Avviso ai naviganti, il Com/te Jens Marklund sta facendo rotta su Gaza
Freedom Flotilla, si ricomincia
9 luglio 2018
di Enrico La RosaAl comando di Jens Marklund, è partita sabato sera dal porto di Cagliari dov’era arrivata da qualche giorno, “Freedom”, che, insieme ad altre tre imbarcazioni, tenterà per l’ennesima volta di compiere una missione pacifica portando aiuti umanitari alla popolazione della striscia di Gaza, dopo avere fatto tappa a Napoli, Palermo e forse Messina.
Cos’è la Striscia di Gaza – Si tratta di una lingua di terra di forma rettangolare irregolare, con lato maggiore di 41 Km ca. e minore di 4,5. La distanza tra il Raccordo Anulare di Roma e Orte, o tra Legnano e Como; con una larghezza media di 4 Km e mezzo; una superficie di 360 Kmq, quanto il territorio della città di Enna, poco più piccola di quella della città di Grosseto; una popolazione di 1.645.500 abitanti, quanto quella dell’intera Sardegna, con una densità di 4.570,83 ab/Kmq.
E’ il territorio amministrato dall’antica città di Gaza, passata sotto amministrazione egiziana alla caduta dell’impero ottomano; una striscia costiera posta successivamente come cuscinetto sulla costa fra l’Egitto ed il neo costituito Stato d’Israele, definito come appartenente al futuro stato palestinese dalla Risoluzione n. 181 delle NN.UU. del 29 novembre 1947. Nelle more della costituzione del suddetto stato, viene progressivamente colonizzata dalla popolazione israeliana. Nel 2005 Israele si ritira unilateralmente e costringe – anche con la forza – i propri coloni ad abbandonare la Striscia. Lo stato di Palestina non viene costituito e Gaza rimane non inscritta in alcuno stato sovrano. Preoccupata di proteggere i propri confini da possibili aggressioni, Israele, a similitudine di atre aree cuscinetto (Golan), mantiene il controllo delle frontiere terrestri, marittime e dello spazio aereo della striscia. Come ebbe a dichiarare l’avvocato palestinese-americano Gregory Khalil: “Israele ancora controlla ogni persona, ogni bene, letteralmente ogni goccia d’acqua che entra o esce dalla Striscia di Gaza. È pur vero che le sue truppe non ci sono più… ma non vi è ancora la possibilità da parte dell’Autorità palestinese di esercitare il controllo”. […]
Per assicurare il rifornimento “simbolico” di materiali di prima necessità di tipo umanitario alla popolazione di Gaza, aggirando il blocco navale imposto da Israele, è nato il Free Gaza Movement, che è una “coalizione di organizzazioni filo-palestinesi, operatori umanitari, attivisti per i diritti umani e giornalisti provenienti da diverse nazioni… ed attirare l’attenzione mondiale sulla situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, facendo pressione sui governi internazionali affinché aiutino la popolazione Palestinese. Il gruppo ha più di 70 sostenitori, tra cui Desmond Tutu e Noam Chomsky, ad alcuni di loro viene proibito l’ingresso in Palestina da Israele… Le organizzazioni che partecipano al Free Gaza Movement includono l’International Solidarity Movement e l’IHH turco. Gli attivisti che partecipano alla campagna comprendono Jeff Halper, Hedy Epstein, Lauren Booth, e membri di varie organizzazioni cristiane, ebree e musulmane. (secondo diverse agenzie di intelligence, l’IHH ha legami con organizzazioni estremiste islamiche che costituiscono una minaccia per la sicurezza dello Stato ebraico)”.
Sono stati eseguiti diversi viaggi, con diverse imbarcazioni. Il primo concluso il 23 agosto 2008. Dopo 5 viaggi tutti nel 2008, tutti conclusi a destinazione senza incidenti e con la consegna dei materiali trasportati, a conclusione del sesto, a fine dicembre dello stesso anno, avviene uno scontro fisico tra un’unità della marina israeliana e l’imbarcazione Dignity, costretta a riparare in Libano per riparare i danni.
Da quel momento nessuna imbarcazione di Freedom Flotilla ha potuto più raggiungere Gaza. Un’ulteriore spedizione del 2009 viene stoppata dalla marina israeliana e costretta a rientrare a destinazione. Nel maggio 2010 la formazione navale consta di sei imbarcazioni ed avviene un violento scontro a fuoco tra esse e le unità della marina israeliana: sulla Mavi Marmara, nove passeggeri rimangono uccisi. Da allora non risultano esservi stati altri approdi o scontri.
Dice il Com/te Marklund “le barche vengono sequestrate dall’esercito israeliano e non ci vengono restituite, rimangono ferme per anni mai utilizzate. Quindi per ogni nuova missione dobbiamo acquistare nuove imbarcazioni attraverso raccolte fondi piuttosto impegnative. Le imbarcazioni di quest’anno sono state finanziate da Israele stesso contro cui abbiamo vinto una causa grazie ad avvocati israeliani per i diritti umani. Per esempio, nel 2012 abbiamo ricevuto una generosa donazione da un finanziatore svedese, un privato. Non sappiamo ancora come finanzieremo le nostre prossime missioni, perché ogni anno è diverso” Ed aggiunge “La Fr eedom Flotilla è un’organizzazione internazionale alla quale aderiscono numerosi paesi del mondo. Informazioni sull’organizzazione, le sue missioni e i finanziamenti si trovano sui iti di Freedom Flotilla e Ship to Gaza Sweden (inglese e svedese), presenti anche su Facebook”
Il nostro augurio è che le quattro imbarcazioni di quest’anno riescano a pervenire felicemente a destinazione. La popolazione ha molto bisogno dei medicinali trasportati ed Israele ha molto bisogno di risalire nella stima internazionale. L’instaurazione di buoni rapporti con i suoi vicini può solo fare del bene allo stato israeliano e contribuire fortemente al ritorno della pace all’interno dell’intera regione.
La dimostrazione di buona volontà e di senso di responsabilità d’ambo le parti è vivamente auspicata dal mondo intero, ovvero da tutti coloro che desiderano un futuro di pace e prosperità all’interno del Mediterraneo e per il mondo intero.
Hamas e il Likud non sono entità politiche confrontabili e se non ci consideriamo equidistanti da esse, tuttavia non ci sentiamo prossimi a chi dimostra di non saper governare la complessità, pur avendone tutti i mezzi, e si trova periodicamente ad affrontare conflitti.
10 Luglio 2018 – 19:30
(ANSAmed) – TEL AVIV, 10 LUG – Si è concluso l’interrogatorio del premier Benyamin Netanyahu da parte dell’unità anticorruzione della polizia nell’ambito dell’indagine ‘Bezeq’ (Caso 4000). Lo ha fatto sapere la polizia senza aggiungere altri particolari. L’interrogatorio, svoltosi nella residenza ufficiale del primo ministro a Gerusalemme, secondo i media è durato cinque ore.
Da quasi due anni sappiamo che il Primo ministro israeliano è sotto tiro per presunte tangenti, non ci fosse l’euro si parlerebbe di marchi tedeschi, mentre Israele brucia per il lancio fantasioso di aquiloni incendiari o spara su dimostranti che si fanno ammazzare volentieri davanti al muro che separa Gaza dal territorio israeliano. Per fortuna non saltano più per aria i bus; abilità del contro terrorismo o cambio di strategia terroristica?
Che Netanyahu sia considerato un genio della politica in quanto premier più longevo della storia israeliana, di fatto non lo pone al livello di complessità di un György Schwartz, nato a Budapest il 12 agosto 1930, meglio conosciuto per il palindromo “Soros”. L’attacco che Bibi ha portato all’anziano finanziere accusandolo di avere alimentato una campagna stampa contro l’espulsione di circa 40.000 africani che lavorano illegalmente in Israele la dice lunga.
Così, mentre davanti alle coste libiche si affoga, si trama, si naviga, il Com/te Jens Marklund, svedese, incrociando le navi dei disperati e dei furbi, va incontro al suo destino.
Che ne sa il nostro Ministro degli Esteri? Cosa ha da dire il nostro Ministro dell’Interno delle tappe che la flottilla farà presso i nostri porti? Nei prossimi giorni potrebbe scorrere il sangue sul ponte della “Freedom”.
La redazione