “queste attività di certo non si svolgevano
nell’università”: “Lui mi è stato presentato
come referente della University of Stirling,
ma non è che avesse fatto molte cose da
noi, non penso neppure facesse lezione”. Riguardo
all’accordo con l’università moscovita,
invece, Mifsud non avrebbe avuto un ruolo
importante: “Mi sono occupato direttamente
di questa collaborazione – dice Frattini
al Foglio – conosco personalmente il
rettore della Lomonosov, ho avuto un rapporto
diretto con il rettorato e Mifsud non
l’ho incrociato molto. Il memorandum lo firmammo
io e Scotti”. Frattini, come Scotti, è
un ex ministro degli Esteri ed è anche dottore
ad honorem all’Accademia delle scienze
di Mosca e quindi non aveva certo bisogno di
essere introdotto in Russia da Mifsud, però
una cosa è certa: l’8 ottobre 2016 a Mosca a
firmare l’accordo con l’università Lomonosov
cerano tre persone, Scotti, Frattini e Mifsud.
E il professore maltese veniva presentato
come “professore” della Link Campus (ma
all’epoca, secondo ciò che dice oggi l’univer –
sità romana, Mifsud non aveva alcun incarico).
Inoltre, in un numero del 2017 della rivista
russa “International Affairs”, il professore
dell’Università Lomonosov Yuri Sayamov
racconta la genesi dell’accordo con la Link:
“Nel 2013, durante il suo soggiorno nella capitale
russa, il professor Joseph Mifsud suggerì
alla nostra facoltà di unirsi a un progetto
per riformare la Link Campus University
a Roma”.
Da quando Mifsud è sparito pare che la
preoccupazione principale non sia cercarlo,
ma far sparire le tracce di ogni legame con
lui: il suo nome è stato rimosso dal sito della
Link Campus, dal sito di Roh, dal sito di Stirling
e da ogni organizzazione con cui ha avuto
a che fare. Non è possibile però cancellare
una domanda: dov’è Joseph Mifsud?