Domenica è sempre domenica? Una storia dellutriana – Dario Borso

 

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September 1942
Sunday in Central Park

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Il 27 novembre 2013 Berlusconi decadde dalla carica di senatore: politicamente finito, sancì immediatamente la carta stampata.
Fidando in un topos abusato, mi misi dunque all’opera e in quanto storico delle idee (comprese le più balzane) posi a oggetto d’indagine storiografica l’unica iniziativa culturale rilevante del ventennio. (Già all’uscita Il Domenicale mi era parso interessante per la coesistenza in esso di tre anime diciamo così eufemisticamente eteroclite: la teocon, la post-fascista e la porno).
Dopo una settimana di lavoro full-time, il primo risultato parziale lo congedai il 3 dicembre stesso sul litblog Satisfiction, dove continuai a puntate per la prima metà del 2014 – fino al recapito di una querela per diffamazione, rito civile con richiesta di risarcimento danni: 250.000 €.
Non è mio costume fare la vittima; dico solo che fui per anni vittima – non secondo me, bensì secondo il Tribunale di Lecce, che il 21 scorso ha rigettato l’accusa ritenendola infondata.
Riprendo dunque il mio lavoro, modificando in meglio la microstoria fino al punto cui l’avevo condotta, e proseguendola a puntate fino a sua logica conclusione.
Dario Borso
 
P.S. A dirla tutta, il lavoro l’avevo già ripreso (io ho paura, ma la guarisco con l’etica) – solo su un altro piano, come si può vedere qui: Argonautiche apocrife.
Un caldo ringraziamento infine a LeoRugens per l’accoglienza, e due modesti desiderata: non beccare più querele e trovare un editore.

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                                                      DOMENICA È SEMPRE DOMENICA?
 
                                                                 una storia dellutriana

Il Domenicale, settimanale di cultura fondato e finanziato dal neosenatore Marcello Dell’Utri (1), esordì il 22 ottobre 2002 in pompa magna e in sordina: in pompa magna perché, allegato gratis a Panorama, raggiunse suppergiù 300.000 lettori; in sordina perché, con le sue quattro pagine di cui l’ultima occupata da pubblicità, offriva solo articoli anonimi, attribuibili perciò al direttore Angelo Crespi (2) o ai redattori Marco Respinti (3) e Davide Brullo (4). L’andazzo continuò così anonimamente – uniche eccezioni, tre articoli di Stefano Zecchi (5), Vittorio Sgarbi (6) e Gianfranco De Turris (7) –, con una media di 20.000 lettori, fino all’aprile 2003, quando il Dom passò a dodici pagine e ad articoli firmati, con tanto di programma-manifesto: “Siamo convinti che compito dell’uomo di cultura sia innanzitutto costruire, sottraendosi al nihilismo. Sia innanzitutto riconoscere valori, sottraendosi al relativismo etico. Sia innanzitutto parteggiare per il bello, evitando il trash”. Così, oltre a firme assai note e ricorrenti come Rosa Alberoni (8) e Massimo Introvigne (9), ci fu spazio per le rubriche: politica, Filippo Facci (10); libri nuovi, Luigi Mascheroni (11); poesia, Davide Rondoni (12); costume, Pietrangelo Buttafuoco (13); cucina, Camillo Langone (14); internet Massimiliano Parente.

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Parente (grossetano del 1970 inurbato da un lustro nella capitale), che fino ad allora aveva firmato qualche articolo su Il giornale e su Il Foglio, nella sua rubrica B-log mania dà la caccia a due bestie nere, i Wu Ming (politica) e Melissa P (porno), così nere che il direttore lo lascia volentieri debordare dalla rubrica addirittura con un coup de théâtre: il 9 agosto 2003 Parente pubblica un falso a firma Wu Ming in cui uno dei cinque bolognesi ritratta le critiche a Bush (15). L’incipit, parentiano assai e poco parentetico: “Ma quanto ci siamo rotti le palle, noi stessi di noi stessi” e poi via: “Siamo stati in Iraq, abbiamo parlato con gli iracheni, ce ne siamo sbattuti per un momento della nostra ideologia e della ‘moltitudine’ e degli altri maquillage marxisti elaborati da intellettualini azzimati e flosci come Paolo Virno. Mentre noi cercavamo di infiltrarci nei gangli del capitalismo, il capitalismo si è infiltrato in noi, e ci ha fatto riflettere […]. Prima all’Iraq non avevamo mai pensato, prima che ci pensassero gli Stati Uniti, per fortuna ci sono loro a tirare fuori i soldi per l’Africa […] ci siamo guardati allo specchio e abbiamo capito, noi con Zapata non c’entriamo niente, e tantomeno con il razzismo nero di Malcolm X, più feroce e razzista di quello dei razzisti bianchi […] abbiamo scritto che ‘l’Italia è il Sudamerica d’Europa’, poi siamo andati in Sudamerica e ci siamo resi conto di dove viviamo, noi italiani, con le nostre macchine, i nostri agi, la nostra libertà, la nostra e di tutti quanti, noi e Beppe Grillo e i suoi cazzo di spazzolini riciclati. Noi, Wu Ming, noi, Tute Bianche, con internet che ci piace tanto, neanche l’avessimo inventata noi e non il capitalismo, […] noi con i nostri romanzi e i nostri bollini Siae, noi prefiche scontente, e tutto sommato vigliacchi, figli annoiati di una democrazia vera che ci tollera […] quando stavamo qui al calduccio a parlare delle ‘mattanze del 2001’, rendendo Carlo Giuliani un martire pur con un estintore sollevato sulla testa di un carabiniere, e denunciando ipocritamente il tentativo di spazzarci via ‘manu militari’ perché volevamo essere liberi di sfasciare le vetrine di negozi che tanto mica erano nostri […] noi, insomma, non abbiamo speso una parola, non una parola sull’11 settembre, sulle vittime di quell’attentato folle, sull’ideologia nazista, intollerante, degli sceicchi antioccidentali dell’integralismo islamico, anzi abbiamo simpatizzato e disinformato, Osama e Saddam ci sembravano vittime, per non dire amici”.

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I Wu Ming replicano in rete (non in tribunale, pur dichiarandosi legittimati), e il 28 agosto Parente da B-log mania li apostrofa “Wu Cumprà”, “Wu Minchia”, e poi: “hanno reagito al nostro splendido dissidente mettendolo al bando e, udite udite, per farci un piacere. Anzi, per darci visibilità, perché ‘nella più grande edicola della nostra città il Dom non davano segno di averlo mai sentito nominare’. Hanno faticato per procurarsene una copia. Da come ne parlano si capisce che siamo un giornale clandestino e carbonaro. Invece i Wu Ming veri, i the original, i the official, sono ben agganciati, ammanicatissimi, sono bestseller, pubblicano per Einaudi, mica per DeriveApprodi, mica per Stampa alternativa. Si trovano nelle migliori librerie e anche nelle peggiori […]. Sono insomma un’istituzione, non scherziamo. Noi del Dom, d’altra parte, al confronto sembriamo una pattuglia di dissidenti. Ecco perché il nostro Wu Ming pentito l’abbiamo accolto subito e, dalle ricerche intraprese (impossibili, coi nostri limitati mezzi), pare sia il vero Wu Ming”.

Il 22 novembre, dieci giorni dopo l’attentato di Nassirya, da B-log mania Parente rispara, ad alzo zero: “Sono tutti d’accordo, vergognosamente d’accordo, pasciuti e cinici scribacchini di bestseller, militanti no global e bloggers di contorno. E allora, per favore, per coscienza civile, per i nostri diciotto ragazzi caduti per difendere il popolo iracheno dai signori della morte, poiché in democrazia forse si parla troppo e non ci si indigna più di niente, e forse proprio per questo si parla troppo, per buon senso scrivetegli e dite la vostra, e stiamo a vedere se alla prossima newsletter, nella prossima antologia di blog, compariranno anche i vostri commenti. L’indirizzo è wuming@wumingfoundation.com. Loro con chi stanno l’hanno detto. Stanno con Al Qaida, il cui obiettivo siamo noi e fa di Hitler un dilettante. Fate sentire la vostra voce, i vostri valori. E, se credete, mandateli affanculo. Grazie” (16).

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Nel frattempo in settembre era stato liquidato Facci, per aver chiesto nella sua rubrica Scartafacci se nella Destra ci fosse spazio per gli anticlericali. Giancarlo Lehner gli risponde sul Dom così: “Dopo l’11 settembre non c’è più spazio, da nessuna parte, per i distinguo. Sono aggrediti e messi a rischio, infatti, Zivilisation e Kultur dell’Occidente, in specie la nostra radice giudaico-cristiana […] o stai con Anna Frank ed Emilio Guarnaschelli, oppure con i loro carnefici neri o rossi, tertium non datur […]. Dove sono, poi i clericali? Semmai bisogna guardarsi da quanti hanno derubricato la fede a mera attività socio-assistenziale, tagliando via il mistero di Cristo e la metafisica” (17).

Per un po’ il direttore Crespi prova con Rondoni, il quale però non ha la grinta di Facci, finché da gennaio 2004 affida a Parente una nuova rubrica, Lettere corsare, dove il titolare se la prende a settimane alterne con l’antiberlusconismo (Sabina Guzzanti, Grillo), l’antifascismo (Bocca), l’antiamericanismo (Giulietto Chiesa), per poi fra marzo e aprile bersagliare uno a uno vari giornalisti minori de L’Unità, rei, “in nome dell’antiamericanismo filo-islamista travestito da relativismo culturale travestito da multiculturalismo travestito da Kant” ecc. ecc.

Contemporaneamente, escono tre sue articolesse politiche, di maggior volume se non spessore. Nella prima del 31 gennaio, Elogio leopardiano degli Stati Uniti. Contro ogni antiamericanismo, Parente elogia l’Elogio dell’America di Mario Andrea Rigoni, appena uscito per Liberal, e siccome l’autore è un noto studioso di Leopardi, il Nostro pensa bene di dare una spruzzata leopardiana non petita al tutto: “Dietro il trattato di Maastricht c’è il nulla leopardiano. Le illusioni, senza le quali la vita diventerebbe un deserto, le abbiamo appaltate all’America, tanto sarà l’America a difenderci […]. Questo libro di Rigoni è un piccolo ma essenziale zibaldone prêt-à-porter come antidoto alla nausea dei sofismi europei. Che dopo l’11 settembre, se la storia insegna qualcosa, sono diventati vigliacchi e intollerabili […]. L’Europa si trova per la prima volta con i mezzi per poter aiutare l’America. Aiutarla, non salvarla, salvando al contempo anche noi stessi. Peccato stia perdendo l’occasione. L’Italia no, meno male. Cordoglio e orgoglio per i nostri caduti”.

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La seconda articolessa, del 7 febbraio, esalta la giornalista più reazionaria d’America, di cui Rizzoli aveva appena tradotto Tradimento. Come la sinistra liberal sta distruggendo l’America: “Se ai GAP preferite la resistenza liberale, antifascista e anticomunista, del conte Carlo Sforza, leggete Ann Coulter. Lei, brillante polemista della Destra statunitense, è furente. Non ne può più di sentir parlare di ‘maccartismo’. La sinistra liberal da 50 anni a questa parte ha costruito miti, disinformato, occupato giornali e università e case editrici, nonché parteggiato, in patria, per i nemici della patria. Il Venona Project, reso noto nel 1995, rivela quante spie sovietiche ci fossero in USA […]. Quanto agli effetti delle ‘persecuzioni’, bastava essere additati da McCarthy per ottenere, come minimo, una cattedra alla Harvard University (non è difficile crederlo, in Italia non c’era McCarthy ma bastava la tessera del PCI e persino Alberto Moravia [?!] e Renato Guttuso diventavano un grande scrittore e un grande artista) […]. Più che caccia alle streghe fu caccia allo stregone. Ma gli USA gli debbono molto. E anche l’Europa, che agli USA deve la libertà”.

La terza articolessa infine, del 5 giugno, corteggia l’autore di Terrore e liberalismo: “Paul Berman è ‘uno studioso americano di sinistra’, come dice bene la quarta di copertina del libro (che essendo Einaudi e per di più Stile Libero non pubblicherebbe mai uno non di sinistra) […] per lui la malattia dell’Occidente è sempre quella, un razionalismo incapace di definire l’irrazionalismo assassino dei suoi nemici […]. Berman ci dice che la guerra per la libertà non è finita nel 1989. Questa guerra rischia di essere più lunga delle altre, e ugualmente incompresa dalle anime belle e arcobalenate che trovano giustificazione ai nemici della democrazia […]. Si tratta insomma, per Berman, illuminato uomo di sinistra, di combattere il nichilismo” (18).

L’altra bestia nera del giovane Parente fu Melissa Panarello coi suoi Cento colpi di spazzola.

(continua)

Note

1. Dalle elezioni del giugno 2001 uscì il governo Berlusconi II, il più longevo della storia d’Italia, che durò fino all’aprile 2005 (con la coda del Berlusconi III, fino al maggio 2006).
2. (Busto Arsizio 1968) scrive all’epoca su Il Foglio di G. Ferrara e su Il Giornale di M. Belpietro. Nel 2004 pubblica Contro la terza pagina (Biblioteca di via Senato Edizioni, di cui diviene direttore responsabile) e prefà M. Pandolfi, Inchiostro rosso: le vere veline dell’era Berlusconi, Ares (tre anni dopo curerà V. Sgarbi, Ragione e passione, Bompiani).
3. (Milano 1964) scrive all’epoca su Libero di V. Feltri, su Il Foglio e su Cristianità. Socio di Alleanza Cattolica, senior fellow presso The Russell Kirk for Cultural Renewal nonché direttore della sezione italiana, aveva all’attivo L’inventore del Polo delle Libertà: Barry Goldwater (in Aa.Vv., Rivoluzione blu. La sfida di destra alla terza via, Koinè 1999), un contributo con M. Introvigne a R. Pernoud, Luce del Medioevo (Gribaudi 2002), la curatela di T. S. Eliot, La Roccia (Biblioteca di Via Senato 2004), L’Europa fuori dall’Europa, in Aa.Vv., L’Europa fra radici e progetto. Civiltà cristiana o relativismo etico?, e Ronald W. Reagan. Un americano alla Casa Bianca, (entrambi Rubbettino 2005). Nel 2003 sul Dom pubblica a puntate La causa americana di Kirk, e nel 2007 congederà per Piemme Processo a Darwin.
4. (Milano 1979) giovin poeta con all’attivo Annali (Atelier 2004) e Annali. Lustro (Mimesis 2006), più traduzioni dall’Antico Testamento (Scanni, Raffaelli 2003, e Il libro della sapienza, Medusa 2006).
5. All’epoca capogruppo di Forza Italia al comune di Venezia, firma de Il Giornale, ospite fisso del Costanzo show e di Porta a porta, è alla II edizione de L’artista armato. Contro i crimini della modernità, Mondadori 1999, in cui bolla il nihilismo.
6. Reduce da Sgarbi Quotidiani, all’epoca deputato di F.I. e sottosegretario neodimissionario ai beni culturali, contro le avanguardie artistiche sforna nel 2002 per Bompiani Percorsi perversi, Il Bene e il Bello, e La stanza dipinta.
7. All’epoca presidente della Fondazione Julius Evola e collaboratore de Il Giornale, pubblica Come sopravvivere alla modernità (Asefi 2000) e I non-conformisti degli anni 70: la cultura di destra di fronte alla contestazione (Ares 2003). Dei tre, è l’unico che continuerà a scrivere sul Dom.
8. Riuscirà a portare al Dom il consorte Francesco, e intanto cova per Rizzoli cristianità e antidarwinismo (La cacciata di Cristo, 2006; Il dio di Michelangelo e la barba di Darwin, 2007).
9. Consultore di Alleanza cattolica (assieme a A. Mantovano di Alleanza Nazionale, che saltuariamente scrive sul Dom), membro fondatore di Res Publica (think-thank promosso da Berlusconi), direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni ed editorialista de Il Giornale, sforna Osama Bin Laden. Apocalisse sull’Occidente (Elledici 2001), con R. Stark Dio è tornato (Piemme 2002), Hamas. Fondamentalismo islamico e terrorismo suicida in Palestina (Elledici 2003), con L. Iannaccone Il mercato dei martiri. L’industria del terrorismo suicida (Lindau 2004), La nuova guerra mondiale. Scontro di civiltà o guerra civile islamica? (SugarCo 2005).
10. (Monza 1967) craxiano di ferro, scrive prima su L’Avanti, dal 1994 su Il Giornale di Feltri e su Il Tempo di Belpietro, poi su Il Foglio. Suoi Presunti colpevoli (Frecce 1996) e Di Pietro. La biografia non autorizzata (Mondadori 1997).
11. (Varese 1967) scrive all’epoca per Il Foglio e Il Giornale. Pubblicherà nel 2007 Il clan dei milanesi, Booktime.
12. Forlì 1964, poeta ciellino prolificissimo, scrive su Il Giornale.
13. (Catania 1963) membro all’epoca dell’assemblea nazionale di A.N., passa nel 1999 da Il Giornale a Il Foglio, nel 2004 a Panorama di C. Rossella. Per Ar, la casa editrice di F. Freda, pubblica Fogli consanguinei (2003) e con altri L’ora che viene. Intorno a Evola e a Spengler (2004).
14. (Potenza 1962), rubrichista de Il Giornale e poi de Il Foglio, dove aggiorna sulle messe in Italia, pubblica Cari Italiani Vi Invidio (Fazi 2001), Scambio coppie con uso di cucina (ES 2003), Maccheronica: guida reazionaria ai ristoranti italiani (Mondadori 2004).
15. L’autore si svela solo nel 2006, in Parente di nessuno, Gaffi, p. 39.
16. Una coda biliosa e fatidica, quanto alla data, uscirà l’11 settembre 2004, con Parente che se la prende coi “repubblichini di Repubblica”, rei di avere segnalato il successo di vendita dei Wu Ming: “la classifica è un valore anche della ‘controcultura’ che va sulle pagine dei giornali più importanti e in tutte le librerie, grazie all’Einaudi e dunque anche a Silvio Berlusconi, il tiranno democratico che li pubblica”.
17. Lehner, anziano giornalista con velleità di storico, grazie anche a Storia di un processo politico. Giudici contro Berlusconi 1994-2002 (Mondadori 2003) si guadagnerà un posto in Parlamento. Guarnaschelli, operaio comunista emigrato in Unione Sovietica, cadde vittima nel 1938 delle purghe staliniste.
18. Il libro era stato preannunciato mesi prima su Il Foglio da C. Rocca, il quale due anni dopo a Roma si farà presentare da Berman stesso (un liberal di centro) il suo Cambiare paradigma, che Parente prontamente recensisce sul Dom definendo l’autore “di sinistra”.

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NOTA

Le immagini scelte sono a cura della redazione:

In 1942, the Office of War Information was created by the U.S. government to create and distribute information and propaganda about the war effort at home and abroad.

The OWI absorbed the photographic unit of the Farm Security Administration, which had become famous for its documentation of the Great Depression under the direction of Roy Stryker.

Among the unit’s roster of talented shooters was Marjory Collins, a former magazine photographer from New York.

During her tenure at the OWI, Collins completed around 50 assignments documenting life on the home front, focussing in particular on diverse ethnic communities across the country.

Even when not on a particular assignment, she kept her camera handy.

On a pleasant Sunday in September 1942, Collins wandered around Manhattan’s Central Park, snapping photos of families, friends, sailors, and sweethearts enjoying one of the last days of summer.

Alcuni ci stanno aiutando, altri rimangono indifferenti.

Per scelte personali (la condizione economica in cui vivo), culturali, politiche e di natura organizzativa, ho deciso di ricorrere all’aiuto del mercato chiedendo ai lettori di Leo Rugens un contributo (cifre semplici) per assicurare la sopravvivenza e l’indipendenza del blog.

Mi sono affidato a PayPal ma ho anche la possibilità, se me lo chiedete, di indicarvi un IBAN relativo ad un normale conto corrente.

Trovate quindi – a piede dei post – una novità rappresentata dalla richiesta, sistematicamente ripetuta, di sostegno con il possibile l’invio di piccole cifre.

Ci sarà tempo per chiedervi altro. Fuori dagli scherzi, grazie anticipatamente.

Per le piccole cifre abbiamo deciso di prendere soldi da chiunque con le ormai semplici modalità del versamento sul circuito PayPal usando il nostro indirizzo e-mail:  leorugens2013@gmail.com

la Redazione