Ma il M5S con la Lega di Salvini/Giorgetti che cosa c’entra?

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Se campagna elettorale deve essere, che campagna elettorale sia. Senza avere ruolo formale ma spinti da spirito di servizio, ci accingiamo, da vecchi e consumati cittadini e patrioti, (più di quanto abbiamo fatto fino a ieri) a lasciare in rete il frutto di text mining che, evidentemente (a differenza di quanto si poteva ritenere trattandosi di un Movimento nativo digitale) nessuno nel M5S ha la professionalità (banale) di utilizzare. Come dobbiamo interpretare diversamente le leggerezze con cui il vertice del preziosissimo (ultima speranza!) M5S, depositario a tempo determinato dalla fiducia di 11 milioni di aventi diritto al voto, ha accettato frequentazioni, dialoghi, apparentamenti con figure squalificate che abbiamo visto viceversa fare carriere rapidissime verso posizioni di vertice nel MoVimento?

Andremo quindi giù piatti-piatti utilizzando esclusivamente un misto di fonti aperte altamente attendibili (media, magistrati investigativi, scrittori di libri che si fanno largo sul mercato grazie a documentazioni certe e riscontrate), i nostri ricordi personali e metodologie investigative che raramente danno esito incerto. Le chiamiamo prove logiche e applicazione del modello operativo criminalistico criminologico investigativo. Un insieme di discipline che coesistono e si integrano in un corpo teorico-applicativo riconducibili ovviamente al diritto alla sociologia.

Product mix di cui, alla fine, si assumerà la responsabilità chi dirige questo blog  e che conoscete sotto lo pseudonimo di Leo Rugens.

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Ad esempio, oggi stesso, vediamo di non farvi indirizzare verso letture superficiali di personaggi come può essere la star Giacarlo Giorgetti.

Giorgetti non è più giovanissimo e va certamente considerato figura altamente informata di tutto quanto accade (ed è accaduto) nella Lega al Nord, poi in quella in via di organizzazione al Centro e, da qualche tempo, in quello che un giorno era l’odiato Sud.

Il Giorgetti inoltre, sarete d’accordo, non può essere considerato un giorno uno soggetto intelligente, preparato, politico avveduto (tanto da immaginarlo a sostanziale guida di un governo centrale) e poi, altre volte, un po’ scemotto, estraneo a quanto accadeva nella Lega.   

Ingenuotto e avulso in special modo dal suo territorio e da quanto accadeva dove la Lega vinceva le elezioni o condizionava le amministrazioni locali? Giorgetti è stato infatti per anni l’uomo degli enti locali leghisti. Dobbiamo decidere nelle prossime ore se questo Giorgetti è uno spolverino double face, al limite dello schizofrenico patentato, o uno scaltro che assiste a tutto, capisce, si avvantaggia, gira la testa dall’altra parte quanto basta perché tutto avvenga ma che avvenga con modalità tali da non farlo mai essere preso in castagna, come si dice tecnicamente. Facciamo l’esempio del caso del deputato al Parlamento europeo Angelo Ciocca persona notissima al Giorgetti.

In altro post esamineremo la biografia politica di entrambi soffermiamoci sulle eventuali convergenze dei due signori  presi in esame in questo primo caso.   

Oggi ci limitiamo a parlare un po’ di Maurizio Balocchi. Direte: è morto per cui pace all’anima sua. Pace all’anima sua, un cazzo! Perché il Balocchi è uno dei vertici di un triangolo che decine di anni addietro già era stabilito da Umberto Bossi fosse di assoluta fiducia della Lega, quando la Lega aveva un’anima anche rivoluzionaria. Capito cosa affermo? Non si da un incarico di proteggere i soldi in una banda di eversori se non a chi, non solo è dei tuoi ma sai che sa quello che fa. Non a caso a Maurizio Balocchi, Umberto Bossi consegna, in anni caldi per la lotta politica, oltre venti milioni di euro in nero/contanti da far ricomparire nella contabilità del partito. Cose intime che si fanno con complici che sai essere pienamente consapevoli di quello che si sta facendo.

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Così come un’altra storia in cui vengono consegnati, ad un creditore danneggiato, 500.000,00 euro e il magistrato contestualmente ti manda assolto per non aver commesso il fatto pur avendo notizia certa della tua ammissione di colpevolezza. Un mercante/trafficante di pietre preziose e d’oro (questo era la specializzazione di Stefano Stefani prima di scoprirsi secessionista in combutta con Miglio, Bossi, Giorgetti ed altri) che, innocente, caccia tutti quei soldi? Ma la vogliamo smettere? E soprattutto la vogliamo smettere di ritenere alleati possibili nell’amministrazione della cosa pubblica gente che ha questi trascorsi? In particolare vi evidenzio che dei tre che furono assolti nel crack della Credieuronord (Balocchi, Giorgetti, Stefani) due avevano la licenza media inferiore e uno era laureato alla Bocconi. Il laureato era Giorgetti. Torno a dire: Giorgetti era un cazzone incapace, o un un furbo spregiudicato pienamente consapevole di quello che faceva e a cui assisteva? La verità storica, sia pur non giudiziaria (ma le sentenze, come la vicenda Amara-Bigotti insegna, si indirizzano/si aggiustano/si comprano) dice che i tre scelti da Bossi per provare ad avere una banca dove far girare tutto il nero derivante dai proventi della corruzione che ipotizzavano sarebbe stata esercitata sul loro partito puro e duro come i loro uccelli maschilisti non potevano non avere piena consapevolezza di quanto accadeva come a sentenza avvenuta (i funzionari tutti e tre condannati e i politici tutti e tre assolti) ebbe a dichiarare attoniti: “Nel consiglio d’amministrazione prendevamo le decisioni tutti insieme”. E noi, aggiungiamo, che l’unico super preparato nella materia in oggetto che non poteva (è un aggravante quando si vieni giudicati) non sapere cosa si stava ordendo, è proprio Giancarlo Giorgetti, quello che vi piace tanto e a cui vorreste affidare parte del governo della Repubblica.

Se proprio devo trovare delle attenuanti, le individuo nel fatto che gli altri due “leghisti di ferro” avevano entrambi, come detto, la media inferiore.

Ma la vogliamo smettere di ritoccare le narrazioni quanto basta per assolvere al tribunale della storia (l’unico a cui siamo interessati in questa sede) furbi, doppi nel pensiero e nelle finalità come non può non essere Giancarlo Giorgetti?

C’è sempre l’alternativa, direte voi: un coglione di primissima categoria.  Un coglione tale da non non essersi accorto di chi fosse un suo compagno di partito (tale Angelo Ciocca) invece interpretato benissimo dall’avvocato Pino Neri, a sua volta nato a Taurianova, cittadina ridente in provincia di Reggio Calabria. Locride piena.

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Pino Neri è massone dove (la Calabria) non si può essere massoni per folclore. Pino Neri è stato affiliato alla massoneria in quel territorio da cui sono partite, ciclicamente,  indagini che non lasciano ombra di dubbio sui legami tra criminalità e logge. Parliamo di quella terra che ancora oggi vede eletto Matteo Salvini a sancire patti che speriamo un giorno non vengano resi pubblici con grave ulteriore danno per le nostre istituzioni. Speriamo che non sia mai successo un fatto di tale gravità ma ci chiediamo che bisogno ci fosse di andare a farsi eleggere in quella terra? Terra di riti e di forma. Chi scrive non solo ha conosciuto personalmente alcuni maschi (e anche qualche femmina) della famiglia dei marchesi Genoese Zerbi-Contestabile, di Taurianova. Per capirsi, Carmelo Genoese Zerbi era massone della Propaganda 2 e aveva messo a punto, ideandolo, il meccanismo del trasferimento all’estero dei capitali neri per cui si generò la famosa lista dei 500 maxi esportatori di valuta, ma nel cuore della Locride ho avuto perfino un ufficio. Per anni. Da quelle parti non può esistere il non sapere. Si può dichiarare. Nessuno al mondo potrebbe essere creduto se, da calabrese, nato a Taurianova, avvocato, e parlo di Pino Neri, ci raccontasse di non aver capito che il tale o il talaltro politico era attenzionato dalle ‘drine in fase di insediamento a nord. Non a caso ci sono migliaia di pagine di atti giudiziari (in questo caso più di 3.000!) che descrivono le modalità di questi rapporti di potere e di violenza contro gli interessi della Repubblica. E su queste pagine, se abbiamo capito bene redatte ad opera del pool di Ilda Boccassini, torneremo quanto prima. Interessi di potere e di violenza, dicevamo, che giravano/girano intorno alla Lega. Quella.

Ripeto: ma cosa c’entra il M5S con questa feccia?

Oreste Grani/Leo Rugens

 

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la Redazione