Operazione Aspirapolvere: superare l’attuale caducità dei nostri servizi segreti
E se fosse vera la volontà da parte del M5S di superare l’attuale caducità dei nostri servizi segreti? Domanda non retorica.
Qualche giorno addietro abbiamo dedicato un post (QUALE FUTURO IN ITALIA PER L’INTELLIGENCE DEL XXI SECOLO?) ad un’articolo comparso il 15 aprile u.s. sul settimanale l’Espresso, a firma di Emiliano Fittibaldi dal suggestivo titolo ed occhiello:
“Cordate. Trame. Lotte intestine. Nel vuoto di potere, il mondo dell’intelligence è in agitazione. E molti provano a metterlo sotto controllo. Da Renzi a Salvini fino al Movimento 5 Stelle“.
Scrive, tra l’altro, Fittipaldi che da anni si interessa della materia e che qualche legame rizomico con chi continua ad essere ascoltato nel M5S dovrebbe averlo: “…grazie all’aiuto di esperti e operativi che con i grillini hanno intessuto, da qualche mese, impreviste relazioni. Insomma, mentre il presidente Sergio Mattarella cerca di trovare una difficile quadra per uscire dal pantano, dare un esecutivo al Paese ed evitare di andare a nuove elezioni, dietro le quinte i leader politici stanno lavorando al dossier, delicatissimo, delle nostre agenzie di sicurezza. Tra scontri tra e dentro i partiti, veleni interni ai servizi e sospetti incrociati, Paolo Gentiloni ha da poco prorogato sia il vertice del Dis (il dipartimento che coordina e vigila sulle nostre due agenzie) guidato dal prefetto Alessandro Pansa, sia i mandati dei direttori dell’Aise e dell’Aisi, rispettivamente il generale Alberto Manenti e il prefetto Mario Parente. Una blindatura necessaria a garantire la continuità operativa della nostra intelligence, per evitare vuoti di potere in un momento in cui l’allarme terrorismo resta altissimo. L’operazione, apparentemente semplice, è stata invece tutt’altro che agevole. Il premier, che ha tenuto per sé le deleghe ai servizi segreti, non solo è stato attaccato pubblicamente da Salvini e da Angelo Tofalo del M5S. Ma il blitz di fine febbraio per portare a casa una proroga di ben due anni, caldeggiato anche da Minniti, è stato osteggiato anche dai membri del Copasir più vicini a Renzi, come Ettore Rosato e Lorenzo Guerini. Alla fine il governo ha potuto differire l’uscita di Pansa e Manenti (che sono in età pensionabile) per un solo anno, e il Comitato ha approvato a maggioranza un testo alternativo rispetto a quello uscito da Palazzo Chigi, che ha specificato come il prossimo esecutivo potrà nominare i nuovi vertici in qualsiasi momento voglia“.
Più avanti nell’impegnativo articolo (quasi un’inchiesta) l’attento Fittipaldi aggiunge:
«I rapporti tra i grillini e la nostra intelligence non sono allo stato embrionale come i più sprovveduti possono immaginare: grazie all’attivismo di alcuni parlamentari e di qualche spione (questi termini riduttivi prima o poi andrebbero lasciati ndr) attento alla crescita elettorale della creatura di Grillo e Casaleggio, nell’ultima legislatura qualche seme è stato piantato (ben cinque convegni sono stati dedicati al tema dell’intelligence denotando sensibilità e visione strategica ndr), e le relazioni tra il mondo dell’intelligence e il M5S sono meno lasche di quel che si può pensare. I grillini che si occupano dei dossier forze dell’ordine e servizi sono big come Danilo Toninelli e Manlio Di Stefano, e i due parlamentari Vito Crimi e Angelo Tofalo, che hanno messo a frutto l’esperienza quinquennale al Copasir, e che da tempo parlano con i generali e i colonnelli che vogliono accreditarsi con il nuovo che avanza. Gli uomini di Di Maio sono comunque assai critici con l’attuale struttura: se l’Aisi nello scenario politico e internazionale è considerato, spiega un big pentastellato, «quasi ininfluente», e il capo del Dis Alessandro Pansa viene bacchettato per non aver investito quanto il suo predecessore «nella comunicazione e nella trasparenza, che per noi è fondamentale», l’Aise è considerato un mondo ancora ostile, dove «comandano ancora uomini vicini a Letta, a D’Alema, a Gianni De Gennaro e, ovviamente, a Minniti». I grillini più che a cercare nuovi profili per le direzioni stanno lavorando a un piano di riforma radicale delle agenzie. «Andassimo a Palazzo Chigi vorremmo dar vita a un gruppo di saggi che abbia cinque-sei mesi di tempo (o quello necessario aggiungiamo noi nella nostra semplicità ndr) per disegnare un nuovo modello organizzativo, che possa finalmente eliminare la nefasta competizione tra Aisi e Aise», spiegano dal quartier generale di Di Maio. Fine della obsoleta dicotomia dentro e fuori? aggiungiamo sempre noi nella nostra marginalità e ininfluenza. «Una concorrenza che tal volta danneggia la qualità delle indagini (e delle analisi ndr) e rallenta la ricerca delle informazioni sensibili alla sicurezza nazionale, con strutture che si sovrappongono e che spesso non comunicano. Il M5S al governo potrebbe proporre un rafforzamento del Dis, e la creazione – al posto di Aisi e Aise – di quattro dipartimenti specializzati: per la lotta al terrorismo, per lo spionaggio e il controspionaggio, per il cyber e per l’analisi dei dati».
Chi potrebbe lavorare alla riforma grillina? Sicuramente le due ministre in pectore Elisabetta Trento e Paola Giannetakis, che Di Maio sogna come titolari di due dicasteri strategici come gli Esteri e l’Interno. Entrambe, come è stato raccontato dai giornali, sono professoresse alla Link Campus University, l’ateneo fondato dall’ex ministro demo-cristiano Vincenzo Scotti specializzato in «studi strategici, diplomatici e sicurezza» i cui corsi sono stati seguiti proprio da Tofalo. Meno noto è che nei master della Link dedicati all’intelligence insegnano da anni, oltre alle due docenti grilline, uomini di spicco dei nostri servizi segreti. La Trenta è infatti «coordinatore didattico» del master di II° livello per «l’intelligence e la sicurezza» in cui insegnano Adriana Piancastelli, vedova dell’ex capo della polizia Manganelli e dirigente del dipartimento guidato da Pansa, Bruno Valensise (anche lui al Dis), l’ex prefetto Adriano Soi e Alfredo Mantici (capo dipartimento al Sisde dal 2002 al 2007). Nella lista dei prof ci sono anche Umberto Saccone ex Sismi e l’ex numero uno del Dis e attuale presidente di Finmeccanica, Giampiero Massolo, molto stimato dagli uomini di Beppe Grillo. Se Mantici, Soi, Saccone (che ha scritto pure per il blog del garante del movimento) e la Giannetakis parteciparono al convegno sull’intelligence organizzato dal loro studente-parlamentare Tofalo nell’aprile del 2016, il direttore del master risulta essere Marco Mayer, docente anche alla Luiss e da maggio dell’anno scorso consigliere della cybersicurity per Minniti. «Non c’è nessun collegamento organico tra l’università e il M5S» ha ragionato indignato Scotti.
E ci mancherebbe pure, aggiungiamo da faziosi tifosi del rinnovamento.
Cominciamo noi per primi a girare pagina allontanandoci dalla questione semplicistica Link Campus sì, Link Campus no, dove i veti (per usare termine inflazionato in queste ore) non sono certo nei confronti di chi cercava e trovava modalità per insegnare e frequentare l’ambiente ma il ruolo di Vincenzo Scotti che, con alterne fortune e modalità spesso discutibili, non si può certo considerare estraneo a quando accaduto o non accaduto nei decenni (!) trascorsi.
E come se uno, appunto, alla fine, decidesse che Berlusconi e Dell’Utri non sono corresponsabili di tutto quello che è accaduto o non accaduto in Italia dal 1994 in poi.
Veniamo a questo marginale e ininfluente blog e al tema dei servizi segreti su cui, nel web, da anni, letto da decine di migliaia di navigatori, ha un suo consolidato posizionamento grazie al post “QUANTO SI GUADAGNA NEI SERVIZI SEGRETI?” VI DO UN CONSIGLIO: NON È QUESTA L’ORA DI PROVARE AD ESSERE ASSUNTI. STANNO PER ESSERE MANDATI “TUTTI A CASA”.
L’articolo (in realtà sono più di uno combinati, uno dei quali espressamente dedicato ad Ilaria Alpi e al suo sacrificio estremo) e stato, per anni, in vetta a tutte le classifiche dei motori di ricerca per quanto riguarda la legittima curiosità di chi chiede “quanto si guadagni nei servizi segreti”, è datato e necessita, in quanto tale, di un serio aggiornamento.
Anzi, diciamolo onestamente, di una vera e propria riscrittura. Che comincia con oggi e con questo nuovo post. Anche perché, come si dice, il tempo passa.
Da quando abbiamo scritto quelle cose è passato non solo tempo ma molta acqua sotto i ponti di Praga, Parigi, Londra, Washington, Mosca e di Roma nostra. Città dove c’è sempre un fiume e dove l’acqua è facile metafora della liquidità del tema.
Certamente, in Italia, in questi anni, non ci sono state le condizioni politico-culturali perché cessassero le trame, le cordate, le lotte intestine ricordate da Fittipaldi. Anzi, gli scolaretti litigiosi, come vengono denominasti presso le intelligence di altri rilevanti paesi, non hanno mai smesso di farsi scarpe e sgambetti, danneggiando la collettività da cui sono lautamente pagati (ma quanto si guadagna nei servizi segreti?) e la convivenza civile tra i popoli di cui ci risulta siamo formalmente alleati.
Non si sono create le condizioni, certamente dal famigerato 1994 e dal relativo irrompere del berlusconismo prima e del renzismo poi alla guida del Paese, per attuare, nella sostanza, i dettami delle riforme del 1977 e del 2007, o aggiustamenti successivi.
Qualcosa si potrebbe/dovrebbe muovere grazie ai risultati elettorali del 4 marzo u.s. e con le crisi geopolitiche in sempre più rapido deterioramento, tutte prospicienti il nostro Lago Mediterraneo.
Al COPASIR, certamente, non avremo più la foglia di fico leghista di un opportunista inutile come è stato Giacomo Stucchi tutto schiacciato sui comodi di Minniti e sulla conservazione del potere dei gattopardi con la barba finta.
A tal proposito, vediamo di non farci fare fessi con il tentativo ultimo di Renzi di piazzarsi, in quanto oppositore in Parlamento, ai vertici del Comitato.
I parlamentari a cinque stelle, dopo anni di rodaggio, hanno decisamente più esperienza nel settore sensibile, tanto che Fittipaldi arriva a scrivere, nell’articolo citato, che potrebbe esserci, nei loro intendimenti, una vera e propria rivoluzione dei servizi.
Giustamente, nel leggere tali parole impegnative e profetiche, alcuni specialisti del settore si incuriosiscono. Altri, si preoccupano. Qualcuno, forse, teme per la propria posizione di privilegio.
Di questa materia delicatissima, fino a quando siede al Quirinale Sergio Mattarella, che di servizi non sono ne capiva ma ne capisce, sarebbe doveroso e rispettoso cominciare a ragionare proprio con lui e con il suo fido Zampetti. Se non fosse morto, sia pure berlusconiano di ferro, poteva essere sentito Donato Bruno, anche lui, da giurista preparato, in grado di dare gli opportuni consigli. Ma se ne andato.
Superata la buriana del governo da costituire, se fossi le donne e gli uomini che hanno il privilegio di guidare il M5S, farei uno sforzo di elaborazione teorica da far pervenire, riservatamente e brevi manu, proprio al Colle.
Eviterei di sentirsi, senza le opportune prudenze (vedere il fallimento imbarazzante del rapporto privilegiato messo in cantiere con lo storico Aldo Giannuli che ora non perde occasione televisiva per denigrare/sfottere i suoi speranzosi interlocutori), in grado di saper scegliere i saggi capaci a loro volta di mettere mano alla transizione ad altro dell’intero comparto. Che non potrà certo essere compartimentato a cominciare dalla gravissima situazione di partenza che si eredita a proposito del (L’INTRECCIO TRA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E POTERE POLITICO: UNA MINACCIA AL SISTEMA PAESE).
Se fossi il vertice del M5S (ma non lo siamo) questo tema complesso che è tutt’uno con la visione che si vuole avere nei ministeri Esteri, Difesa e Interno, mi preoccuperei di metterlo in discussione, da subito, con i possibili alleati o, paradossalmente, con chi decidesse di rimanere all’opposizione.
Tavoli e ancora tavoli, seminari e ancora seminari, incontri e ancora incontri, convegni e ancora convegni.
Il denaro che vi viene affidato dai cittadini (ora in quantità mai vista), con le opportune e ormai consolidate prassi parsimoniose, va investito anche in questo settore, evitando suggerimenti e sussurri dei soliti “gatti e volpi” che in questo territorio vogliono avere diritto di caccia.
Gli Italiani oltre che di pensioni, hanno bisogno di una strategia di sicurezza nazionale, perché tante buone intenzioni non siano vanificate, e di una visione geopolitica realistica e capace di attribuire al nostro Paese ruolo e guida culturale. Soprattutto nel Mediterraneo.
Nel Mediterraneo consapevoli del privilegio storico di avere sul nostro territorio nazionale la Capitale del Cristianesimo, a sua volta maestra millenaria di intelligenza e di lettura della complessità che i popoli generano da quando il mondo è mondo.
Visione d’Intelligence, pertanto, tutt’uno con tale elaborazione culturale.
Superare l’attuale caducità dei nostri servizi, recita il titolo di questo post, per introdurre il tema del tempo passato e di quello che si prepara, in fantasmagorica accelerazione, a trascorrere in un ricorsivo ieri, oggi, domani. E questo come ulteriore momento di riflessione.
Spunto di riflessione che ci colloca sui bordi dell’abisso del tempo che le continue scoperte/innovazioni (l’intelligenza artificiale sta per irrompere anche nel settore e i suoi cultori ed esegeti potrebbe provare a dettare nuove regole nella scia di quelle semplificazioni che a molti ormai sono chiare anche dentro alle varie NSA) aprono davanti ai nostri piedi ed occhi, intimidendo anche i più arditi.
Mi soffermo su questo aspetto della caducità e dell’obsolescenza che caratterizza certamente l’accadimenti dentro e fuori i servizi, con i suoi fumi di fumi e polvere di polveri, dall’ultima riforma che non giudico (chi mai potrei io essere per farlo?) ma che anch’essa ha generato negli interstizi delle nostre strutture e nelle menti del nostro personale accumuli di rifiuti. Ponendo ora il problema dei problemi in ogni attività umana che è quella dello “smaltimento delle scorie”. Anche e soprattutto quelle “pericolose”. Bisognerà mandare a casa molta gente e assumerne, dopo averla reclutata e formata, il numero necessario al ruolo che si vorrà assumere.
Lascio fuori da questa riflessione gli attuali vertici degli organismi preposti alla sicurezza della Repubblica, se non per quanto – doverosamente – devono allo Stato che tanto generoso, spesso con superficialità, si è mostrato loro.
Offro questo gratuito consiglio perché si eviti di considerarli i protagonisti del futuro. Questo non deve accadere o le parole spese (e gli impegni presi con il popolo elettore) per i vari Silvio Berlusconi, sarebbero vane. I vertici, quelli di oggi e ancor più quelli di ieri (basterebbe l’ennesima sentenza di queste ore ad avvalorare questa nostra posizione assunta in modo certo e solitario), se dobbiamo dire la nostra, che hanno siglato/avvallato, nei decenni, quanto abbiamo fatto e non fatto, sono una sola cosa con l’obsolescenza che caratterizza le agenzie e le altre forme in cui è organizzato il nostro presente.
Il segno più vistoso, e per noi immediato, del continuo deterioramento a cui nulla sfugge, come si sa, è la polvere che si deposita su tutte le cose con immobilità solo apparente.
In pochi grammi di polvere ordinaria – quella che si accumula sui fascicoli, dentro e fuori gli archivi, e che si raccoglie negli angoli degli uffici – il microscopio elettronico rivelerebbe infatti la presenza di una vita brulicante sostanziata di “acari”, lontani parenti del ragno, che a migliaia (fatte le dovute proporzioni nel mio gioco metaforico) si annidano con il solo fine dichiarato di tessere la propria tela. Come dobbiamo descrivere, se non così, i 24 anni trascorsi ad inseguire la verità sulla morte di Ilaria Alpi e del suo collega Moran Hrovatin. Ancora il 1994 e ancora i soliti nomi dove a guidare il SISDE c’era Mario Mori (per fare un esempio) su cui ormai non è più opportuno sparare, essendo morto. Ma se oggi Mori è morto, grazie anche al pensiero di legalità portato avanti da uomini della magistratura palermitana che onorano con la loro stima il M5S, quando si consigliava prudenza, da questo blog o in privato, nello scegliere relatori ed ospiti delle iniziative, che si voleva pertanto esclusivamente divenissero sempre più autorevoli, a questo ci si riferiva.
L’intelligence, al di là dei luoghi comuni, è un territorio di intellettualità dove si deve operare con prudenza ma sempre nello spirito audace di chi ama, sopra ogni cosa, il servizio alla Repubblica e al suo popolo sovrano. Il resto sono tatticismi da acari. Se non da ascari.
E se non fosse questa la finalità di troppi (ripugnanti acari che parassitariamente vogliono vivere nella polvere accumulatasi per scelta consapevole di alcuni traditori della Costituzione repubblicana), potremmo mai assistere, da decenni, al rito osceno delle raccomandazioni politiche per far entrare quello o quell’altra nei “servizi”? E non lo dico certo io che nulla sono ma ricordando perfino le circolari che Giorgio Piccirillo per primo fu costretto a redigere. In troppi hanno cercato (e in molti ci sono riusciti) ad entrare “nei servizi”, fuori da ogni logica di merito e utilità alla Repubblica.
Avrei dovuto scrivere qualche riga addietro, il “microscopio dell’elettronica” ma questo ci avrebbe introdotto troppo rapidamente nel cuore del problema che è costituito dall’aver ad oggi perso la sfida con il grande cambiamento paradigmatico in corso nella strutturandasi infosfera.
E non parlo delle difese o meno messe in atto nell’area della sicurezza elettronica. Questo aspetto si vedrà, se è efficiente o meno.
Parlo/scrivo di quanto l’osservazione con l’ausilio di un occhio elettronico consentirebbe di scoprire rendendoci edotti di quanti fili di cotone, ali di insetto, peli umani e animali la povere, compagna certa del tempo che passa, ospita ricoprendo i nostri organici e le scrivanie nelle nostre sedi logistiche.
Ci vuole un operazione aspirapolvere (ma non quella del mitico romanzo “Il nostro agente all’Avana” di Graham Greene che spero tutti ricordiate) perché i troppi “acari” lascino le nicchie di privilegio. Chiudo, per ora.
Comunque, per decidere una tale operazione di pulizia bisogna avere chiaro cosa e come si voglia mettere mano alla riforma che si ventila o saranno tecnicismi ininfluenti. Perché la Repubblica intraveda, diradatisi i fumi e la polvere, nei suoi servizi segreti (intimo specchio della propria identità), finalmente un proprio sicuro futuro, la lunga marcia da intraprendere sarà lunga. Certo è ora di fare il primo passo.
Se non ora quando?
Oreste Grani