Sono ore determinanti per capire come funziona il Sistema Italia

4 luglio 2018

Quanto emerge ogni giorno di più dalla vicenda giudiziaria legata alla rete di potere che Pietro Amara dirigeva (come chiamate una attività come quella che viene “confessata”?) ci obbliga a tenere tutto insieme, a cominciare dai continui riferimenti all’ENI (direi che stiamo parlando di parte determinate dell’economia del Paese e della sua politica estera) e soprattutto alla fuga di notizie che favorivano lo scaltro avvocato nei giochi di potere. Amara, ora che collabora, deve arrivare a dire ai magistrati ed implicitamente al popolo italiano, vera parte lesa di queste vicende semi-oscure, i nomi dei traditori perché questo marginale e ininfluente blog continua a ritenere che se si dovessero sapere, senza se e senza ma, questi nomi e i meccanismi di trasmissione dei segreti (evidentemente non custoditi in quanto considerarti “cosa propria” da questa eventuale feccia della P.A.), si capirà quasi tutto delle difficoltà in cui versa la Repubblica.

Cose gravissime emergono, sai pure ancora in chiaro-scuro, ma che si riescono ad “intellegere” a saper usare con amore le fonti aperte.

Ma quanto è emerso non basta (giustizialisti cattivi e avidi di legalità repubblicana come siamo) per cui si deve scavare con determinazione maggiore e senza timori referenziali per nessuno.

Questa volta vi ci voglio vedere ad invocare segreti di Stato!!!!

Siamo infatti certi che ci si trovi di fronte a cosa molto-molto-molto più complessa di come già appare e questo lo diciamo senza detenere altro se non ciò che di un personaggio (Ezio Bigotti), apparentemente minore nella vicenda, conosciamo dal punto di vista umano e da quanto di lui emerge nel quadro sinottico dei nostri ricordi.

Fatale 2015, si potrebbe dire.

Vediamo se muovendosi questi personaggi su uno sfondo macroscopico di interessi (i magistrati della Corte di Stato, l’ENI, CONSIP, la Francia imprenditoriale e, pertanto, la sicurezza dello Stato) non capiti di scoprire che non è Pietro Amara la figura più complessa (e colpevole) di questa vicenda.

Osare, osare, osare. Noi continueremo a dire la nostra su Pietro Amara, esempio di come la cosa pubblica non debba essere trattata. Da lui e dagli altri protagonisti. Ma non ci possiamo accontentare, sia pure nella nostra marginalità e ininfluenza. Vogliamo sapere bene-bene (e quanto prima) chi consentiva ad Amara di apparire così ben introdotto da suggestionare perfino ambienti (l’ENI) che nei propri organici, da sempre, ha uomini che si sono formati (a spese vostre) nei servizi segreti. Eni che negli anni potrebbe aver avuto, a libro paga, personale con doppia funzione e retribuzione.

Perché in questo caso sarebbero degli Arlecchino, servo di due padroni. E a noi quella maschera italiana ci è sempre stata sui coglioni.

Oreste Grani/Leo Rugens che intorno a questa vicenda che noi, semplici e parziali/faziosi, chiamiamo Amara-Bigotti ed altri (a proposito, mi sembra che a Denis Verdini siano stati affibbiati altri sei anni e dieci mesi), ritiene che si giochi la prima delle battaglie campali per la Nuova Repubblica.   

P.S. Sempre se la si vuole veramente instaurare.

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