Vediamo di non fare altre cazzate

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Il risico, il domino, il monopoli, lo shangai, gli scacchi, il rubamazzo possono essere usati come giochi-metafora di ciò che è in corso. Eviterei di distrarmi da una delle vere poste in gioco che sono i soliti servizi segreti, il solitissimo COPASIR, la nevralgica delega ai rapporti intercorrenti tra Palazzo Chigi e le agenzie di Intelligence (AISE AISI) passando per il “coordinamento” del DIS.
Quando i bravi ragazzi inesperti del M5S vinsero le elezioni del 2013 (perché le vinsero loro se si esclude quella stronzata del voto degli italiani all’estero) sotto la regia di Lamberto Dini (quello) si fece in modo che i “grilli” non potessero neanche sentire l’odore del grasso che olea la macchina dello Stato. Furono proditoriamente allontanati e fu messo a presiedere il COPASIR il leghista Giacomo Stucchi, con il bel risultato che tutti abbiamo potuto verificare: se ne sono liberati perfino i furbi seguaci di Umberto Bossi.  Da quel momento, chi di dovere, ha avuto tempo per cominciare il grande accerchiamento del MoVimento e dei pochi parlamentari che si erano candidati a seguire un settore tanto delicato. Si fecero sotto Vito Crimi, sicilano eletto a Brescia che fu oberato di altri incarichi non da poco, Bruno Marton (oggi ritornato a fare il cittadino) e l’ingegnere civile specializzato in idraulica-geotecnica, ottimo giocatore di calcio, il salernitano Angelo Tofalo.
Tofalo, in questi cinque anni, non si è certo lesinato, in un settore tanto necessitante di studio e di buone (o cattive) frequentazioni, in Italia e all’Estero. Ha fatto come ha potuto (bene, a mio giudizio, nonostante alcune  critiche che, con lealtà, gli abbiamo rivolto nel tempo), mettendo in moto, con le iniziative denominate “Intelligence Collettiva”, quella ricerca di leggibilità e trasparenza (intendo sui temi culturali attinenti la materia, così azzittiamo subito i Pierini che ci vorrebbero spiegare cosa siano i servizi e come devono rimanere segrete le loro operazioni) che ci si aspettava da decenni. Ha indetto incontri, coadiuvato, a quanto mi risulta, da pochi collaboratori tra i quali è emerso Michele Maffei, suo conterraneo, scegliendo temi di forte attualità e relatori italiani e forestieri, trovandosi avvantaggiato, in questo secondo caso, nelle scelte, vista la pochezza dei reduci dell’ambiente nazionale. Se si escludono infatti gli arrestati, i condannanti, i sospettati tra gli italiani abbuffinatisi negli anni, rimaneva poco o niente e quindi si possono capire alcune cadute di qualità dei contributi teorici emersi da quegli incontri.

 

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Gli ospiti provenienti dall’estero sono stati decisamente decisamente meglio. Comunque è certo che Angelo Tofalo abbia fatto il massimo che un esordiente in un campo tanto complesso poteva fare. Ed è tanto vero che abbia attivato questo volenteroso lavoro che chi di dovere, tradendo il giuramento alla Repubblica, non solo non gli ha guardato le spalle, ma potrebbe anche aver ordito quella che, tecnicamente, anche nel mondo criminale, si chiama “messa in mezzo”. Mi riferisco al tentativo (per fortuna sventato e finito con una mazzata a chi era venuto per menare) attuato dalla provocatrice Annamaria Fontana e dal di lei marito.  Signora Fontana che, ci auguriamo un giorno, non troppo in là, ci vorrà dire chi le ha detto di mettere in mezzo Angelo Tofalo. Perché, spaventato come era legittimo che un bravo ragazzo si sentisse vista la violenza della provocazione, il parlamentare del M5S uscisse dall’episodio debole e ricattabile lo sappiamo già da noi.  Sappiamo anche che il giocatore di calcio non ha ritirato la gamba, non si è spaventato più di tanto nel contrasto, e, non avendo fatto male alcuno, nulla, alla fine ha dovuto temere. Messa in ordine questa vicenda ora siamo noi che vogliamo sapere, lo ribadiamo nella nostra marginalità e ininfluenza, al di la della verità giudiziaria, chi ha indotto Annamaria Fontana a provare a fottere Angelo Tofalo e, fottendo lui, ridimensionare la speranza di portare un po’ d’aria respirabile dove da troppi anni non si fanno gli interessi dell’Italia. Datrice di lavoro, fino a prova contraria, dei direttori dei servizi.
Siamo a poche ore da scelte delicatissime dove le caselle che si occupano ne liberano altre: Ministero degli Esteri, Ministero dell’Interno, Sottosegretariato con delega ai servizi, escludendo che questa delega l’Avvocato del Popolo la voglia ascrivere a sé.
Se di competenza si tratta, evitiamo di far spuntare funghi e rimaniamo a chi si è battuto (rischiandosela!!!). Se invece si tratta di altro, statevi accorti perché da queste parti siamo notoriamente marginali e ininfluenti ma portiamo una iella di complessità tale che nessun corno rosso, miracolo di San Gennaro o devozione ad altre variegate credenze clerico-vaticane potranno bastare.
Le Epifanie (intendendo i fenomeni che senza un vero perché continuamente emergono a destabilizzare per gli  anni a venire la Patria) ci cominciano a rompere i coglioni  a noi che, tra l’altro, siamo campani; non crediamo nel miracolo di san Gennaro; pensiamo che l’UNICEF non abbia nei decenni modificato (rispetto ai capitali che ha avuto a disposizione) di un grammo la condizione disperata in cui vivono centinaia di milioni di bambini; sappiamo troppo bene quali siano i complessi legami tra Francesco Rutelli e gli ambienti affaristici pseudo cattolici; riteniamo che la figura di Alfonso Pecoraro Scanio debba ancora essere esplorata a partire da quando fece fuori il direttore del ministero Rocca in accordo e in concorso con Jaroslaw Novak ed altri; per non parlare dell’UDEUR di Andrea Losco. UDEUR che sarebbe come dire Francesco Cossiga, Lorenzo Cesa, piuttosto che Clemente Mastella.

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State parlando dell’orrore contro cui si erge la diga intelligente e coraggiosa del M5S.
State parlando di chi doveva essere mandato a casa dallo Tsunami di antica memoria.
State parlando di quelli che avevano i brividi quando sentivano ritmare nelle piazze d’Italia “onestà-onestà”, “Rodotà-Rodotà”.
Intendo dire che se Vincenzo Spadafora ci dovesse essere spacciato ed imposto per uno che si intende di problematiche evolute attinenti la sicurezza della Repubblica (quindi utili all’intelligenza dello Stato), la continuità con uno come Gianni Letta, piuttosto che Francesco Rutelli, passando per Marco Minniti è garantita. Forse, se così fosse stato, il popolo a cinque stelle (e chi se no?) lo avrebbe dovuto conoscere (e valutare) in video-audio ascoltandolo intervenire nei convegni a tema con onere pubblico più volte organizzati. O ci stiamo sbagliando quando diciamo con onere pubblico? Quale migliore onesta pubblica rendicontabile occasione, per passo dopo passo, avere riscontro dei ripensamenti del signor Spadafora che dopo aver servito tutto il ciarpame della Prima e Seconda Repubblica, ci voleva rendere edotti del perché e del percome ci aveva ripensato e voleva votarsi alla causa pentastellata. Specializzandosi in Intelligenza dello Stato.

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Mi devo essere perso qualche cosa ma non ricordo una sola parola proferita in materia dell’ex segretario di Rutelli, dall’ex segretario di Farina, dall’ex segretario di Losco, dall’ex segretario di Pecorario Scanio.

A meno che l’Iniziazione attuata dal deceduto Arnaldo Farina, uomo del Ministero dell’Interno degli anni ’60-’90, su un giovinetto ancora minorenne ed infervorato dal clima umanitario che aleggiava in UNICEF, non venga considerata un “super master” che ci deve far ritenere sufficiente il curriculum del tormentato fervente cattolico di Afragola per infondere la vita alla Repubblica che, viceversa, alla luce di una onesta disamina dello stato dei suoi servizi (non crederete a quelle semplificazioni che circolano a proposito del perché non ci sono attentati in Italia?) ci appare in procinto di perdere, per l’ennesima volta, conoscenza.
Evitiamo di sottovalutare il curriculum di chi volesse fare il “Carrai” di cattiva memoria. Evitiamo di sottovalutare che i presidenti del Consiglio passano (forse non lo sapete ma i governi possono essere messi in minoranza in presenza di gravi episodi che riguardassero membri influenti dell’esecutivo) e che il Quirinale, viceversa, salvo rarissimi casi, ha una sua credibilità e continuità. Evitiamo di forzare il Presidente Mattarella e l’ascoltato Ugo Zampetti a fare un passo che potrebbe essere amarissimo non tanto per i M5S (Spadafora è sempre stato altro) ma per la Repubblica che non si potrebbe permettere di tornate alla casella del “Via” nel Giro dell’Oca se qualcuno (è successo un sacco di volte in questo Paese che fino al giorno prima qualcuno sembrava perbenissimo e invece non lo era), pescando la Carta sbagliata, come avviene nei giochi da tavolo, dovesse andare “in prigione” senza neanche passare dal Via.
Non sto dicendo che ci sono rumori di questa natura giudiziaria.
Dico solo che se uno per vent’anni non ha fatto altro che cambiare casacca e per quei mari è andato in giro, potrebbe ritrovarsi una chiamata di correità (pur innocentissimo!) artatamente costruita per mestare ulteriormente a danno della povera Italia.

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Non andiamo a cercare rogne aggiuntive. Non sfidiamo i mostri nel buio. Io, se potessi decidere (ma chi sono per permettermi una tale azzardata ipotesi?) mi assesterei sul certo per l’incerto, avendo detto che il certo è chi è uscito indenne dal tentativo di spingere nel baratro il MoVimento (la signora Annamaria Fontana e suo marito sono stati condannati con rapido giudizio) e, viceversa, per una simpatia personale o per un patto di amicizia a suo tempo fatto non mi andrei a cercare situazioni che anche ad una superficiale disamina (vi sembriamo dei superficiali?) si presenta ottimale per gente che del dossieraggio e del ricatto fa l’unica sostanziale attività.

Chi ha un passato tormentato (avete idea di cosa sia stata ad esempio l’UDEUR di Mastella e Cesa?) facesse onestamente un passo indietro prima di pentirsi quando il nocumento per la Repubblica fosse ancora una volta stato considerato cosa minore e invece esplodesse drammaticamente.

Mancano poche ore alle nomine ma vediamo di usarle per riflettere anche su chi andrà a controllare i servizi segreti.
Noi siamo stanchi di scrivere: ve lo avevamo detto.

Oreste Grani/Leo Rugens


 

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la Redazione